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07/05/2017Jack lo Squartatore è il soprannome di un serial killer rimasto ignoto.
Fu l’assassino efferato della Londra del 1888. Le vittime che ufficialmente gli vennero attribuite sono state 5 anche se si pensa nella realtà fossero 11. Erano tutte prostitute, e il modus operandi sempre il medesimo: morte per sgozzamento e successiva mutilazione.
Non si scoprì mai chi fosse.
Jack lo Squartatore
Londra, fine Ottocento. Nel quartiere di Whitechapel, nell’East End, si spariva nel nulla senza clamore, soprattutto se già si apparteneva a una categoria di “invisibili” come quella delle prostitute. Per finire sui giornali, un delitto commesso in questa zona doveva essere particolarmente efferato.
Come accadde per cinque volte nell’arco di pochi mesi, da agosto 1888 fino a novembre dello stesso anno.
Descritto dai testimoni come un normale “uomo di bassa statura, con un cappotto scuro e con una valigia nera nella mano sinistra”, di Jack lo Squartatore (Jack the Ripper) non si sa nulla, perciò ogni ipotesi è buona.
Nell’ipocritamente tranquilla e moderna Londra vittoriana, Jack lo Squartatore, svelò quale “Mostro” poteva nascondersi dietro la maschera del gentleman vittoriano.
Lo stesso Times condiva la notizia dei suoi delitti con abbondanti e crude descrizioni che farebbero rabbrividire anche oggi, come quella dello stato del corpo dell’ultima prostituta sventrata: “l’addome era completamente squarciato, gli intestini erano stati strappati e posti sopra la spalla destra, l’utero sottratto, il cuore e i reni posti accanto ai seni, il fegato collocato sulla coscia destra, l’enorme quantità di sangue sparso, i pezzi di carne proiettati sulle pareti”.
Eppure, subito dopo il ritrovamento della prima donna sventrata, nessuno si sarebbe aspettato tanto clamore. Era solo una prostituta, perciò la gente “per bene” non si curava della sua sorte.
Le vittime accertate
Il 31 agosto 1888 uno scaricatore di porto rinvenne in Buckss Row, di fronte a uno dei tanti mattatoi del quartiere, Mary Ann “Polly” Nichols, una prostituta alcolizzata di 44 anni.
A interessare l’opinione pubblica non fu tanto la vittima, quanto la crudeltà del suo assassino: uno sconosciuto l’aveva strangolata fino a farle perdere i sensi, poi le aveva tagliato profondamente la gola, infine si era concentrato sul resto del corpo.
L’8 settembre 1888, l’ancora anonimo “Mostro di Whitechapel”, chiamato poi Jack lo squartatore, uccise presso il numero 29 di Hanbury Street la prostituta Annie Chapman. La donna aveva la gola recisa e la testa quasi staccata dal busto.
Il ventre era squarciato e gli intestini erano stati appoggiati sulla spalla destra della vittima, alla quale l’assassino aveva asportato anche la vagina, l’utero e due terzi della vescica.
Il misterioso assassino fu descritto da alcuni testimoni come un uomo di bassa statura, con un cappotto scuro e una valigia nera nella mano sinistra.
La notte del 30 settembre 1888 Jack the Ripper colpì due volte.
Elizabeth Stride fu ritrovata da un cocchiere in Berner Street, presso il cortile di un circolo frequentato da ebrei e tedeschi. L’uomo aveva disturbato l’assassino, che, infuriato, era fuggito per cercare la prossima prostituta.
La trovò in Mitre Square: Catherine Eddowes, su cui infierì con particolare crudeltà. Dopo averla quasi decapitata con un taglio alla gola, le sfregiò il volto, tagliandole il naso, il lobo dell’orecchio sinistro e la palpebra dell’occhio destro. Le sventrò il resto del corpo e le poggiò sulla spalla destra lo stomaco, mentre le tagliuzzò il fegato, portando via il rene sinistro e gli organi genitali.
Il 9 novembre 1888, a Dorset Street, morì l’ultima vittima accertata di Jack lo Squartatore, Mary Jane Kelly.
Il corpo della giovane prostituta fu rinvenuto nella sua camera dal padrone di casa, venuto a riscuotere l’affitto. Lo spettacolo che si mostrò davanti agli occhi dell’uomo era agghiacciante: la donna era stata quasi decapitata con un colpo solo e gettata sul letto a gambe divaricate.
Era stata poi squartata e le era stato svuotato completamente l’addome. La vagina fu ritrovata ai piedi del letto, mentre i seni, le orecchie, lo stomaco e un polmone erano distribuiti sopra o accanto al corpo, mentre il fegato si trovava tra le gambe e l’intestino e la milza ai lati delle mani.
Il volto era stato deturpato tanto da essere irriconoscibile. Il fatto che mancasse il cuore fece supporre che l’assassino l’avesse bruciato nel camino o persino cotto e mangiato.
Le vittime presunte
Come l’attività omicidiaria di Jack lo Squartatore era iniziata all’improvviso con Ann “Polly” Nichols, altrettanto bruscamente termina con Mary Jane Kelly. Oltre a quelle accertate, è però opportuno segnalare in ordine cronologico le seguenti ulteriori probabili vittime:
26 dicembre 1887: una sconosciuta fu assassinata tra le vie Osborne e Wentworth.
3 aprile 1888: Emma Elizabeth Smith (45 anni, vedova), fu aggredita in Osborne Street e stuprata con uno strumento non affilato che le provocò la rottura del perineo. Morì successivamente per peritonite.
6 agosto 1888: Martha Tabram (39 anni, prostituta), fu ritrovata uccisa sulle scale di una palazzina in George Yard. Il corpo della vittima presentava numerose ferite da taglio nella porzione inferiore del corpo, provocate però da due arme diverse.
17 agosto 1888: Maria Turner fu accoltellata con circa 39 colpi.
17 luglio 1889: Alice McKenzie (prostituta quarantenne), fu rinvenuta uccisa dall’agente Joseph Allen, di ronda nell’area di Whitechapel High Street. Aveva la gola recisa, e numerose mutilazioni nell’addome.
13 febbraio 1891: Frances Coles (26 anni, prostituta), fu ritrovata sgozzata, ma ancora viva, dall’agente Ernest Thompson, che aveva probabilmente disturbato l’assassino. È forse per questo che mancano lesioni addominali.
La prima Lettera
A fine Ottocento ancora poche persone sapevano leggere, ma i giornali pubblicavano anche disegni e non era difficile trovare qualcuno un po’ più “colto” che fosse in grado di leggere almeno le didascalie.
Dalle sue parole è evidente che Jack The Ripper avesse il desiderio di sfidare e ridicolizzare la polizia, eppure spedì la prima lettera, nota come “Dear Boss Letter”, al direttore del Central News e non a un esponente delle forze dell’ordine.
Si tratta della più lunga, datata 25 settembre 1888 e ricevuta il 28.
Caro Direttore,
continuo a sentire in giro che la polizia mi ha catturato, ma non lo faranno ancora. Ho riso di gusto quando loro, atteggiandosi da intelligenti, hanno dichiarato di essere sulla pista giusta. Quella barzelletta sul Grembiule di Cuoio mi ha divertito.
Ce l’ho con le prostitute e non finirò di squartarle fino a che non verrò catturato. L’ultimo lavoro è stato davvero buono. Non le ho dato nemmeno il tempo per strillare. Come mi prenderanno adesso? Io amo il mio lavoro e voglio cominciare di nuovo. Sentirai presto parlare di me e dei miei giochi divertenti.
Ho salvato un po’ del sangue dall’ultimo lavoro e ho provato a conservarlo in una bottiglia di birra per scriverti, ma è presto diventato come colla e non ho potuto usarlo. Spero che l’inchiostro rosso sia abbastanza adatto ah ah!
Al prossimo lavoro strapperò le orecchie della donna e le spedirò alla polizia, giusto per divertimento. Tieni questa lettera fino a quando non colpirò nuovamente, quindi distribuiscila. Il mio coltello è così efficiente e affilato, non vedo l’ora di compiere un altro lavoretto appena ne avrò l’occasione. Buona fortuna.
Sinceramente vostro,
Jack the Ripper.
PS. Non sono stato abbastanza bravo per scrivere questa lettera prima di sporcarmi tutte le mani di inchiostro rosso, non sono proprio fortunato. Adesso dicono che sono un dottore. Ha ha!
Le altre Lettere
Per il doppio delitto della notte del 30 settembre si pensa che Jack sia stato disturbato mentre commetteva il primo e per questo sia stato particolarmente cruento nel secondo.
Ce lo conferma lui stesso, se diamo per autentica la cartolina “Saucy Jack”, ricevuta il primo ottobre, in cui si parla di un “doppio evento”, quando l’opinione pubblica non poteva ancora sapere che era avvenuto.
Non stavo scherzando caro vecchio Direttore quando vi ho dato il suggerimento, sentirete parlare del lavoro del dispettoso Jacky domani doppio evento questa volta numero uno ha strillato un po’ non ho potuto finire per bene. Non ho avuto il tempo di strappare le orecchie per la polizia grazie per non aver pubblicato l’ultima lettera finché non fossi tornato al lavoro.
Jack lo Squartatore
Dopo il doppio omicidio del 30 settembre, Jack spedì una nuova lettera, poco più di un biglietto, nota come “From Hell”.
Era indirizzata a George Lusk – il capo del comitato di vigilanza di Whitechapel – ed era accompagnata da un pezzo del rene di Catharine Eddowes.
Dall’Inferno
Mr Lusk, Salve
Le spedisco metà del rene che ho preso da una donna e che ho preservato per lei. L’altro pezzo l’ho fritto e l’ho mangiato, era molto buono. Le posso mandare anche il coltello insanguinato con il quale ho estratto il rene se lei è disposto ad aspettare ancora un po’.
Prendimi se puoi, signor Lusk
Ancora oggi ci si chiede se la lettera sia autentica o solo un macabro scherzo di alcuni studenti di medicina che avrebbero sottratto un mezzo rene da un cadavere e spedito alla polizia.
Tutte e tre le lettere e il rene sono scomparsi, probabilmente rubati, perciò si possono fare studi solo su fac-simili e fotografie dell’epoca.
Ipotesi sulla sua identità
L’identità di Jack lo Squartatore resta oggi ancora un mistero, anche se nel corso di più di un secolo si sono susseguite molte ipotesi.
Potrebbe essere stato un macellaio, un medico o una donna. Perfino l’archeologo Claude Regnier Conder, che voleva nascondere una presunta relazione adultera con Mary Kelly, e Charles Lutwidge Dodgson (vero nome di Lewis Carroll) sono stati chiamati in causa, anche se la più famosa ipotesi resta quella della cosiddetta Cospirazione Reale.
L’assassino sarebbe stato William Gull, medico di corte massone, morto a gennaio 1890. Avrebbe agito per proteggere il Duca di Clarence, Alberto Vittorio, giovane nipote della regina e potenziale erede al trono, ammalatosi di sifilide a soli 17 anni per essere andato con una donna che esercitava il più antico mestiere del mondo, motivo per cui avrebbe odiato le prostitute tanto da desiderarne la morte.
Per alcuni l’assassino potrebbe essere stato lo stesso Duca e il medico, o altri lo avrebbero solo protetto.
Tra il 1879 e il 1902 a Londra agì anche un altro spietato assassino, George Chapman, un Barbablù che avvelenò ben tre donne che credevano di essere regolarmente sposate con lui. Nel 1888 risiedeva proprio in George Yard, Whitechapel, ed era noto per picchiare le donne.
L’unica vera moglie, Lucy, si salvò dall’essere uccisa perché fuggì dopo che il marito l’aveva picchiata e quasi soffocata con un cuscino, che nascondeva in realtà un coltello con il quale l’uomo che aveva sposato le confessò l’avrebbe decapitata per poi seppellirla sotto il pavimento del loro negozio.
Altre ipotesi sull’identità
Jack lo Squartatore potrebbe essere stato un esponente della Golden Dawn, una setta che stava ottenendo molto successo anche negli ambienti nobili e artistici londinesi e che avrebbe avuto bisogno di organi femminili per i suoi riti.
Stesso materiale poteva essere desiderato anche dalla setta conosciuta come Gli Apostoli. Se lo sarebbe procurato per il suo Maestro, sempre il Duca di Clarence, un certo Montague John Druitt, ritrovato affogato nel Tamigi proprio a fine 1888.
In effetti, Sir Melville Macnaghten, che nel 1888 era a capo della Polizia Metropolitana londinese, nel 1894 scrisse un memorandum in cui indicava tre possibili nomi per Jack e uno sarebbe proprio quello dell’avvocato Druitt.
Gli altri sospetti erano: Montag Aaron Kosminski, un parrucchiere ebreo polacco (“colpevole” di essere straniero, in più schizofrenico) e Michael Ostrog, che Macnaghten descrisse come “un folle medico russo, galeotto e indiscutibilmente un maniaco omicida”.
C’è poi la recente versione della scrittrice Patricia Cornwell, convinta che l’assassino sia stato il pittore Walter Sickert, sul quale “pesa” la responsabilità di aver dipinto il quadro Omicidio a Camden Town in cui la donna assassinata ha la stessa posa di una delle vittime di Jack.
Risultato: un libro di successo nel 2002 per la Cornwell e la distruzione di alcune opere del pittore per dimostrare l’ipotesi.
Si può anche credere che il diario ritrovato nel 1992 siano veramente le memorie di Jack Lo Squartatore, alias James Maybrick, un commerciante inglese, che confessa che durante i viaggi di lavoro si divertiva a sezionare prostitute.
Secondo lo studioso Geoff Crawford Jack sarebbe stato invece un certo Frederick Bailey Deeming, che dopo aver ucciso la moglie e i 4 figli vicino a Liverpool, si trasferì impunito in Australia, dove fu giustiziato nel 1892 per aver ucciso la seconda moglie.
Il “vecchio” profilo di Scotland Yard
Gli investigatori di Scotland Yard dell’epoca incaricarono il medico forense Thomas Bond di redigere un profilo della personalità criminale di Jack lo squartatore. Nelle sue note, definì gli omicidi di natura sessuale pur senza violenza sessuale: ai delitti fu collegata un’apparente misoginia.
Cercò altresì di ricostruire l’omicidio e di interpretare lo schema comportamentale del criminale, il moderno modus operandi.
Delineò un primo profilo comprendente i suoi tratti fondamentali che usò per collaborare alle indagini. Bond ipotizzò che Jack Lo Squartatore fosse un individuo maschio fisicamente prestante, audace e imperturbabile al tempo stesso.
Sostenne l’azione in solitaria, resa possibile anche dall’aspetto apparentemente innocuo, magari quello di un uomo di mezza età e ben vestito, probabilmente con un mantello, per nascondere le conseguenze dei suoi delitti.
Si ipotizzò che il soggetto fosse affetto da satiriasi, una devianza sessuale oggi identificata come ipersessualità o promiscuità. Tuttavia, nonostante le asportazioni di organi, Bond concluse che l’uomo non avesse alcuna conoscenza anatomica, escludendo in un colpo solo medici o macellai.
Il profilo moderno dell’FBI
La storia di Jack Lo Squartatore ha appassionato anche i profiler dell’FBI, che hanno realizzato un profilo diverso.
Il serial killer che ha terrorizzato la Londra Vittoriana sarebbe stato un «individuo maschio bianco, di età compresa fra i 28 e i 36 anni». La sua sete di sangue viene fatta coincidere con «un’infanzia caratterizzata da una figura paterna assente o passiva».
Si è arrivati a ipotizzare che l’omicida probabilmente abbia vissuto o lavorato a Whitechapel, esercitando «una professione in cui poteva legalmente soddisfare le sue tendenze distruttive ma comunque di modesta estrazione sociale, probabilmente era l’assistente di un medico o forse esercitava un lavoro umile come il macellaio o l’artigiano».
La furia omicida dietro Jack Lo Squartatore potrebbe essere nata da un difetto fisico o da una malattia, che hanno causato in lui grande frustrazione o rabbia, poi sfogata sulle ignare vittime.
Le indagini sul Dna
Le indagini hanno appassionato profiler di ogni epoca. Così, dopo 126 anni, l’8 settembre 2014 una prova del Dna ha svelato che Jack Lo Squartatore era un immigrato polacco, rispondente a un nome già noto alle forze dell’ordine che avevano seguito le indagini: Aaaron Kominski.
Così, dopo più di un secolo, il barbiere di 23 anni diventava il serial killer autore di cinque omicidi per taglio della gola, rimozione degli organi interni e abbandono del corpo mutilato in vicoli bui.
Negli appunti donati dai discendenti dell’ispettore capo Donald Swanson al Museo del Crimine di Scotland Yard nel 2006, c’è anche un memorandum dell’assistente capo, Sir Melville Macnaghten. Lui scrisse di Kosminski, menzionando «un grande odio per le donne, con forti tendenze omicide». Tuttavia la colpevolezza di Kominski non venne mai accertata all’epoca, così che l’uomo morì impunito in manicomio.
L’esame che ha incastrato Kominski è stato condotto su uno scialle che si crede essere appartenuto ad una delle vittime del killer, Catherine Eddowes, assassinata il 30 settembre 1888.
Lo studio è stato condotto da David Miller, ricercatore della scuola di medicina dell’Università di Leeds, e Jari Louhelainen, docente di biologia molecolare alla Liverpool John Moores University: il lavoro è stato poi pubblicato sul Journal of Forensic Sciences e raccontato in un libro da Russell Edwards.
È stato proprio Edwards ad aver acquistato l’indumento ad un’asta nel 2007, per poi lavorarci per 14 anni. Nel 2014 ha dichiarato che questa indagine poneva finalmente la parola fine al mistero.
Ma il caso non è chiuso
Ma a quanto pare nemmeno l’esame del Dna ha messo a tacere i dubbi sulla vera identità di Jack Lo Squartatore. L’approccio dei due ricercatori non ha convinto tutta la comunità scientifica, tra cui lo Smithsonian Institute, uno dei più autorevoli istituti di ricerca del mondo.
Innanzitutto, non vi è alcuna prova che lo scialle fosse presente sulle scene del crimine. Inoltre, il DNA mitocondriale non può essere inteso come prova definitiva per collegare il barbiere agli omicidi. Infine, l’analisi dello scialle stesso ha sollevato ulteriori dubbi: il tessuto era molto pregiato, troppo per essere appartenuto a una prostituta di quel tempo, inoltre risultava prodotto in Russia.
Le obiezioni sono tante e c’è chi, come la storica Hallie Rubenhold, autrice del libro The Five: The Untold Lives of the Women Killed by Jack the ripper, per risolvere il mistero ha deciso di concentrarsi sulle vittime.
Nel suo libro dedica poco spazio al killer e alla sua maniera cruenta di agire, spostando l’attenzione verso le donne assassinate. Partendo dalle vittime, dalle loro vite e dal perché i loro percorsi hanno incrociato quelli del loro cruento assassino, forse potrebbero nascere nuove ipotesi sull’identità del killer.
L’ultima ipotesi
A dare un nuovo nome a Jack lo squartatore è stata Sarah Bax Horton, ex impiegata statale ora in pensione, pronipote di un ufficiale di polizia londinese che all’epoca partecipò alle indagini: il sargente Harry Garrett.
La donna ha deciso di condurre un imponente lavoro di ricerca sul pluriomicida, in modo totalmente indipendente, analizzando una serie infinita di documenti e cartelle cliniche.
La donna sostiene che il criminale Jack mai acciuffato risponda al nome di Hyam Hyams. Pare che fosse un fabbricante di sigari dell’East End di Londra, per questo molto abile nell’utilizzo del coltello.
Viene descritto come un uomo che entrava e usciva dai manicomi, avendo seri problemi di epilessia, alcolismo, e paranoie: sembra che vivesse con la costante paura che sua moglie avesse intenzione di tradirlo. Questo l’identikit emerso dal lavoro di ricerca di Bax Horton.
Molti testimoni, all’epoca, descrissero il killer come un uomo intorno ai 35 anni, affetto da rigidità al braccio, andatura irregolare e le ginocchia perennemente piegate. Da qui è partita la nuova indagine.
Bax Horton ha scoperto che i resoconti medici di Hyams – che aveva proprio 35 anni nel 1888 – parlavano di un infortunio che lo rendeva incapace di “piegare o estendere” il braccio sinistro. Confermavano anche il resto: “l’incapacità di raddrizzare le ginocchia» e il «trascinamento asimmetrico dei piedi». Forse si trattava di effetti collaterali degli attacchi epilettici.
C’è di più. I referti medici su Hyams, recuperati da vari archivi di centri di cura, rivelerebbero una coincidenza tra il periodo di maggior declino psico-fisico del sospettato e quello dei cinque omicidi accertati di Jack Lo Squartatore, compiuti tra l’agosto e il novembre del 1888: «Hyams diventava particolarmente violento dopo i suoi attacchi epilettici, cosa che spiega la periodicità degli omicidi», ha raccontato al Telegraph Bax Horton.
Stando ai referti di cui parla l’investigatrice, a febbraio del 1888 Hyams si ruppe il braccio.
Alla fine di quell’anno – in cui furono uccise almeno cinque donne – Hyams fu catturato dalla polizia londinese, che nella circostanza lo descrisse come «un pazzo errante». Dopo l’arresto dell’uomo gli omicidi dello Squartatore cessarono. Nel 1889 Hyams fu incarcerato nel manicomio di Colney Hatch, a nord di Londra, fino alla sua morte, sopraggiunta nel 1913.
Dopodiché di Jack Lo Squartatore non si seppe più nulla.
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