
Cos’è il masochismo
12/05/2017
Cos’è la vigoressia
20/05/2017Ogni persona ha diverse subpersonalità.
Esse sono definite come delle immagini di noi stessi, dotate di emozioni, impulsi, pensieri e comportamenti corrispondenti: sono dei veri e propri “personaggi” interiori con cui ci identifichiamo, che “impersoniamo” ed utilizziamo a seconda delle varie situazioni esistenziali.
Ciò spiega perché ci comportiamo come se fossimo persone diverse in momenti e situazioni differenti.
Le subpersonalità
La nostra personalità è costituita dall’insieme di caratteristiche psicologiche, comportamentali e relazionali, che ci rendono riconoscibili e ci distinguono dagli altri.
La parola “personalità” deriva dal termine latino “persona(m)” con cui si indicava la maschera che nel teatro classico dell’antichità greca e poi romana gli attori portavano sul volto; le diverse maschere utilizzate erano tipiche di ciascun personaggio rappresentato e individuandone in modo fisso e costante le caratteristiche lo rendevano riconoscibile.
La personalità di ciascuno di noi condiziona profondamente la nostra vita e pertanto si tratta di un argomento molto studiato dalla psicologia.
Dei tanti aspetti interessanti del concetto e dell’esperienza della personalità desidero qui soffermarmi su uno in particolare: la natura molteplice – cioè articolata in varie parti – della personalità. Si tratta di qualcosa di cui spesso non ci curiamo e di cui molte volte nemmeno ci accorgiamo, ma è un aspetto dalle ricadute pratiche molto vaste e di grande importanza per il nostro benessere.
Passiamo la maggior parte del tempo della nostra vita lavorando, studiando, prendendoci cura di coloro che amiamo, cercando di procurarci esperienze di benessere e rifuggendo da ciò che ci fa soffrire e ci fa paura.
Siamo così impegnati e presi dalla nostra vita con tutti i suoi impegni e accadimenti che la maggior parte di noi non si accorgono che la nostra personalità non è unitaria e monolitica, come possiamo erroneamente intuire, ma è costituita da una molteplicità di parti; essa è composta da un insieme di veri e propri “personaggi”.
Alcuni di questi personaggi sono chiaramente riconoscibili in noi in vari momenti della quotidianità: alcune persone hanno infatti una parte di loro che esprime un forte senso di ribellione e di giustizia sociale come uno Zorro o un Robin Hood; alcuni hanno una parte “crocerossina” che tende a impegnarsi per essere di aiuto agli altri; altri possono avere una parte “pirata”, un po’ egocentrica, furba, spregiudicata, poco rispettosa delle regole; altri ancora possono avere una parte “principessa” o “principe” che ama essere notata, apprezzata, mettersi in mostra, pavoneggiarsi un po’.
Questi e molti altri personaggi possono essere presenti in noi e alternarsi nella nostra vita come attori su un palcoscenico. Se noi guardiamo quindi con attenzione alla nostra personalità non riusciremo più a immaginarcela come una realtà unica e monolitica ma saremmo portati a rappresentarla come un insieme di parti, veri e propri personaggi che vestiti con gli abiti più diversi e calati nei loro diversi ruoli cercano espressione sotto i riflettori del palcoscenico della nostra vita interiore e di relazione.
Le personalità multiple
La psichiatria nel corso della sua storia ha descritto situazioni patologiche espressione di questa molteplicità di parti che oggi vengono diagnosticate con i termini “Disturbo di personalità multipla” (in acronimo DPM)” oppure “Disturbo Dissociativo di Identità (DDI)”.
Il Disturbo di Personalità Multipla è caratterizzato dalla presenza nello stesso individuo di due o più identità o stati della personalità distinti ciascuna con caratteristiche relativamente costanti come un proprio modo di percepire se stessi e l’ambiente, di relazionarsi agli altri, di affrontare le situazioni, di pensare, di provare prevalentemente alcuni sentimenti o emozioni.
Le diverse personalità si alternano nel controllare e dirigere il modo di presentarsi e di comportarsi dell’individuo. Solitamente ciascuna personalità non ricorda comportamenti, azioni, atteggiamenti, riferibili alle altre personalità della cui esistenza spesso non vi è neppure consapevolezza.
Nella letteratura psichiatrica sono stati descritti casi con numero di personalità che si alternano che va da due-tre fino a più di otto. Spesso sono stati descritti nel passato delle persone con questo disturbo gravi eventi stressanti come incidenti o violenze fisiche o psicologiche.
Pertanto, si può ipotizzare che il Disturbo di Personalità Multipla sia, da un punto di vista psicodinamico, la conseguenza di un fallimento nei processi di integrazione della personalità nei suoi vari aspetti e parti, associato a gravi traumi.
I Disturbi di Personalità Multipla, che sono comunque una condizione rara, rappresentano probabilmente un emergere a livello psicopalogico, con frammentazione dell’identità, della fisiologica struttura molteplice della personalità.
In ambito psicologico diversi autori hanno dato differenti formulazioni teoriche della costituzione molteplice della nostra personalità. Già William James aveva trattato questo concetto indicando le varie parti della personalità come “i vari sé”, ed evidenziandone gli aspetti collegati ai vari ruoli che giochiamo nella vita.
Karl Gustav Jung, ha invece formalizzato il concetto di “complessi” intesi come insieme di elementi psichici – quali emozioni, pensieri, sensazioni, intuizioni – che essendo in relazione tra loro ed ad un nucleo profondo aggregante formano un insieme, si “costellano”.
Il maggior contributo in questo campo è stato dato dallo psichiatra e psicoterapeuta italiano Roberto Assagioli, il quale ha coniato il termine “subpersonalità” proprio per indicare le molteplici parti della nostra personalità.
Volendo oggi riassumere il contributo di questi diversi autori possiamo dire che le “subersonalità” sono parti della nostra personalità – ovvero del nostro modo di essere e di esprimerci nella vita -costituite da un nostro bisogno o desiderio importante intorno al quale si strutturano e organizzano una serie di caratteristiche psico-comportamentali (come ad esempio un particolare modo di usare il corpo, di muoversi, di parlare, di pensare o di vedere le cose, di rapportarci agli altri) che di quel bisogno o desiderio sono espressione.
Le nostre subpersonalità
Per riconoscere alcune nostre subpersonalità possiamo partire dai nostri ruoli. Un ruolo è una parte che giochiamo nella vita con gli altri, nella società; in base al ruolo che abbiamo gli altri si aspettano da noi qualcosa.
Nella nostra vita noi possiamo giocare molti ruoli diversi come ad esempio: genitore, figlio, moglie, marito, partner, lavoratore, insegnante, medico, paziente, condomino, ecc.
Possiamo provare a identificare almeno qualcuno dei nostri ruoli e poi sceglierne uno in particolare che sentiamo che corrisponde ad un nostro bisogno o desiderio profondo, nel quale sentiamo il nostro “cuore” pulsare, un ruolo che giochiamo nella vita con passione.
Facciamo un esempio: una persona che nella vita fa l’insegnante e che sente che in questa attività esprime una parte di sé importante e vitale potrebbe scegliere di partire proprio da questo ruolo.
Potrebbe notare allora, che quando fa l’insegnante sceglie un abbigliamento appropriato, si muove e gesticola in modo da risultare calmo e autorevole, parla ad alta voce cercando chiarezza in quello che vuole comunicare, prova solitamente alcuni sentimenti più di altri, utilizza in particolare delle conoscenze e delle esperienze, tende a ripetere alcune azioni o modalità che ritiene efficaci per insegnare.
Riconoscendo il bisogno profondo che lo spinge a insegnare potrebbe osservare che esso risiede nel voler trasmettere la passione per una materia che ama, oppure nel desiderio di occuparsi della crescita e maturazione di altre persone.
Ecco allora che questa persona si trova ad avere identificato la propria “subpersonalità dell’insegnante” costituita da un bisogno profondo e da un insieme di caratteristiche psicologiche e comportamentali che sono in relazione con questo bisogno e tra loro e che nell’insieme formano una parte della sua personalità che si esprime, più o meno estesamente, nella sua vita.
Dobbiamo a questo punto notare che non sempre un ruolo che abbiamo nella nostra vita esprime una nostra subpersonalità. Ciò che qualifica infatti principalmente una subpersonalità è il suo “cuore” costituito da un bisogno o desiderio vitale da cui derivano un insieme di caratteristiche psicologiche e comportamentali ad esso correlate e che ne consentono l’espressione.
Ma accanto a dei ruoli che hanno questo “cuore”, animati cioè da un bisogno, vi sono dei ruoli che ci capita di svolgere e a cui non corrisponde nessun bisogno profondo.
Ad esempio, alcuni svolgono il ruolo di insegnante semplicemente perché gli è capitato come mestiere ma non hanno nessun interesse particolare nel farlo, né motivazioni profonde, né sentono con quel ruolo di esprimere parti di sé cui tengono.
Alcuni di questi ruoli cui non corrisponde nessun nostro bisogno o desiderio profondo possono addirittura essere scelti come maschera per fingere un aspetto che non abbiamo per niente o solo in piccola parte.
Vi sono persone che ad esempio pur non avendo difetti alla vista scelgono di usare occhiali senza gradazione per darsi un’aria da intellettuale; altri ostentano le loro telefonate al cellulare per darsi un atteggiamento da persona impegnata e cercata dagli altri quando magari in realtà non lo sono affatto.
Una volta compreso e fatto proprio il concetto di subpersonalità partendo dai nostri ruoli, la cosa più semplice e diretta per procedere nell’esplorazione del nostro animo molteplice può essere quella di fare un elenco dei nostri bisogni vitali e dei desideri importanti che accompagnano la nostra vita e osservare come intorno a questi nuclei psichici di attrazione si strutturano le nostre subpersonalità.
Nel procedere all’inventario delle varie subpersonalità, dopo averne riconosciuto le varie caratteristiche psicologiche e comportamentali e dopo aver formulato con chiarezza il bisogno che ne rappresenta il cuore è molto utile dare loro un nome che ce le renda facilmente identificabili e richiamabili alla memoria e, nel tempo, “familiari”. Questo nome può essere serio o ironico, può essere tratto dalla nostra storia così come dalla letteratura o dal cinema l’importante è che sia per noi semplice e facilmente collegabile alla subpersonalità.
Come i personaggi di un testo teatrale su un palcoscenico si succedono nel prendere spazio e parola così le nostre subpersonalità tendono ad alternarsi nella nostra vita e a giocare la loro parte. Ogni volta che la nostra vita evoca un particolare bisogno o desiderio tende a entrare in scena la subpersonalità corrispondente.
Ogni volta che un bisogno preme da dentro di noi tende a mettere in azione la subpersonalità corrispondente.
Quando parliamo di bisogni psicologici o relazionali in realtà possiamo osservare che ciascun bisogno è legato ad una specifica e corrispondente paura. Alcuni esempi: il desiderio di essere apprezzato è legato alla paura di deludere, il desiderio di attenzioni dagli altri alla paura del disinteresse e dell’indifferenza, il desiderio di una relazione alla paura dell’abbandono.
Quando abbiamo un bisogno, abbiamo quindi anche la paura corrispondente; a momenti possiamo percepire ed esprimere più l’aspetto “bisogno” della diade, a volte più il corrispondente aspetto “paura”.
Le subpersonalità primarie
Tutte le persone condividono alcuni bisogni psicologici fondamentali come, ad esempio, il bisogno di essere amati, il bisogno di sicurezza, il bisogno di sentirsi amati per ciò che si è, il bisogno di essere apprezzati, il bisogno di essere liberi e indipendenti, il bisogno di essere interessanti per gli altri.
Questi bisogni psicologici universali degli esseri umani – veri e propri “bisogni primari” – rappresentano il cuore di altrettante subpersonalità che chiameremo “subpersonalità primarie”.
Di seguito riportiamo alcune subpersonalità primarie con il nome che di solito viene dato loro in ambito psicologico e con il relativo nucleo costituito da una specifica diade bisogno primario-paura primaria:
- Subpersonalità depressa: bisogno di amore – paura di essere solo
- Subpersonalità ansiosa/fobica: bisogno di sicurezza – paura di essere fragile e debole
- Subpersonalità ossessiva: bisogno di accettazione ovvero di essere amati per ciò che si è – paura di sbagliare e di essere inadeguato
- Subpersonalità istrionica: bisogno di essere visto e riconosciuto – paura di non essere guardato e di non essere interessante
- Subpersonalità schizoide: bisogno di libertà e indipendenza – paura di essere invasi nelle relazioni
- Subpersonalità narcisistica: bisogno di essere apprezzato – paura di non valere
In ciascuna di queste subpersonalità primarie come accade per tutte le altre subpersonalità intorno al nucleo costituito dalla diade bisogno-paura si andranno a strutturare tutta una serie di caratteristiche psico-comportamentali quali atteggiamenti corporei, modi di pensare, stili emotivi, qualità e difetti tipici.
Una parte di queste caratteristiche psico-comportamentali sono per ciascuna subpersonalità primaria abbastanza tipiche e tendono a riproporsi in diversi individui che presentano in modo spiccato quel tipo di subpersonalità.
Le subpersonalità primarie sono tutte presenti in qualche misura in ciascuno di noi.
Nella personalità di ognuno però ciascuna di queste subpersonalità può avere un diverso peso perché le esperienze, gli eventi e le relazioni della nostra vita possono portarci a percepire e ad esprimere alcuni di questi bisogni e paure in modo più spiccato di altri.
La personalità di un individuo nel suo complesso si conformerà marcatamente sulla base del tipo o dei tipi di subpersonalità primarie prevalenti in quell’individuo.
Molta della felicità che possiamo provare nella vita dipende dalla gratificazione dei bisogni che costituiscono il cuore delle subpersonalità primarie, pertanto, esse hanno un ruolo per noi espressivo e autorealizzativo, cioè esprimono la nostra natura propriamente umana e ne guidano il compimento e il benessere.
Le subpersonalità difensive
Nel corso della vita di ciascuna persona, e in particolare nell’infanzia, è raro che tutti i bisogni primari trovino una appropriata espressione e gratificazione. Capita spesso che i nostri genitori, educatori, amici e parenti rispondano in modo inadeguato (nei modi e nei tempi) ad esempio al nostro bisogno di sentirci liberi e indipendenti o al bisogno di sentirci sicuri o di essere apprezzati.
Nella vita di una persona ogni risposta ad un bisogno primario da parte del contesto in cui vive che si caratterizza per essere marcatamente o ripetutamente “inadeguata” costituisce quella che in psicologia alcuni autori chiamano “ferita primaria”.
L’effetto di un ferita primaria è quello di indurre una alterazione dell’espressione del bisogno ferito e soprattutto un grande incremento della relativa paura.
Ad esempio, se un bambino non riceve dal contesto in cui cresce – famiglia, amici, scuola, sport – apprezzamenti e conferme del suo valore “appropriati” (né deficitari, né eccessivi) è probabile che non impari a stimarsi in modo realistico e benevolo con una conseguente paura di non valere veramente.
Mosso da questa paura e da un eccessivo bisogno di apprezzamenti potrà comportarsi da adulto in modo molto incentrato sulla ricerca di conferme del proprio valore.
Di solito un bisogno primario “ferito” durante la nostra infanzia tende poi a ripresentarsi nel corso della nostra vita deformato e soprattutto ingigantito, cioè troppo espresso e condizionante per quanto ci si aspetterebbe in una persona adulta e matura.
La subpersonalità che ha alla base un bisogno e/o una paura ingigantiti risulterà iperespressa sia nel contesto della nostra personalità sia nel contesto delle relazioni con gli altri e tenderà a prendere spazio vitale ad altre subpersonalità e a renderle marginali.
Quando si realizza una “ferita primaria” non si assiste soltanto all’ingigantirsi e deformarsi della diade bisogno-paura. Un secondo effetto molto importante è costituito dalla genesi di “desideri difensivi”.
Ad esempio, se una persona nel corso della propria infanzia si è sentita ferita nel proprio bisogno di sentirsi libera e indipendente (cioè dotato di propri sentimenti, valori, desideri, aspirazioni etc), non rispettata nella propria intimità psico-emotiva a causa di una profonda e condizionante invadenza di un adulto, successivamente potrà provare un forte desiderio di solitudine che la protegga dalla paura di essere nuovamente invasa e condizionata nelle relazioni con gli altri.
Le subpersonalità difensive avranno tutte le caratteristiche delle altre subpersonalità ma si distingueranno per non essere espressive di una parte di noi, di un bisogno vitale dalla cui gratificazione derivi felicità, ma piuttosto per essere orientate alla riduzione di una paura e quindi a minimizzare una sofferenza.
Pur nascendo con questa finalità protettiva, le subpersonalità difensive se diventano prevalenti nell’ambito della nostra personalità e della nostra vita di relazione possono togliere spazio alle subpersonalità espressive, e così facendo produrre loro stesse più sofferenza di quella che vorrebbero ridurre e molte mancate occasioni di riconoscimento, realizzazione e gratificazione dei nostri bisogni vitali.
Se vuoi rimanere aggiornato seguimi sulla mia pagina Facebook.