La resilienza è una termine che indica una condizione psicologica di resistenza e capacità di adattamento.
La persona resiliente ha la forza di far fronte in maniera positiva ad eventi e situazioni problematiche, agli imprevisti che non possono essere gestiti con investimenti di energia preventivati e programmati in anticipo.
È dunque la capacità di intervenire positivamente sulle avversità e le difficoltà della vita, sui problemi che possono insorgere a causa di eventi naturali imprevedibili e fuori dall’ordinario, che coinvolgono però la sfera del vissuto e dell’esistenza.
I resilienti affrontano tali problematicità senza farsi destabilizzare e spersonalizzare, senza alienare la propria identità.
Perché le avversità sono tali proprio per la loro negatività e criticità nell’esistenza umana, a cui non possiamo essere preparati perché imprevedibili, pertanto avere tale dote aiuta a riorganizzare la vita.
Si tratta quindi di un’abilità nel probelm solving, la risoluzione dei problemi attiva e riequilibrante del sistema esistenziale, la resistenza alle forze avverse e contrarie.
“Non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere ma quella che si adatta meglio al cambiamento” così si esprimeva il più grande studioso dell’evoluzione umana Charles Darwin.
Il concetto darwiniano di forza non sta nella struttura fisica dell’essere e nella sua potenza.
La specie più forte non è quella più cattiva, dominante e risolutiva, ma quella che si adegua più prontamente ai vari cambiamenti, di qualunque natura essi siano.
La resilienza interviene non solo nelle avversità degli eventi ma anche tutti i giorni.
Piccole dosi di resistenza determinano la potenzialità nell’individuo e lo rendono tenace e persistente nelle sue mete e dei suoi progetti.
La longevità ed il benessere psicofisico è data dall’adattamento.
Adattamento significa adeguamento, una facoltà degli esseri viventi diretta a farli sopravvivere, a mutare i propri processi metabolici, fisiologici e comportamentali, di ristrutturare le abitudine in modo da inserirne di nuove senza una soccombenza fisiologica dell’essere.
Soccombere vuol dire patire, penalizzarsi nelle sfere espressive e significative.
L’adattamento può anche determinare un aumento dell’efficienza nel procurarsi o utilizzare le risorse fondamentali che un soggetto ha a disposizione.
Significa anche capacità di superamento degli insuccessi.
Non c’è nulla di più destabilizzante della serenità personale e della stima di se stessi come il vedere svanito un progetto, un sogno od un’ambizione.
Ma limitarsi al primo risultato non è la stima oggettiva e concreta vista nel suo insieme e nella complessità di ogni circostanza o condizione.
Un primo passo negativo è spesso l’opportunità di riconsiderare le proprie potenzialità.
Sono le difficoltà che ci danno la contezza di quanto possiamo essere forti, audaci e risolutivi, sono i problemi risolti a determinare la nostra abilità nel problem solving, sono gli imprevisti superati a darci il metro delle nostre capacità.
Senza la difficoltà non avremmo mai potuto misurarci con le nostre potenzialità e la stima delle nostre possibilità.
Esse sono innate, individuabili e allenabili.
Sono innate perché sono già dentro di noi, ma non abbiamo modo di appurarle se non mettendoci alla prova attraverso le difficoltà e le avversità, senza di esse, aventi negativi ed infausti, non potremmo mai averne la verifica e riscontrare quanto noi possiamo essere abili nel superarle.
Sono capacità individuabili perché attraverso le prove concrete e tangibili che siamo chiamati a superare le possiamo osservare.
Perdere la famiglia, per un evento luttuoso, per una lontananza o per l’evolversi delle nostre scelte personali, può darci l’occasione di capire quanto siamo autonomi, indipendenti ed autosufficienti.
Da un evento negativo può nascere l’occasione di comprendere la nostra professionalità, la nostra tenacia e risolutezza anche nel trovare risvolti risolutivi alle nostre prime necessità, che possono essere una casa, un lavoro, la necessità del sostentamento.
Bisogni quotidiani che per essere soddisfatti necessitano di idee e decisioni pronte, immediate ed efficaci.
Le nostre potenzialità sono allenabili in quanto auto produttive ed auto stimolanti.
Se siamo abituati a superare da soli le nostre difficoltà nel quotidiano, nella gestione della famiglia o delle relazioni personali, saremo anche più veloci nell’intervenire con decisioni che siano risolutive e determinanti.
Ad ogni passo vedremo migliorare la nostra autostima perché è risolvendo problemi che noi verifichiamo quanto siamo resistenti e risolutivi delle varie questioni.
Le difficoltà allora ci sembreranno meno complesse, insuperabili e meno ostative dei nostri progetti.
Per tale motivo le capacità di problem solving determinano una evoluzione del nostro potere risolutivo che in termini psicologici viene chiamato enpowermwnt, cioè il potere di determinare gli eventi e di porvi rimedio con le nostre personali energie, con le capacità intellettive e cognitive, capacità che si evolvono nel corso della nostra esistenza.
Nasciamo come esseri indifesi ma acquisiamo attraverso la capacità di adattamento la possibilità di sopravvivere ed adeguarci all’ambiente circostante.
Essere resilienti dunque significa essere resistenti ma anche, duttili, abili al cambiamento ed adattabili ad un nuovo, imprevisto ed imprevedibile sistema di vita.