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12/11/2017L’alcolismo crea una giostra delle finzioni.
Nell’alcolismo si parla di giostra di finzioni per indicare proprio la falsità e l’irrealtà, l’illusione che sta alla base di tutte le dinamiche relazionali che caratterizzano questo tipo di famiglie, e che tendono a perpetuarsi tra le generazioni.
Quando parliamo di alcolismo, devono essere presi in considerazione due parti di uno stesso mondo: da una parte il soggetto che presenta il problema con l’alcol, e dall’altra la sua famiglia, i suoi partner, i suoi amici.
Tutti coloro che si relazionano con l’alcolista sono inevitabilmente coinvolti.
Alcolismo e contesti
Non solo chi abusa di alcool manifesta disagi e sviluppa disturbi organici e psicologici, ma l’intero gruppo famigliare e relazionale può manifestare disagio e sviluppare disturbi organici e psicologici solo per il fatto che un membro della famiglia abusa di alcool.
In una famiglia in cui c’è un problema connesso all’alcolismo spesso si modificano ruoli e funzioni: i figli si prendono cura emotivamente e fisicamente dei propri genitori, i figli manifestano problemi scolastici, problemi comportamentali e relazionali.
Gli equilibri famigliari dell’alcolismo diventano complessi e fonte di sofferenza per tutti, recriminazione e sensi di colpa colpiscono tutti i membri della famiglia.
Si comunica con difficoltà, con rabbia e rancore: emergono difficoltà relazionali tra gli adulti, difficoltà di comunicazione e incomprensioni tra adulti e bambini. Non sempre si riesce a garantire la funzione di guida e di sostegno ai bambini da parte dei genitori presi dall’alcoolismo o dalla cura e dalla preoccupazione di far smettere l’altro di bere.
Il contesto familiare ha una doppia valenza significativa: se da una parte molti studiosi hanno dedicato riflessioni sulle cause dell’alcolismo per i quali una famiglia di alcolisti crea delle condizioni altamente rischiose perché anche i figli diventino a loro volta dei futuri alcolisti; dall’altra parte la famiglia, o il nucleo familiare essenziale, ha un valore strettamente terapeutico in quanto in molte associazioni, che si occupano di alcolismo, la famiglia è considerata parte integrante del percorso riabilitativo, allo stesso livello di chi ha il problema.
Questo perchè i seri conflitti e le profonde disfunzioni tra i ruoli nelle famiglie di alcolisti inducono a considerare malata l’intera famiglia, poiché la malattia di un singolo viene in qualche modo assunta come polo strutturante delle dinamiche relazionali intrinseche della convivenza con l’alcolista.
Infatti il recupero dell’alcolista è possibile soltanto quanto intorno a lui c’è una rete di sostegno e di assistenza continua e costante, meglio se rappresentata dalla famiglia perché essa emana amore, affetto, complicità ed una serenità che nessun assistente potrebbe creare.
Manon sempre tutto questo può bastare.
Le conseguenze sulla famiglia
Le conseguenze dell’alcolismo sulla famiglia, o sugli amici e tutti coloro che si relazionano con esso, dipendono molto dal tipo di relazione che è presente tra le due parti, a prescindere dal problema; di solito le persone più emotivamente e affettivamente vicine agli alcolisti sono quelle che risentono maggiormente delle conseguenze della dipendenza dall’alcol.
La realtà predominante e frustrante di questo quadro è che chiunque stia intorno all’alcolista, vivrà giorno per giorno inevitabilmente sempre la stessa dinamica: l’impossibilità di smettere al posto suo quel ruolo giocato sulle speranze; anzi, più la famiglia o gli amici tenteranno di indurre alla cessazione o al riconoscimento di un bisogno di aiuto, più il soggetto negherà sia l’etichetta che gli è stata imposta che il riconoscimento di un problema.
Negare il problema per gli alcolisti è la più grande forma di auto-difesa: questa permette al malato di allontanarsi sempre di più dalla realtà e dalla presa di coscienza.
La mancanza di lucidità porta ad una non presa di coscienza del problema da parte dell’alcolista, e quindi la sua non accettazione, vi sono tanti modi di negare e i più caratteristici in possono essere dare la colpa agli altri di tutto o inventare scuse su scuse.
Se spesso si notano quadri ben chiari dove i famigliari sani dall’alcolismo da una parte spronano il parente a trovare una soluzione, altrettanto spesso possiamo trovarci di fronte a quadri dove sono i famigliari che cullano la persona cara nella sua dipendenza.
Alcune volte sono i famigliari a non rendersi conto che ci sia un problema grave, oppure iniziano ad avere comportamenti attraverso i quali possono rendere la situazione più vivibile e meno frustrante: come per esempio accollarsi responsabilità di non propria competenza (come quelle dei figli che diventano genitori) oppure giustificare qualsiasi comportamento fuori dalla norma; si attua così un meccanismo di protezione che però altro non fa che peggiorare la situazione.
La psicologia ci insegna che la prima formazione della personalità e del senso morale avviene attraverso la famiglia, nello specifico per gli autori della teoria dell’attaccamento la relazione madre-bambino è cruciale per lo sviluppo, per le future relazioni e per un senso coeso di Sé; lo stile di vita dei genitori e l’educazione impartita giocano un ruolo assolutamente fondamentale.
Quando la presenza di un membro della famiglia presenta una dipendenza con l’alcol, l’equilibrio della famiglia può essere incrinato, e i figli possono risentire nell’immediato ed anche nel futuro della situazione.
Famiglie a rischio
Ci sono fattori patogeni individuati nelle famiglie a rischio con l’alcolismo: disagio coniugale manifesto, fuga delle responsabilità, mancanza di cooperazione familiare, espressione ostentata degli affetti, inversione dei ruoli familiari nella coppia coniugale, isolamento fisico fra i membri della famiglia, conformismo e rigidità dell’ambiente familiare anche nei momenti di minore conflittualità.
I bambini che nascono in questi ambienti consumati dall’alcolismo si trovano a confrontarsi con genitori carenti e poco sufficienti nel rispondere al bisogno di cure del figlio, specialmente se quest’ultimo ha esigenze particolari.
Nel suo sviluppo il bambino risentirà del mancato appoggio funzionale e potrebbe così sviluppare carenze evolutive che lo porterebbero, inevitabilmente, verso pessime capacità relazionali e pessima conoscenza psicologica di se stesso.
Oppure accade spesso di essere di fronte a situazioni familiari che sono ben diverse, in cui per esempio troviamo un genitore o partner alcolista: alcolista e partner non riescono a mantenere il ruolo di marito/moglie o genitore, il partner sano è sempre più presente ed efficiente in tutti i campi della vita quotidiana, tutte le responsabilità sono a suo carico e la sua vita diventa così routinaria.
Dall’altra parte il compagno/a alcolista si sente sempre più frustrato e il peso della situazione lo induce maggiormente a bere e peggiorare sempre più la sua condizione.
La coppia nell’alcolismo è così inesistente e l’eventuale presenza di un figlio comporterebbe una maggiore inclinazione del sistema famigliare, la comunicazione esisterebbe esclusivamente per il canale dell’alcol, che diventa l’unico argomento di conversazione.
La famiglia vive così all’interno di un vero universo alcolico ed un bambino in questo sistema relazionale carente potrebbe sviluppare una personalità passivo aggressiva, oppure andare incontro a quella che può essere definita una crescita prematura, in cui spesso è un figlio a prendersi responsabilità che non sono proprie per la sua età, o ancora potrebbe sviluppare comportamenti non adeguati come aggressivi, impulsivi e con scarso rendimento scolastico.
Potrebbero anche avere difficoltà in futuro nell’avere una vita equilibrata e sana, con incapacità a relazionarsi con gli altri ed a stabilire dei rapporti solidi basati sulla fiducia e soprattutto con persone che non siano già alcoliste o abbiano altre forme di dipendenza.
Perché, purtroppo, l’apprendere determinate dinamiche che rimangono inconsce porta le persone a scegliere quel tipo di compagni che ricordano la famiglia di origine, cioè individui che già patiscono la dipendenza dell’alcolismo, ripetendo inconsapevolmente le stesse dinamiche vissute in famiglia.
La giostra delle finzioni
Tutte queste situazioni, e tutti i pazienti alcolisti, hanno sempre molta difficoltà a porsi di fronte alla propria dipendenza e quando lo fanno o per volontà o con l’aiuto di un sostegno o con percorsi gruppali, la famiglia è il primo punto cardine con il quale poi si devono ri-confrontare.
Sempre che la famiglia non si sia disgregata al punto tale da non essere più un sostegno, situazione comprensibile in quanto scappare dall’alcolismo significa non essere coinvolti dal quel vortice fatto di bugie, di frustrazioni, di disagi e vergogna, quella che viene chiamata la cosiddetta “giostra delle finzioni”.
Di solito con la persona che presenta un alcol-dipendenza si lavora non tanto per eliminare il problema dell’alcolismo, e il bere in generale, ma più che altro a porre la persona stessa di fronte al problema e cercare di farle cambiare il proprio atteggiamento nei confronti del problema, e poi del bere in generale; e tutto questo coinvolge necessariamente e soprattutto la famiglia che sia disposta a dare, o meglio ridare, un ultima opportunità e sperare nella buona riuscita nella risoluzione dell’alcolismo.
Devo rimarcare una cosa: quei figli, quei partner e quei coniugi che non si sentono di gettare la loro vita avendo già subito di tutto e perso ogni speranza non vanno solo compresi, ma vanno anche sostenuti.
Non si tratta di codardia o di mancanza di disponibilità, ma di autodifesa personale: alla fine si rendono conto che rimanere con l’alcolista vorrebbe dire finire nel baratro insieme a lui, tentano così di salvare almeno se stessi, perché tutte le migliori terapie di questo mondo non possono garantire un buon risultato e una ripresa totale di una vita normale.
In certi casi il recupero dell’alcolismo è impossibile, certo non per colpa dei familiari.
Quindi il più grande rispetto e considerazione va soprattutto per quelle persone che già hanno sprecato la loro esistenza, rischiando di non riuscire a dimenticare abbastanza per scrollarsi di dosso il loro disagio, ma che hanno la forza di volere almeno salvare se stessi.
Se il programma di recuperò avrà una buona riuscita, l’ex alcolista che smette di bere si sente più forte e potrà cercare di recuperare al danno che sente di aver creato alla propria famiglia e, a sua volta, anche i famigliari si troveranno in una situazione ben diversa con il tempo di quella a cui erano ormai abituati.
Il tutto è aleatorio perché nessuno può garantire felicità e serenità, ma solo la possibilità di riprovare per l’ennesima volta.
Riprendersi la propria vita
Chi ama l’alcolista desidera che riprenda a vivere e vuole, a ragione, anche riprendersi la propria vita.
Essere padre, madre, fratello, sorella, moglie, marito, figlio, figlia, nipote dell’alcolista vuol dire essere schiavi della dipendenza da alcol senza bere, e vivere in un continuo stato di angoscia, tensione, ansia.
Così si comincia a sentirsi soli, emarginati, arrabbiati, confusi, molte volte si devono affrontare problemi economici, e si finisce per pensare di non farcela più: né ad aiutare il proprio caro, né se stessi e tantomeno a tenere insieme la famiglia.
Non solo chi abusa di alcool manifesta disagi e sviluppa disturbi organici e psicologici, ma l’intero gruppo familiare può manifestare disagio e sviluppare un disturbo organico e psicologico solo per il fatto che un membro della famiglia abusa di alcool.
L’alcolismo è una malattia della famiglia: l’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce l’alcolismo una malattia che colpisce l’intero gruppo familiare.
Possono insorgere malattie fisiche di origine organica o psicologica nei bambini, resi più fragili e vulnerabili data la situazione famigliare.
In una famiglia in cui c’è un problema connesso all’uso di alcol spesso si modificano ruoli e funzioni: i figli si prendono cura emotivamente e fisicamente dei propri genitori, oppure si fanno partner del genitore, e questo ha delle conseguenze sulla vita del figlio.
I bambini manifestano problemi scolastici e problemi comportamentali. Gli equilibri famigliari diventano complessi e fonte di sofferenza per tutti, recriminazione e sensi di colpa colpiscono tutti i membri della famiglia.
Può capitare che non ci si accorga che qualcuno stia male e che soffra di qualche disturbo perchè tutta l’attenzione è rivolta all’alcolista ed al suo problema.
Spesso qualche membro della famiglia sviluppa un disturbo di tipo depressivo o ansia e panico.
Genitori distratti possono non accorgersi che i propri figli sono vittima di episodi di bullismo o sono loro stessi coinvolti come “carnefici” di atti di bullismo.
Possono accadere episodi di violenza intra e extra famigliare di vario genere, a causa della perdita di controllo e di protezione da parte di chi assume l’alcool o della risposta disperata e distratta di chi si trova a vivere in una famiglia in cui un membro abusa di alcool.
Possono insorgere problemi di lavoro: chi abusa di alcool può essere non più ritenuto idoneo e affidabile al lavoro e per questo venir licenziato; oppure il famigliare distratto e sempre preoccupato per quello che accade a casa può non riuscire a mantenere sempre l’attenzione e la concentrazione necessaria, e avere qualche problema sul posto di lavoro.
I problemi economici nell’alcolismo possono diventare importanti.
Si diradano i contatti con le famiglie di origine, con gli amici e i colleghi: la famiglia tende a isolarsi. Spesso ci si nasconde, ci si allontana per la paura del giudizio altrui. Ci si vergogna.
Negli adolescenti possono insorgere problemi alimentari.
Accade spesso che i genitori si separino; il conflitto tra gli adulti è molto acceso e coinvolge in modo drammatico i bambini.
Le complicanze dei familiari
I familiari nell’alcolismo possono sviluppare diverse patologie.
Le patologie psicologiche che possono colpire i membri di una famiglia in cui un membro abusa di alcool (genitori, fratelli, coniugi, figli) sono: disturbo d’ansia, attacco di panico, depressione, disturbi alimentari, problemi di autostima, problemi relazionali e sessuali, disagio lavorativo, insonnia.
I bambini e gli adolescenti che vivono in una famiglia con un parente che abusa di alcool possono manifestare difficoltà scolastiche (diagnosi di ADHD, DSA) o problemi comportamentali (bullismo), disturbi nel sonno, disturbi nell’alimentazione, enuresi, encopresi, tic e balbuzie.
Spesso i bambini e gli adolescenti figli di genitori alcolisti si assumono comportamenti e responsabilità da adulti: non vivono la propria età e si prendono cura fisicamente e psicologicamente degli adulti da cui dovrebbero invece essere sostenuti e aiutati, e quindi possono sviluppano patologie organiche e psicologiche anche gravi.
Esistono sul territorio nazionale molti servizi che si occupano di alcolismo.
- ASL: presso il Servizio Pubblico è possibile recarsi al NOA, Nucleo Operativo Alcologia.
- Associazioni di auto mutuo aiuto:- Alcolisti Anonimi; Al Anon per famigliari e amici di alcolisti; Al Ateen, per figli di genitori alcolisti- ACAT Associazione Club Alcolisti in Trattamento.
- uno psicoterapeuta specializzato nel settore dell’alcolismo con il quale affrontare e superare le aree di maggior disagio psicologico (es ansia, depressione, disturbo alimentare).
Negli ultimi anni si è costatato nella clinica della dipendenza l’efficacia del sostegno e del supporto nella cura dell’alcolista della sua famiglia che frequenta le associazioni di auto mutuo aiuto, per gli alcolisti e per i suoi famigliari, e nello specifico per i bambini e per gli adolescenti in Al Anon e Alateen.
Dobbiamo tener conto che molte delle famiglie coinvolte, a causa dell’alcolismo, hanno perso la stabilità economica e non si possono permettere le cure costose imposte da queste cliniche private, pertanto tale tipo di intervento, che rimane però il più efficace in quando il bevitore viene assistito e controllato 24 ore su 24 con personale esperto e preparato.
Ma tutto questo ha un costo che non tutti si possono permettere.
L’ostacolo più importante nell’alcolismo rimane ancora quello della vergogna, che non si dimentica e non sparisce nemmeno con la buona riuscita del trattamento di disintossicazione e del recupero della persona.
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38 Comments
Mia figlia ha bisogno di aiuto non regge proprio alcool e va comunque avanti a bere
Non sottovaluti il problema e la faccia seguire da una psicologo/a al più presto.
L’alcolismo in giovane età è fortemente distruttivo e difficilmente si recupera se non con un intervento mirato.
Marilena
buonasera, mia sorella ha 25 anni e va in coma etilico 2 volte al giorno,siamo andati dallo psicologo, Dallo psichiatra ma lei beve anche se prende le pastiglie prescritte da i medici. È una bellissima ragazza e la sto vedendo sgretolarsi senza poter fare nulla per salvarla…
Sua sorella deve essere ricoverata al più presto in una struttura comunitaria che possa assisterla 24h24, in modo da aiutarla ad uscire dalla sua dipendenza così grave e ha già gravemente compromesso il suo sistema organico.
non perdete tempo, la tempestività in questi casi è vitale
Marilena
Buonasera, anche nella mia famiglia si sta combattendo da anni questo demonio . Il figlio ormai molto più che maggiorenne ci sta rendendo la vita impossibile e nonostante abbia per il momento un buon lavoro, non ne vuole sapere di uscire di casa. La cosa assurda è che è stato per 60 gg senza bere, poi da un giorno all’altro riparte ed è peggio di prima . Stiamo morendo dentro e fuori io e mio marito e ci siamo isolati dal mondo . La vergogna? Quella c’è eccome. Abbiamo fatto sedute in alanon ma abbiamo solo avuto la certezza che se non è lui noi non possiamo fare nulla.
Potete invece andare dai Carabinieri e far sì che sia portato coattivamente in una comunità
Vi assicuro che non gli state facendo del male, sicuramente lui si ribellerà insultandovi in tutti i modi, ma una comunità che lo segua 24 ore su 24 è l’unico modo per liberarlo dalla sua dipendenza, che comunque ci sarà sempre nella sua testa, ma per ora è l’unica cosa da fare per il suo bene e per dargli un futuro, perché se continua su questa strada non ne avrà.
Armatevi di coraggio ed andate a parlare coi Carabinieri, chiedete un colloquio privato col Comandante in modo che vi indirizzi verso associazioni o enti che seguono casi del genere, se nomina il Sert dite che già siete passati da lì e che nulla è stato risolto, il Sert non serve assolutamente a nulla per casi di dipendenza cronica.
Vi auguro di trovare il coraggio di farlo al più presto
Marilena
Non mi sono mai sentita così compresa come quando ho letto ciò.
Mia madre abusa di alcol da molti anni ormai e la situazione non è più sopportabile.
Credo che ci siano delle cose da fare e che non puoi rimandare: sarebbe utile per tua madre un ricovero in una comunità, rivolgiti a qualche associazione che ti possa mettere in contatto con qualcuno e trovare un inserimento, l’alcolista è un dipendente come tutti gli altri e va sorvegliato 24h24 e tutti i giorni, ecco perché l’allontanamento è necessario ed il ricovero coatto, perché ovviamente non verrà accettato, deve essere imposto e senza condizioni.
Poi fai richiesta al giudice tutelare che tu o qualcuno della famiglia diventi suo Amministratore di Sostegno, in modo che lei non abbia più alcuna gestione del denaro, la fonte della sua dipendenza.
Fai queste cose il prima possibile, prima che la situazione degeneri ulteriormente
In bocca al lupo
Marilena
Buonasera ho mia madre di 60 anni in una comunità di recupero e’ un alcolista…sono già 4 mesi che sta lì all inizio era convinta stava bene adesso non avendo ancora avuto modo di fare un incontro…ogni volta che la contattiamo telefonicamente dice di volersene andare e che non ci vuole stare più lì.Un consiglio cosa posso fare per convincerla e farle capire che sono pochi 4 mesi….e ogni volta che la contattiamo non si espone molto a parlare come se non volesse farsi sentire dagli operatori.Cosa posso fare?
Grazie aspetto una vs risposta
Non c’è modo di convincerla che stare lì è per il suo bene, però vorrei convincere voi a non farvi prendere dalla compassione ed assecondarla.
Dall’alcolismo come dalla droga non si esce mai, si sospende l’assunzione e si resiste, più rimane in comunità, e solitamente come minimo deve rimanerci almeno un anno o due, e con più la sua mente si stacca dalla dipendenza, ma non la dimenticherà mai del tutto.
Quando un giorno tornerà a casa non consideratela una guarita, ma solo una in sospensione che resiste alla dipendenza, e dovrete starle vicino e controllarla costantemente per evitare una ricaduta.
Un alcolista è un alcolista a vita, può avere delle pause temporali in cui non assume alcol, ma basta un nulla, un momneto di rabbia o di sconforto, per insinuare in lei il desiderio irresistibile che può supereare tutto solo bevendo.
Pertanto vi consiglio di essere duri con lei, anche se sarà difficile, e di non darle alcuna speranza di poter ritornare a casa, farebbe di tutto per farvi sentire in colpa perché l’avete abbandonata, in realtà avete fatto l’unica scelta per aiutarla a smettere, vi assicuro che non ci sono alternative.
In bocca al lupo e siate forti, per voi e per lei, se torna a casa nel giro di breve tempo ritornerà tutto come prima, e sarà ancora più difficile gestirla.
Mi raccomando, pensate solo che la state aiutando.
Marilena
Mia madre è alcolista. Lo è stata per 15 anni, da quando ero adolescente. Ora ha smesso. Chiesi aiuto alla mia famiglia, la quale però mi diede la colpa del suo alcolismo e del suo malessere, lasciandomi sola. Anche questo è il gioco della finzione?
No quando arriva dagli altri è menefreghismo e cattiveria.
E’ facile scaricare sugli altri responsabilità che sono di tutti, troppo liberatorio, tu però non ascoltarli e non sentirti in colpa di scelte che ha fatto solo tua madre, dimenticandosi di essere tale prima di tutto.
Non essere però la sua nuova dipendenza, tu hai diritto di vivere una vita tua, hai diritto di essere felice e serena senza troppe complicazioni, pertanto ti consiglio di ritagliarti una vita che sia il più possibile lontano da tua madre, saranno gli altri menefreghisti questa volta a prendersene il carico e la responsabilità.
Ti auguro di riuscirci, nel caso avessi bisogno contattami via mail: info@marilenacremaschini.it
Marilena
Mi chiamo Barbara, ho 49 anni, mio padre era alcolista, era paranoico e violento, scenate e minacce a tutte le ore, ha martirizzato mia madre con gelosie assurde, ha persino messo microspie nel telefono di casa. Io ero intossicati da queste tensioni, a scuola andavo malissimo, dopo la separazione , lo vedevo di meno, iniziai ad esser brava, prendevo buoni voti, se ci ripenso mi commuovo, mi ero sempre creduta una stupida! Non siamo mai riusciti ad avere un rapporto decente, ,a causa delle sue paranoie, ad un certo punto ho troncato ogni rapporto con lui, è deceduto per la cirrosi nel 2002,io l’ho saputo qualche anno dopo, mi spiace molto che sia finita così, ma non mi sento in colpa. Non bevo, non mi drogo,non mi attira, ma ho una dipendenza da dolci bestiale, non riesco a guidare, mi prende il panico. Ho avuto frequentazioni con persone che bevono, ma sono riuscita a interrompere, ho sempre evitato il matrimonio, la convivenza, ho avuto paura di formare una famiglia, pur soffrendo e un po’, ora sono affezionata alla mia libertà.
Lei, cara Barbara, sta somatizzando un senso di colpa che deriva dal fatto di non essere stata vicina a suo padre nonostante i danni psichici che le ha creato.
Lei se ne è andata ma non si è perdonata il gesto, nel senso che dentro ha sempre patito la colpa di una figlia che lascia, per disperazione, e giustamente, un genitore in difficoltà, che le ha rovinato la vita ma pur sempre suo padre.
Lei si sente in colpa per essersi allontanata e per averlo giudicato male, in fondo era sempre suo padre… ma i padri non sono tutti uguali, quelli che ti devastano la vita non meritano di prendersi anche quella dei figlio, ha fatto molto bene ad andarsene ma con un peso sul cuore che ancora non ha smaltito e tutt’oggi pesa.
Se vuole posso sicuramente aiutarla, se lo desidera mi ricontatti via mail, intanto le lascio il link delle diverse modalità di counseling ed i relativi costi, li scelga e poi mi facccia sapere: https://www.marilenacremaschini.it/servizi/.
Scorra la pagina fino in fondo dove, tra le promozioni, troverà sicuramente, quello che fa al suo caso e che ritiene idoneo al suo modo preferito di discutere dei suoi disagi.
Le auguro un futuro migliore.
MArilena
Salve, sono figlia di un alcolista. Ormai credo che per mio padre ci sia poco da fare. Ha 64 anni, ha sempre bevuto che io ricordi, ma nell’ultimo anno ha iniziato ad esagerare, ho saputo un mese fa che mia madre doveva passare i pomeriggi ( da 3-4 mesi a questa parte) chiusa in camera perché lui era diventato cattivo, la minacciava di ammazzarla con un coltello e oramai la chiamava solo con appellativi bruttissimi, finché ha esagerato, mi chiama mia sorella in lacrime dicendo che non le faceva più uscire di casa, così ho chiamato i carabinieri, è scattato il codice rosso, mia madre e mia sorella se ne sono andate e da lì è andato tutto peggiorando, lui ci tempesta di telefonate, la maggior parte dei messaggi in segreteria sono cattivi, dice che ci ammazzerà tutte..non so, a me sembrano disperate, ma ormai lo penso solo io, mia mamma e mia sorella vivendo con lui ne hanno subite troppe, il mio compagno è arrabbiato perché dice che non posso ammalarmi io per una persona così cattiva, a cui importa solo e soltanto di lui..io spero che con l’,iter scattato le istruzioni facciano qualcosa, perché così si ucciderà, visto che già a gennaio aveva l’ammonio a 150 e una cirrosi ormai evidente
Per poter far intervenire le autorità occorre segnalalrlo o denunciarlo, altrimenti hanno le mani legate e l’impossibilità di procedere.
La cirrosi al fegato è una malattia con un decorso nefasto se non si cambia stile di vita, ma dubito che questa sia la scelta di tuo padre.
L’unico consiglio che posso darti è cercare di vivere la tua vita lontano dai ricordi e da legami affettive deleteri.
Non si può salvare qualcuno che non vuole salvarsi
Marilena
Buona sera,
Da qualche mese il mio compagno 41ennne, ha aumentato il suo consumo alcolico fino al culmine durante il lockdown (vissuto separatamente per due mesi) dove si è manifestata evidentemente la sua condizione di alcolista. Ha avuto il coraggio di ammettere autonomamente di avere un problema con l’alcol ed ha manifestato l’intenzione di smettere. Era già in cura psicoterapica da qualche mese quando l’alcolismo si è palesato. Io e lui non viviamo assieme, lui ha una figlia con custodia al 50%. Inizialmente riusciva a trattenersi quando era con lei. Ora meno. Nelle ultime settimane, approfittando delle ferie, sto cercando di stargli vicina il più possibile. Quando è con me non beve ma appena è solo non si lascia scappare l’occasione. Siamo stati in vacanza una settimana e non ha toccato alcol senza problemi. Appena tornati, lasciato solo, si è attaccato alla bottiglia. Pochi giorni fa, su minaccia che lo avrei mollato se non avesse fatto qualcosa in più, si è rivolto al sert, ha avuto il primo colloquio con l’assistente sociale ed avrà il suo primo incontro con la psicologa tra un paio di settimane.
Nel frattempo abbiamo ripreso a lavorare e lui sta continuando a cercare di farmi fessa bevendo nel tragitto tra il lavoro e casa, pensando io non me ne accorga nonostante la sua evidente alterazione umorale e comportamentale. Gli sto facendo da badante in ogni mio momento libero, e questo non è comunque sufficiente. Cosa dovrei fare? L’altra mattina mi sono fatta consegnare le chiavi di casa mia dicendogli che non lo volevo a casa se aveva bevuto. Stasera, come d’accordo, è venuto da me dopo il lavoro fingendosi sobrio. Quando cerca di farmi fessa beve riuscendo ad non esagerare troppo. Dovrei considerare questo come un successo o essere ancora più categorica ed abbandonarlo al suo destino da solo anche se ha bevuto più limitatamente? E se riesce a non bere quando è con me o con la madre o con gli amici che conoscono il suo problema, perché non riesce quando è solo? Iniziò davvero a non saper più cosa fare in attesa che col sert, spero, possa riuscire a fare un percorso più efficace.
Grazie
Il SERT serve a ben poco, per chi ha una dipendenza cronica l’unico modo di aiutarlo è un’assistenza 24h24 data dalle comunità apposite.
Non c’è altro percorso se si vuol guarire.
Marilena
Buona sera dott.ssa. sono la madre di un 38enne alcolista che è in comunita per la cura. È sposato e padre di 2 piccole bambine. Alcolista da circa 12 anni ma da per 6 anni è stato lontano dell’alcol per poi sprofondare come nessuno può immaginare. 13okh di peso tutto il giorno seduto sul muretto del giardino ubriaco e depresso isolato da tutto perdita del lavoro debiti la moglie che se ne va con le bambine. Oltre tutto porta cpap per gravi apnee. La famiglia di origine presente per evitare il peggio…può immaginare. Di notte lungo il fiume a cercarlo riportarlo a casa di giorno correre a pagare debiti e portarlo qua e là dai mediatici per fegato respirazione ECC. Spontaneamente ha chiesto la comunità ed è entrato. Assumeva 70 gocce di valium 2 tavole antabuse e alcover…un amena. Dopo 15 gg i medici della comunità hanno tolto tutto e sta meglio e lavora alacremente per riprendersi. Lo spero . Ilboroblema grande è il dolore che questo figlio ci ha lasciato. Paura ansia dolore che non passano. Il ricordo degli eventi che ci ha indeboliti ci impedisce il SEPPUR minimo stato di serenità. Ci occupiamo di mantenere la casa e il sostentamento della sua famiglia anche se la moglie non ne vuole più sapere. Lui combatte per riprendersi la sua famiglia e noi la vediamo improbabile. Ora dovrebbe iniziare ad avere autonomia ed uscire ma specie io che sono la Mamma e non so che persona lui sia diventato vivo nel terrore delle ricadute. Vorrei proprio capire come superate questo stato di disagio che vivo con mio marito e che fatico a celate al mio altro figlio che per questo soffre molto. Leggo i suoi scritti e con la ragione condiviso e faccio mio tutto ma l’emozione la vince su tutto. Sono grata per qualsiasi parola possa dirmi. La ri grazio con stima e fiducia.
Fargli fare il percorso in comunità è stata la scelta più giusta, ma non molli il controllo: basterebbe una brutta notizia o un evento negativo per farlo ripiombare nella sua dipendenza. un alcolista è un alcolista a vita e non va mai perso di vista.
Solo dopo anni da astemio ha delle speranze di riprendersi le figle, ma è giusto così, vederlo nuovamente nelle condizione da ubriaco sono traumi per i figli che non si dimenticano.
Abbia pazienza e gli stia vicino e lo aiuti a trovare un lavoro con cui distrarsi e gratificarsi, mai stare solo e sempre in casa.
In bocca al lupo per il vostro futuro
Marilena
Mio fratello, 32 anni, beve non so più da quanti anni…sicuramente tutto scaturito dalla perdita di nostro padre 16 anni fa. Racconta un sacco di bugie, è violento…spacca qualsiasi cosa trovi sotto mano e purtroppo io vivo con l’angoscia possa fare del male a mia mamma (“vivono” insieme). Io sono scappata a 4000 km di distanza. Ha provato 1000 volte col sert. Ma niente. Siamo riusciti a portarlo in una struttura dedicata nella zona di bergamo, ma poi ha rifiutato il ricovero. Io non so più che fare….chiamato anche più volte i carabinieri che mettono fine bonariamente alle sue sceneggiate. Mia mamma non ha il polso per reagire e prendere decisioni. Io non so che fare perché ho paura che per mie iniziative mia mamma possa subire ritorsioni. Sono veramente disperata. Mi sembra di bussare a 1000 porte chiedendo aiuto, ma nessuno mi sente. Sono sfinita e se lo sono io che sono a km di distanza da loro il pensiero di come stia mia madre mi affligge e mi rovina l’esistenza. Lui mi rovina l’esistenza. E quella di mia mamma. Lo odio profondamente. Spero gli accada il peggio e poi in realtà sono qui a cercare soluzioni….ma è tutto veramente straziante
DEve convincere sua mamma a richiedere un TSO per suo figlio, in modo che venga prima seguito da degli psichiatri e poi trovargli un posto in una comunità che lo segua 24 h 24…. non ci sono altre soluzioni alternative ed efficaci.
In certi casi si deve trovare tale coraggio per salvare se stessi e la persona malata
Vi auguro di trovarlo e di ritrovare poi la pace che vi meritate
Marilena
Buonasera, ho 52anni e sono figlia d’un padre che fino ai miei 21 anni è stato un alcolista, con diverse problematiche conseguenti.
Mia figlia oggi quasi 30enne credo abbia problemi con l’alcol. Da diversi anni ormai, abitualmente consuma aperitivi, vino e/o birra ai pasti e fuori pasti. Un paio d’anni fa sono stata informata a posteriori ke è stata male e portata in ospedale in stato di semi incoscienza, dove le sono stati fatti esami del sangue a cui sono risultati valori parecchio sballati ! Anke durante la cena della vigilia l’ho vista consumare 2 aperitivi alcolici prima e 2-3 bicchieri di vino bianco durante, con conseguente umore euforico durante gran parte della serata, trasformatosi poi dopo un’ora abbondante in pessimo e forte sonnolenza. In più occasioni ho provato a parlarle della mia preoccupazione ke la sua possa essere una cattiva abitudine con tutti i rischi dei danni che possono conseguirne e non un consumo occasionale (cosa ke purtroppo ho appurato che non è), ma ogni volta minimizza e la mia preoccupazione cresce ! Cosa posso fare x aiutarla senza farla sentire sotto accusa o non so cos’altro? Grazie infinite
oltre a starle vicino e consigliarla purtroppo non può fare altro, le consigli di rivolgersi ad un centro per gli alcolisti, forse ritrovarsi con gente che ha i suoi stessi problemi le farà capire i suoi sbagli
Marilena
Salve a tutti ad oggi è un anno che ho iniziato il mio percorso contro la dipendenza da alcol ,ho avuto delle ricadute nei mesi precedenti ma mi sono state di grande aiuto nel conoscermi ancora meglio.ad oggi sono 5 mesi che non tocco alcol ,l unico neo di tutto è che tutte le sere mi immergo su internet per leggere testimonianze di altri alcolisti e informarmi su tutti i danni che può causare.lo devo considerare un bene o un male?grazie
Essere informati è sempre un bene, non la faccia diventare però la sua nuova dipendenza
Marilena
Salve ,ho 29 anni e abuso dal alcol da parecchi anni !!! Ho chiesto l aiuto dello psicologo , sto andando al Sert, ma purtroppo mi sento come se in ogni situazione che mi sembra pesante da sostenere senza l aiuto del alcol non posso affrontarla !! Ho i miei genitori che combattono con me , ma io gli vedo come se combattono contro di me !!! Il nostro rapporto si sta rovinando , si vergognano di me , mi accusano di tutto quanto ! Insomma , non so cosa fare ! Come rimanere a galla , e come arrivare a pentirmene di tutte le situazioni che ho causato a loro !!
Trovi cara Catalina un gruppo di sostegno che la possa sostenere in maniera competente e mirata, cerchi in internet sono sicura che qualche associazione della sua zona sarà diponibile.
Marilena
Salve, ho 29 e mio padre è un alcolista! Mio padre ha sempre bevuto, da che mi ricordi, ma mai come in quest’ultimi anni. Questa sera, dopo l’ennesima litigata che c’è stata tra mia madre e mio padre, ho deciso di intervenire, facendogli presente il problema. Ho urlato come non ho mai fatto in vita mia. Avevo tanto di quel rimorso dentro che ora sono senza voce!
Fortunatamente mio padre non ha mai alzato le mani, fino ad ora, su di noi! In questo momento sto ancora tremando dal nervoso, perché la discussione è appena terminata.
Mio padre ogni qual volta che c’è una discussione in casa rivolge sempre la colpa su di me o mia madre!
Io i primi di giugno me ne andrò di casa, ma ho paura ad andarmene e lasciare mia madre da sola!
Non so più che fare!
Tuo padre caro Francesco ha bisogno di essere seguito in un centro specializzato 24h24 in modo da non essere mai lasciato solo.
Per quanto riguarda lei, ha il diritto di rifarsi una vita, se vuole ne possiamo parlare in un breve percorso in counseling che l’aiuti a comprendere il suo valore ed il valore di quello che vuole fare
Mi contatti privatamente via mail: info@marilenacremaschini.it
Spero di sentirla presto
Marilena
Una persona a me carissima proprio in questi giorni ( dopo un lungo periodo di separazione voluta da me) ha ammesso di essere un alcolista. La cosa mi ha veramente stupita dopo anni e anni di negazione. Non so come valutare questa improvvisa sincerità poiché comunque continua a bere e non mi ha esternato di volersi disintossicare. Dal canto mio ho dato l’unica risposta possibile, cioè che è un immenso affetto ma non si può stare in una relazione con un alcolista.
Spero per lui che sia un passo nella direzione giusta.
è una richiesta di aiuto, nessuno confessa una dipendenza così grave se non si rende conto che è arrivato alla fine del baratro.
L’unica cosa che potrebbe giovagli è trovare una comunità o un’associazione che gli consenta un controllo 24 h 24.
Lo aiuti in questo percorso, difficile ma non impossibile, chiedere aiuto si è già a metà strada dalla risoluzione
tantissimi auguri di buona riuscita
Marilena
Buongiorno Dott.ssa, mi sono imbattuta casualmente nel suo articolo in cui mi sono molto riconosciuta. Avere un genitore alcolista per un figlio è un DRAMMA. Mio padre da che ho memoria ha sempre bevuto. Ho vissuto con mio fratello un’infanzia brutta e per niente spensierata. La figura di mio padre mi incuteva timore perché a volte lo vedevo ‘normale’, molto più spesso aveva atteggiamenti strani e si ubriacava. Io ho avuto attacchi di ansia a 19 anni sfociati poi in depressione e sono convinta che la causa sia proprio il clima in cui sono stata sempre costretta a vivere. A distanza di anni io e mio fratello siamo scappati di casa e viviamo altrove, ma siamo molto preoccupati per mio padre che continua a bere ed inveire contro mia madre e soprattutto siamo preoccupati per mia madre perché vorremmo che vivesse la pensione con serenità invece non è così. Le abbiamo provate tutte, parlandogli quando è sobrio, con le buone e le cattive ma niente: lui nega l’evidenza e non riconosce di avere un problema. Quando gli parlo di andare da uno psicologo non ne vuole sapere. Adesso andrà anche mio nonno materno a vivere con loro e temo che la situazione possa peggiorare perché mio nonno non è abituato a vivere con un alcolista. Una cosa che ho notato è che quando mio padre viene a trovarmi o va da mio fratello è un’altra persona e non si ubriaca (anche se comunque il vino lo beve). Lo stesso quando d’estate va al paese di mia madre, sta anche un mese che non si ubriaca ed è normale, e questo non so spiegarmelo. Comunque non so più cosa fare con lui…..io credo che abbia anche dei problemi psicologici, tipo deve sempre inveire contro qualcuno, non si lava più…..la prego ha qualche suggerimento? Siamo davvero preoccupati.
Ha ragione nel dichiarare che le persone con una dipendenza sono le prime a non volersi curare nonostante riconoscano l’esistenza del loro problema ed in alcuni casi cerchino di controllarlo
Per quanto riguarda suo padre: provi a contattare i servizi sociali del suo paese, nel caso abbiano all’Asl uno psicologo o un ufficio che si occupa proprio di alcolismo, oppure contatti qualche associazione specializzata nel seguire persone con tale dipendenza,
per quanto riguarda lei: la comprendo benissimo e le auguro di trovare presto una sua serenità
se dovesse aver bisogno di aiuto o anche solo di essere ascoltata non esiti a contattarmi via mail: info@marilenacremaschini.it
in bocca al lupo
Marilena
Siamo insieme da 13 anni. Provato di tutto serd ricovero alcolisti anonimi. Torna sempre a bere dopo due tre messi al massimo. Abbiamo due figli. Non ce la faccio più è sempre colpa mia. Esce per colpa mia sono io che lo induco a bere perché non mio fido di lui. I figli fanno i capricci e allora va al bar. Vuole parlare e allora va… Domani inizio la separazione sono allo stremo ormai
La comprendo benissimo cara Tatiana, ma non si assuma le colpe delle dipendenze altrui, lei ha già subito abbastanza
se ha bisogno di parlarne con qualcuno anche a ritrovare se stessa mi contatti via mail:
info@marilenacremaschini.it
Tanti auguri per il suo futuro, che possa ritrovare presto un po’ di serenità
Marilena
Cara dottoressa sono separata dal mio alcolista sperando che le cose cambiassero. È sempre stata un altalena di bevute e estinenza anche dopo il mio andar via. Da due anni gli sto dando aiuto perché molte volte va a finire in ospedale e Appena esce mi chiede di venire a casa mia. A me dispiace tantissimo perché quando è sobrio è una persona buona quindi lo faccio restare da me per 2 o tre mesi fino a quando non ricade. Infatti all ultima ricaduta l ho messo alla Porta perché non confessa e chiede scusa. Ora è da solo e sta molto male. Beve in continuazione e Stamattina per Tel mi diceva di essere stato male con il respiro e che non aveva toccato un goccio d alcol. Era ubriaco fradicio. Mi ha pure detto che forse ha il covid per la mancanza di respiro ma io penso sia un ennesima bugia. Non lo so se si rendeva conto dicendo di non aver bevuto. Rifiuta ogni tipo di aiuto. Io che pur sono a xasa mia non riesco a non dispiacermi. Non mi ha chiesto aiuto. Che devo fare dottoressa?
CAra Sara, pensi a se stessa prima di tutto
fino a quando il suo compagno non avrà risolto definitivamente la sua dipendenza sarà sempre un alcolista, che troppo spesso dipende da lei approfittando del suo buon cuore, non si faccia più fregare.
Pretenda una guarigione completa prima di riaccoglierlo, gli consigli una comunità o un’associazione che lo possa seguire h24, altrimenti non risolverà da solo il suo alcolismo
in bocca al lupo
Marilena