
Complesso di Narciso
27/10/2016
La sindrome di Medea
01/11/2016GUÉRIN, Pierre-Narcisse (b. 1774, Paris, d. 1833, Roma) Dido and Aeneas c. 1815 Oil on canvas, 292 x 390 cm Musée du Louvre, Paris Dido was, in Roman mythology, the queen of Carthage. She was the daughter of a king of Tyre. After her brother Pygmalion murdered her husband, she fled to Libya, where she founded and ruled Carthage. According to one legend, Dido threw herself on a burning pyre to escape marriage to the king of Libya. In the Aeneid, Vergil tells how she fell in love with Aeneas, who had been shipwrecked at Carthage, and destroyed herself on the pyre when, at Jupiters command, he left to continue his journey to Italy. In this painting Guérin depicted the scene when Aeneas narrates the destruction of Troy. Henry Purcell (c. 16591695), the English composer and organist, composed an opera from the story of Dido and Aeneas. Listen to the MIDI version of the overture of Purcell's Dido and Aeneas. --- Keywords: -------------- Author: GUÉRIN, Pierre-Narcisse Title: Dido and Aeneas Form: painting Time-line: 1801-1850 School: French Type: mythological
Nel Complesso di Didone la donna forte si innamora di un uomo debole.
Ci si chiede come mai le donne intelligenti, forti e capaci spesso si innamorano di uomini che non lo sono, eppure hanno dedicato una vita ha lottare per il loro riconoscimento, dar prova del loro valore, eppure nei sentimenti sono in balia del primo ometto senza carattere che le corteggia.
Sono le donne Didone, vediamo chi sono.
Chi era Didone
Fin dall’inizio dell’Eneide di Virgilio e per tutta la storia della passione della regina Didone per Enea, la vicenda è presentata come “follia d’amore”, gravata dalla percezione delle connotazioni negative di una passione violenta e incontrollabile, pronta a degenerare in conseguenze funeste, contrarie alle regole di comportamento sociale e religioso.
Nonostante fosse un prode guerriero sul campo di battaglia, al di fuori della guerra era un uomo incapace di assumersi delle responsabilità, nemmeno nei confronti dell’amata Didone, per tale motivo il complesso parla di una donna che seppur forte ed indomita si innamora di un uomo debole ed inaffidabile.
Didone s’innamorò di Enea come s’innamorano sempre le donne intelligenti, perdendo quel controllo delle sue emozioni che aveva avuto sino ad allora, e questo la manda in crisi facendole dimenticare tutti gli obblighi dovuti al ruolo di Regina.
É la storia classica di un amore impossibile, ma che riesce a dirci moltissimo anche dell’oggi perché è soprattutto la parabola di una dipendenza affettiva, un amore tossico, il classico incontro tra un narcisista patologico e una donna brillante.
Intelligenza razionale che soccombe sotto i pugni vigliacchi sferrati da quella emotiva.
Ma per comprendere la complessità di tale disturbo dobbiamo conoscere la storia mitologica di Didone.
Chi rappresenta Didone
Il mito greco di Didone, inizialmente nota come Elissa, narra di una donna talmente fedele e legata alla memoria del marito morto da preferire il suicidio, gettandosi in un rogo, piuttosto che andare in sposa ad un altro.
Con lei incomincia il mito della donna forte, indomita, combattiva, che non ha paura di morire pur di non venir meno ai suoi ideali.
Virgilio nell’Eneide riprende il personaggio di donna forte e la rende ancora più acuta, spavalda, tanto da trasformarla in una virago, disposta ad abbandonare la sua terra pur di non subire l’egemonia del fratello, disposta a lasciare la sua patria ed i suoi ricordi per l’ignoto e l’incertezza.
Un ardore che solo Ulisse aveva osato avere alla guida dei suo equipaggio quando ebbe a condurli per lidi ignoti e sconosciuti.
Ma Virgilio vuole rendere questa donna più umana, più debole, e la trasforma in un essere arrendevole davanti all’amore ed alla passione per un uomo.
Didone passa così dall’essere regina ammirata e lodata per la sua fermezza a diventare lo zimbello del suo popolo perché non è in grado di gestire impulsi primordiali e l’infatuazione da adolescente.
Di fronte a Didone il personaggio di Enea sembra quasi annullarsi. Egli appare incapace di prendere decisioni autonome e di provare sentimenti forti e personali, come quelli che invece prova e manifesta Didone.
L’affetto che prova per la Regina è chiuso dentro di lui, nascosto dalla fretta con cui egli organizza uomini e navi per una partenza che sembra più una fuga.
Il personaggio di Didone viene completamente trasfigurata da Virgilio, che rende una regina osannata per fede e devozione, tanto da preferire il rogo ad un altro sposalizio, a donna mutevole e cedevole ai suoi istinti.
Incostante e volubile, la regina che un tempo era forte, arguta e capace da far sorgere un impero dove prima c’era il nulla, si trasforma in una donna totalmente impreparata al sentimento, all’amore per un uomo ed agli istinti passionali.
La regina potente che crea un regno dal nulla diventa l’essere incapace di gestire il sentimento più semplice; dall’acclamazione del riconoscimento sociale si trasforma in emarginata, disconosciuta dal suo popolo e bandita a causa dei suoi umori.
La regina di Tiro che evita la morte per mano del fratello con uno stratagemma, che indomita parte alla ricerca di una nuova patria, contro il destino sconosciuto e l’ignoto, che grazie alla sua intelligenza ed astuzia conquista un pezzo di terra trasformandolo nella grande Cartagine, tanto generosa da accogliere naufraghi e passanti diventa inetta e fragile alla sua prima infatuazione.
Per un uomo che tra l’altro non potrà mai essere suo, e che non vorrà restare al suo fianco perché appartiene ad un’altra patria, a cui dopo una fugace passione farà ritorno, abbandonandola.
Il coraggio e la solidità cedono all’innamoramento ed alla passione, il prestigio diventa scelta scellerata e sciagurata e la sua fine sarà la solitudine, l’oblio, la rabbia ed il suicidio.
Come Anna Karenina
Questa vicenda ricorda un altro personaggio, più moderno, ma sempre trasformato dagli eventi passionali, che aliena la sua figura di donna sicura e di grande rigore sociale per diventare un’amante corrotta dalle passioni, che abbandona il suo prestigio e ruolo sociale per la passione di un giovane ribelle ed avventuro, immaturo ed incapace di starle al fianco.
Quello di Anna Karenina nell’omonimo romanzo di Lev Tolstoj.
Karenina sceglie una vita costruita sul prestigio sociale, con un matrimonio di convenienza, coronato il tutto da una vita di rigore morale e castrazione.
Questo vuole la sua società e questo concede per l’ammirazione e la considerazione, lei che viene dal nulla ma con la sua vita fatta di obblighi e doveri si crea un ruolo sociale rispettato, stimato ed ambito.
Poi la passione per un uomo volitivo, immaturo, per cui ogni donna era una conquista ed occasione di gioco e vanto che le toglierà tutto.
Inutilmente i due amanti tenteranno di ritagliarsi un pezzo di vita che possa combaciare con le loro nuove esigenze, ormai alla rinuncia fa presto seguito il disprezzo sociale e l’emarginazione, e questo nuovo stile di vita non basta a nessuno dei due.
Lui non è abituato alla miseria e ad avere una sola donna, che diventa la sua dannazione e castrazione, lei non ottiene ciò che si aspettava dalla sua scelta di abbandonare tutto e tutti per amore, un altro grande amore che sappia compensare la perdita ed essere un nuovo valore di vita.
Resasi conto che il suo destino era la solitudine e il rimorso di ciò che aveva rinunciato, si suicida gettandosi sotto il treno.
Come la Karenina anche Didone non sarà in grado di superare l’abbandono dell’uomo amato.
Pur consapevole del fatto che Enea era un avventuriero, conosciuto da naufrago e destinato a far ritorno ad Itaca la regina si renderà cieca per amore ed incapace di prevedere gli eventi.
Colei che era partita da una patria per non sottostare alle leggi del fratello, che aveva imbarcato tutti i suoi averi senza una destinazione e senza meta, conquistando territori e prestigi, trasformando il niente nella città più potente del Mediterraneo, si arresta davanti ad una infatuazione diventando incapace di ogni decisione sensate e razionali.
La passione che acceca
Se è pur vero che l’amore ci toglie ogni raziocinio, la passione non ci trasforma in persone che non siamo mai state, ciò che diventiamo dipende soltanto dalla nostra volontà che ci fa preferire una strada oppure un’altra, con diverse scelte conseguenti.
La consapevolezza di tale realtà fa esplodere di rabbia Didone la quale manderà una maledizione al suo amato Enea mentre lo vede allontanarsi all’orizzonte.
È la rabbia e la voglia di distruttività che segue alla perdita del controllo dell’oggetto che amiamo, la gelosia e l’incapacità di lasciar andare ciò che desideriamo anche se siamo consapevoli che questo era destino.
Se non lo può avere lei non dovrà averlo nessun altra, questo era il pensiero sbagliato e deviante che ormai governava la mente della Regina.
Questo desiderio di possedere egoisticamente ed irragionevolmente porta alla distruzione, infatti Didone si suiciderà pugnalandosi e gettandosi sul fuoco già pronto per lei.
Così la donna che non si era arresa agli eventi ed alle scelte di altri, si arrende davanti al proprio egoismo, incapace di sopravvivere a se stessa, incapace di superare una fase critica, dolorosa, ma non impossibile.
La resa di Didone è la resa della donna davanti alle proprie debolezze.
Per questo motivo il disagio conosciuto come il complesso di Didone è un disagio moderno, che può verificarsi nella vita, che segue alla scelta sbagliata di un partner che porterà solo dolore e tristezza, che farà sentire tradite ed abbandonate, ma che darà l’opportunità di ricominciare, avendo più maturità, più saggezza ed esperienza se si affronta la vicenda nel giusto modo.
Didone non muore da inetta, da debole, muore la donna che ama e soffre per l’abbandono, lasciando il posto ad una donna nuova, più forte e più saggia, che ama se stessa prima di tutto e che saprà ancora costruire un impero dal nulla.
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