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28/05/2017Il Coaching e il Couseling non sono la stessa cosa anche se gli obbiettivi sono i medesimi.
Il Coaching e il Counseling hanno in comune il fatto di essere degli interventi in supporto, aiuto e sostegno alla persona che si trova in determinate difficoltà o che vuole migliorare le condizioni della propria persona o della propria vita, delle proprie capacità per ottenere quei risultati che sono solo desiderati.
La differenza sta essenzialmente nelle diverse modalità con cui tale finalità di sostegno è attuata.
Differenti modalità
Il counseling è una relazione di aiuto all’auto-aiuto, basato su una serie di interventi verbali e di stimoli alla creatività mirati a perseguire e mantenere una sempre migliore qualità di vita relazionale e quindi sociale, esistenziale e pertanto psicologica.
La sua efficacia consiste nel valorizzare e sostenere le persone in quanto autrici uniche della propria auto-realizzazione, accompagnandole nell’esperienza del “qui ed ora” e agevolandole nella ricerca e messa-in-atto responsabile (da sé, e in sé) di tutte quelle risorse possedute al proprio interno che in certi frangenti della vita possono sembrare smarrite.
Attraverso un ascolto attivo e partecipativo, il Counselor aiuta la persona a risolvere determinati problemi esistenziali o relazionali, a raggiungere determinati scopi che comportano una crescita personale e relazionale, al fine di migliorare il suo benessere e la qualità della sua esistenza.
Il coaching è un metodo fondamentalmente orientato all’azione e per questo è un metodo estremamente pratico e da questo trae la sua forza e la sua efficacia.
Quando si parla di cambiamento, sviluppo, miglioramento, ci si riferisce a qualcosa di concreto, fattibile, misurabile e verificabile.
Il coaching, infatti, è finalizzato a cambiamenti concreti, al miglioramento delle performance e al raggiungimento di obiettivi.
Ciò è possibile solo nella misura in cui il coach, attraverso le domande giuste e l’ascolto attivo, stimola la persona a focalizzare il punto in cui si trova e ad esplorare motivazioni e desideri, fino all’individuazione di obiettivi personali concreti.
Una volta individuato l’obiettivo prioritario si passa alla valutazione delle potenzialità personali che possono essere utilizzate nel perseguimento dell’obiettivo e all’elaborazione delle strategie da mettere in atto, con la definizione di un piano di azione.
Gli obiettivi possono essere di diversa natura e di diversa complessità; possono rientrare nell’ambito della sfera personale, relazionale o professionale dell’individuo. Ciò che è importante sottolineare è che, quali che siano, gli obiettivi da perseguire sono individuati sempre e soltanto dal cliente, mai dal coach.
Stessa finalità
Il coaching e il counseling condividono l’orientamento di base, ovvero promuovere e sostenere il processo di auto-realizzazione dell’individuo attraverso l’instaurarsi di un rapporto tra professionista e cliente.
Tuttavia, mentre nel coaching l’intervento è focalizzato sulle performance del cliente in relazione all’obiettivo che si è prefissato di raggiungere, nel counseling invece si dà al cliente l’opportunità di esplorare, scoprire e chiarire modi di vita più fruttuosi.
Non si orienta, cioè, il cliente ad individuare degli obiettivi da perseguire, ma si creano le condizioni affinché durante il percorso motivazionale il cliente possa entrare in contatto con la sua natura più profonda e valutare da solo quale stile di vita è per lui intrinsecamente gratificante.
Il counselor è la figura professionale che è in grado di favorire la soluzione di disagi esistenziali di origine psichica che non comportino tuttavia una ristrutturazione profonda della personalità.
Il coaching in nessun caso si occupa della soluzione di disagi esistenziali di origine psichica ma semmai di motivare il cliente a raggiungere una determinata meta, nell’ambito del lavoro, dello sport o nella vita, ad esempio per migliorare il proprio aspetto fisico e le prestazioni.
Competenze nel coaching e counseling
La prima competenza fondamentale che un counselor deve avere è saper ascoltare in modo attivo, ossia non interpretare ciò che il proprio cliente dice ma comprenderne la visione senza giudizi personali.
Si tratta di “entrare nei panni” dell’altro senza la pretesa o la presunzione di volerne risolvere il problema, ma di aiutare il cliente a risolverlo da solo.
Riferendoci alle indicazioni forniteci da Rogers, i requisiti necessari per l’intervento di aiuto centrato sulla persona consistono nella autenticità, nell’accettazione incondizionata dell’altro e nella profonda comprensione empatica.
È altresì fondamentale il possesso delle seguenti abilità: capacità di strutturare il colloquio, consapevolezza delle condizioni di intervento, capacità di ascolto, di osservazione e di problem solving.
Nel coaching l’intervento comporta: l’essere creativi, innovatori, intraprendenti poiché il coach non cerca lavoro ma lo crea, lo costruisce giorno dopo giorno, aprendo nuovi sbocchi professionali, intercettando la domanda di una clientela potenzialmente vastissima, e lo fa esprimendo le sue potenzialità più profonde, mettendo all’opera la sua creatività, lavorando al servizio del beneficio altrui.
Nel coaching il professionista è dedito allo sviluppo delle potenzialità di un individuo per il raggiungimento di obiettivi specifici (migliorare le proprie prestazioni personali, sportive o professionali).
Egli stesso è una risorsa, benché non aiuti (e per tale ragione il coaching non può essere collocato tra le relazioni di aiuto), bensì opera per promuovere l’autosviluppo del cliente.
Il coach coadiuva la persona nel processo di presa di coscienza, ricerca e sviluppo delle proprie potenzialità personali.
Nel coaching tutto questo viene raggiunto tramite l’accoglienza e l’ascolto attivo, costruendo così con il suo cliente un rapporto di fiducia, una vera e propria alleanza.
Un rapporto quindi fondato sul confronto aperto, rispettoso, costruttivo e libero da pregiudizi affinché il cliente si focalizzi sulle aree della propria sfera professionale o personale che possono essere migliorate o implementate.
Lo strumento principale a cui si affida il coach è ovviamente il linguaggio.
Egli deve avere esperienza nel campo in cui opera, una buona dose di intuito, deve saper porre domande in modo incisivo e autorevole, deve fornire feedback mirati e continui, deve responsabilizzare il cliente nel passaggio dal pensiero all’azione, deve supportarne la concentrazione affinché non perda di vista gli obiettivi stabiliti.
Professioni per il futuro
Sia il counseling che il coaching sono professioni nuove, emergenti, nate dalle nuove esigenze che la società moderna ha creato.
Nell’ultimo decennio il counseling si è collocato con successo e in maniera trasversale tra le varie scuole di psicoterapia e di sociologia clinica grazie al suo Ethos prevalente che consiste, come abbiamo visto, nell’agevolare il cliente a sviluppare strategie individuali sotto la sollecitazione di un proficuo rapporto empatico.
Alla luce di questo orientamento di fondo, che caratterizza il counseling, il counseling è in grado di adattarsi alle esigenze del cliente per aiutarlo a raggiungere quella forma di benessere emotivo e psichico a cui ambisce e che da solo non è in grado di raggiungere.
E questo vale sia nell’abito personale che relazionale.
Il coaching è una professione che potenzialmente può estendersi in ampi settori nell’attività umana.
Per la sua flessibilità e per il fatto di essere un metodo di intervento finalizzato allo sviluppo e al cambiamento, il coaching può essere impiegato nelle aziende come nei centri sportivi; può essere un metodo valido a livello preventivo così come può essere utilizzato per l’orientamento scolastico e universitario.
Al coach può affidarsi l’imprenditore, il libero professionista, lo sportivo, l’artista, lo studente ma anche la casalinga o il disoccupato che vogliono migliorare determinati aspetti della loro vita personale, professionale o sportiva.
Quella del coaching è dunque una professione che può ancora avere ampissimi margini di sviluppo nella società civile così come quella del counseling.
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2 Comments
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