
Counseling di coppia
10/03/2017
Differenza tra capo e leader
12/03/2017L’autorità e l’autorevolezza non sono la stessa cosa.
L’autorità per potersi affermare ha bisogno di una legittimazione dall’alto. Viene ceduta per nomina da chi occupa il livello superiore. Così come i cavalieri venivano nominati dal sovrano e i faraoni erano diretta espressione della divinità.
L’autorevolezza si basa invece su un riconoscimento che proviene dal basso oppure da persone di pari livello. Ha a che vedere con la competenza e la capacità di essere d’aiuto ad un team di professionisti.
Avere o essere
Il concetto di autorità è strettamente legato al fatto di avere una carica, un ruolo, del potere da gestire.
Questo termine si riferisce ed è applicabile ad una persona che gerarchicamente si trova in una posizione di potere superiore rispetto agli altri.
Una persona autoritaria si relaziona con l’altro ricorrendo all’uso di uno stile comunicativo direttivo e controllante. Ciò instaura un senso di deresponsabilizzazione nei confronti di chi è obbligato ad ubbidire perché quest’ultimo diventa semplice esecutore di ordini.
Il concetto di autorevolezza è invece connesso all’essere qualcuno.
La carica non è quindi assegnata per importanza gerarchica e non si può imparare con un corso o un seminario: essa viene costruita nel tempo, rinforzando il proprio ruolo di guida nei confronti dei collaboratori e proponendo continuamente in prima linea se stessi con le proprie qualità caratteriali.
La persona autorevole comunica con i collaboratori ricorrendo ad uno stile partecipativo e promuove in essi un senso di autonomia, responsabilità ed autocontrollo.
L’autorevolezza del leader
L’autorevolezza non si impara ma si costruisce e consolida col tempo.
Un individuo autorevole è seguito perché gli/le viene riconosciuta la sua influenza come guida e la sua naturale funzione di leader che si merita fiducia e stima da parte degli altri.
Si sviluppa dimostrando atteggiamento partecipativo piuttosto che direttivo.
E’ la caratteristica di un individuo che ha la capacità di coinvolgere gli altri riuscendo ad influenzare i comportamenti. Chi è dotato di autorevolezza sa più di tutti ma, conosce i suoi limiti ed ascolta i pareri altrui.
L’autorità è un surrogato dell’autorevolezza e deriva dal potere e dal grado all’interno di una organizzazione. Il soggetto che si crogiola solo nell’autorità ritiene di dover essere obbedito solo perché l’ordine è impartito da una persona gerarchicamente superiore e non perché l’ordine impartito o ciò che chiede sia giusto o corretto
L’autorevolezza si identifica con uno stile partecipativo, mentre l’autorità si identifica con uno stile direttivo.
Autorità e autorevolezza possono coesistere in una stessa persona e, l’equilibrato connubio all’interno di un’organizzazione, assume notevole rilevanza se l’individuo che ricopre una carica di prestigio (dirigente, capo, responsabile, ecc.), sarà riconosciuto come autorità (in senso gerarchico) ed attua nel contempo comportamenti tali da meritare fiducia e stima da parte dei suoi collaboratori e/o sottoposti.
E’ risaputo che le persone seguono i leader per l’esempio che danno, e per ciò che dicono e fanno.
Saper comunicare in modo efficace può trasformare una persona solo autoritaria anche in una persona autorevole, capace di coinvolgere ed essere al tempo stesso un punto di riferimento per gli altri.
Acquisire autorevolezza vuol semplicemente dire acquisire potere personale, che è quella particolare abilità per motivare le altre persone a fare delle cose perché lo vogliono e non perché devono e/o si sentono obbligate.
Si è autorevoli quando invece di ordinare le cose possiamo permetterci semplicemente di chiederle e/o proporle.
Le 3 C dell’autorevolezza
L’autorevolezza si basa sul 3 elementi fondamentali che iniziano tutte con la C: conoscenza, comunicazione e coerenza.
Conoscenza
La conoscenza è la base su cui si fonda l’autorevolezza. Per essere autorevoli, è importante avere una conoscenza approfondita del proprio campo, del proprio settore di attività o qualunque altro settore ci si trovi a gestire.
Questa conoscenza non deve essere solo teorica, ma deve essere supportata da una esperienza sul campo o comunque da un atteggiamento aperto e curioso.
Per acquisire questa conoscenza è importante impegnarsi nella formazione continua e nella ricerca, bisogna leggere libri, frequentare corsi, partecipare a conferenze e, soprattutto, mettere in pratica ciò che si è appreso.
Comunicazione
La comunicazione è l’altro pilastro su cui si fonda l’autorevolezza. Essere in grado di comunicare in modo chiaro ed efficace il proprio essere e la propria conoscenza è essenziale per trasmettere fiducia e credibilità.
Per comunicare in modo efficace, è importante utilizzare un linguaggio chiaro e semplice, evitando tecnicismi e frasi complesse. Inoltre, bisogna essere in grado di adattare il proprio messaggio al pubblico a cui ci si rivolge, utilizzando un linguaggio appropriato e comprensibile.
Coerenza
Infine, la coerenza è un altro aspetto fondamentale per essere autorevoli. La coerenza si riferisce alla capacità di mantenere gli stessi principi e valori nel tempo, senza cambiare idea continuamente.
Essere coerenti significa anche essere fedeli ai propri principi e valori, non solo a parole ma anche nei fatti. Bisogna essere in grado di mettere in pratica ciò che si predica, altrimenti si rischia di perdere la fiducia delle persone che ci seguono.
Secondo Robert Cialdini, nel libro “Le leve della persuasione“, la coerenza è tra i principi fondanti nell’arte della persuasione.
Le persone, infatti, sono naturalmente inclini a mantenere la coerenza tra le loro azioni e le loro convinzioni. Una volta che hanno preso una decisione o un impegno, tendono a perseverare in esso anche se ci sono prove contrarie.
Questo principio può essere sfruttato nella comunicazione per ottenere un impegno da parte delle persone, poiché una volta che hanno preso un impegno, si sentiranno obbligate a mantenerlo per mantenere la loro coerenza interna.
Sviluppare l’autorevolezza
Per raggiungere e mantenere una buona autorevolezza è necessario partire da una profonda e autentica attenzione per l’Altro: mettendo in campo le competenze trasversali e riconoscendo l’identità e i meriti di chi ci circonda.
Infatti, possiamo “partire eterocentrati per diventare egocentrati” – ossia possiamo utilizzare ciò che è importante per l’Altro al fine di ottenere risultati personali più vantaggiosi tanto per la comunità quanto per il nostro avanzamento individuale.
Per sviluppare l’autorevolezza, quindi, sarà necessario mettere in campo capacità preziose come l’ascolto attivo, l’assertività e l’abilità di interagire con gli altri in modo empatico.
L’autorevolezza è una corona che ci viene poggiata sul capo dagli altri: per ottenerla occorrono tempo, pazienza e un’irriducibile disponibilità ad ascoltare e osservare chi ci circonda.
Ecco qualche consiglio pratico:
- Gioca di umiltà: difficilmente chi si vanta di qualcosa risulta piacevole agli altri. Se vuoi che le tue abilità vengano riconosciute e ricordate, metterle al servizio degli altri è più utile che farne sfoggio.
- Non sminuirti: è il rovescio della medaglia di cui sopra – se vantarsi dei propri meriti è sgradevole, minimizzarli significa apparire insicuri o incapaci di reggere un confronto (o un complimento!)
- Non parlare male degli altri: disprezzare un collega (o un cliente, un conoscente) o mostrare risentimento ci fa spesso apparire più meschini di quanto non siamo. Anche nelle situazioni di crisi, preferisci una posizione di distacco.
- Mostra proattività: se c’è un problema, esporre una o più possibili soluzioni è sempre un comportamento più autorevole rispetto alla lamentela. Una persona ottimista, soprattutto in momenti difficili, verrà più facilmente percepita come forte e degna di fiducia.
- Fai ciò che predichi: la coerenza è un fattore fondamentale dell’autorevolezza. Se riuscirai a mostrare agli altri che le tue azioni sono sempre rispettose dei tuoi principi, la tua credibilità (e quindi il potere che ne deriva) sarà sensibilmente più grande.
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15 Comments
se l’autorevolezza, basata sulla fiducia è la condizione essenziale per il CAMBIAMENTO dei problemi di relazione, e la fiducia è la condizione essenziale per sciogliere il paradosso fra il dire e il fare, cioè l’uso del potere che dice e non fa, allora l’autorevolezza senza autorità necessariamente fondata sulla fiducia è,oggi in “Questo passaggio d’epoca” quella che ‘ sempre meno percepita e quindi meno visibile,pur operando il VERO CAMBIAMENTO! E’ necessario un grande dibattito pubblico, la responsabilità del quale è affidata non alla CULTURA DEL POTERE, QUELLA ISTITUZIONALE, MA A QUELLA CHE RIFLETTE SULLA ASSOLUTA NECESSITA’ DI FARE CHIAREZZA SULA SUA RESPONSABILITA’
Io ci provo sempre a dibattere sul cambiamento del pensiero e del sistema di organizzarlo, l’uomo è forte solo quanto è libero da ogni catena e riesce a dominare la sua vita usando solo le sue convinzioni, non ha bisogno di copiarle dagli altri.
Siate leoni, sempre, e non capre.
Marilena
Ho appena letto l’articolo.A questo proposito ho avuto una contestazione.Il motivo per il quale sono stato contestato e che riconosco l’autorità del mio capo ma non la sua autorevolezza.Spero che questo non mi possa arrecare nessun danno disciplinare.
Ho ricevuto la sua mail, ne discuteremo privatamente.
A presto
Marilena
Buonasera sono sempre Gennaro ,sono concordo sulla sua risposta ,sicuramente nel prossimo futuro sarò suo paziente.Però ho dei dubbi .Se una persona agisce in buona fede non vedo perché dovrebbe scusarsi anziché produrre una giustificazione al suo comportamento.
Come le ho già spiegato caro Gennaro, si tratta di tattica difensiva: ad uno scritto accusatorio lei deve rispondere con uno scritto che la libera da ogni responsabilità intenzionale in modo da poterla assolvere da ogni contestazione, in quanto tutto deve rimanere agli atti, poi a voce può fare tutte le contestazioni che vuole ma sempre con sagacia e visione a lungo raggio della portata delle sue azioni.
Agire con raziocigno e metodo è agire bene, mai farsi prendre dalle emozioni negative e fuorvianti come rabbia e voglia di rivalsa, a suo tempo e con le condizioni giuste le sarà sicuramente data la possibilità di agire come desidera.
Marilena
in poche parole?
… eh sì che è spiegato in modo così semplice…..
Colui che si comporta in modo autorevole, riceve. Colui che si comporta in modo autoritario, riceve disprezzo.
L’autorevole viene sentito ed ascoltato.
L’autoritario viene sentito ma non ascoltato.
L’autorevolezza è sostenua da qualcosa di interiore.
L’autorità non vi è nulla che la sostenga.
Autorevoli lo si può essere con tutti.
Autoritari lo si può essere solo con i più deboli.
L’autorevolezza matura e viene da dentro.
L’autorità si compra e viene da fuori.
L’autorevolezza è gentile.
L’autorità è brutale.
L’autorevolezza preferisce farsi amare.
L’autorità preferisce farsi temere.
saluti
GRazie della messa in prosa dei concetti di autorità ed autorevolezza
un bel pensiero
Marilena
Premesso che, nonostante mi consideri un buon navigatore del WEB non avevo ancora trovato una così esplicita descrizione dei due concetti (la prego non lo prenda come un salamelecco), mi sono apparse nella mente alcune domande sul concetto di autorità :
Se l’autorità del capo deriva dall’assegnazione di un ruolo, presumi che esista un assegnante, ma se il capo ricopre il vertice più alto del modello gerarchico strutturato in piramide… chi è l’assegnante? Lui medesimo?
Se, per un attimo, condivido il pensiero che il ruolo di capo sia una carica che serve al sistema per poter essere ottimamente funzionante… ed espando il concetto dai suoi minimi termini… non è forse come dire che una monarchia è più utile al sistema di una democrazia? (Sto andando fuori tema?)
Se il potere del capo (ed intendo il vertice della piramide gerarchica) è dato esclusivamente dal ruolo, e questo non significa che abbia intelligenza, conoscenza, capacità e carisma… può egli essere la mente del sistema?
Considerando l’andamento sinusoidale della vita (o come dicono alcuni “a scale, se oggi si scende, magari domani si sale”), in periodo di vacche magre un “buon capo” può forse tener conto delle esigenze dell’azienda ed anche delle persone che in essa vi lavorano? E come?
Una sola domanda sul concetto di autorevolezza :
Lei ha mai conosciuto, in campo lavorativo e non amatoriale, qualcuno che corrisponda alla sua notevole descrizione di capo autorevole?
P.S. Quale è la funzione di quella somma che devo compilare per poter pubblicare il commento?
Saluti
Nel nostro piccolo noi tutti siamo i capi di qualcosa che va gestito con autorevolezza, e non autorità asettica, poi la società è gerarchica per natura e tutti noi, allo stesso modo, abbiamo un capo a cui rispondere, sia esso una persona fisica o un elemento a noi estraneo che ci condiziona, come per esempio le leggi di mercato.
Spero di aver così esaurito le sue domande.
MArilena
P.S.= il commento appare solo dopo la mia approvazione, altrimenti il mio blog sarebbe invaso dalla pubblicità o dalle sconcerie che provengono dal web, come vede anche questa è una forma di sudditanza….
Grazie e saluti
Un carabiniere deve avere il potere o l’autorevolezza di far rispettare le leggi?
un carabiniere deve avere il Dovere di far rispettare la legge….