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11/08/2023Mindfulness dall’inglese significa consapevolezza.
Per mindfulness s’intende il raggiungimento della consapevolezza di sé e della realtà nel momento presente e in maniera non giudicante.
Tale consapevolezza può essere raggiunta mediante la messa in pratica di particolari tecniche di meditazione derivanti da quelle impiegate nel buddhismo.
Finalità della pratica
La pratica della mindfulness vede come suo obiettivo principale il raggiungimento di un grado di consapevolezza massimo attraverso il quale l’individuo dovrebbe raggiungere uno stato di benessere.
Difatti, divenendo consapevoli e non critici nei confronti di sé stessi e della realtà, gli individui dovrebbero riuscire a controllare e contenere emozioni, sensazioni e pensieri negativi che possono portare alla sofferenza.
Il crescente interesse verso la mindfulness ha dato il via a numerosi studi per indagarne le reali potenzialità, in particolare, in ambito medico-terapeutico.
I risultati finora ottenuti – che dovranno essere approfonditi ulteriormente – sono incoraggianti e delineano la mindfulness come uno strumento estremamente utile per alleviare le sofferenze emotive di pazienti affetti da diversi tipi di patologie.
Mindfulness significa avere consapevolezza di sé prestando attenzione alla realtà nel momento presente, in maniera oggettiva e distaccata e, soprattutto, non giudicante.
La pratica di tale disciplina può, pertanto, essere considerata come una sorta di processo che – attraverso la messa in pratica di particolari tecniche di meditazione – porta l’individuo ad essere consapevole di sé stesso, dei propri pensieri, delle proprie sensazioni e della realtà, intesa come qui e ora, che lo circonda.
Dal Buddhismo
Le origini di questa pratica derivano dalla filosofia buddhista secondo cui la sofferenza (intesa come sofferenza psicologica) deriva da una visione errata della realtà che può essere corretta mediante la meditazione e il raggiungimento della cosiddetta illuminazione.
Secondo la filosofia buddista, gli individui possono eliminare la sofferenza acquisendo la corretta visione della realtà nel momento presente (qui e ora) ed acquisendo la giusta consapevolezza di sé, dei propri pensieri e delle proprie emozioni – in particolare quelli negativi – vedendoli per quello che sono realmente, ossia prodotti della propria mente che, in quanto tali, possono essere controllati.
A cosa serve
Lo scopo è quello di raggiungere uno stato di consapevolezza di sé, dei propri pensieri e delle proprie emozioni, nel qui ed ora, in modo intenzionale ma distaccato e in maniera non giudicante.
Grazie a questo “distacco”, la mindfulness dovrebbe aiutare l’individuo ad accettare sé stesso e ciò che accade intorno a lui e/o dentro di lui. Molto spesso, infatti, le persone tendono a giudicarsi, criticarsi e disperarsi per ciò che succede loro, portando così alla nascita di pensieri negativi, malessere e disagi.
L’obiettivo della pratica della mindfulness è quello di imparare a guardare ed accettare la realtà nel momento presente per com’è, osservando in maniera distaccata i pensieri negativi e vedendoli per ciò che sono, ossia come prodotti della propria mente che – con la giusta pratica – possono essere compresi e controllati, evitando che possano influire negativamente sulla propria vita.
Tutto questo può rivelarsi utile per gestire stress, sensazioni e sentimenti negativi che possono travolgere le persone nel corso della loro vita, soprattutto, durante periodi particolarmente delicati (ad esempio, durante e/o subito dopo la gravidanza), in seguito a traumi o forti shock (ad esempio, lutti, incidenti particolarmente gravi, ecc.), oppure in seguito all’insorgenza di patologie.
La mindfulness, perciò, può rivelarsi un utile strumento anche in ambito medico-terapeutico, come supporto ai trattamenti medici tradizionali, allo scopo di migliorare lo stato emotivo del paziente.
Applicazioni della Mindfulness
Basandosi sulle proprie esperienze di meditazione, Jon Kabat-Zinn si convinse che la pratica della mindfulness potesse essere sfruttata in campo medico-terapeutico. Partendo dall’unione delle sue conoscenze scientifiche e delle sue conoscenze della filosofia buddhista e dello yoga, il biologo americano fondò, nel 1979, la Stress Reduction Clinic all’Università del Massachusetts, dove sviluppò il suo programma per la Riduzione dello Stress e per il Rilassamento (dall’inglese, Stress Reduction and Relaxation Program).
La pratica della mindfulness può rivelarsi utile sia nella vita di tutti giorni, sia in presenza di particolari condizioni patologiche che inevitabilmente influiscono negativamente sul benessere emotivo della persona che ne è colpita, direttamente o indirettamente.
La pratica della mindfulness, pertanto, può essere utilizzata per ridurre lo stress e controllare le emozioni negative in ambito lavorativo, in ambito scolastico ed accademico e in tutti quei casi in cui può essere necessario fronteggiare situazioni spiacevoli o che creano disagio e/o arrecano sofferenza alla persona.
Età pediatrica ed evolutiva
Durante l’età pediatrica ed evolutiva la pratica può rivelarsi utile sia per aiutare i bambini in difficoltà, sia per aiutare i bambini senza particolari problematiche a sviluppare le loro competenze prosociali.
Può aiutare i bambini a diventare consapevoli di sé stessi e delle proprie emozioni e a imparare a prestare attenzione agli altri, favorendo lo sviluppo di abilità sociali ed emotive.
L’efficacia sembra essere confermata da studi condotti in merito. Da tali studi è, infatti, emerso che i bambini cui sono state insegnate alcune pratiche di mindfulness hanno dimostrato una miglior capacità di regolazione e gestione dello stress e un atteggiamento più ottimista e collaborativo rispetto ai bambini cui non è stata insegnata alcuna pratica.
Sembra che i bambini affetti da ADHD possano trarre particolare vantaggio, l’aumento della consapevolezza di sé e dell’ambiente circostante, infatti, sembra essere efficace nel ridurre i comportamenti tipici dell’ADHD.
Durante la gravidanza
Durante la gravidanza, la comparsa di stress e basso tono dell’umore è un fenomeno abbastanza comune. Tuttavia, se stress e malumori persistono, essi potrebbero interferire con il rapporto madre-bambino e favorire la comparsa di disturbi dell’umore post-partum.
Per questa ragione, il ricorso alle pratiche di mindfulness potrebbe rivelarsi utile.
Uno studio condotto a tal proposito ha dimostrato che le madri che si sono sottoposte al programma ideato da Kabat-Zinn durante la gestazione hanno mostrato un miglioramento dell’umore superiore del 20-25% rispetto alle madri che non hanno seguito il programma durante la gravidanza.
Il miglioramento ottenuto riguardava soprattutto la diminuzione dei sintomi depressivi e ansiosi e la riduzione dello stress nel periodo post-partum.
Come si pratica
Coloro che si avvicinano per la prima volta alla mindfulness, generalmente, eseguono brevi sessioni di meditazione, della durata di 10 minuti circa. Il tempo di meditazione può poi essere aumentato man mano che si acquisisce esperienza e secondo le proprie necessità.
La Mindfulness si concentra soprattutto sul respiro. Non perché ci sia qualcosa di speciale, ma perché la sensazione fisica del respiro è sempre lì e si può usare come un’ancora verso il momento presente.
Quando la mente viene coinvolta in pensieri, emozioni, suoni, ecc. semplicemente basta tornare al respiro successivo. Ma vediamo un esercizio semplice da cui partire per praticare la Mindfulness.
- Sedetevi comodi. Trovate un posto che vi dia una sede stabile, solida e confortevole.
- Notate come si muovono le gambe. Se vi trovate su un cuscino, incrociate le gambe comodamente di fronte a voi. Su una sedia, invece, poggiate le piante dei piedi sul pavimento.
- Raddrizzate la parte superiore del corpo ma non state rigidi. La colonna vertebrale ha una curvatura naturale, lasciate che la segua.
- Notate ora come si muovono le braccia. Collocate la parte superiore delle braccia parallele alla zona superiore del corpo. Appoggiate i palmi delle mani sulle gambe o dove vi sentite più a vostro agio.
- Ammorbidite lo sguardo. Lasciate che lo sguardo cada delicatamente verso il basso. Non è necessario chiudere gli occhi, potete solo lasciare che tutto ciò che appaia davanti ai vostri occhi sia lì, senza concentrarvi su di esso.
- Sentite il respiro. Portate la vostra attenzione sulla sensazione fisica del respiro: l’aria in movimento attraverso il naso o la bocca, il salire e lo scendere della pancia o del petto.
- Notate quando la mente vaga e si sposta dal respiro. È inevitabile, l’attenzione prima o poi si sposterà dall’attimo della respirazione verso altri lidi. Non preoccupatevi, è normale. Non dovete fermarvi o cercare di eliminare il pensiero. Quando notate che la vostra mente vaga, con dolcezza tornate a puntare la vostra attenzione sul respiro.
- Siate gentili con la vostra mente. Come accennato nel punto precedente, la psiche vaga continuamente. Ed è del tutto normale. Ma invece di combattere con i vostri pensieri, cercate di osservarli senza reagire a essi. Basta rimanere seduti e prestare attenzione. Tornate alla respirazione senza alcun giudizio o aspettativa.
- Quando vi sentite pronti, sollevate lo sguardo. Se gli occhi sono chiusi, apriteli. Prendetevi un momento e notate ogni suono dell’ambiente che vi circonda. Osservate come il vostro corpo si sente in questo particolare momento. Concentratevi sui vostri pensieri e sulle emozioni che state provando.
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