
La pedagogia steineriana
02/08/2017
Henri Landru il Barbablù
04/08/2017I baby serial killer sono assassini con meno di 14 anni.
Con il termine baby serial killer si fa riferimento a soggetti giovanissimi, solitamente minori di anni 14, che uccidono consapevolmente ed atrocemente, per disagio personale, per un disturbo psicotico, perché nati da famiglie violente e che della violenza hanno fatto il loro mezzo espressivo.
Sono tantissimi i bambini killer che si sono macchiati di crimini atroci, che sono stati arrestati ed internati in istituti psichiatrici da cui, molti di loro, non sono più usciti.
Data l’atrocità dei fatti commessi e la crudeltà usata è facile dedurre che se non fossero stati fermati dall’autorità avrebbero continuato con le loro modalità criminose diventando dei killer adulti.
Alcuni di loro sono stati killer per anni, rientrando a pieno titolo nella categoria dei serial killer, riporto di seguito soltanto le storie di alcuni di loro che per crudeltà e numero di vittime hanno assunto tale orribile classificazione.
Baby Killer Mary Bell
Mary Bell nasce nel 1957 in una zona molto malfamata della periferia di Newcastle, un quartiere pieno di emarginazione, degrado e violenza.
Abituata a subire violenze imparò anche a restituirle, in modo estremamente sadico.
Sua madre era una prostituta e la costrinse fin dall’età di 4 anni ad avere rapporti sessuali a pagamento con diversi suoi clienti.
La madre di Mary tentò persino di ucciderla diverse volte, alcuni parenti affermeranno anche che la madre di Mary aveva cercato più volte di uccidere la figlia, come la volta in cui disse che Mary era “caduta dalla finestra” o quando aveva “ingerito dei sonniferi pensando fossero caramelle”.
Queste orribili esperienze la portarono a strangolare un bambino di 4 anni, Martin Brown, il giorno prima del suo 11° compleanno.
La bambina arrivò persino a confessare ciò che aveva fatto alla polizia, che però, incredula, prese le dichiarazioni di Mary come uno scherzo di cattivo gusto.
Pochi mesi dopo Mary, aiutata da una sua amica, strangolò un altro bambino di 3 anni, Brian Howe.
Dopo aver ucciso il bambino e nascosto il suo corpo nel bosco, Mary ritornò più tardi ed incise una “M” nello stomaco del bimbo, poi tagliò ciocche di capelli come se fosse una specie di bambola e ne mutilò i genitali.
Ritenuta una psicotica serial killer è stata ricoverata in un ospedale psichiatrico dopo aver scontato 12 anni di carcere.
Baby Killer Cayetano Santos
Cayetano Santos nasce a Buenos Aires il 31 ottobre 1896 da Fiore Gordino e Lucia Ruffo, immigrati calabresi, pochi anni dopo terrorizzerà l’Argentina sotto il nome di “il Piccolo Orecchiuto”.
Trascorsa l’infanzia in strada e compiuti i 5 anni cominciò a frequentare diverse scuole, dove mostra una totale mancanza d’ interesse per gli studi ed un comportamento molto ribelle.
In seguito abbandonata la scuola, passò le sue giornate a vagabondare, sommerso nelle sue morbose fantasie, masturbandosi continuamente.
Il 28 settembre 1904, a soli 7 anni, Cayetano portò con l’inganno Miguel de Paoli, di quasi 2 anni, in una casa abbandonata, dove lo picchiò a sangue fino ad ucciderlo per poi gettarlo sopra un mucchio di arbusti spinosi.
É l’inizio del sadico killer.
L’anno seguente, Ana Neri, di appena 18 mesi venne portata da Cayetano in un luogo isolato e venne colpita più volte alla testa con una pietra.
Nel 1906 adescò una bimba di circa 2 anni e la portò in un terreno abbandonato dove cercò di strangolarla, ma poi ci ripensò e decise di seppellirla viva in una fossa, denunciata la scomparsa non fu mai ritrovata; si seppe della sua sorte soltanto dopo la confessione di Cayetano.
Il 9 settembre del 1908 portò Severino Gonzalez Calò, di 2 anni, in un magazzino situato di fronte alla Scuola del Sacro Cuore, dove immerse il piccolo in un abbeveratoio per cavalli e lo coprì con una tavola per farlo annegare.
Il 15 settembre, in via Colombres 632, con una sigaretta accesa bruciò le palpebre a Julio Botte, di 22 mesi, in quell’occasione fu scoperto dalla madre della vittima ma riuscì a fuggire.
Il 17 gennaio 1912, entrò in via di Corrientes e diede sfogo alla sua nuova passione: incendiare.
Il 26 gennaio 1912 Arturo Laurora, di 13 anni, fu ritrovato in una casa all’inizio di via Pavón con il corpo mezzo nudo, era stato selvaggiamente picchiato e al collo aveva ancora la corda con la quale era stato strangolato, fu la confessione di Cayetano ad accertarlo come l’artefice di questo crimine.
L’ultimo crimine di Orejudo fu nei confronti Gerardo Giordano di soli 3 anni: adescò con delle caramelle, gliene diede alcune col la promessa che ne avrebbe date altre se lo avesse seguito in un luogo remoto chiamato Moreno Quinto.
Una volta giunti all’ingresso di una fornace di mattoni, il bambino iniziò a piangere e si rifiutò di entrare, ma Cayetano non perse tempo: l’afferrò violentemente per le braccia e lo trascinò all’interno, lo colpì con forza al volto e quando fu esanime a terra mise il ginocchio destro sul petto del povero Gerardo.
Il killer, ormai, conosceva alla perfezione il meccanismo: con difficoltà, ma allo stesso tempo con calma, si tolse la cintura e incominciò ad arrotolarla al collo del piccolo, quindi procedette a strangolarlo dopo ben 13 giri di cinta.
Gerardo cercò di alzarsi, così Cayetano decise di legargli mani e piedi tagliando la cinghia con un fiammifero acceso. Anche in questo caso continuò a soffocarlo con quel capestro improvvisato, ma il piccolino seguitò a rifiutarsi di morire.
Un’idea perversa attraversò improvvisamente la mente del killer: perché non forargli la testa con un chiodo? Così il “ Petiso Orejudo”, uscì alla ricerca dell’attrezzo.
Per la strada incontrò anche il padre di Gerardo che gli chiese di suo figlio: distaccato Cayetano gli rispose di non averlo mai visto e gli suggerì, addirittura, di andare al commissariato per chiedere aiuto.
Nel frattempo Orejudo trovò un vecchio chiodo da 7 cm; ritornato dalla sua vittima con in mano una pietra come sorta di martello affondò nella tempia del piccolo il chiodo arrugginito.
Quella notte, durante la veglia al cadavere di Gerardo, Cayetano fece atto di presenza, confesserà in seguito alle autorità di aver voluto vedere il cadavere per verificare se nella testa fosse rimasto ancora il chiodo conficcato.
Dopo il suo arresto confessò quattro omicidi e numerosi tentati omicidi.
Fu dichiarato inizialmente insano di mente e rinchiuso nell’Ospizio della Misericordia, nel 1923; in seguito fu trasferito al penitenziario penale di Ushuaia, al carcere denominato “Fin del Mundo”, morì nel 1944 e quando venne rimosso il cimitero circostante al carcere le ossa del killer erano sparite.
Baby Killer Jesse Harding Pomeroy
Tra il 1871 ed il 1872 Jesse Harding Pomeroy, a soli 12 anni, torturò 7 ragazzi della sua stessa età.
Il suo modus operandi di questo killer era il seguente: dopo averli condotti in luoghi appartati li svestiva, li molestava sessualmente e li torturava, percuotendoli e facendogli dei tagli con un coltello.
Fu preso e rinchiuso in riformatorio per un paio d’anni, qui le sue condizioni mentali peggiorarono notevolmente: da torturatore ben presto si tramutò in assassino.
La sua prima vittima fu una ragazzina molto più giovane di lui, ma il suo omicidio più famoso fu il secondo: Jesse decapitò un bambino di 4 anni.
Condannato all’ergastolo il killer morì in prigione nel 1932.
Baby Killer Seito Sakakibara
Il 10 febbraio 1997, a soli 15 anni, Seito Sakakibara aggredisce con un martello due scolare delle scuole elementari di Kobe e una di loro rimane gravemente ferita.
Il 16 marzo dello stesso anno Sakakibara colpisce alla testa, sempre con un martello, una bambina di dieci anni che entra in come e muore dopo undici giorni.
In fuga dal luogo del delitto, Sakakibara si imbatte e ferisce al ventre un’altra bambina di nove anni.
Il 24 maggio Sakakibara porta in un luogo isolato un ragazzino di undici anni e quindi lo strangola. Il giorno successivo gli stacca la testa, che fa ritrovare, due giorni dopo, in cima al muro d’ingresso della scuola.
La testa è sfigurata: le sono stati cavati gli occhi e la bocca è tagliata come a formare un sorriso.
Dentro la bocca il killer ha inserito due fogli ripiegati, in cui lancia la sua sfida alla polizia, le prime righe dicono: “Forza, il gioco comincia! Miei cari stupidi poliziotti, provate a fermarmi” e si firma come Sakakibara Seito.
Il 28 giugno Sakakibara viene arrestato.
Baby Killer Amarjeet Sada
Amarjeet Sada è ritenuto il serial killer più giovane del mondo: ha cominciato a uccidere all’età di 8 anni e le sue vittime erano tutti bambini di pochi mesi.
Amarjeet nasce nel 1998 a Mushari, in India, in una famiglia povera; si sa poco della sua vita, ma il bambino è diventato famoso dopo il suo arresto, avvenuto nel 2007.
La sera del 2 gennaio 2007 la mamma della piccola Kushboo, di soli 6 mesi, si accorge della sua scomparsa, l’aveva lasciata nella scuola della piccola cittadina mentre lei si occupava delle faccende di casa.
Dopo alcune ricerche, i sospetti ricadono subito sul piccolo Amarjeet Sada, un bambino di 8 anni.
Amarjeet l’anno precedente aveva già ucciso la sua sorellina e una cuginetta, entrambe di pochi mesi, la famiglia ne era al corrente, ma non aveva sparso la voce perchè riteneva che fossero cose private, tuttavia anche alcuni vicini erano al corrente della situazione e dopo la sparizione di Kushboo, decidono di confrontare il bambino.
Amarjeet, orgoglioso, porta i vicini al luogo in cui si trova il corpicino della piccola Kushboo, è un campo poco distante dalla città e la piccola è stata messa in una buca poco profonda e coperta con dell’erba.
Dopo l’omicidio di Kushboo, che non aveva legami di parentela con Amarjeet, gli abitanti della cittadina hanno deciso di chiamare la polizia.
Il piccolo killer viene interrogato e la polizia ha dichiarato, in un’intervista successiva, che durante l’interrogatorio il bambino sorrideva molto e chiedeva biscotti.
Poi ha ammesso divertito di avere ucciso la piccola Kushboo colpendola con un mattone, i genitori di Amarjeet hanno poi confermato anche gli omicidi della sorellina e della cuginetta.
I vicini del bambino killer hanno dichiarato che facevano sempre molta attenzione quando si trovavano con il bambino, perché sapevano dei suoi istinti omicidi.
Amarjeet è stato messo in una struttura e dalle valutazioni psichiatriche è emerso che soffre di un disturbo della condotta, che non sa riconoscere il bene dal male e che trae piacere dall’infliggere dolore.
Secondo la legge indiana un bambino non può essere condannato a morte né essere mandato in prigione, verrà mandato in un istituto dove si prenderanno cura di lui fino al compimento del diciottesimo anno di età.
Miranda Barbour e il marito Elyette
La foto ritrae Miranda Barbour, 19 anni, ed il marito Elyette, 22 anni, ma la vera serial killer è lei.
New York è sotto shock quando viene arrestata per un omicidio una 19enne che confessa di aver compiuto circa 100 assassini: “Ho ucciso decine di persone. Meno di 100, ma ci ero vicina. Arrivata a 22 non li ho più contati”, ha dichiarato la baby-serial killer Miranda Barbour alla Polizia della Pennsylvania.
Forse non lo avrebbe fatto, se le autorità non l’avessero identificata come autrice di un altro efferato omicidio, quello di un utente del sito di compravendita ed annunci di ogni genere Craiglist.org.
La giovane aveva offerto all’uomo, che cercava compagnia online, favori sessuali in cambio di denaro e lui si era detto soddisfatto della proposta e che l’avrebbe pagata 100 dollari per del sesso: “Gli ho raccontato una bugia, dicendogli che avevo 16 anni, e lui ha detto che era ok. La risposta sbagliata”.
Secondo una sua ammissione, gli intenti di Miranda erano a scopo benevolo in quanto, a suo dire, uccideva solo persone “cattive”.
In realtà, la ragazza killer non era la sola ad uccidere: si faceva aiutare dal marito 22enne, che, proprio nell’ultimo assassinio, lo scorso novembre aveva così festeggiato con la consorte il loro anniversario di matrimonio.
Si tratta di ragazzi con gravi disturbi mentali, su questo non ci sono dubbi, Miranda ha raccontato agli inquirenti, già sconvolti per la confessione del centinaio di vittime, di aver cominciato ad uccidere le persone “cattive” dall’età di 12 anni, quando abbracciò il culto satanico, dopo essere fuggita dalla casa familiare.
Aveva cominciato dall’Alaska, dove aveva vissuto con i genitori: gli investigatori hanno tra le mani il filo conduttore che collega tutte le quasi 100 vittime di Miranda, per ricostruire il quale sono state mobilitate le divisioni FBI e la Polizia di altri Stati degli Usa.
“Non ho mai ucciso a caso, ma ho sempre ucciso persone cattive“, ha ribadito la 19enne a sua discolpa, “Quando scoprivo che erano cattive, per me non c’era più ragione che stessero ancora qui tra noi”.
Il grado della cattiveria della persona era valutato con un metro molto personale dalla killer, bastava dunque un gesto antipatico per far scattare la sua furia omicida.
la ragazza si è mostrata molto collaborativa con le autorità, spiegando che la maggior parte dei suoi delitti è avvenuta in Alaska, ma che non saprebbe dire esattamente quali e dove, inoltre, Miranda ha fatto presente che l’arma del delitto è rimasta pressoché la stessa: il coltello utilizzato nell’omicidio di novembre, l’ultimo di una lunga serie.
Brenda Spencer
Brenda Spencer, a soli sedici anni, fu l’artefice di una sparatoria ricordata come il primo massacro scolastico statunitense dell’età moderna, tipico dei spreed killer.
La ragazza venne condannata all’ergastolo dopo aver ferito otto bambini della Cleveland Elementary School e averne ucciso preside e custode.
La giovane Brenda era vittima di un’infanzia infelice, con un padre alcolizzato e il soprannome di “Brenda la strana” impartito dai compagni di scuola, la commissione psichiatrica che la esaminò non dovette sorprendersi nello scoprire che la ragazza era profondamente depressa e con tendenze suicide.
Wallace Spencer era un uomo instabile e raramente sobrio, non fu in grado di prendersi cura della bambina più di quanto non fece con se stesso.
Nonostante sua figlia avesse dimostrato un malsano interesse per le armi da fuoco e un carattere problematico, per Natale l’uomo le fece trovare un fucile Ruger calibro 22 sotto all’albero al posto della radio che aveva chiesto.
“Mi sembrò che volesse che mi suicidassi” avrebbe dichiarato alle autorità in merito al regalo del padre.
Il 29 gennaio 1979 la ragazza decise di mettere a frutto il regalo paterno e si appostò con il fucile davanti a una delle finestre di casa sua.
Dall’altra parte della strada, Burton Wragg e Michael Suchar (Preside e custode della scuola) aprivano insieme i cancelli della Cleveland Elementary School per accogliere gli alunni, quando Brenda iniziò a sparare.
“Era come sparare alle papere nello stagno”.
Il preside e il custode morirono nella sparatoria tentando di proteggere i bambini dai colpi, otto alunni vennero feriti insieme ad un ufficiale di polizia e, dopo l’uccisione dei due adulti, la ragazza si barricò in casa per sette ore prima di arrivare ad una negoziazione.
“I don’t like Mondays” che tradotto significa: non mi piacciono i lunedì, è la celebre dichiarazione rilasciata dalla Spencer che ispirò l’omonima canzone di Bob Geldof e diversi documentari.
A causa dell’atrocità del suo crimine, la sedicenne venne processata come un’adulta e condannata per duplice omicidio e lesioni con arma da fuoco ad una pena doppia di 25 anni.
Durante la prima udienza del 1993, Brenda Spencer dichiarò di essere stata, durante l’accaduto, sotto l’influsso di alcol e droghe e quindi di essere stata incapace di giudicare.
Fra le dichiarazioni più shoccanti troviamo dei complotti a suo danno, orditi (secondo lei) dal suo avvocato e dalla polizia e l’ammissione di violenze subite da suo padre, anch’esse incerte.
La Spencer è attualmente detenuta presso il carcere femminile di Chino, in California, dove aspetta di poter nuovamente fare istanza e richiedere la libertà condizionale (già rifiutata quattro volte).
Nell’udienza del 2001 la donna confermò di essere stata vittima di violenza e venne reso pubblico il suo uso di antidepressivi.
Ad oggi si ritiene ispiratrice delle numerose sparatorie avvenute nelle scuole e Università americane.
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Brividi
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Marilena