
Il macellaio Robert Berdella
14/11/2023
Elizabeth Short, la Black Dalia
16/11/2023La contaminazione mentale è un processo scatenato dal senso di colpa.
Rachman (2004) ha definito il timore di contaminazione come un’intensa e persistente sensazione di essere stato contaminato, infettato o messo in pericolo da un contatto, diretto o indiretto, con una persona, un luogo o un oggetto percepito come sporco, impuro, infetto o dannoso.
L’azione che ne consegue è il bisogno di lavarsi via tale sensazione negativa.
Il senso di colpa
Il senso di colpa è definito come una risposta fisiologica e cognitiva spiacevole data dalla constatazione di aver commesso qualcosa di sbagliato, di aver violato una norma o causato uno svantaggio ad altri con una propria azione o con la sua omissione.
Insieme alla vergogna, all’imbarazzo, alla timidezza e all’orgoglio, la colpa è considerata un’emozione secondaria facente parte delle cosiddette emozioni complesse e dell’auto consapevolezza.
Il primo scopo funzionale del senso di colpa, infatti, è quella di comunicare a sé e agli altri di aver commesso un errore al quale bisogna porre rimedio. Non è insolito esperire sensazioni corporee (come il nodo alla gola, il peso sullo stomaco) che risultano essere la diretta conseguenza del processo di elaborazione dell’errore commesso e della consapevolizzazione di aver arrecato un danno a qualcosa o qualcuno.
É stato notato come il senso di colpa presenti una relazione stabile e diretta con il comportamento successivo, tanto che in seguito ad un’azione scorretta o immorale cerchiamo di mettere in atto un comportamento prosociale con maggiore frequenza e caparbietà.
Tale comportamento prosociale “riparativo”, tuttavia, può essere diretto anche verso un destinatario differente rispetto a quello cui era stata diretta l’azione immorale. L’applicazione di comportamenti altruistici e prosociali vadano a mitigare il senso di colpa (riducendo così le sensazioni spiacevoli ad esso associate) per l’azione precedentemente compiuta, piuttosto che promuovere un miglioramento per il soggetto che ha subito il torto.
Effetto Lady Macbeth
L’esempio più noto, anche perché letterario, di contaminazione mentale è rappresentato dagli eventi collegati al comportamento di Lady Macbeth.
Nella famosa tragedia di Shakespeare, Lady Macbeth, complice dell’omicidio di Re Duncan di Scozia e di altri misfatti, sentendosi in colpa per quello che ha fatto, cerca disperatamente di togliersi le macchie di sangue immaginarie che vede sulle sue mani continuando incessantemente a lavarsele.
La donna si accorge con profondo sgomento che, per quanto la sua mano non contenga più alcuna traccia di sangue, nulla potrà mai cancellarne l’odore di sangue che lei sente ancora sulle mani come marchio indelebile della sua azione.
Quanto descritto da Shakespeare nella tragedia del Macbeth ha trovato conferma sperimentale in uno studio condotto nel 2006 da Zhong e Liljenquist, in cui gli autori hanno dimostrato un’associazione tra pulizia fisica e pulizia morale: l’esposizione a eventi immorali stimola una minaccia alla propria integrità morale inducendo il bisogno di lavarsi (pulire se stessi), anche se non esiste reale sporco esterno e il lavaggio ha solo una funzione simbolica di “purificazione”.
Dai risultati di alcuni studi, sembra infatti che la pulizia fisica possa ripristinare la purezza morale, senza bisogno di mettere in atto comportamenti compensatori (come, ad esempio, un gesto altruistico di fornire aiuto a un altro).
Contaminazione fisica e mentale
All’interno del timore di contaminazione sono state distinte due differenti tipologie: la cosiddetta contaminazione fisica (o contaminazione da contatto), e la contaminazione mentale.
La contaminazione fisica implica una sensazione esterna di sporco evocata dal contatto fisico diretto o indiretto (o anche solo immaginato) con una sostanza, una persona o un oggetto contaminante tangibile, facilmente identificabile come germi, batteri, sostanze tossiche, fluidi corporei (in particolare, sangue, feci, sperma e urine).
La contaminazione mentale, invece, è un senso di contaminazione psicologica che implica una sensazione emotiva interna di “sporcizia” senza alcun contatto fisico di sorta (scatenata, ad esempio, da pensieri, parole, ricordi o immagini particolari).
Questo senso di sporco non è direttamente osservabile da altri; è riferito come qualcosa di diffuso, difficilmente identificabile in una parte del corpo.
Gli individui affetti da contaminazione mentale possono riferire un bisogno di lavarsi, così come possono impegnarsi in complessi rituali mentali e di controllo al fine di ridurre le emozioni spiacevoli, anche se in genere non riescono mai a sentirsi totalmente “puliti” e a posto.
Le situazioni in grado di scatenare lo stato di contaminazione mentale possono implicare sia violazioni subite, sia psicologiche (ad esempio, un tradimento che ha fatto sentire la persona umiliata, svergognata, manipolata, degradata) che fisiche (ad esempio, una violenza sessuale), ma anche, di contro, l’aver perpetrato azioni spregevoli come quelle descritte con conseguente disgusto morale verso se stessi.
Vi sono poi gli episodi di cosiddetta auto-contaminazione, ovvero eventi mentali, come pensieri blasfemi, sessualizzati o violenti (es. ossessioni aggressive), che “contaminano” la persona dal punto di vista morale, tanto sono indegni e inaccettabili.
Il bacio sporco
L’aspetto della contaminazione mentale può essere correlato ad emozioni percepite dall’individuo come oscure e negative, a partire dal senso di colpa quando si tratta di temi delicati come l’abuso sessuale.
In questa ottica, Elliott e Radomsky hanno attuato una ricerca che aveva come ipotesi l’idea che un atto non consensuale di violazione, potesse comportare nella persona che lo subiva pensieri di contaminazione mentale.
Durante la ricerca è stato utilizzato un compito immaginario chiamato “bacio sporco”, è stato quindi presentato ai partecipanti uno scenario non consensuale immaginario. Ai partecipanti si chiedeva quindi di immaginare di ricevere un bacio non consensuale da un amico o uno sconosciuto o di ricevere un prezioso oggetto rubato da parte di un amico sempre o uno sconosciuto.
I risultati hanno confermato l’ipotesi: le persone che hanno immaginato di ricevere un bacio non consensuale hanno riportato maggiori sentimenti di contaminazione mentale, a differenza dell’altro gruppo in cui veniva chiesto di immaginare di ricevere l’oggetto rubato. Questo ha fatto dedurre che le violazioni che non implicano un contatto fisico non hanno provocato sensazioni di contaminazione mentale e che quindi è il contatto fisico, il “dirty kiss” a provocare in alcuni casi la manifestazione di sentimenti di contaminazione mentale.
La correlazione e l’influenza della contaminazione nella dinamica del Disturbo Ossessivo Compulsivo può riguardare il fatto che ad esempio alcune circostanze, persone, luoghi, emozioni possano riattivare l’esperienza sensoriale e quindi l’emozione sperimentata durante la circostanza traumatica.
In questo caso è come se tutto ciò che la persona mette in atto a livello di compulsioni sia un agito finalizzato ad allontanare l’idea interiore di essere disgustante, sporco, cattivo, sbagliato.
È questo quindi che condiziona la risposta ai pensieri ossessivi riguardanti la contaminazione mentale.
Può succedere che la persona abbia una vera a propria ripugnanza nei confronti di se stesso, di eventi traumatici (non necessariamente di natura abusante) che lo hanno fatto sentire in colpa, disgustato di se stesso.
Questi sentimenti, piuttosto che elaborarli e riconoscerli, vengono negati, poiché in modo disfunzionale è l’unica possibilità di sopravvivenza per lui all’angoscia di avere la certezza di essere sporco e cattivo, e veicolati in attività (compulsioni) che siano connesse all’emozione (mi sento sporco quindi pulisco) ma che non vanno a fondo rispetto al sentimento sottostante nei confronti di se stessi.
Questo sistema si alimenta da solo: il pensiero ossessivo alimenta il comportamento compulsivo che placa momentaneamente il senso di colpa ma alimenta la compulsività del gesto, il quale a sua volta innesca il pensiero ossessivo da “risolvere”.
L’unica cosa per risolvere una situazione del genere è prendere consapevolezza del perché si hanno determinati pensieri, arginare il pensiero contaminante e affrontare le paure che vi stanno sotto.
Il senso di colpa può essere superato.
Se vuoi rimanere aggiornato seguimi sulla mia pagina Facebook.