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02/12/2016Nel Complesso di Amleto si legge tutta la sua incapacità di agire.
Sigmund Freud nel manuale “Interpretazione dei Sogni” (1899) analizza i casi di Edipo e di Amleto, trovandovi delle affinità riguardo ai sentimenti e ai desideri che i protagonisti delle due classiche tragedie nutrono nei confronti delle loro madri.
Per Freud, Amleto soffre del complesso di Edipo ma è un Edipo moderno, cioè un Edipo mancato, un Edipo che non passa all’atto.
Così scrive Freud parlando di Amleto: “Nell’Edipo l’infantile fantasia di desiderio su cui l’opera si accentra viene evidenziata e portata a compimento come nel sogno; nell’Amleto resta rimossa e la sua presenza ci è rivelata unicamente, come avviene in una nevrosi, dagli effetti inibitori che ne sono la conseguenza.
L’effetto profondo prodotto dall’Amleto non esclude il fatto che si possa ignorare del tutto la personalità dell’eroe del dramma, che è costruito sulla sua riluttanza a compiere il gesto di vendetta assegnatogli; l’opera non ci dice quale sia il motivo di questa esitazione, né i più disparati tentativi di interpretazione hanno potuto indicarcelo“.
Per comprendere il complesso occorre conoscere la sua storia.
Il personaggio di Amleto
Amleto è una tragedia shakespeariana, la più conosciuta e la più citata della letteratura per quel suo: “Essere o non essere, questo è il dilemma”, scritta probabilmente nell’estate del 1602.
Ad Elsinore, in Danimarca, il fantasma del defunto re appare al Principe Amleto, suo figlio, e gli chiede di essere vendicato: ad ucciderlo è stato infatti il fratello Claudio che si è ora appropriato del trono e ha sposato la vedova moglie del re, Gertrude.
Il Principe assicura di tener fede alla promessa ma, desideroso di avere la concreta prova della colpevolezza dello zio, decide di ritardare il momento della vendetta.
La certezza che lo zio sia responsabile della morte del padre gli viene quando, durante uno spettacolo teatrale, mette in scena l’omicidio del defunto re e Claudio, indignato e al contempo impaurito, si alza e se ne va.
Recandosi a parlare con la madre per giustificare il proprio comportamento, Amleto uccide per errore Polonio, consigliere del nuovo re e padre di Ofelia e Laerte.
Quest’ultimo, tornato in Danimarca non appena appresa la notizia, dichiara il Principe colpevole della morte del padre e della sorella – che nel frattempo ha deciso di uccidersi per mettere fine al proprio dolore – e lo sfida a duello.
In accordo con Claudio, Laerte cosparge la punta della propria spada di una sostanza letale e avvelena anche la coppa dove Amleto dovrà bere in caso di vittoria.
In una serie di casuali eventi, però, è la madre Gertrude a bere dalla coppa avvelenata e la letale spada colpisce entrambi i duellanti; prima di morire, il Principe riesce però ad uccidere Claudio.
La vendetta del principe
In questa tragedia Shakespeare descrive il tema della vendetta, attraverso una finta follia personificata da Amleto, principe di Danimarca, contro lo zio reo di avergli ucciso il padre, del quale ha usurpato il regno e presa in moglie la madre.
Secondo la visione di Sigmund Freud la misteriosa “coscienza” di Amleto potrebbe spiegarsi con il senso di colpa dovuto all’inaccettabile desiderio di uccidere il padre per poter avere la madre che inconsciamente amava, per il cosiddetto Complesso Edipico.
I suoi scrupoli sarebbero riconducibili alla consapevolezza di non essere un uomo migliore di colui che ha avvelenato il re, dato che entrambi avevano desiderato non solo la stessa donna ma voluto anche lo stresso crimine contro il vecchio re reggente.
Da questo punto di vista, il destino del Principe di morire avvelenato, nello stesso modo in cui è stato ucciso il padre, può essere interpretato come una forma estrema di autopunizione.
Oltre a non aver superato il complesso Edipico patisce anche un’altra inefficienza.
Per Freud il Principe rappresenta l’immagine di un uomo della non-azione, dell’inattività, di colui che pur chiedendo vendetta e condanna non farà proprio nulla di tutto questo.
Egli, nonostante avesse promesso al fantasma del proprio padre, re di Danimarca, avvelenato dal fratello e dalla moglie Gertrude, di vendicarlo, non riuscì a portare a compimento la promessa, anche se alla fine sarà la sorte a fare in modo che l’assassinio trovi la sua vendetta: morirà lo stesso Amleto.
In pratica è rimasto inattivo su più fronti, senza prendere decisioni e senza mai agire.
Il perchè della psicologia
La psicologia ha elaborato diverse motivazioni ma sempre riconducibili agli stessi desideri latenti sul perché il Principe non agisca contro lo zio e la madre, nonostante ripeta più volte l’intento di volerlo fare.
Per ben due volte addirittura, nel corso della tragedia, non si risparmiò di uccidere, eppure non lo fece nel caso di pura vendetta, come se fosse l’azione stessa del vendicarsi a renderlo titubante.
Per il Principe è dunque più facile uccidere un estraneo che una persona che lo coinvolge emotivamente, uccidere un estraneo è non farsi coinvolgere dai suoi sentimenti, dal suo desiderio, e dal senso di colpa per il desiderio provato (contro il padre e verso la madre).
Agire contro i congiunti significa prendere finalmente una posizione decisa nei loro confronti e prendere consapevolezza dei suoi reali sentimenti, di ciò che desidera, passando dalle parole ad un fatto concreto.
Johann Wolfgang von Goethe, intellettuale tedesco, definì il principe danese come colui che “rappresenta il tipo d’uomo la cui vigorosa forza di agire è paralizzata dallo sviluppo opprimente dell’attività mentale”.
Anche per Goethe, l’incapacità di agire di Amleto sarebbe dovuta all’eccessivo riflettere e ripensare, un cruccio che è diventato imperituro, costante ed immutato.
Freud diede una risposta più sofisticata ritenendo che il Principe manifestasse un complesso edipico non portato a concretizzazione, che era presente inconsciamente in Shakespeare stesso.
Il poeta avrebbe scritto l’Amleto proprio nell’anno successivo rispetto alla morte del proprio padre, nel 1601, la perdita del genitore avrebbe riportato in luce un sentimento sopito nell’inconscio del poeta inglese, il quale lo avrebbe a sua volta manifestato, inconsapevolmente, nel suo protagonista Amleto, il quale, un po’ come il suo creatore, non riuscì ad agire in modo pieno ed appagante.
A detta di Freud, inoltre, Amleto non agisce perché in realtà non si riterrebbe migliore di colui che lui stesso dovrebbe punire, il pensiero amletico di non essere migliore dello zio gli impedisce di vendicare la morte del padre, che in realtà odierebbe profondamente, uccidere lo zio per le sue colpe sarebbe come rendersi responsabile di dover morire lui stesso.
Freud dipinse, quindi, uno degli eroi più criptici della letteratura inglese come un novello “anti-eroe greco”, figlio di una delle tragedie più sanguinose e raccapriccianti per l’etica antica e dal nome altisonante ed eterno di Edipo.
La psicologia moderna applica tale complesso anche nelle ipotesi moderne che riguardano le attuali famiglie allargate dove i figli patiscono l’introduzione di nuovi elementi che vanno ad alterare quel legame dato solo dal rapporto genitore-figlio.
A causa di una separazione o del divorzio, il primo nucleo familiare si evolve, si allarga, si adatta alle nuove esigenze creando un nucleo più ampio e disomogeneo.
Non esiste più la famiglia base: genitori-figli, ma si forma una nuova famiglia allargata ad altre realtà: genitori-figli-nuovi partner-nuovi figli-etc…
In tali nuove famiglie, prima di un completo adattamento, i figli della famiglia originaria possono provare verso il nuovo genitore subentrante un sentimento di odio, anche in forma latente ed inconsapevole.
Idealmente i figli vedono il genitore subentrante come colui che sconvolge l’ordine iniziale e senza il quale forse la famiglia originaria potrebbe ancora sopravvivere.
Inconsciamente i figli, che ancora non si sono adeguati ai nuovi ruoli, faticano ad accettare la nuova struttura familiare rimpiangendo la famiglia di origine.
Celano in tal modo un senso di colpa nel provare rancore verso i nuovi arrivati anche se comprendono che devono farlo per il bene di tutti.
Non dimentichiamo che i bambini, e alcuni adolescenti, hanno una visione un po’ egoistica, improntata ad ascoltare solo le loro esigenze, ma con un po’ di pazienza ed impegno impareranno ad accettare e ad amare anche i nuovi arrivati, capendo che in tal modo più persone potranno amarlo ed avere più attenzione per lui.
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