
Stress, Distress, Eustress
20/04/2017
I bambini tardivi
22/04/2017La balbuzie è un disturbo del linguaggio fluente.
Con il termine balbuzie si intende un disturbo del linguaggio che inizia all’incirca tra i 2 e i 5 anni di età, presentandosi in percentuale maggiore tra i maschi. L’eziologia di questo disturbo è sconosciuta, ma tendenzialmente è comune che la predisposizione sia familiare.
Cosa è la balbuzie
La balbuzie è un disturbo caratterizzato dall’interruzione del normale ritmo del linguaggio causato da involontarie ripetizioni, prolungamenti oppure sospensioni dei suoni.
Colpisce circa l’1-2% dei bambini in età scolare ed è da 2 a 4 volte più frequente nei maschi. I bambini che balbettano potrebbero trovare difficoltà nella comunicazione e nei rapporti con gli altri, sono però quasi sempre assenti disturbi psichiatrici.
Le forme più gravi possono essere associate con spasmi facciali, movimenti inconsulti degli arti e della postura, grugniti involontari o difetti del controllo della respirazione. Nel 50% dei casi di balbuzie si ha una remissione del fenomeno spontaneamente.
Queste disfluenze possono presentarsi come:
- Ripetizione e prolungamenti di suoni, sillabe o parole
- Interruzioni di parole, disritmie
- Pause nel discorso (udibili e non)
- Parole pronunciate con una eccessiva tensione fisica
- Esitazioni
- Ripetizione di parole
- Modifiche nel ritmo della parola
Causa della balbuzie
Il 5% circa dei bambini ha problemi di linguaggio e per questo la loro capacità di formulare un discorso può risultare quindi compromessa. Nella balbuzie, le cause neurologiche sono poco comuni.
Raramente questo disturbo può essere acquisito anche in età adulta, e questo può avvenire a causa di:
- Traumi cranici
- Ictus
- Tumori cerebrali
- Abuso di droghe
- Eventi emotivamente traumatizzanti (la persona che balbetta può avere questa reazione di tipo emotivo in risposta a una reazione psicologica e a uno stress fisico, un lutto o l’interruzione di una relazione amorosa)
A queste condizioni possono aggiungersi, influenzando negativamente lo stato di partenza del paziente, anche:
- Mancanza di riposo
- Stato d’ansia acuito
- Dislessia
- Scarsa autostima
Il disturbo della balbuzie può insorgere anche durante l’età adulta. Può essere di tipo neurogeno, quindi derivare da una lesione al sistema nervoso, oppure può essere una balbuzie psicogena, derivare quindi da un periodo di forte stress a livello emotivo (balbuzie emotiva) o da eventi psicologici traumatici.
Fondamentale resta comunque la componente psicologica, l’approccio terapeutico diviene integrato e tiene conto degli aspetti relazionali, della vita sociale e affettiva.
Sensibilità e intelligenza
In pubblico o al telefono, quando non ci si sente a proprio agio, le parole faticano a uscire nonostante si abbia perfettamente in mente ciò che si deve dire. Ed il disagio aumenta, fino a portare chi ne soffre all’isolamento.
«Di questo disturbo – spiega Donatella Tomaiuoli del Centro Ricerca e Cura delle balbuzie di Roma – ne sono affette persone particolarmente intelligenti, sensibili e profonde o che non vogliono esporsi per timore di essere giudicate».
La balbuzie di per sé non è invalidante, ma il disagio che determina è profondo, specie nell’infanzia quando si manifesta. «Spesso la scuola non è pronta ad accogliere bambini che ne soffrono – continua la Tomaiuoli – e la problematica finisce per condizionare scelte scolastiche e lavorative a scapito delle qualità intellettive e delle capacità della persona».
L’ottimo sarebbe intervenire a un anno circa dall’insorgenza quando, in quattro casi su cinque, la balbuzie si risolve spontaneamente.
«Già in età prescolare – dichiara la specialista – è possibile stabilire se si tratta di una piccola balbuzie fisiologica, destinata e rientrare completamente, oppure di qualcosa di più strutturato». Benché i casi di miglioramento, anche vistoso o sorprendente siano tantissimi, da questo disturbo non si guarisce mai totalmente.
«Per superare efficacemente il problema – commenta la logopedista – servono soprattutto ironia e autoironia che vanno insegnate al bambino fin da subito, anche con terapie mirate».
Punto nodale è migliorare la qualità di vita di chi ne soffre, pertanto con un trattamento che dura di media dodici mesi, attraverso esercizi di respirazione, il controllo e la gestione dell’ansia e l’apprendimento della comunicazione in pubblico si punta ad aumentare l’autostima.
«In questi anni di ricerca presso il nostro Centro – conclude la specialista – abbiamo ottenuto ottimi risultati con il doppiaggio, il teatro e il parlare in pubblico». Per gli adolescenti e gli adulti è utile un approccio integrato: logopedia, anche con corsi di recitazione, e un aiuto psicologico.
La balbuzie negli adulti
La balbuzie generalmente compare nell’infanzia, con un tasso di incidenza sempre più basso con il procedere degli anni.
L’esordio in età adulta è esclusivamente correlato a lesioni neurologiche o farmaco-indotto. Ciò significa che un adulto che balbetta ha alle spalle una lunga “relazione” con la sua balbuzie, non solo in termini di meccanismi compensativi e strategie più o meno efficaci, ma anche di abitudini non funzionali consolidate come condotte di evitamento, reazioni di ansia anticipatoria, ecc.
Esistono molte definizioni differenti di balbuzie: una delle più diffuse, è quella elaborata dalla Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), secondo cui la balbuzie è un disordine del ritmo della parola nel quale il paziente sa con precisione quello che vorrebbe dire, ma nello stesso tempo non è in grado di dirlo, a causa di arresti, ripetizioni e/o prolungamenti di un suono che hanno carattere di involontarietà.
Talvolta ai blocchi e alle ripetizioni di suoni, udibili o silenti, sono associati dei movimenti, spesso erroneamente definiti “tic”. Si tratta di movimenti messi in atto dalla persona nel tentativo di “forzare” il blocco motorio legato alla balbuzie per facilitare l’emissione dell’aria e di conseguenza la formazione dei suoni.
Col passare del tempo non è raro che questi movimenti continuino con una consapevolezza sempre minore. A queste manifestazioni sono spesso associati stati emozionali che vanno da una generale condizione di “eccitamento” o “tensione” a più specifiche emozioni di natura negativa come paura, imbarazzo, irritazione, frustrazione, vergogna, o simili.
Alcune persone che balbettano sono in grado di nascondere la propria balbuzie evitando alcune parole e sostituendole con altre: è la cosiddetta balbuzie latente.
Oltre a manifestarsi in forme diverse da soggetto a soggetto, la balbuzie è un disturbo molto variabile: può scomparire per alcuni periodi e tornare all’improvviso, generando ansia e frustrazione in chi credeva di essersene liberato.
Come intervenire
La balbuzie si presenta sotto varie forme. Può essere di tipo tonica, clonica oppure mista.
Nella balbuzie tonica la persona è colpita da contrazioni della muscolatura ed è portata a esprimere vocalizzi evidenti nel tentativo di affrontare la parola. La balbuzie clonica invece induce a una ripetizione coatta di parole, frasi o anche semplici sillabe.
Queste due problematiche si possono presentare entrambe, alternate l’una all’altra, per la forma di balbuzie che definiamo, appunto, mista.
La persona affetta da balbuzie ha la preoccupazione di non potersi esprimere in modo corretto, perché in altre circostanze si è già bloccata su una specifica parola o perché la frase che vuole dire contiene lettere e sequenze di lettere su cui si sa di essere in difficoltà.
Oltre all’intervento psicologico e cognitivo si deve lavorare sull’aspetto più fisico, legato alla respirazione, a questo possono servire tecniche di rilassamento, training autogeno, mindfulness e meditazione.
È importante che il paziente impari a respirare in maniera armonica, così da non alterare il ritmo della parola andando in apnea e occludendo le corde vocali, per cui l’aria non esce e il suono e la parola perdono la loro fluidità. Per questo si procede con esercizi specifici, che seguono un percorso studiato proprio per fornire alla persona balbuziente una respirazione fluida.
La voglia di guarire è fondamentale, è il motore che permette alla persona di eseguire con attenzione gli esercizi che vengono assegnati. È importante apprendere e applicare con attenzione le tecniche di respirazione, ed eseguirle in ogni momento, non solo nello studio medico nel corso delle visite di controllo, ma anche quando si è a casa, al lavoro, nella vita di tutti i giorni.
Ci vuole pazienza e volontà – il percorso di guarigione dura circa 6 mesi – ma se le tecniche vengono eseguite in modo corretto si possono ottenere risultati davvero soddisfacenti.
Consigli per i genitori
Ai genitori è richiesto soprattutto di avere tanta pazienza, perché è molto importante che il bambino si senta a proprio agio anche quando balbetta, non si senta rifiutato o deriso, ma sostenuto ed apprezzato per le sua altre qualità e capacità.
Ecco alcuni consigli pratici che i genitori dovrebbero seguire.
- Non anticipare il suo pensiero, finendogli le parole o le frasi che sta dicendo.
- Lasciagli tutto il tempo di cui ha bisogno per esprimere il proprio pensiero e non mettergli fretta mentre sta parlando, non usare espressioni tipo “dai su!” “allora, cosa mi vuoi dire “, “sbrigati”…
- Far in modo che il bambino capisca, osservando il comportamento non verbale e le espressioni mimiche facciali dei genitori o delle altre persone con cui si trova a discorrere, che si è interessati a quello che sta dicendo e non a come lo dice e con quali difficoltà.
- Non ripetere, mentre balbetta, frasi del tipo “parla lentamente”, “fai un bel respiro”, “rilassati, stai tranquillo”, “pensa a quello che devi dire prima di parlare”, “parla bene”, “smettila di balbettare”, perché tutti questi consigli, anche se fatti con l’intento di aiutarlo, in realtà aumentano la sua ansia della prestazione aumentando il problema e la difficoltà di pronuncia.
- Rispettare sempre i turni comunicativi, non interromperlo quando parla né sovrapporsi al suo discorso o interromperlo per la fretta di passare ad altro, non concludere le frasi al suo posto.
Nei casi particolarmente gravi è meglio ricorrere ad un logopedista che saprà risolvere sicuramente la difficoltà impostando delle tecniche risolutive, con dei compiti da eseguire a casa insieme ai genitori.
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