Non è sempre facile comprendere il disagio di un bambino o di un preadolescente perché nonostante abbiano i mezzi per comunicare ed un ottimo rapporto con i genitori, è sempre difficile per loro esprimere delle emozioni soprattutto quelle negative.
Un po’ per vergogna, un po’ per il timore di essere sgridati o ripresi dai genitori, un po’ per il timore che la notizia si diffonda e possa diventare oggetto di scherno non solo fra adulti ma anche da parte dei coetanei.
Ecco allora che la chiusura è il rimedio che il piccolo attua sperando che tenendo la cosa riservata solo per sé nessun altro se ne accorga e nessun altro possa prenderlo in giro, non pensando che quel disagio solo perché assopito o celato, non diventa più lieve e nemmeno scompare, ma rimane lì a mettere le radici per un disagio che forse lo seguirà anche da grande.
Sia la scrittura che il disegno sono due modalità espressive che utilizzano il gesto grafico attraverso il quale il piccolo o l’adolescente esprimono le loro emozioni, gli stati d’animo, i disagi e le loro frustrazioni.
Per i più piccoli è più facile che sia il disegno lo strumento comunicativo preferenziale perché esso permette di estraniarsi dal problema e trasformarlo coi personaggi rappresentato sulla carta, in modo tale che siano essi a parlare e raccontare dei problemi in vece sua.
Il disegno rappresenta la prima capacità grafica espressa dal bambino che, se esercitata, diventa sempre più complessa e articolata.
In qualche caso, con l’aggiunta di altre capacità creative può raggiungere forme astratte di espressione come nell’arte, dove oltre all’abilità si esprime anche un pensiero complesso capace di operare una sintesi nella rappresentazione.
Anche la scrittura parte con strutture elementari e diventa originale e complessa quando la persona sviluppa nuove capacità cognitive e affettive; proprio per questo vi sono grafie che in persone adulte hanno ancora caratteristiche infantili e grafie dove è evidente una forte personalizzazione data dal dinamismo individuale e segno di originalità del pensiero e dell’azione.
Nel lavoro di indagine attraverso un’analisi grafologica, calligrafica o dei disegni e dei scarabocchi di chi appartiene ancora nella fase infantile (ma non è detto perché essi possono essere uno strumento valido anche per comprendere l’intimo di un adulto restio al racconto).
Come la scrittura anche il disegno ha una sua metodica rappresentativa molto simbolica, i quanto il colore, gli oggetti o animali rappresentati, l’utilizzo delle dimensioni e dei colori è pregno di significati psicologici che vanno interpretati.
Inoltre il disegno mette sia il bambino che l’adolescente o l’adulto a suo agio in quanto non si rende conto di esprimere direttamente la questione, a parlare esplicitamente del problema che lo affligge ma lo fa attraverso un costrutto fatto di immagini rappresentative ed espressive.
Per esempio, di seguito riporto un’esamina di una valutazione di come può essere interpretato il disegno ed attraverso quali elementi indicativi, prendendo lo spunto di un’analisi formale del disegno e della grafia fatta su bambini e ragazzi che abbiano un’età superiore ai 6-7 anni.
Lo spazio del foglio sia nell’ambito grafologico che nel test del disegno rappresenta lo spazio di vita, la relazione che il soggetto ha con lo spazio intorno e come tende ad occuparlo.
Per dimensione si intende la grandezza del disegno, del personaggio rispetto ad altri e la proporzione del disegno rispetto allo spazio del foglio.
Il fatto che una grafia e un disegno occupino un grande spazio o uno spazio piccolo rappresenta il modo di porsi in relazione all’idea di sé e degli altri.
Per pressione si intende la forza espressa nel tratto che forma il disegno, e che può essere lieve o premuta creando dei solchi, solchi che possono essere maggiori in certi punti e non in altri, anche tale differenzazione ha uno specifico significato psicologico.
La pressione valuta l’energia e rappresenta un dato costituzionale molto indicativo, ma capace di essere modulato nel tempo.
Il tratto è il segno lasciato sul foglio per scrivere o disegnare, è una parte del tracciato che rappresenta la base dell’impulso neuromotorio e racchiude in sé non solo la pressione, ma anche lo stile del soggetto e va valutato nella sua qualità, nella sua consistenza e nella forma(tratto curvilineo, retto, segmentato, incerto).
Tutti questi elementi sono la base della valutazione delle immagini che i bambini, e non, imprimono sul foglio, consciamente o spesso inconsciamente, ma che rappresentano un loro stato d’animo o un loro disagio o un loro vissuto con l’ambiente casalingo o quello esterno ad esso.
Non si deve necessariamente attendere che vi sia un problema per far analizzare scritti, disegni e scarabocchi, è sempre meglio seguire la via preventiva e fare un’analisi anche se si ritiene che non sussistono problematiche da sollevare e valutare, tanto meglio, ma nel frattempo con un’analisi grafica o disegnata avete avuto sicuramente l’opportunità di conoscere meglio vostro figlio o un vostro caro.