
La gelosia dei fratelli
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28/03/2017Il conflitto tra fratelli adulti ha radici profonde.
Nasce dall’infanzia, quando il primogenito viene spodestato dal suo ruolo e dall’amore esclusivo per far posto al nuovo arrivato, e non è tutto, molte volte il nuovo fratello porta con se delle preferenze delle esclusività per tutta la vita, soprattutto se si tratta di un figlio maschio.
Questo comporta che il primogenito o, come risulta nella maggior parte dei casi la primogenita, diventa un figlio di categoria “B” che tutto deve e a cui rimane poco nulla.
Il rapporto tra fratelli
I fratelli e le sorelle sono, che lo si voglia o meno, presenze che impattano in modo profondo nella vita di una persona. Il rapporto che si instaura tra loro è la prima esperienza di “rapporto tra pari” in famiglia ed è spesso caratterizzato da una forte ambivalenza.
Ce ne parla la psicologia infantile quando indaga le reazioni del primogenito all’arrivo di un fratellino o una sorellina: non è raro che il bambino più grande, finora figlio unico, possa provare gelosia nei confronti del nuovo arrivato e possessività nei confronti dei genitori per il timore di non ricevere più le loro attenzioni.
Questi sentimenti possono generare delle rivalità tra i fratellini che nella maggior parte dei casi sono temporanee, passano col tempo soprattutto per merito dei genitori che non fanno sentire il primogenito come il figlio accantonato o dimenticato.
Si tratta del cosiddetto complesso di Caino, definito anche “sindrome del fratello maggiore” o, al femminile “complesso della sorella maggiore” o “sindrome del figlio spodestato”. Questi termini non sono usati a caso.
Essa evidenzia come la rivalità percepita con il proprio fratello o sorella possa portare il bambino (non solo il fratello maggiore ma anche il minore) a sperimentare un disagio esternato spesso con sintomi psicosomatici, comportamenti aggressivi o tipici di una fase precedente dello sviluppo (ad esempio può tornare a fare la pipì a letto anche se ha già raggiunto il controllo degli sfinteri).
Questi sentimenti possono cambiare con l’evoluzione del rapporto che, oltre alla competizione, permette ai fratelli di sperimentare la collaborazione nutrendo sentimenti di complicità e affetto reciproco fino a diventare un rapporto bilanciato in cui essi si riconoscono reciprocamente come individui autonomi, non più in competizione per avere l’affetto esclusivo dei genitori ma nemmeno più in simbiosi tra loro.
Fratelli che litigano
Secondo uno studio dell’università di Oxford, più i rapporti tra fratelli e sorelle sono sereni e collaborativi durante l’infanzia, più è probabile che lo siano anche in età adulta e che le liti tra fratelli siano meno frequenti.
Tra i problemi familiari più comuni, possono esserci quelli che nascono con i genitori. L’intera adolescenza è costellata di lotte, incomprensioni e contrasti che, alle volte si protraggono anche quando il figlio è cresciuto, alimentando il conflitto tra genitori e figli adulti.
Il rapporto tra fratelli, quando si cresce, può modificarsi radicalmente per tante ragioni: si può trattare di modi di intendere certi aspetti della vita non condivisi o di scelte personali che possono, in certe circostanze, portare a rapporti difficili tra sorelle e fratelli.
La rabbia e l’invidia tra fratelli adulti possono emergere per diverse ragioni e, quando non si riescono a superare, possono far nascere un’indifferenza tra fratelli tale da far esclamare frasi come “non voglio più avere a che fare con mio fratello”, “non parlo più con mia sorella”, “ho una sorella tossica, non voglio che faccia parte della mia vita”.
È frequente che, alla base di un rapporto conflittuale tra fratelli ormai adulti, ci siano questioni irrisolte dell’infanzia che riaffiorano di fronte a situazioni in cui, per esempio, anche da adulti, i genitori fanno continui raffronti tra i fratelli, magari preferendone uno e considerando l’altro la pecora nera della famiglia, compromettendo così la sua autostima, ma soprattutto il suo valore all’interno di quella famiglia.
Le cause dei conflitti
La disparità di trattamento percepita nell’infanzia o nell’adolescenza da parte dei genitori è proprio uno dei motivi da cui può scaturire un rapporto di gelosia tra sorelle adulte o una maggiore distanza emotiva tra fratelli.
Altre volte i fratelli che non si parlano possono aver deciso di assumere tale comportamento quando si trovano incastrati in rigidi copioni familiari o quando a essere in conflitto sono i genitori tra loro e che, anche inconsciamente, operano una triangolazione familiare richiedendo ai figli di schierarsi dalla loro parte, e mettendoli in una difficile posizione di scelta.
La gelosia tra fratelli adulti, per la psicologia, trova quindi delle spiegazioni nel ruolo dei genitori e nel loro modo di gestire il rapporto con i figli, che può influenzare il legame fraterno anche se si tratta di persone adulte. Ma ci sono anche altri fattori che possono entrare in gioco, come la competizione per le risorse.
Possibili cause di acredini tra fratelli ormai adulti possono infatti essere anche la gestione di un’eredità, o il modo in cui si decide di affrontare una possibile malattia del genitore o, ancora, la non condivisione di determinate scelte di vita personali.
Un altro fattore che può entrare in gioco è l’età. Secondo lo studio dell’università di Oxford citato sopra, minore è la differenza di età e maggiore è la probabilità che si crei tensione tra fratelli e competizione per le risorse familiari. Anche avere una grande differenza di età è un fattore che riduce la probabilità di conflitti tra fratelli in età adulta.
Sorelle e fratelli
Le dinamiche psicologiche di cui abbiamo parlato valgono allo stesso modo quando si parla di competizione, gelosia e invidia tra sorelle adulte oppure tra fratelli adulti?
In uno studio svedese che ha preso in esame ben due generazioni (2.278 intervistati nella prima e 1.753 nella seconda generazione) e raccolto diverse esperienze storiche, è stato osservato come tra sorelle adulte c’era più probabilità che fossero presenti conflitti rispetto a quanto avveniva tra fratelli e sorelle.
Nella generazione più anziana, inoltre, le famiglie dove erano presenti due fratelli, avevano meno probabilità di entrare in conflitto rispetto a quelle composte da due sorelle. Uno studio più recente ha confermato questi risultati osservando come tra le sorelle, specie se vicine di età e conviventi per un lungo periodo, c’era un maggiore conflitto rispetto ai fratelli.
C’è da dire che entrambi gli studi non hanno preso in esame la violenza fisica che, al contrario di quanto accade tra le sorelle, potrebbe essere più presente tra i maschi. Un’altra ipotesi è la presenza di una maggiore gelosia tra sorelle adulte, legata al loro andare in competizione per risorse più simili rispetto ai fratelli.
Le radici di queste dispute tra fratelli che non si parlano però sono spesso riconducibili a momenti di tensione nell’infanzia: è importante quindi cercare di comprendere la psicologia della gelosia tra fratelli adulti nel contesto più ampio delle dinamiche familiari.
Il comportamento dei genitori è fondamentale per lo svilupparsi (o meno) dei conflitti tra fratelli. Spesso infatti, seppur inconsapevolmente, i genitori potrebbero alimentare queste frustrazioni e ostilità tra i figli, che si tramutano – in età adulta – in odio reciproco.
Non è solo per l’eredità
Quasi la metà degli adulti che hanno fratelli o sorelle sostiene di avere con loro un rapporto conflittuale: una percentuale molto elevata, che contrasta con l’immagine idealizzata che si desidera avere sul legame fraterno.
I motivi più frequenti di conflitto riguardano questioni economiche come l’eredità e l’assistenza ai genitori non più autosufficienti. Ma le ostilità raramente insorgono da adulti, sono piuttosto la prosecuzione o la riattivazione di vecchie ferite.
Infatti, non è la questione economica in sé a scatenare il rancore, il denaro rappresenta il sostituto di quell’amore mancato, non avuto abbastanza, non quanto quello ricevuto dall’altro.
Il parametro ereditario è solo un prolungamento di un disagio patito da una vita.
La maggior parte delle volte il rapporto conflittuale tra fratelli si inserisce e va compreso all’interno della più ampia cornice delle dinamiche familiari. Il comportamento dei genitori è frequentemente alla base dell’astio tra i figli, anche quando essi non ne sono per nulla consapevoli e anzi credono di agire per il loro bene.
Possono lasciare che la loro preferenza per un figlio (sentimento di per sé normale e non necessariamente deleterio) si traduca in un trattamento diverso o in privilegi da cui altri figli sono esclusi, inducendo i figli a lottare tra loro per ricevere l’attenzione e l’amore dei genitori.
Possono fare confronti tra i figli pensando così di spronarli a migliorarsi, e innescando invece invidie feroci.
Anche quando i genitori sono attenti ad essere equi con tutti i figli, inevitabilmente i diversi figli, pur vivendo tutti nella stessa famiglia, sperimentano su di sé un trattamento e delle aspettative almeno in parte differenti, anche solo in base all’ordine di nascita, perché arrivano in epoche diverse, con genitori che di volta in volta hanno esperienza, storia, condizione emotiva diversa.
Può accadere che i valori di vita che circolano in una famiglia e le aspettative che la famiglia nutre verso ogni membro influiscano sulla qualità dei rapporti fraterni. Così, ad esempio, se un figlio fa una scelta di vita non in linea con valori e credenze familiari, fratelli e sorelle possono ripudiarlo perché tradisce il “mandato” familiare.
Oppure, i rapporti tra fratelli possono rompersi quando uno di loro tenta di uscire da un ruolo che finora ha ricoperto in famiglia e che ora gli va stretto.
Il taglio del legame lascia grande amarezza e un senso di vuoto. La possibilità di superare il conflitto con fratelli e sorelle passa innanzitutto dalla capacità di uscire dal ruolo di figli e dalle dinamiche familiari, a volte disfunzionali, per vedersi come adulti liberi di scegliersi reciprocamente.
Anche ripercorrere la storia familiare, provare a mettersi nei panni dell’altro, a sentire come si sta in quella posizione in quella famiglia, può aiutare a comprendere i suoi comportamenti e, anche nel caso non avvenga un riavvicinamento, a trovare un senso e una pacificazione interiore.
Ma questo non sempre è possibile. In questi casi meglio lasciar perdere ed attendere tempi migliori.
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8 Comments
Le figlie o figli che non si sposano non formano una nuova famiglia e quindi rimangono nella famiglia originaria, e’ quindi fisiologico che debbano prendersi cura della famiglia dove hanno deciso di restare, oppure non vogliono fare neanche questo? Chi forma una nuova famiglia ha già il suo abbondante carico di lavoro. La verità è che di solito chi non si forma una famiglia nuova è perché non ha voglia di fare nulla.
Non è sempre così, ogni caso è talmente diverso e ha mille sfacettature e motivazioni che non si può generalizzare.
Condivido invece l’idea che al giorno d’oggi troppi giovani, se non addirittura adulti, rimangono in famiglia per continuare ad essere accuditi e viziati come bambini.
Questi bambini troppo cresciuti purtroppo rimarranno tali anche da grnadi e non sapranno insegnare ai loro figli, perché purtroppo molti di loro inconsciamente si sposano e mettono pure al mondo dei figli, cosa vuole dire essere adulti, indipendenti, autonomi e capaci di arrangiarsi senza l’aiuto di papà e mamma ogni volta che ce n’è bisogno.
Ma ribadisco che in tali casi la colpa principale è della cattiva educazione dei genitori, a cui dei figli senza spina dorsale si adeguano con troppa facilità, senza nemmeno pensare da soli.
Per tale motivo vedo sempre più persone immature e sempre più bambini e giovani senza valori e senza una direzione.
Marilena
Buonasera In seguito alla morte di mia madre si e ripresentata una sorella che contesta la donazione di un immobile che mi ha fatto mia madre quando era ancora in vita. Premetto che mia madre ha lasciato dal notaio anche un olografo dove specifica che casa va a me perché costruita con i miei soldi(purtroppo non dimostrabile). Come potrei diffedermi secondo lei e salvare la mia proprietà.Grazie
Dovrebbe raccontarmi la situazione storica e testamentaria con maggiori dettagli, magari via mail, permettendomi di analizzare meglio l’intera vicenda con tutti i suoi particolri qui omessi, e per onestà le anticipo che il consiglio su come aiutarla a sistemare le cose non può essere gratuito.
Marilena
Dopo qualche anno di litigi per come veniva gestita l azienda di famiglia mio fratello è uscito dalla società e da un anno non ne fa più parte purtroppo la cosa è degenerata con i nostri genitori distrutto dal evevnto che ha allontanato i nostri rapporti il problema che lui da la colpa della sua uscita a. Loro e vorrebbe ridiscutere anche la liquidazione che a distanza di un anno non gli sta più bene come è stata conteggiata e rateizzata è una sofferenza per tutti ed io ho dei forti rimorsi perché credo che mia madre e mio padre soffrono per colpa mia spero mi possa dare un consiglio grazie mille
Dovrebbe dettagliare meglio le questioni su cui chiede una consulenza legale, in modo che le possa rispondere dettagliatamente ed in maniera precisa
se acconsente ad una consulenza con preventivo mi ricontatti via mail: info@marilenacremaschini.it
Marilena
Gent.ma A., io sono una figlia che nn si è sposata, ma che ha fatto il suo percorso da dopo il liceo fuori casa (prima università e poi lavoro in più città lontano da casa).
Ora gentilmente mi può spiegare perché sono stata “costretta”, per l’amore verso mia madre colpita da una grave malattia invalidante, prendermi cura di lei, ritrasferendomi addirittura da lei in una casa in affitto vicino al mio lavoro nella città in cui sono residente, con in vita il marito ed un figlio che hanno abdicato perché per loro ci sarebbe stato l’approdo naturale della dell’internalizzazione per questi casi?
Se mi aiutasse a capire. Grazie, m.
Credo che questo problema vada affontato con qualche seduta in counseling, in modo da appronfondire la situazione e trovare la via d’uscita.
Nel caso sia concorde nel seguire tale percorso mi ricontatti via mail: info@marilenacremaschini.it
Marilena