Il ricatto affettivo è una forma di manipolazione basata sulla minaccia di “togliere” amore o considerazione per costringere l’altro a fare un qualcosa che diversamente non farebbe o che farebbe in maniera diversa.
Sono delle modalità con cui il “controllante” mantiene il controllo sul “controllato”.
In pratica chi lo esercita obbliga a modificare un suo comportamento, azione o pensiero dietro una minaccia.
La minaccia può realizzarsi in tanti modi, saranno tanto più sofisticati quanto più è sofisticata la manipolazione.
Può essere esplicita, usando per esempio frasi come: “se non fai così ti lascio”, “se non cambi me ne vado”, “se non mi dai quella cosa ti metto contro i tuoi figli”.
Oppure può essere più velata e nascosta, ad esempio quando è fatta con una costante svalutazione tanto da indurvi a pensare che senza di lui non sarete in grado di fare nulla, quindi avete bisogno del suo amore.
Il ricatto affettivo funziona tanto meglio quanto più siamo inconsapevoli di come avvenga quell’aggiungere o togliere amore a comando come se si trattasse di un oggetto e non di un sentimento.
Comprendiamo che l’amore non è una cosa che si può ottenere a semplice richiesta, ma siamo consapevoli però che quella persona può darci l’amore di cui abbiamo bisogno e quindi ci mettiamo nelle condizioni di poter essere manipolati a comando.
Tutti noi siamo persone che per natura instaurano dei rapporti affettivi diversi a seconda del rapporto che c’è tra le persone.
Pensiamo ad esempio a quante volte l’abbiamo usato nell’educazione dei figli per insegnare loro il giusto modo di comportarsi.
Ma il ricatto affettivo di cui sto parlando non riguarda quelle modalità relazionali che fanno crescere, riguarda quelle modalità che impediscono proprio uno sviluppo equo e positivo.
Per questo che le persone vittime di un ricatto affettivo percepiscono delle sensazioni negative come il disagio, il fastidio, si comprende che qualcosa non sta andando per il verso giusto o in qualche modo ci si sente violati nella propria libertà d’azione e di pensiero.
Ma vediamo i modi con cui si esterna in modo da riuscire a riconoscerlo ed evitarlo.
Si può parlare di una forma di ricatto quando la situazione che stiamo vivendo presenta le seguenti caratteristiche:
Non è sempre facile capire se siamo vittima di un ricatto affettivo perché non tutte le forme di ricatto sono esplicite o si manifestano con aperte minacce, inoltre noi ci fidiamo del nostro ricattatore e non volgiamo dispiacerlo, deluderlo, averlo comunque contro.
Alcuni ricattatori utilizzano il silenzio come forma di protesta, in modo da avere poi l’arma nel potervi dire: “io non ho detto nulla!”, “ te le inventi tu queste cose, io non ho parlato e non ho fatto nulla”.
Altri, invece, adottano un atteggiamento di vittima anticipando le vostre sensazioni in modo che voi non le possiate più usare e non possiate lamentarvi di sentirvi come tale: se è lui la vittima non potete esserlo anche voi.
C’è chi ci confonde facendo sentire noi come i “cattivi” della situazione confondendo i nostri sensi di colpa. A quel punto reagiremo solo per non sentirci cattivi senza comprendere chi è stato il vero cattivo della vicenda.
La prima cosa da fare per porre fine ad un ricatto affettivo è cercare di disinnescare quegli stati emozionali che si mettono in moto dentro di noi ogni volta che ci ritroviamo in questo tipo di situazione, e che ci spingono a cedere al ricatto.
Questi stati emozionali sono:
Sono sentimenti che appesantiscono la nostra anima al punto che, pur di evitarli, preferiamo cedere alle richieste dell’altro illudendoci di poter risolvere in questo modo la situazione o di rimandare la risoluzione ad un altro momento, che però non verrà più.
Il vostro ricattatore sa benissimo quali sono gli argomenti da evitare.
Ma si può intervenire su tale modalità al fine di evitare il ricatto emotivo.
Come?
Cercando di intervenire su quei sentimenti – paura, senso del dovere e senso di colpa – che sappiamo essere il nostro punto debole per imparare ad essere più forti e meno condizionabili.
Se hai paura di essere lasciata o lasciato prova a pensare a questo: quante volte hai sentito questa minaccia? e quante volte sei stata lasciata veramente?
Sono sicura che la risposta è mai, altrimenti non vivresti ancora una relazione.
Hai paura di rimanere sola? Prova ad analizzare questa paura e capire quanto sia fattibile e ti renderai conto che di fatto una paura simile non può verificarsi.
Tutti noi siamo esseri sociali e viviamo in mezzo agli altri, impossibile quindi pensare di rimanere da soli, sapremo sempre costruire dei rapporti, saremo pertanto sempre in grado di allontanare di fatto tale paura.
Temi forse di perdere quella persona?
Se è così forse è arrivato il momento di chiedersi se quella è veramente la persona che desideri, e se la vita che fai con lui è quella che hai sempre sognato.
Se è un senso del dovere a renderti così vulnerabile allora impara ad esaminare quel dovere e provare a capire se veramente non ci sono alternative, oppure cerca di capire perché da una tua azione giusta e corretta qualcun altro deve guadagnarci in modo truffaldino.
La correttezza ed il dovere devono servire solo a fare la cosa giusta e nel bene, se servono il male non sono più una cosa giusta e corretta, quindi in quella occasione non sei tenuta a comportanti come l’altro desidera.
Se è invece il tuo senso di colpa il tuo tallone di Achille allora prova a capire le fondamenta di quel senso di colpa, capire da dove nasce, perché si crea e a cosa ti fa pensare.
Questi modi di valutare la questione ti porteranno sicuramente ad una risposta e ti faranno anche comprendere se tale senso è giustificato o appartiene alla sfera delle tue paure e dei tuoi timori.
Il senso di colpa nasce sempre da una valutazione postuma e mai contestuale.
È ovvio che se conosciamo il risultato prima di agire siamo più facilitati nel trovare il modo giusto di farlo, solo che nella maggior parte dei casi non possiamo prevedere il futuro.
Quindi ogni nostra azione può essere valutata successivamente quando ormai tutti gli eventi si sono realizzati.
Non dobbiamo colpevolizzarci di un evento per noi imprevedibile.
Impariamo a darci più tolleranza, impareremo così ad essere meno fragili e ad impedire che altre persone abusino della nostra bontà e disponibilità.