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14/01/2017L’ipocondria è il disturbo da ansia di malattia.
La caratteristica principale dell’ipocondria è la credenza, basata sull’interpretazione erronea di segni o sintomi fisici, di avere o stare per sviluppare una grave patologia, senza che un’accurata valutazione medica abbia identificato motivi sufficienti per giustificare questi timori.
La persona ipocondriaca sperimenta un forte disagio perché vive nella paura di ammalarsi oppure nella paura di avere malattie gravi o di morire.
La paura delle malattie
L’ipocondriaco si preoccupa sia delle normali funzioni corporee (quali il battito cardiaco, la peristalsi o la sudorazione) sia delle alterazioni fisiche di lieve entità (come, ad esempio, il raffreddore o un colpo di tosse), è molto attento a ogni piccolo cambiamento somatico e tiene costantemente sotto controllo il proprio fisico, cercando di continuo in maniera attiva la presenza di eventuali segni di malattia.
Per questo motivo chi soffre di ipocondria chiede di frequente ripetuti test diagnostici e visite mediche, diventando ospite abituale di ambulatori e servizi di pronto soccorso. L’esito favorevole delle indagini non riduce, tuttavia, la sua preoccupazione e non riesce a rassicurarla.
Infatti, l’ipocondriaco nutre la ferma convinzione che i medici con cui è venuto in contatto non siano stati in grado di capire la vera natura del suo problema e quindi di fornire una soluzione adeguata.
Il termine ipocondria deriva dal greco ὑποχόνδρια (dal suffisso ὑπό=sotto e χονδρίον=cartilagine del diaframma costale). In epoca antica indicava un disturbo che si riteneva essere localizzato nella fascia addominale e già nel II secondo d.C. era utilizzato nell’ambito della dottrina ippocratica degli umori.
Nel 1845 l’ipocondria fu inserita da Wilhelm Griesinger tra gli stati depressivi psichici, sebbene come forma minore e più lieve di altri disturbi. Emil Kraepelin nel 1896 suggerì una interessante distinzione tra hypochondria cum materia, ovvero con disturbi reali ma sopravvalutati, e hypochondria sine materia, ovvero senza alcuna base oggettiva.
Sintomi dell’ipocondria
Il DSM-5, l’ultima versione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (APA, 2013), classifica l’ipocondria all’interno dei disturbi da sintomi somatici con il nome di disturbo da ansia di malattia.
Per porre diagnosi di disturbo sono richiesti i seguenti criteri:
- Preoccupazione di avere o contrarre una grave malattia.
- I sintomi somatici non sono presenti o, se presenti, sono solo di lieve intensità. Se è presente un’altra condizione medica o vi è un rischio elevato di svilupparla, la preoccupazione è chiaramente eccessiva o sproporzionata.
- È presente un elevato livello di ansia riguardante la salute e l’individuo si allarma facilmente riguardo il proprio stato di salute.
- L’individuo attua eccessivi comportamenti correlati alla salute (per es., controlla ripetutamente il proprio corpo cercando segni di malattia) o presenta un evitamento disadattivo (per es., evita visite mediche e ospedali)
- La preoccupazione per la malattia è presente da almeno 6 mesi, ma la specifica patologia temuta può cambiare nel corso di tale periodo di tempo.
- La preoccupazione riguardante la malattia non è meglio spiegata da un altro disturbo mentale, come il disturbo da sintomi somatici, il disturbo di panico, il disturbo d’ansia generalizzata, il disturbo di dismorfismo corporeo, il disturbo ossessivo-compulsivo o il disturbo delirante, tipo somatico.
Come ben si puntualizza nel DSM-5, il disagio della persona ipocondriaca non proviene principalmente dal sintomo in sé, quanto piuttosto dall’ansia derivante dal senso, il significato o la causa attribuita (APA, 2013).
Ansia e ipocondria
Una delle caratteristiche che contraddistingue l’ipocondriaco è la continua attenzione rivolta alle proprie sensazioni corporee o segni fisici, allo scopo di identificare la malattia temuta.
I pazienti con ipocondria si preoccupano, ad esempio:
- delle alterazioni fisiche di lieve entità (per es. un piccolo taglio o una piccola ferita);
- delle loro funzioni corporee (per es., il battito cardiaco, la peristalsi, etc.);
- delle sensazioni fisiche vaghe o ambigue (per es. cuore affaticato, vene doloranti).
Pertanto, nell’ipocondria sintomi fisici innocui in quanto fisiologici o perché di lieve gravità vengono interpretati in maniera catastrofica determinando una forte reazione ansiosa.
Ansia e ipocondria sono tra loro strettamente legate. Infatti secondo il DSM-5 nell’ipocondria sintomi psicosomatici e ansia giocano un ruolo così centrale che il disturbo è stato inserito nella categoria dei Disturbi somatici e ribattezzato Disturbo da Ansia di Malattia.
Difatti gli ipocondriaci non solo vanno estremamente in ansia di fronte a segnali fisici per la paura di essere malati o per la fobia di ammalarsi in un futuro prossimo, ma si allarmano facilmente anche solo sentendo che qualcun altro si è ammalato o leggendo una notizia legata alla salute.
Cause dell’ipocondria
Il paziente ipocondriaco non riconosce la natura psicologica del suo disturbo e persevera nel cercare una spiegazione medica al suo disagio. Il timore di sviluppare una patologia medica rivela pertanto un grande senso di vulnerabilità.
Riguardo alle probabili cause dell’ipocondria, sono state formulate diverse ipotesi.
È stato ipotizzato che malattie gravi vissute nell’infanzia ed esperienze pregresse di malattia di un membro della famiglia siano associate al manifestarsi dei sintomi dell’ipocondria.
Alcuni psicologi ritengono che l‘ipocondria riveli certe disposizioni, rappresentazioni e tratti di personalità del paziente (per es., tendenza eccessiva al controllo).
A questo proposito, è stato osservato come i pazienti con ipocondria possiedano un’immagine di sé caratterizzata dall’assunzione di essere una persona fragile, vulnerabile, debole e con ridotte difese immunitarie.
Tale credenza costituisce uno dei perni intorno al quale si costruisce il senso della propria identità. Essa trae origine dal rapporto con le figure significative nella prima infanzia: spesso, infatti, la figura d’attaccamento rispecchia tale immagine di debolezza, mantenuta sia attraverso messaggi espliciti sia tramite atteggiamenti iperprotettivi.
Alcuni modelli pongono l’accento sullo scopo che l’ipocondria riveste nella vita del paziente. Sono stati ipotizzati tre potenziali scopi:
- lo scopo di non ammalarsi
- lo scopo di non essere persone fragili, deboli o ansiose
- lo scopo di vivere in modo prudente, dimostrando le proprie responsabilità.
Secondo alcuni psicologi che si interessano di ipocondria, il corpo rivestirebbe il ruolo di nostro punto di contatto con il mondo esterno, rappresenterebbe la nostra immagine allo specchio e spesso il modo in cui percepiamo interamente noi stessi.
Quindi, in questo senso, la fragilità del corpo sarebbe direttamente collegata con la fragilità mentale dell’individuo.
L’ipocondria si accompagna spesso al timore della morte, una paura antica e condivisa dall’intera umanità che il paziente tenterebbe di controllare attraverso continui esami medici tesi a rassicurarsi e ad allontanare le fantasie concernenti la propria vulnerabilità.
Conseguenze dell’ipocondria
Chi soffre di ipocondria deve affrontare le conseguenze negative che la paura delle malattie comporta non solo a livello personale, ma anche relazionale.
Infatti, le relazioni sociali risentono del comportamento del paziente che si preoccupa continuamente della propria condizione, che non esita a esporre la propria storia medica in modo esteso ed estremamente dettagliato ogni qualvolta se ne presenti l’occasione e spesso si aspetta considerazione e trattamenti speciali.
Anche in famiglia possono crearsi tensioni, poiché l’attenzione viene focalizzata intorno al benessere fisico del soggetto ipocondriaco.
Possono non esserci effetti sul funzionamento lavorativo dell’individuo, a patto che il paziente ipocondriaco riesca a limitare l’espressione delle sue preoccupazioni al di fuori dell’ambiente lavorativo.
Più spesso le preoccupazioni interferiscono con la prestazione e portano a reiterate assenze dal lavoro.
L’ansia e le preoccupazioni degli ipocondriaci non diminuiscono, anche a seguito di opportune rassicurazioni da parte dei medici, di esami diagnostici negativi e di un decorso benigno.
In aggiunta, gli individui con questo disturbo sono generalmente insoddisfatti delle cure mediche ricevute, arrivando a giudicarle inutili, e spesso hanno la sensazione di non venir presi sul serio dai medici.
I pazienti spesso si rivolgono ai familiari, agli amici e ai partner in cerca di rassicurazioni che però gli offrono un sollievo limitato nel tempo, che si esaurirà completamente all’insorgere del prossimo dubbio.
Infine, il paziente con ipocondria spende molto tempo navigando in Internet o consultando testi e materiale informativo alla ricerca di maggiori prove che corroborino le sue ipotesi.
Amplificazione somatosensoriale
L’amplificazione somatosensoriale è la tendenza ad amplificare selettivamente i sintomi fisici a causa di tre aspetti correlati e concomitanti:
- un aspetto percettivo per cui il soggetto manifesta un’elevata vigilanza e controllo delle proprie sensazioni fisiche comuni;
- un aspetto cognitivo di attenzione selettiva per cui, nella miriade di sensazioni interne ed esterne che colpiscono una persona, il soggetto è specificamente portato a selezionare quelle oggetto di attenzione;
- un aspetto comportamentale per cui il soggetto reagisce alle inevitabili (perché fisiologiche e perché amplificate dai processi attenzionali di cui sopra) sensazioni somatiche anche deboli e poco frequenti, creando un circolo vizioso automatico (più sono attento, più percepisco le sensazioni che provengono da una o più zone critiche del corpo; e più le percepisco, più sono attento a quando e a come si ripresentano) che le rende sempre più disturbanti.
L’amplificazione somatosensoriale può essere un tratto stabile del funzionamento del soggetto o anche uno stato temporaneo (Porcelli, 2014, pagg. 31,32).
L’eccessiva ansia per la salute è strettamente collegata all’amplificazione somatosensoriale e può considerarsi adattiva e funzionale ad esempio in presenza di precedenti episodi di rilevanza medica, ma allo stesso tempo può condurre a un’amplificazione somatosensoriale.
Quando persiste per lunghi periodi genera un’abitudine disfunzionale verso la catastrofizzazione e alla presenza continua di convinzioni errate sulle proprie sensazioni. Si è così portati a esercitare un maggiore controllo.
Pensieri disfunzionali
La vita dell’ipocondriaco, in misura proporzionale alla gravità del disturbo, può polarizzarsi sul dilemma salute/malattia in modo progressivamente sempre più pervasivo. Infatti, il concetto di salute è idealizzato come uno stato definitivo di sanità totale, costruito in uno scenario vago e privo di caratteristiche concrete.
Il soggetto non si sente capace di prevedere la malattia e di influire su di essa ed adotta questa strategia in cui prevedere non solo implica la possibilità di prevenire, ma è di per sé una forma di prevenzione (euristica di prevenzione).
Tra le assunzioni e le convinzioni potenzialmente disfunzionali Salkovskis (1996) cita:
- “I cambiamenti del corpo sono sempre segno di grave malattia”;
- “Ogni sintomo deve potersi ricondurre a una causa specifica e perciò riconoscibile”;
- “Appena c’è qualcosa che non va, ci si deve recare a fare un controllo medico: in caso contrario, sarà troppo tardi”;
- “Se non ti preoccupi per la tua salute, potresti ammalarti”.
Le più comuni distorsioni cognitive presenti nell’ansia connessa allo stato di salute sono:
- la svalutazione dell’importanza di spiegazioni alternative dei sintomi;
- le astrazioni selettive;
- la drammatizzazione.
Il paziente sembra mettere a fuoco solo l’informazione a conferma dell’idea di malattia, sminuendo o ignorando in modo selettivo l’evidenza di buona salute.
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