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26/04/2017Il mutismo selettivo è un disturbo d’ansia che si manifesta solitamente in età evolutiva.
Il bambino parla, corre, è vivace e pieno di vita, mentre a scuola o di fronte agli estranei smette di parlare e diventa estremamente timido e riservato. Questo atteggiamento è un campanello d’allarme e potrebbe per l’appunto rientrare nel mutismo selettivo, una condizione legata all’ansia che rende impossibile esprimersi e comunicare con facilità fuori dal contesto domestico.
Il mutismo selettivo
Il mutismo selettivo (precedentemente detto “mutismo elettivo”) è un disturbo d’ansia non generalizzata che riguarda prevalentemente l’età infantile e si caratterizza per l’incapacità del bambino di parlare in alcune situazioni sociali specifiche.
Potrebbe non essere in grado di parlare, ad esempio, quando è a scuola o in una qualsivoglia situazione in cui ci si aspetta che parli. Il bambino, tuttavia, non ha problemi a comunicare in contesti in cui si sente a proprio agio, solitamente a casa con i genitori.
Perché si possa parlare di mutismo selettivo è necessario che questo comportamento di “assenza di parola” duri almeno un mese e che non sia limitato al solo primo mese di scuola, periodo nel quale è comune a molti bambini essere timidi e riluttanti a parlare.
Inoltre, è doveroso specificare che si tratta di bambini in cui lo sviluppo e la comprensione del linguaggio sono adeguati. I bambini che soffrono di mutismo selettivo vorrebbero parlare ma non ci riescono a causa di una forte ansia provata nelle situazioni sociali.
Spesso hanno paura di essere giudicati e questo li mette a disagio. Il comportamento del mutismo è infatti accompagnato da una significativa sofferenza del bambino.
Eziologia e sintomi
Il tasso di prevalenza del disturbo nei bambini oscilla tra lo 0,71 e il 2% (Bergman et al., 2002) anche se negli ultimi anni la percentuale sembra in aumento.
Il disturbo si presenta in prevalenza nel sesso femminile, probabilmente perché le bambine sono più inclini all’ansia, con un rapporto femmine-maschi di 2:1 (Steinhausen & Juzi, 1996), rappresentando un’eccezione rispetto agli altri disturbi dell’età evolutiva nei quali si riscontra una prevalenza del sesso maschile.
Il mutismo selettivo ha un esordio precoce, tra i 2 e i 4 anni (Cunningham et al., 2004). I primi sintomi sono solitamente una marcata timidezza, il rifiuto di parlare in certe situazioni (spesso i bambini hanno pochi, se non un solo, interlocutore) e in generale comportamento schivo e riservato.
Il disturbo si può riconoscere in modo chiaro solamente quando il bambino inizia a frequentare la scuola materna o primaria, dove è, per la prima volta, esposto a contesti esterni al nucleo familiare nei quali è richiesto l’uso del linguaggio verbale.
Non si tratta dunque di una forma di opposizione, di rifiuto nel parlare o di una sfida, quanto di una profonda ansia e sofferenza che il bambino sperimenta nei contesti sociali.
Questi bambini sperimentano una forte frustrazione perché desiderano riuscire a parlare e giocare con gli amici. La loro mimica facciale risulta inespressiva, vi è difficoltà a mantenere il contatto visivo con l’interlocutore ed elevata sensibilità per l’ambiente circostante.
Il linguaggio del corpo è impacciato e goffo quando si rivolge loro attenzione, ad esempio è tipico di questi bambini voltare la testa o guardare a terra durante una conversazione, toccarsi i capelli (segnale di un elevato livello di ansia) oppure nascondersi.
Molto spesso i bambini lamentano sintomi fisici quali: mal di stomaco, mal di testa, nausea, manifestazioni di pianto o di collera; con l’aumentare dell’età i sintomi si modificano in palpitazioni cardiache, svenimenti, tremori e eccessiva sudorazione.
Diagnosi del mutismo
Il primo passo da compiere per una corretta diagnosi è una valutazione cognitiva completa del bambino e l’indagine della sua storia familiare e affettiva, includendo l’analisi di fattori biologici-temperamentali.
Un buon assessment permette di valutare la presenza di eventuali comorbilità e di escludere altre patologie con le quali il mutismo può essere confuso. Tra le principali comorbilità riscontrate troviamo alcuni disturbi d’ansia, tra i quali ansia da separazione e fobie.
La diagnosi differenziale d’elezione per il mutismo selettivo è l’autismo, caratterizzato anch’esso da difficoltà di interazione e comunicazione, seppur per ragioni diverse. È doveroso precisare che si tratta di due patologie differenti, tra di loro non correlate in alcun modo.
Dal punto di vista diagnostico, il DSM-5 (APA, 2013) identifica alcuni criteri per la diagnosi del disturbo:
- costante incapacità di parlare in situazioni sociali specifiche in cui ci si aspetta che si parli (per es. a scuola), nonostante si sia in grado di parlare in altre situazioni;
- la condizione interferisce con i risultati scolastici e con la comunicazione sociale;
- la durata della condizione è di almeno 1 mese (non limitato al primo mese di scuola);
- l’incapacità di parlare non è dovuta al fatto che non si conosce, o non si è a proprio agio con, il tipo di linguaggio richiesto dalla situazione sociale;
- la condizione non è meglio spiegata da un disturbo della comunicazione e non si manifesta esclusivamente durante il decorso di disturbi dello spettro dell’autismo, schizofrenia o altri disturbi psicotici.
Le cause del mutismo
Le cause responsabili del mutismo selettivo sono ad oggi poco chiare poiché le spiegazioni presenti in letteratura sono varie e ampiamente diversificate. L’ipotesi più accreditata è che il disturbo sia una condizione eterogenea determinata da diversi fattori, tra cui fattori genetici e ambientali.
Tra i modelli più esplicativi di tale disturbo possiamo trovare il modello bio-psico-sociale e quello cognitivo-comportamentale.
Secondo la prima ipotesi l’evidenza di tratti temperamentali costanti nei bambini con mutismo selettivo, e la presenza di tratti simili nei genitori, porta ad ipotizzare un ruolo dei fattori neurobiologici e genetici all’origine del disturbo.
Secondo questa teoria risulta di fondamentale importanza anche il ruolo dei fattori psicologici e sociali: ricerche recenti non supportano l’idea diffusa secondo la quale esperienze traumatiche vissute dai bambini siano da considerarsi potenziale causa d’insorgenza del disturbo (Strepparava & Iacchia, 2012).
In una prospettiva cognitiva e comportamentale invece, è possibile ipotizzare che i fattori di vulnerabilità presenti nella storia di vita del bambino contribuiscano, interagendo tra loro, alla costruzione di credenze su se stessi, sugli altri e sull’ambiente esterno che influenzano le reazioni emotive agli eventi e guidano le risposte comportamentali dei bambini in situazioni sociali.
Nel caso del mutismo selettivo, le recenti ricerche su singoli casi evidenziano la presenza di credenze su se stessi come diversi dagli altri, diversità valutata negativamente dai bambini.
Si tratta per lo più di famiglie iperprotettive e controllanti, con una modalità educativa disfunzionale che porta il bambino con il tempo a percepire l’ambiente esterno come tendenzialmente pericoloso; questo innesca una forte risposta ansiosa in quanto gli altri sono visti come critici e rifiutanti, perché proprio nella relazione sociale il bambino può trovare le conferme della sua diversità ed inadeguatezza.
Mutismo negli adulti
Il mutismo selettivo ha esordio in età evolutiva, ma ci sono casi in cui se non trattato esso può permanere anche in adolescenza. In questi casi il comportamento maladattivo di utilizzare il silenzio come risposta all’ansia si è mantenuto nel tempo ed è l’unica strategia che l’adolescente conosce per difendersi dalla sofferenza.
Nei soggetti adulti la casistica è inferiore all’1%, in quanto si ha una remissione completa nella maggioranza dei casi; possono però permanere difficoltà di comunicazione e interazione e ansia sociale.
Ma una prima classificazione delle cause del mutismo selettivo in età adulta può essere la seguente:
- Mutismo Totale Acquisito: appare dopo uno shock psicologico e scompare, solitamente, all’improvviso così com’è comparso, nella prima fase di recupero il soggetto non parla fluidamente ma bisbiglia o presenta della balbuzie che tendono a scomparire.
- Mutismo Elettivo o Selettivo Stabile: il soggetto comunica soltanto quando si trova in ambienti conosciuti e che gli danno conforto e tranquillità, al di fuori di essi diventa muto.
Se nell’infanzia il disturbo era facilmente gestibile sia dai genitori che dagli insegnanti, nell’età dell’adolescenza tutto si complica in quanto il ragazzo desidera più indipendenza e cerca di sviare il più possibile il controllo e le indicazioni dei genitori.
Se nel bambino il silenzio era avvertita come una reazione abbastanza naturale ad una situazione critica, il silenzio di un giovane ragazzo o, peggio ancora, di una persona adulta diventa spiazzante, e se non vi è un coinvolgimento da parte sua è difficile sfondare quel muro ostinato del silenzio.
Tecniche per lo sblocco
Vi sono alcune tecniche che possono aiutare lo sblocco della situazione nel caso si crei il mutismo selettivo negli adolescenti o adulti.
Stimulus Fading
La tecnica dello Stimulus Fading consiste nell’introdurre all’interno della ristretta cerchia di persone con cui il giovane o l’adulto parla delle persone nuove, poco tempo per volta in modo che il soggetto abbia tutto il tempo per conoscerlo, ambientarsi a lui ed incominciare a rivolgergli delle parole.
Questa tecnica funziona quando vengono creati dei gruppi con persone conosciute ed altre sconosciute al soggetto che pratica il mutismo.
Inizialmente il ragazzo rivolgerà la parola soltanto alle persone con cui ha confidenza ma il tempo è lo strumento ideale per far diventare un perfetto sconosciuto una persona nota, allo stesso modo il ragazzo imparerà ad andargli sempre più vicino, condividendo prima gli spazi e poi gli oggetti, sino ad inserire nella condivisione anche le parole instaurando una comunicazione.
Desensibilizzazione Sistemica
Il metodo della desensibilizzazione sistemica è volto a superare quell’ansia che rende difficile parlare, attraverso la graduale esposizione a livelli crescenti di ansia che provocano quello stimolo che verrà eventualmente desensibilizzato e neutralizzato sino al punto da superare il problema.
Si crea in pratica una situazione in cui il fattore che crea paura ed ansia viene avvicinato o vissuto a piccole dosi in modo da farci l’abitudine e desensibilizzare le reazioni negative che solitamente innesca.
Se il ragazzo non riesce a parlare con un certo gruppo di persone, ad esempio gli amici che incontra in un centro sportivo, può cercare di avvicinarsi a loro mentalmente e con piccoli passi intermedi.
Ad esempio, potrebbe da casa, in un ambiente consono, pensarsi al campo sportivo, ambiente non consono alla comunicazione, ma entrare in contatto con loro attraverso delle modalità mediatiche che non impongono la presenza personale né l’uso delle parole.
Utilissimi in tali caso sono le comunicazioni via sms col telefono, oppure ancora meglio via social, con le varie piazze di socializzazione di cui il web è ormai colmo, e dove è facile fare amicizia senza scoprirsi, senza incontrarsi e senza scambiare alcuna parola.
Col tempo ovviamente la situazione deve diventare sempre più concreta, conoscendo ed incontrando realmente le persone con cui si è fatta amicizia sui social, altrimenti si corre il rischio di ingabbiare il soggetto muto ed ansioso in una gabbia ancora più limitante del semplice mutismo.
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22 Comments
Articolo veramente molto interessante.
Grazie per l’apprezzamento Alessandro,
i vostri commenti sono sempre molto utili per me
a presto
Marilena
Ciao, sono una ragazza di 20 anni ed è quasi una settimana che non parlo. Questa forma di mutismo mi si è sviluppata al liceo, in seguito ad episodi di bullismo psicologico. La prima volta mi durò un mese e mezzo, poi col tempo ho iniziato a gestirlo abbastanza bene, nel senso che se mi bloccavo, nel giro di un’oretta riuscivo di nuovo a parlare come sempre. Stavolta è diverso, in questo stato è come se mi ci trovassi “bene” come se il mio cervello si rifiutasse di parlare con le persone di qualsiasi grado di parentela o amicizia.. Mi spaventa come cosa, non riesco più a gestirla. Aiutami ti prego.
Sicuramente, doveresti contattarmi via mail, così sarebbe fatto con la massima privacy, inoltre ti chiedo la cortesia di guardare la pagina dei servizi, in fonod tra le promozioni ci sono le varie modalità e preventivi del couseling che pratico, in modo che tu possa fare una scelta, quella che ti consiglio, che è anche la più economica è per qualche giorno via mail, vedrai il mio metodo non solo ti aiuterà ma ti darà proprio l’impressione di essere a colloquio con una persona.
Ci sentiamo appena avrai deciso
A rpesto
Marilena
Mia figlia ha 12 anni e per lungo tempo ha sofferto di mutismo selettivo. Ora è in prima media, ci sono le lezioni online e lei è sempre stata difficile. Parla, ma chiunque la veda, mi chiede immediatamente che cos’abbia. Parla poco, postura rigida, sguardo fisso. È migliorata moltissimo, sembra sempre più “normale” anche se particolare. Il problema è che è diventata molto rabbiosa, finito il compitino, non vuole più essere disturbata, a scuola è molto brava ma detesta studiare e diventa irosa di fronte ai compiti, ha crisi di nervi che mi stanno spaventando, dice cose orribili, tipo che vorrebbe morire e vorrebbe che tuto morissero. Io credo che sia tutto legato al suo vecchio mutismo selettivo, mai completamente scomparso. Non vuole fare nulla tranne guardare i tiktok sul cellulare e tutto ciò che fa di extra, lo fa perché obbligata da me, anche la scuola, in cui, ripeto, ha ottimi risultati. Resta il fatto che mia figlia è ” diversa”. Ogni giorno è una lotta per qualsiasi cosa, persino farla lavare. Sono sfinita e sto per crollare…
Il mutismo selettivo non nasce a caso, ma deve esserci stato un trauma o un problema scatenante che ancora è attivo e limitante nella sua quotidianità.
Il mio consiglio è quella di portarlo da uno psicologo/a specializzato nell’infanzia per capire la vera origine dei suoi problemi per affrontarli una volta per tutte evitando così che si trasformino in qualcosa di peggio con l’arrivo dell’adolescenza.
MArilena
Sono molto preoccupata x mio cognato ha 34 anni e da alcuni giorni non parla più, 10 anni fa e stato in depressione senza essere assistito da nessuno, il medico di basa ci ha indirizzato da uno psichiatra, ma lui naturalmente non vuole andare, come posso aiutarlo?
Sicuramente c’è un motivo scatenante e traumatico per lui che lo ha indotto a non voler più parlare, potrebbe anche passare da solo questo mutismo, se riuscisse a superare il disagio che lo blocca, ma è difficile aiutarlo se non si sa di cosa si tratta.
Io non sono uno psichiatra, ma il mutismo essendo legato ad un evento chok e non ad una patologia, rientra tra le questioni di cui mi posso occupare, certamente deve esserci prima di tutto il consenso di suo cognato, il quale va richiesto senza troppa insistenza altrimenti si creerebbe una chiusura ancora più forte, provate a proporgli la cosa e lasciateli il tempo di maturare una decisione in proposito.
TRa l’altro io offro un counseling via mail dove dovrebbe soltanto scrivere, quindi sarebbe ulteriormente agevolato.
Vi lascio il tempo che vi serve, nel caso il cognato decida di parlare con me fatelo via mail: info@marilenacremaschini.it
Marilena
Spett. Dott. Sa, le segnalo il caso di mia figlia Titti Pignatelli 33 anni ragazza con Sindrome di Down, che dalla età di 20 anni (quindi da tredici anni) si è rinchiusa in sé stessa e non parla più. Prima era una ragazza ” normale” I ovviamente sempre in relazione alla sua sindrome. In questi anni abbiamo fatto di tutto e consultato tanti psicologi con risultati nulli. Lei può darmi qualche indicazione? La ringrazio della cortese attenzione.
Il caso è particolare e va valutato con dovizia, si rivolga ad una psicologa del consultorio della sua zona, vedrà che avrà l’aiuto che cerca.
Marilena
Salve mio figlio soffre di mutismo selettivo e disturbo dell’alimentazione lui è del 1984
Grazie saluti cordiali
Giovanni
Le consiglio di contattarmi privatamente in modo da analizzare con professionalità la situazione e magari svolgendo qualche disegno specifico per tale problematica: info@marilenacremaschini.it
Marilena
Buongiorno dottoressa ho un bimbo di 5 anni con ms, parla con noi genitori tutti e4 i un nonni e con 3/4 amichetti. A scuola trattiene la pipì e non mangia alla mensa. È da circa 1 anno che siamo seguiti ma non ci sono miglioramenti, anzi adesso vedo molta più ansia sociale, riesce a giocare con un bimbo alla volta ma se ci sono più bambini anche che conosce si isola. Sono molto preoccupata
Buongiorno Isa
se il suo bambino è già seguito sarebbe una buona cosa segnalare i suoi timori ai professionisti che lo seguono, in modo da adattare eventualmente il loro intervento per cercare di migliorare la sua condizione
Tenga conto del fatto che caratterialmente ci sono bambini più chiusi di altri e più riservati, non necessariamente devono socializzare come gli altri, ogni bambino è un mondo a sè con le sue particolarità, ma come le suggerivo è meglio che si consulti coi professionisti che già lo seguono
Nel caso dovesse essere scontenta del loro intervento può sempre consultarsi con qualcuno della sua zona che possa relazionarsi direttamente col bambino.
Vi faccio tanti auguri che la situazione si possa risolvere entro breve tempo
Marilena
Buongiorno mio figlio di 25 anni si è chiuso in camera da tre anni e non parla più con nessuno. Ha disabilitato tutti i social e telefono
Abbiamo bisogno di aiuto
Concordo cara Daniela, questa chiusura forzata non è normale e non può essere il capriccio di un momento.
Provate a sollecitare il problema al CPS della vostra zona che si occupa di intervenire in casi simili.
Spero che la situazione si risolva al più presto
Marilena
Buongiorno, ho quasi 19 anni e ho smesso di parlare fuori dalla mia zona di comfort quando avevo più o meno 9 anni. Sono 10 anni che sono in questa situazione e (incredibilmente) sono comunque riuscito ad arrivare in 5 superiore. Quest’anno ho la maturità e continuo a non riuscire a parlare, proprio oggi ho provato a tenere un’interrogazione (per la quale ero perfettamente preparato) ed è finita in un attacco di panico e, come sempre, con il silenzio. C’è qualcosa che posso fare per migliorare questa situazione? Non riesco ad immaginare un futuro così
Ha mai provato cara Sole a rivolgersi al SERT della sua zona? ci sono psicologi e psichiatri che potrebbero aiutarla gratuitamente.
in bocca al lupo
Marilena
Salve, sono una ragazza di 22 anni e dall’età di 5 anni ho sempre avuto problemi a parlare con gli estranei e a far amicizia. Infatti, ho vissuto quasi tutta la vita scolastica sola e con poche interazioni sociali .
A seguito di varie sedute con uno psicologo ho avuto dei miglioramenti, ma ho interrotto il percorso a causa di un’altro evento traumatico subito.
Ora,mi ritrovo con le stesse difficoltà che avevo all’inizio nonché disturbi di ansia e depressione.
Vorrei sapere, se alla mia età sia possibile superare questo “mutismo selettivo”o”ansia sociale”.
Certamente cara Linda
ad ogni età si possono superare le fasi negative, e poi tu sei giovanissima con tutta la vita ancora davanti e la speranza che tutto possa migliorare che non deve mai esssere abbandonata
cerca di avere più fiducia in te stessa e non sottovalutarti, non tutti sono degli estroversi ed anche un carattere schivo ed introverso va rispettato e benvoluto, quindi amati di più e datti più valore
se hai bisogno di sostegno puoi contattarmi privatamente via mail: info@marilenacremaschini.it
Ti auguro ogni bene e di trovare presto la serenità che stai cercando
saluti
Marilena
Buongiorno grazie di questi testi. Mia moglie mi ha appena riferito una sorta di blocco della parola. Ricorda di averlo avuto anche in adolescenza. È un periodo di forte stress per lei in primis e poi per tutta la famiglia.
La mia preoccupazione non è tuttavia solo per lei ma anche e forse più per mio figlio di 3 anni. Adesso che mi sto informando sul tema, che finora ignoravo, mi sembra di riconoscere delle posizioni di mutismo selettivo in alcune circostanze, per esempio in molti casi di presentazione e saluto di estranei. E anche una comunicazione piuttosto rara nei confronti dei bimbi suoi pari. Eppure è molto portato e precoce per la parola: ha un vocabolario molto forbito, parla davvero molto bene l’italiano per la sua età.
Il nostro caso ha altre particolarità che forse le posso raccontare in privato ma nel frattempo una prima domanda è sulla familiarità o eredità di questi tratti.
Buongiorno Francesco,
non c’è nulla di comprovato sulle ipotesi di mutismo selettivo che, come ha ben rilevato lei, sono condizioni spesso derivanti da situazioni di forte stress o raumi emotivi, quindi circostanze che corrispondono spesso ad eventi imprevisti ed imprevedibili.
Per quanto riguarda suo figlio le consiglierei di rivolgersi ad un logopedista esperto nel linguaggio dell’età evolutiva o dell’infanzia, in tal caso avrebbe un consiglio ed un supporto da un esperto specializzato in tale materia.
Saluti
Marilena