
Disturbo Comprensione del Testo
18/04/2017
Disturbo Apprendimento Non Verbale
19/04/2017Il Disturbo riguarda la specifica attività di risoluzione dei Problemi aritmetici.
La difficoltà nella Soluzione dei Problemi, o del Problem Solving, è una patologia che coinvolge molteplici funzioni, quali: memoria di lavoro, attenzione, metacognizione.
Una selettiva difficoltà nella risoluzione dei problemi aritmetici può anche essere associata ad una quadro di discalculia evolutiva (rientrante nella categoria dei DSA – Disturbo Specifico dell’Apprendimento), ma non concorre alla diagnosi di quest’ultima.
I soggetti con difficoltà nel problem solving possono avere adeguate abilità di gestione dei numeri e della operazioni di calcolo, eseguite a mente o scritte, e questo li differenzia da discalculici che non sanno organizzare i numeri, né mentalmente né sul foglio.
Sintomi del disturbo
Chi patisce tale disturbo della soluzione dei problemi può avere le seguenti problematiche in queste aree:
- la comprensione della situazione-problema attraverso l’identificazione e l’integrazione delle informazioni verbali o aritmetiche (comprensione del testo, rilevanza dei dati, quesito);
- la rappresentazione visuo-spaziale dello schema, che permette di visualizzare il rapporto tra i dati e le incognite in un modello mentale unitario;
- la categorizzazione, cioè la capacità di individuare la struttura matematica fondante il problema, indipendentemente dalla situazione-contesto;
- la pianificazione in fasi delle operazioni utili alla risoluzione del problema e la formulazione di un piano che preveda il raggiungimento di obiettivi intermedi collegati tra loro;
- l’utilizzazione delle conoscenze del calcolo per affrontare la soluzione del problema;
- l’autovalutazione, ossia il giudizio metacognitivo da parte del soggetto su come sia stato svolto il problema e, in generale, sulle proprie abilità di problem solving (autoefficacia).
Il processo di soluzione di problemi non ha una natura statica, cioè non si riferisce ad una specifica abilità o capacità mentale, come solitamente succede con i disturbi specifici, bensì fa riferimento a delle modalità dinamiche e si palesa, si evolve, ingrandisce, col procedere dell’analisi del problema, del suo sviluppo ed approfondimento.
Può, per migliore comprensione, essere paragonato ad un flusso che man mano viene elaborato il compito aritmetico da eseguire investe in maniera susseguente le incapacità sopra elencate.
Criticità dei problemi
Le difficoltà nella soluzione dei problemi, pur manifestando nel tempo alcune deficienze costanti ed invariabili, dovute al profilo neurologico e cognitivo del bambino, trovano una specifica differenziazione lungo il percorso scolastico dello studente, che corrisponde al variare dei programmi scolastici che aumenta nel tempo la complessità degli esercizi richiesti.
Alla scuola elementare compariranno soprattutto difficoltà nella soluzione del problema aritmetico, in associazione, con grado più o meno forte, con problemi di calcolo e con l’intuizione del significato delle operazioni matematiche e di alcuni concetti.
Ad esempio certi bambini cominciano a mostrare difficoltà a capire le nozioni tipiche dei primi problemi, quali: il calcolo del costo unitario, del costo complessivo, il resto, la differenza, ecc..
In seguito, quando avviene l’introduzione dei concetti geometrici, e la domanda di svolgimento del compito diventa più complessa e variegata, si richiede una maggiore competenza cognitiva del bambino sul punto, includendo la visualizzazione di rapporti spaziali elementari, la comprensione e la memorizzazione di regole geometriche e l’uso di calcoli appropriati.
Ancora: l’insegnamento di algoritmi di base per la soluzione di problemi tipici viene ad associarsi con la richiesta di flessibilità ed intuizione per la soluzione di problemi che introducono elementi di novità.
Successivamente, durante il corso dell’anno o negli anni a venire, l’insegnamento diventa ancora più impegnativo nella materia dell’aritmetica e della geometria con l’introduzione di concetti e processi complessi come le frazioni, proporzioni, numeri decimali, figure geometriche, roteazioni, ecc..
Infine, i problemi di logica e di statistica aggravano ulteriormente la complessità dell’esercizio.
Influenza sull’autostima
Notevole importanza sulla effettiva resa scolastica dei bambini con tale deficit, nonostante le difficoltà, è anche l’influenza del loro stato motivazionale ed emotivo.
Normalmente, se fin dall’inizio della scuola lo scolaro si percepisce come efficiente e capace nella risoluzione dei problemi che gli vengono prospettati, nonostante l’aumento della difficoltà degli stessi, egli sarà positivamente spronato a risolverli, mettendoci impegno, volontà ma anche ottimismo.
I bambini che hanno invece avuto delle difficoltà, hanno già patito insuccessi e percepito la loro incapacità a risolvere determinati problemi, sviluppano così un sentimento di scarsa competenza che contribuisce a renderli ansiosi, diminuisce la spinta motivazionale positiva nel risolvere gli esercizi e tendono a considerarsi incapaci davanti all’intera materia, che diventerà ostile e costituirà un blocco mentale insormontabile.
Ansia da matematica
Dagli studiosi dell’argomento viene addirittura chiamata “ansia da Matematica” quella paura od ostilità nell’affrontare tale materia, che di solito è alla base dei problemi del problem solving.
I sintomi di tale particolare ansia variano in base alla risposta emotiva del soggetto ma si possono così descrivere: sudorazione, tremore alle mani, palpitazioni cardiache, nausea, risate nervose, sino ad arrivare al blocco completo del pensiero e impossibilità anche di svolgere altre materie meno ostiche.
L’origine di tale ansia da matematica varia da situazione a situazione: spesso è indotta dallo stile di insegnamento di certi professori che, per velocizzare il programma, pretendono un alto livello di comprensione dei compiti e al pari per ogni bambino, impensabile nella realtà visto che ogni bambino ha una risposta cognitiva diversa dal compagno; oppure a causa della diversa maturità e delle diverse esperienze di vita vissuta.
Un altro fattore può essere la difficoltà stessa della materia, non di facile comprensione per chiunque; molti bambini tendono a considerare la capacità di risolvere i problemi matematici come il valore della loro capacità intellettiva, e percepiscono l’insuccesso come un giudizio negativo delle loro qualità.
Un metodo risolutivo per trattare tale tipo di disturbo è sicuramente quello, prima di tutto, di modificare il loro atteggiamento e valutazione personale davanti alla richiesta di risolvere determinati problemi scolastici.
I compiti scolastici quali dovranno essere distribuiti nel tempo il più possibile, in modo da essere affrontati con i tempi adeguati alla risposta del ragazzo, ed aumentando piano piano le difficoltà, in modo che ogni passaggio allo step superiore rappresenti la comprensione del problema precedentemente affrontato, col conseguente superamento della fobia della incapacità di risposta.
Verranno poi seguite delle strategie che aiutano la memorizzazione dei vari passaggi ed operazioni.
Lo scolaro, inoltre, dovrà essere dotato di tutti i supporti tecnologici, quali computer, calcolatrici, schede e mappe concettuali, che lo possano aiutare nello svolgimento dei compiti aritmetici.
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18 Comments
Grazie per queste spiegazioni.
Sono la mamma di una ragazza di 14 anni (3 media) che ha sempre avuto problemi con la matematica. Alla mia domanda alla maestra delle elementari ” ma non ha problemi con la matematica?” mi è stato risposto che era solo “poco logica”.
Alla fine del primo quadrimestre della seconda media mi sono fatta coraggio e l’ho obbligata alla diagnosi nonostante i suoi pianti.
La diagnosi è stata: discalculia lieve, disgrafia lieve, border-line per la disortografia (le h sono un disastro), difficoltà dell’attenzione sostenuta nel tempo e difficoltà nello svolgimento dei problemi.
Lei non l’ha presa bene…però piano piano abbiamo imparato assieme a guardare in faccia il problema…certo che sarebbe stato meglio saperlo prima!
L’ho affiancata nel primo periodo mentre adesso chiede solo se ha bisogno.
La sua autostima è ancora tutta da recuperare. Spesso dice ancora di non valere nulla…..per le maestre la sua chiusura, la sua poca espansività era colpa della mia ansia. Magari la colpa era anche mia, amante della matematica che non capiva come certi passaggi non le entrassero in testa! o magari era lei che non riusciva semplicemente a capire come mai non riusciva dove altri eccellevano.
C’è da dire che al suo 7 è sempre arrivata e capitava anche di arrivare all’8 (non in mate!).
Lei non lo vuole ammettere ma so che scoprire che una parte del problema non dipende dalla sua intelligenza…..le ha fatto tirare il fiato. E’ ancora lunga ma alla fine so che ce la farà!
Ce la farà sicuramente, si tratta solo di far un po’ l’abitudine col deficit, che non ha nulla a che vedere con l’intelligenza e le capacità cognitive, che anzi nella maggioranza dei casi risultano più eccellenti nei ragazzi che hanno un deficit di DSA o similare.
Le ho comunque scritto in privato, nel caso abbia bisogno di ulteriori consigli sono a sua disposizione.
Marilena
Buongiorno, mi chiedo se esiste la possibilità in ragazzini (12 anni) con questa problematica di acquisire la capacità di imparare a “vedere” i problemi con l’aiuto di un bravo insegnante che gli ampartisca lezioni privatamente, o sarebbe cmq un risolvere i problemi matematici/ geometeici momentaneo?
Grazie
Ivana
Certo, anzi è essenziale il supporto perché con la ripetizione le cose, le operazioni, i metodi alla fine vengono memorizzati e compresi, certo la scuola difficilmente è d’aiuto ma potrebbe cercare insegnanti di sostegno o universitarie che fanno delle lezioni private, in modo da portare il bambino al livello dei suoi compagni e non farlo più sentire inadeguato.
Vedrà che nel suo paese troverà persone con le giuste competenze che hanno necessità di arrotondare.
Spero di essere stata d’aiuto
Marilena
Marilena
Buongiorno, mia figlia di 13 anni (3 media) continua ad avere problemi con matematica e geometria.
Sono reduce da un colloquio con la prof di matematica, che dice che Marta è senza logica…e che farà sempre fatica. Che non c’è niente da fare!
Sempre giudicata come una ragazzina distratta e svogliata nella materia; sottoposta a valutazione dietro nostra richiesta (non risulta un profilo DSA)seguita una volta alla settimana da una persona che le fa ripetizioni…Marta continua a collezionare brutti voti in matematica. Per il resto funziona bene…si applica come qualunque ragazza della sua età. Noi assistiamo impotenti al susseguirsi di verifiche che vanno male.
Ci domandiamo cosa possiamo fare per permetterle non di essere una studente brillante in matematica, non pretendiamo questo, ma che le sia permesso di potere CAPIRE e governare questa materia.
Potete darci una mano almeno a capire come muoverci?
Ringrazio e rimango in attesa di un vostro gentile riscontro
Capisco il vostro disagio sopratutto quando trovate tante barriere d’incomprensione.
Esiste un deficit specifico che riguarda la risoluzione dei problemi e delle operazioni, che è diverso dalla discalculia che è un DSA e che riguarda solo la gestione del disegnare ed organizzare i numeri sul foglio, e se i numeri vengono scritti correttamente, con ordine non è un DSA, con tutte le conseguenza positive che ne conseguono anche per quanto riguarda il programma scolastico e l’atteggiamento degli insegnanti.
Il deficit rilavato a vostra figlia è relativo alla gestione dei problemi connessi alle operazioni matematiche ed i problemi di algebra e così via, tutto ciò che ha a che fare, in pratica, col calcolo dei numeri.
Infatti è il suo unico problema e lo state affrontando nella maniera corretta, cioè quello di farle prendere delle lezioni che le permettano di memorizzare, con tanta pazienza e volontà, il tema dei calcoli.
Sua figlia non è svogliata e nemmeno non si impegna abbastanza, il suo è un deficit neurologico, la parte del cervello competente a fare i calcoli non funziona correttamente, e quindi avrà sempre difficoltà, della serie si sbaglierà sempre anche da granede per esempio sul resto e quanto deve pagare ogni volta che acquisterà qualcosa.
E’ un suo limite che avrà sempre, per fortuna esistono le calcolatrici, ed il fatto che sia stato certificato, anche se solo come BES, obbligherà le insegnanti di matematica a non pretendere troppo, quindi a tollerare di più l’eseguzione sbagliata ed eventuali errori.
Se l’insegnante non ne tiene conto contestategli la certificazione ed il deficit di vostra figlia, è obbligata per legge a non evitare il problema e a darle una particolare considerazione, così come per tutti i BES diagnosticati.
Non fate sentire la bambina diversa e non pretendete troppo dalla matematica, si può vivere anche senza e ciò non le preclude dei grandi risultati anche nella carriera scolastica o univeresitaria che volesse seguire, il suo deficit, come avete già avuto modo di riscontrare, riguarda soltanto il calcolo.
Fatela sentire il più normale possibile e fate in modo che l’insegnante ne tenga conto nella valutazione, che non può essere sempre insufficiente dato il deficit certificato, nè può pretendere che raggiunga lo stesso livello dei compagni, se continua in questo modo sollevate la questione col Preside o Direttore della scuola, sono obbligati a tener conto dei BES diagnosticati e questo vuol dire anche tollerare certi errori e premiare molto se i risultati migliorano anche se non raggiungono la perfezione.
Per il resto fate in modo che la ragazzina non si affatichi troppo, anche se deve essere costante con l’impegno, e fatela sentire speciale, non diversa nè mancante in qualche cosa e questo deve cominciare dal vostro atteggiamento.
Non siate delusi o amareggiati perché lei capirà che vi sta deludendo, quando invece non le è possibile fare di meglio e premiatela molto, sopratutto coi complimenti quando riesce a completare un compito.
Il complimento e il riconscimento del genitore per lo sforzo fatto sono il migliore stimolo per un ragazzo che deve affrontare le sue difficoltà.
Spero di esservi stata d’aiuto.
Marilena
Buonasera sono mamma di Martina che ha 7 anni.lei ha fatto tanta fatica in prima elementare e secondo le maestre e’ svogliata, pensa a giocare , mentre io ho sempre pensato che avesse difficoltà contro le maestre ho scelto di fare i test e martina purtroppo ha difficoltà in matematica e comprensione dei testi!ho appena iniziato un percorso ma sento che è molto faticoso lei si sente diversa!spero possa raggiungere gli obiettivi più avanti e che questo percorso possa aiutarla a renderla più serena
Non si deve scoraggiare cara Simona, prima di tutto perché queste sue sensazioni vengono avvertite dalla figlia in aggiunta ai disagi che già deve sopportare, infatti già si sentirà diversa grazie ai compagni ed agli insegnanti, cerchi di farle capire che il suo problema è una cosa comune, ed i più grandi personaggi della storia hanno avuto le sue stesse difficoltà, ma poi le hanno superate e sono diventati famosi e più bravi delgi altri.
Certo i suoi deficit rimarranno, avrà sempre difficoltà con le operazioni, ma se le è stata diagnosticata una discalculia che rientra nei DSA può ottenere che a scuola utilizzi delle calcolatrici, e per il deficit della comprensione dei testi come BES il programma e gli insegnanti non possono esentarsi dal considerarlo, che non è svogliatezza o mancanza di impegno ma è un deficit neurologico e come tale va assolutamente considerato e rispettato.
Faccio a tutte e due i miei migliori auguri di superare presto questa difficoltà e di trovare un sistema compensativo adatto al più presto.
Marilena
Salve, mia figlia frequenta la classe 5^ della scuola primaria. ha evidenti difficoltà nella risoluzione dei problemi, nel ragionamento logico. Premetto che legge e scrive in modo corretto, ha memorizzato tutte le tabelline e svolge correttamente tutte le 4 operazioni. Quando pero’ si tratta di risolvere i problemi non riesce a fare un ragionamento che la porti alla soluzione. che cosa mi consiglia di fare?
Grazie!!!
Cara Maria, probabilmente sua figlia ha proprio il disturbo citato nell’articolo, i bambini hanno un rendimento regolare a scuola, riescono in tutti i compiti tranne quello che comporta la risoluzione dei problemi.
Si può intervenire cercando di rendere l’operazione da fare più divertente e giocosa, così il procedimento viene memorizzato meglio, forse per esercizi specifici può trovare in internet anche delle soluzioni a tal proposito, come schemi iterattivi, schede didattiche, etc…, oppure cercando da sè in base a ciò che piace a sua figlia un metodo appropriato che porti alla soluzione del problema con diverse metodiche.
Il fatto è che essendo un deficit neurologico non guarisce ma può essere compensato, con sistemi e metodi che aiutano il piccolo/a a fare quel tipo di operazioni logiche che per lui sono un problema, occorre solo avere la pazienza di trovare il sistema che meglio si adatta al caso ed a suo figlio.
Anche le insegnanti potrebbero darle qualche consiglio, in fondo è anche il loro lavoro trovare sistemi diversi per far apprendere un qualcosa.
Spero di esserle stata d’aiuto.
Marilena
Cara Dott.ssa,
Credo di essere stata una di quelle bambine negate per la matematica: non riuscivo assolutamente a risolvere compiti pratici mentre invece nella teoria ero bravissima (per esempio, in trigonometria e fisica ero eccellente!). Ho ricevuto dei rinforzi molto negativi e svalutanti durante le prime fasi dell’apprendimento da alcune maestre di allora (c’erano ancora quelle odiose pagelle valutative dove le maestre elencavano punti di forza e carenze dello scolaro; inoltre le care signore non mancavano di fare commenti poco carini ad alta voce. Ringraziando l’evoluzione scientifica, le valutazioni oggi le fanno persone competenti, come dottori qualificati e preparati).
Ad ogni modo, vorrei recuperare il mio rapporto con la matematica e capire se ho veramente problemi, tipo discalculia o meno (sospetto discalculia e disortografia in mia madre). Posso ancora fare dei test per valutare o meno la presenza di certe difficoltà? Se sì, quali consiglia? E soprattutto, con quale attitudine mentale consiglia di approcciarle (oltre al supporto di uno psicoterapeuta, si intende)?
Per fortuna non ho dato retta alle cattiverie gratuite che mi sono state dette da quelle maestre (me le ricordo ancora bene!) e oggi sto prendendo un dottorato di ricerca in materie umanistiche (lavorando con ben tre lingue straniere, alla faccia loro che mi chiamavano ritardata!).
Grazie e un saluto,
XX.
Nei casi in cui sussiste un deficit, e la disfunzione alle operazioni di calcolo lo è, non c’è soluzione.
Si deve allora prendere coscienza dei propri limiti ed agire con metodi compensativi, ma l’autoconsapevolezza è sicuramente da percorrere.
Se ha bisogno di maggior sostegno le consiglio un percorso in counseling da fare fornendo anche uno scritto valutativo sulle operazioni numeriche.
Se vuole procedere in tal senso mi ricontatti via meil privatamente: info@marilenacremaschini.it.
Marilena
Gentile Dottoressa,
Buonasera, grazie per l’interessante articolo.
Nostra figlia fa la seconda liceo scientifico e fatica moltissimo a studiare, sicuramente c’è un aspetto caratteriale di pigrizia e rifiuto (tende a liquidare troppo sbrigativamente lo studio e poi deve ritornarci sopra giocoforza), ma io sono convinto che abbia anche dei problemi, magari non gravi, di logica e figurazione dei problemi.
Nulla a che fare con dislessia o discalcolo; però
lei non riesce ad arrivare alla conclusione dei problemi di Fisica; ogni minima variazione rispetto a quanto già affrontato la mette in crisi. Lei cerca di imparare meccanicamente il processo, ma non riuscendole sufficiente, si perde. Fa anche molta fatica con la figurazione e la geometria e un a certa fatica in conteggi semplici fatti a mente (es: 10:4), nel senso che ci riesce ma non con sveltezza.
Riesce a prendere 4 o 3 nelle verifiche anche dopo avere studiato, anche con il nostro supporto, per giornate o settimane intere…
Vorremmo capire fino a che punto è un rifiuto e se, e dove, cominciano delle vere e proprie problematiche di comprensione.
Come facciamo ad approfondire?
Grazie anticipatamente
Buongiorno Luigi
sua figlia andrebbe sottoposta ad una valutazione diretta fatta da un psichiatra infantile a cui poi potrebbe richiedere tutti i consigli mirati su sua figlia in base alla diagnosi ettuata.
Marilena
Leggo tanti articoli ma nessuno che ti spieghi quindi che fare?? C’è un sostegno? Non è possibile che dobbiamo fare tutto noi genitori! Chi lo diagnostica? Come si può altrimenti comunicare alla scuola in modo che si riservi al ragazzo un trattamento speciale quindi con uso calcolatori etc? Ci date delle indicazioni sulla soluzione e non solo la descrizione di tutto il manifestarsi che purtroppo sappiamo bene come
Le dico subito cara Clara che il disturbo è diagnosticabile da un neurologo o psichiatra esperto dell’età evolutiva, solitamente questi medici danno anche le indicazioni su come seguire i figli e quali accorgimenti prendere.
Le anticipo che non essendo il disturbo rientrante nella categoria dei DSA verrà considerato dalla scuola soltanto come un BES e quindi con tutti i suoi limiti, ma per imporlo a scuola deve avere una certificazione medica che lo attesti
Si rivolga pertanto a degli specialisti nel settore che sapranno aiutarla
Marilena
Buonasera, sono la mamma di un ragazzo di seconda superiore.
Mio figlio ama le.materie scientifiche e non ha mai avuto alcun problema.con esse tant’è che sta frequentando il secondo anno di liceo scientifico
Ora lamenta varie difficoltà nella.risolizione di problemi ( geometria e fisica ); riferisce di non sapere come risolverli nonostante abbia studiato la teoria. Potrebbe trattarsi quindi di un problema di problema.solving emerso a 16 anni?
Cosa mi consiglia?
Cara Alessandra
può essere anche semplicemente un’antipatia personale di suo figlio a determinate materie
in fondo non tutti siamo uguali e a non tutti piacciono le stesse
Lo aiuti come può, se tali antipatie permarranno ostili suo figlio potrà sempre freguentare una scuola più consona alle sue attitudini ed abilità
saluti
Marilena