
Disturbo Apprendimento Non Verbale
19/04/2017
Stress, Distress, Eustress
20/04/2017Nel Disturbo Specifico del Linguaggio il parlare correttamente risulta difficoltoso.
Il bambini che soffrono del Disturbo Specifico del Linguaggio, o DSL, hanno normali abilità cognitive ed intellettive, ma mostrano un competenza ed una capacità limitata nell’esprimere un linguaggio corretto e comprensibile.
Tale disturbo presuppone una deficienza nel sistema neuronale ed è indipendente da altre patologie, che possono essere collegate ad una disfunzione dell’apparato uditivo o linguistico, per rilevarlo devono essere esclusi anche i fattori ambientali che possano giustificare la limitata abilità di comprensione e di utilizzo del linguaggio parlato.
Associazioni del disturbo
Il disturbo del Linguaggio si differenzia dall’Afasia e dalla Disartria e dalla Aprassia ideativa o linguistica per le diverse origini neuropatologiche, ed hanno anche complicanze differenti, pur parlandosi sempre di difficoltà nella facoltà del linguaggio.
Nella maggioranza dei casi, come nei parlatori tardivi, le difficoltà del linguaggio dell’età infantile si risolvono col tempo, ogni bambino ha uno sviluppo fisico e cognitivo diverso pertanto è normalissimo che un bambino sia precoce in determinate abilità e meno in altre.
Se però il problema persiste anche nella scuola primaria è meglio rivolgersi ad un esperto in materia, che in tal caso è il logopedista o il neuropsichiatra infantile, anche per escludere l’esistenza a carico del bambino di altre patologie o difficoltà ancora non rilevate od emerse.
Spesso, se trascurato, questo deficit tende a complicarsi evolvendo in ulteriori difficoltà o deficit del compito di lettura e scrittura, i cosiddetti Disturbi Specifici dell’Apprendimento ( DSA), in particolare le difficoltà di tipo fonologico possono avere come seguito una dislessia o una disortografia, mentre le difficoltà di comprensione verbale e di strutturazione delle frasi possono manifestarsi come Disturbo della Comprensione del Testo (DCT).
La valutazione logopedica è importante, oltre che per una corretta diagnosi, anche per un altro motivo, tale esperto clinico è in grado di valutare se vi sia uno sviluppo tipico, e quindi adeguato, anche in presenza di errori, da uno sviluppo atipico, anomalo, nell’acquisizione della capacità del linguaggio.
Vi sono infatti determinati errori commessi nel bambino che sta imparando a parlare che sono tipici del procedimento di acquisizione del linguaggio sicuro e fluido, come alcune semplificazioni, per esempio, dire anziché la parola corretta “scala” l’abbreviamento in “cala”, tali errori si risolvono automaticamente con un po’ di tempo e pazienza.
Segnali del disturbo
Altri errori di mero assestamento nel bambino sono le balbuzie, lo scambio di determinate consonanti simili o le difficoltà a formulare le sillabe composte come “sc”, “gl”, o le doppie consonanti.
Gli errori atipici sono quelli che evidenziano delle difficoltà che vanno approfondite.
Un altro scopo della valutazione clinica è quello di distinguere tra quello che gli inglesi chiamano un problema di “speech” dal problema di “language“.
Un problema di “speech”, cioè della parlata, può essere ad esempio la famosa “zeppola”, la “s” interdentale o la “erre moscia” (rotacismo).
Il problema di “language”, del linguaggio corretto in sé, può consistere in problemi di tipo fonologico, come per esempio le semplificazioni o sostituzioni di lettere, la mancata consapevolezza della lunghezza delle parole, o il morfosintattico (strutturazione della frase).
Ogni tipo di difficoltà va affrontata con un trattamento adeguato, che ne risolva le cause scatenanti e permetta l’acquisizione di un procedimento mentale preparatorio del linguaggio adeguato e corretto.
Alcuni segnali, che possono essere dei campanelli d’allarme per l’esistenza del disturbo in questione, emergono nella tenera età, anche nella fascia compresa tra i 18 ed i 30 mesi, e consistono in vere e proprie difficoltà di comprensione del linguaggio parlato da altri, come se le parole e le indicazioni non venissero decifrate.
Ulteriori segnali del disturbo sono lo scarso uso di gesti collegati ai concetti espressi, la lentezza nello sviluppo del linguaggio oltre i termini del tollerabile, come ad esempio l’incapacità a strutturare delle frasi complesse, fatte cioè da un insieme di parole che abbiano un senso compiuto anche se non formulate perfettamente.
Tali difficoltà non sono tipiche della fase acquisitiva ed evidenziano delle difficoltà nella comprensione del senso compiuto delle frasi, o dei concetti espressi nelle parole, e indicano che il bambino, pur con le sue normali difficoltà, non è in grado di sostenere una conversazione seppur semplice e minimale.
Fattori che incidono sul disturbo
Se il disturbo è al livello fonologico, cioè riguarda la pronuncia corretta sia dei fonemi singoli che delle parole complesse, è necessario un intervento mirato ad identificare i suoni che non sono presenti nel repertorio fonetico del bambino e che devono essere imparati, per lavorare sui contesti linguistici in cui la produzione è alterata o del tutto assente.
Il recupero del disturbo è diretto a ripristinare la corretta pronuncia delle cosiddette parole “bersaglio” cioè quelle che creano più difficoltà e che di solito costituiscono più un blocco emotivo da superare.
L’intervento dovrà essere modulato in base all’età del paziente, alla sua maturità ed alla gravità del problema, ogni caso deve essere pertanto valutato con un programma terapeutico adatto al soggetto ed all’ambiente in cui cresce.
Non dobbiamo dimenticare l’influenza delle condizioni culturali della famiglia, e delle condizioni ambientali di contesto, nell’apprendimento sia generale sia del linguaggio in particolare, e valutare quindi la possibilità di operare in collaborazione coi genitori per la risoluzione del disturbo.
Lo sviluppo del linguaggio è caratterizzato da una grande variabilità individuale, dovuta a fattori biologici ed innati e da quelli ambientali e famigliari: nei contesti in cui vi è maggiore stimolazione al linguaggio parlato il bambino riceverà maggiori stimoli ed avrà in tal senso delle acquisizioni precoci rispetto a coloro che invece hanno una minore stimolazione, oppure non è eseguita nel modo corretto.
Ulteriore fattore che incide sulla capacità oratoria, che può quindi influenzare il disturbo, è anche l’inserimento troppo precoce nella scuola rispetto alla maturità effettiva del bambino.
Ma vediamo come si può articolare l’intervento a seconda delle diverse fasce d’età.
Linee guida
Mediamente intorno ai 24 mesi il bambino possiede un vocabolario di circa 100 parole ed inizia a formare le prime frasi, che inizialmente sono combinazioni di parole spesso associate ad un gesto indicativo o simbolico.
Intorno ai 30 mesi avviene generalmente la vera esplosione del linguaggio, il vocabolario si espande ed il bambino inizia a produrre frasi di tre o più parole.
Un parametro fondamentale da tenere in considerazione è un’adeguata comprensione del linguaggio dell’adulto e dei genitori, se questa è presente si più attendere siano a 36 mesi prima di fare una consultazione specialistica.
L’età di tre anni costituisce, invece, una sorta di spartiacque tra bambini cosiddetti “parlatori tardivi” e i bambini con probabile disturbo specifico di linguaggio.
È importante fornire delle indicazioni alla famiglia sugli stili educativi che favoriscano lo sviluppo di abilità espressive e linguistiche, adatte alle diverse età del figlio, perché è la famiglia l’ambiente principale dell’apprendimento linguistico.
Ai genitori sarà pertanto consigliato di:
- Ascoltare il bambino quando parla, anche se mostra difficoltà, con attenzione e serenità, senza mostrare fretta e senza creare disagio nel bambino o farlo sentire inadeguato.
- Lasciare che concluda la frase anche se richiede più tempo, per il bambino è una sfida che deve poter concludere, questo aumenterà notevolmente la stima in se stesso ed ogni volta il tempo sarà sempre più ridotto.
- Favorire l’uso dei gesto a supporto dell’efficacia comunicativa, ma intervenite solo se notate una chiara difficoltà del bambino a recuperare nella memoria il gesto adatto all’occasione.
- Riformulare la produzione “scorretta” del bambino e non correggerla immediatamente, in questo modo è stimolata la sua capacità di comprensione dell’errore permettendogli di riformularla in modo corretto, se ciò non avviene provvedete voi a suggerire la frase giusta, in tal caso si offre sempre la possibilità di procedere con l’auto-correzione che presuppone la memorizzazione della formulazione corretta.
- Parlare molto al bambino in modo rilassato e lento affinché comprenda facilmente ogni suono.
- Valorizzare le altre qualità del bambino per rinforzare la sua autostima e creare un ambiente famigliare accogliente in cui possa sentirsi sereno di esprimersi anche con le sue difficoltà.
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