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05/02/2017Il complesso di Dafne parla della paura femminile del sesso.
Viene definito come il complesso di Dafne quella sindrome psichica di alcune ragazze e donne che hanno paura del sesso e della sessualità in genere e fanno di tutto per evitarlo.
Il nome di tale complesso richiama la storia mitologica della ninfa greca Dafne splendida fanciulla restia al matrimonio e poco avvezza agli uomini.
Chi era Dafne
Racconta la leggenda che Apollo, fiero di avere ucciso il mostruoso serpente Pitone, incontrato Eros mentre era intendo a forgiare un nuovo arco, si burlò di lui e del fatto che non avesse mai compiuto delle azioni degne di gloria.
Il dio dell’amore, profondamente ferito dalle parole di Apollo, volò in cima al monte Parnaso e lì preparò la sua vendetta: prese due frecce, una ben acuminata e dorata, destinata a far nascere la passione verso Dafne, che scagliò con violenza nel cuore di Apollo ed un’altra, spuntata e di piombo, destinata a respingere l’amore, che lanciò nel cuore di Dafne.
Dafne era una giovane e deliziosa ninfa che viveva serena passando il suo tempo a deliziarsi della quiete dei boschi e del piacere della caccia.
Da quel giorno Apollo iniziò a vagare disperatamente per i boschi alla ricerca della ninfa, fino a quando non riuscì a trovarla.
Alla sua vista Dafne, scappò impaurita e a nulla valsero le suppliche del dio che gridava il suo amore e le sue origini divine per cercare di impressionare la giovane fanciulla.
Dafne, terrorizzata, scappò tra i boschi ma accortasi che la sua corsa era vana, in quanto Apollo la stava per raggiungere, invocò la madre Gea, pregandola di mutare il suo aspetto perché tanto dolore e paura le stava procurando.
La madre Gea ascoltò la sua preghiera e così iniziò a rallentare la corsa della figlia fino a fermarla e contemporaneamente a trasformare il suo corpo: i suoi capelli si mutarono in fronde leggere; le sue braccia si levarono alte verso il cielo diventando flessibili rami; il suo corpo aggraziato si ricoprì di corteccia; i suoi delicati piedi si tramutarono in robuste radici ed il suo volto, rigato di lacrime, svaniva nella cima dell’albero.
Dafne si era trasformata in un leggiadro e forte albero che prese il nome di LAURO (dal greco dafne = lauro).
La trasformazione era avvenuta sotto gli occhi di Apollo che disperato, abbracciava il tronco nella speranza di riuscire a ritrovare la dolce Dafne.
La paura del sesso
Se si rinuncia al sesso per una scelta volontaria, e magari temporanea, che non crea disagio non c’è nulla di male nel viversi questa condizione con tranquillità e una buona pace dei sensi. Esiste la “singletudine”, come tante altre scelte di vita inopinabili.
Se, invece, la rinuncia al sesso nasce da un disagio ancora inesplorato o scoperto ma non trattato, allora potrebbero insorgere problemi nel convivere con emozioni contrastanti.
È il caso sia di chi vive relazioni occasionali sia di chi vive una relazione d’amore senza riuscire a condividere l’intimità per diverse ragioni.
Sono due aspetti diversi del complesso di Dafne, infatti, la fobia del sesso e la paura di amare, che possono incrociarsi e sovrapporsi ma anche viaggiare su due binari paralleli.
La paura del sesso o complesso di Dafne può nascondere una più profonda paura di amare. Ma è altrettanto vero che tante coppie mantengono una relazione d’amore solida, pur sperimentando problemi nella sfera sessuale per fobie, traumi o altre condizioni patologiche.
Diverso è il caso della paura di amare che può interessare anche chi vive il sesso con serenità, senza però riuscire a costruire relazioni solide e durature.
Sia donne sia uomini possono sperimentare la paura del sesso in una fase della loro vita o anche per tutta la vita. Questa fobia può dipendere da cause fisiche, organiche, ma anche psicologiche ed emotive.
La genofobia
Per genofobia si intende la paura di avere rapporti sessuali: si tratta di una fobia che crea una inibizione totale nell’area sessuale.
La genofobia è nota anche come coitofobia e consiste nella paura dei rapporti sessuali. Le persone che ne soffrono possono avere paura solo dei rapporti completi oppure di qualsiasi atto legato alla sfera sessuale, sia con persone dello stesso sesso che del sesso opposto.
Della genofobia fa parte anche l’ansia da prestazione, che consiste nel timore di non riuscire a soddisfare il partner dal punto di vista sessuale e per questo allontanare – in modo conscio o inconscio – ogni possibilità di intimità.
Bisogna anche precisare che la genofobia è differente dall’asessualità. Essere asessuali vuol dire non avere attrazione sessuale, non avere interesse per le attività sessuali, e recentemente è stata identificata come un vero e proprio orientamento sessuale.
Le cause della genofobia
Solitamente le cause della genofobia sono da ricercarsi nel passato di coloro che ne soffrono. Come tutte le fobie, anche la genofobia, deriva presumibilmente da esperienze negative vissute in prima persona, come stupri e molestie sessuali ma anche episodi meno gravi legati al rifiuto.
La genofobia può svilupparsi a partire da convinzioni errate, ma anche da religiosità particolarmente spiccata nell’ambiente sociale che si frequenta. La società, in effetti, può influire molto sulla formazione individuale, anche quando si parla di sessualità.
Una famiglia eccessivamente rigida o un contesto culturale che nega l’atto sessuale, una religiosità insita nelle coscienze ma anche molto altro.
La genofobia può scaturire dalla paura di contrarre malattie nell’atto sessuale oppure da una generale insicurezza personale che inibisce ogni rapporto interpersonale con una persona nei confronti della quale si nutre interesse.
La fobia quindi potrebbe avere origine psicologica anche in problemi relativi all’obesità e alla mancata accettazione di se stessi e del proprio corpo.
Le cause della genofobia sono, in generale, da ricercarsi in un trauma vissuto, ma mai completamente affrontato, dalla persona che ne soffre. Ne possono soffrire sia uomini che donne e la convivenza con questa paura può risultare davvero difficile e deleteria, soprattutto se si instaurano rapporti di tipo sentimentale con persone che vivono la sessualità in modo differente.
Nei casi di genofobia, infatti, solitamente le persone che ne soffrono si dividono in due categorie differenti: coloro che accettano questi timori e non sentono il bisogno di rapporti o atti sessuali di alcun tipo; coloro che sentono il bisogno di intimità ma non riescono ad affrontare questa paura inibitoria.
Cosa fare in caso di fobia
Per combattere la paura del sesso vanno indagate le cause scatenanti del blocco. Per fare questo, è bene rivolgersi a uno specialista: il medico potrà escludere cause di natura organica, mentre lo psicoterapeuta o il sessuologo vi permetteranno di iniziare un percorso per dare un nome alle vostre emozioni.
Imparerete a lasciare andare le cose che non è possibile controllare, mentre inizierete a concentrarvi sulle sensazioni positive della relazione con l’altro.
Conoscere meglio se stesse e il funzionamento del proprio corpo, poi, aiuta moltissimo: spesso abbiamo in mente certi standard di prestazione, dettati dall’immaginario, dalla società, che poco corrispondono alle effettive possibilità della nostra.
Altra regola: parlare sempre. La comunicazione è la base per un buon rapporto di coppia, che sia una relazione in piedi da anni o un incontro occasionale di una sera. Dite ciò che vi piace e non vi piace, chiedete cosa si aspetta l’altro e scambiatevi i reciproci timori: vi accorgerete, forse con un po’ di sorpresa, che preoccupazioni simili toccano entrambe le parti.
Mentre imparate a gestire le emozioni senza farvi travolgere, praticate delle attività di rilassamento, come la meditazione consapevole o lo yoga, il training autogeno oppure la mindfulness.
Pian piano, svilupperete l’abilità di accogliere le sensazioni senza giudicarle, in quanto parte di voi.
La paura o fobia del sesso, seppur dettata da cause psicologiche, appare come estremamente vivida in chi la vive. Un disturbo di natura mentale, infatti, può sembrare più astratto, difficile da circoscrivere e definire, ma è estremamente concreto e reale nelle sue manifestazioni e per questo non va mai sottovalutato. Anche se il problema è “nella tua testa”, non significa che sia un problema minore.
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