Nel mio articolo sulla dipendenza dallo Smartphone avevo evidenziato le varie problematiche che esso origina e le patologie che innesca un uso eccessivo ed ossessivo dello strumento.
In questo articolo vorrei rilevare i sintomi da tenere sotto controllo e come eventualmente intervenire per non diventare dei dipendenti cronici del telefono.
I primi sintomi clinici che devono insospettire sono prevalentemente i seguenti: perdita del sonno, alterazione del ciclo sonno-veglia (ci si addormenta di giorno e non si riesce a dormire la notte), variazioni d’umore immotivato, stati ansiogeni non dovuti a degli eventi esterni, sbalzi di umore, attacchi di panico, stati di depressione che si alternano a momenti di ilarità ingiustificata o eccessiva, dipendenza ossessiva da determinati rituali tutti connessi all’uso del telefono o del computer ma per rimanere sui sociale e stare nel mondo virtuale, incapacità di distinguere il mondo reale da quello illusorio e pubblicitario, incapacità di comunicare, difficoltà nell’esporre un linguaggio fluente, disortografia e linguaggio scritto impoverito e asettico, oltre che mancante di pensieri originali e di creatività.
Altro sintomo allarmante, che non si palesa immediatamente ma con comportamenti costanti sino a diventare abitudinari, è l’alterazione della capacità di comunicare facendo colloqui di un certo spessore e lunghezza, la capacità di relazionarsi con gli altri e di stare in loro compagnia attivamente, cioè parlando e condividendo la situazione senza rivolgere gli occhi costantemente e perennemente al telefono.
In pratica chi subisce tale sindrome pensa di socializzare e di avere mille amicizie, in realtà è un persona totalmente asociale, disadattata e che vive nell’isolamento dato soltanto dal virtuale.
In suo mondo è racchiuso in quella scatoletta, la sua attenzione è concentrata unicamente sul display, la sua psiche diventa meramente e passivamente recettiva senza penalizzando tutte le abilità e le potenzialità intellettive, creative e di sviluppo di pensieri pratici e significativi.
Tanto per cominciare i genitori non devono illudersi che la situazione sia soltanto passeggera e che tutto si risolverà col tempo.
Soprattutto se i genitori sono anch’essi dipendenti dal telefono il primo passo è una consapevole autocritica ed una modifica di abitudini sbagliate che sarà di esempio per i figli.
Del tutto inutile imporre ai figli un comportamento che gli stessi genitori non sanno gestire, né sanno rendersi conto della sua dannosità sul rapporto coi figli e con tutti gli altri.
Quindi la prima cosa, da genitore consapevole, è quella di cercare di interloquire col figlio facendogli vedere la gravità della situazione e facendogli comprendere tutti gli aspetti negativi e malefici del virtuale.
Utile sarà ritagliarsi dei momenti di comunicazione attiva e di rapporti di condivisione, vissuti esclusivamente coi figli senza l’intermediazione di alcun strumento tecnologico, nemmeno la tivù o un gioco virtuale, dove ci si scambiano le impressioni della giornata, le vicende che colpiscono o incuriosiscono, le attività che si potrebbero fare insieme.
Insomma, momenti in cui si rafforza la relazione affettiva e comunicativa col figlio, per conoscerlo meglio e per meglio fargli comprendere gli aspetti negativi, insidiosi e pericolosi del web e del virtuale.
A tal fine può essere utile la lettura dei miei articoli sui seguenti argomenti:
la dipendenza da internet su bambini e adolescenti
il grooming dello cyber predatore,
il lato oscuro della navigazione,
la cyber pedofilia,
l’ossessione di apparire sui social.
É innegabile che il telefono sia uno strumento utile per lavorare, per comunicare, per restare in contatto anche con persone lontane, ma tutto questo rimane utile solo se il telefono è utilizzato per reali motivi di necessità o per esigenze familiari o lavorative.
Tutto ciò che è al di fuori del necessario diventa non solo inutile ma dannoso.
Attraverso il telefonino, infatti, ci si può avvicinare o allontanare dagli altri, basta dare un’occhiata all’immagine qua sopra per capire come un gruppo di persone a tavola, un momento di massima condivisione dell’intimità e della convivialità, diventa un momento di isolamento, di distanza dagli altri, di asocialità.
Il telefono viene spesso utilizzato in maniera protettiva dai disagi che i giovani patiscono, esso infatti può proteggere dai rischi dell’impatto emotivo diretto, perché impedisce di entrare in contatto fisico con l’altro e di evitare tutte quelle complicazioni ed insicurezze che ne derivano, come l’essere timidi, non saper reagire, non saper gestire la situazione, non saper come comunicare.
Il problema è che il telefono apparentemente risolve tali disagi, di fatto però li rinforza e li protrae nel tempo sino a farli diventare patologici.
Nel telefono i giovani trovano la soluzione ai loro problemi relazionali, alle insicurezze, alle paure del rifiuto o nel sentirsi non adeguati, perché con un messaggio si può far finta di essere quello che non si è ma si corre il rischio di nascondersi dietro a tale apparenza ogni volta che c’è una difficoltà.
Inoltre col tempo anche le situazioni che fino a poco prima erano tra le gestibili passano il fronte diventando problematiche, ma risolvibili attraverso uno schermo che scherma e che maschera.
La stessa forma protettiva va anche a vantaggio dei genitori che attraverso il telefono regalato ai figli mantengono un costante controllo su di essi, evitando che si verifichi quel passaggio naturale dell’indipendenza e dell’autonomia.
Per tale motivo il telefono è stato definito da alcuni studiosi come il “guinzaglio tematico” (Carlini R., Cozzolino G.).
Un rischio della estremizzazione della telefonino-mediazione delle relazioni è che il cellulare, piuttosto che diventare uno strumento di sostegno per affrontare le difficoltà di confronto con gli altri, diventi uno strumento per gestire abitualmente le relazioni.
In tal modo è possibile che la comunicazione telefonica diventi “un sostituto della comunicazione reale” , che lo strumento tecnico, cioè, prenda il sopravvento e finisca per sostituirsi alla realtà, creando e alimentando una equazione “comunicazione telefonica = comunicazione reale”. [1]
Un altro rischio intimamente connesso al precedente è la possibilità che il contatto-distacco finisca per far idealizzare il referente delle comunicazioni telefoniche o via sms , sulla base di meccanismi di proiezione di desideri che possono innescarsi facilmente su comunicazioni fatte di brevi conversazioni o di pochi caratteri.
È altrettanto possibile che con l’abuso di comunicazione via cellulare si finisca per vivere relazioni esclusivamente legate alla sfera mentale-emotiva , che alimentano una frammentazione e un disconoscimento del corpo come irrinunciabile mezzo di contatto nelle relazioni interpersonali.
Infine, esiste il rischio che la facilità a prendere le distanze, quanto quella ad avvicinarsi, acceleri eccessivamente alcuni processi di distacco emotivo che prima avevano tempi più “umani” rispetto a quelli tecnologici offerti dal telefono mobile, nel corso dei quali gli irrinunciabili scambi faccia-a-faccia potevano portare a riflessioni importanti, oggi talvolta impossibili.
Un altro modo improprio e dannoso di usare il telefono è quello di sostituire ad esso l’importanza della comunicazione e dei rapporti con le persone vere, in carne ed ossa, risolvendo il problema della solitudine, della incapacità di socializzare e di sconfiggere con esso i momenti di depressione e disagio, sperando che il virtuale cancelli i problemi sostituendoli con qualcosa di divertente.
Da questa false considerazione nasce la credenza che il telefono sia anche un investimento affettivo, con cui avere delle amicizie o peggio instaurare dei rapporti sentimentali.
In tal modo il telefono non risolve i personali disagi, li maschera e li riadatta dando l’illusione di poter dominare i limiti personali, le incapacità di relazionarsi con gli altri e di non aver paura di affrontare il mondo e le difficoltà che impone nel quotidiano.
La comunicazione attraverso il telefonino diventa col tempo l’unica capacità di mettersi in relazione col prossimo, o con l’altro in particolare, inoltre la possibilità di mantenere un contatto seppur semplificato da la possibilità di immaginare una realtà che in pratica non esiste.
A tal proposito rimando ad alcuni miei articoli per approfondire tali situazioni:
le controindicazioni della realtà virtuale
la dipendenza dello smartphone
Si parla di dipendenza dal telefonino quando si manifestano i seguenti sintomi o malesseri:
Tutto questo non va sottovalutato e se con un confronto non si riesce a risolvere il problema e a convincere il giovane a staccarsi dal telefono ed aumentare i contatti umani allora è meglio rivolgersi ad un consulente, come la sottoscritta, che vi possa indicare il modo giusto di risolvere il problema, impedendo che un abuso telefonico diventi qualcosa di più grave e patologico.
[1] Indicazioni tratte dal sito: http://www.benessere.com/psicologia/arg00/dipendenza_telefonino.htm