Il complesso di Re Marco si rifà alla storia di questo Re, marito di Isotta e zio del suo prode guerriero Tristano, che si innamora della di lui moglie.
La vicenda si svolge nella Cornovaglia del V° secolo, il Re Marco, l’allora regnante, voleva riportare a casa la moglie Isotta e così invierà il nipote Tristano per condurla a casa, senza sapere che tra i due ci sono tutti i presupposti per far nascere un grande amore clandestino.
Isotta aveva già in precedenza conosciuto Tristano per averlo curato dalle ferite di guerra, ed era già stata attratta da questo guerriero, probabilmente il Re era già a conoscenza dell’attrazione tra loro, ed era consapevole che inviare Tristano avrebbe riacceso la fiamma.
Nonostante questa consapevolezza, egli manda proprio quel suo nipote ad incontrare la moglie Isotta, consentendo così ai due innamorati di ritrovarsi.
Il mito narra dunque di un re che è consapevole delle condizioni predisponenti il tradimento, ciononostante agisce in modo da consentire che si attui tale tradimento, consentendo ai due amanti di incontrarsi e di consumare il loro amore, tormentandosi poi per il tradimento ricevuto.
Il Re Marco rappresenta dunque quella predisposizione psichica per cui talune persone hanno la paura di subire un tradimento, sono ossessivamente angosciati e distratti dalla paura del tradimento del partner o del coniuge, ma nonostante questa paura lo fomentano, lo inducono, mettendo il partner in condizione di tradirlo.
Temono a tal punto l’idea di essere tradite o traditi da fare di tale pensiero una vera e propria idea assillante e costante, pur consapevoli che le loro angosce non sono supportate da fatti ma da meri sospetti, spesso inconsistenti, non riescono a frenare tale ossessione.
E l’ossessione poi si concretizza nei fatti. Da una semplice idea o pensiero, chi patisce tale complesso innesca delle modalità comportamentali tali da indurre il partner a tradirlo veramente.
Secondo la psicologia tradizionale Re Marco patisce l’ambivalenza di un timore che rappresenta al tempo stesso il desiderio e la realizzazione di tale circostanza, è al tempo stesso paura ed espiazione del tormento, la punizione dell’animo per ciò che si teme e desidera al tempo stesso.
Il tradimento, in realtà, celerebbe un desiderio omosessuale (non nel puro senso che lo intendiamo noi) verso un rappresentante del proprio sesso, il desiderio che non può essere consumato e dunque viene perpetrato attraverso e per mezzo di un’altra persona.
Tale desiderio, per chi lo subisce, è percepito come una forma di perversione, di parafilia, che esula dalle normali condizioni in cui il soggetto percepisce come normale l’amore verso l’altro.
La terza persona è la mera estensione della volontà, un agente in rappresentanza, colui che consuma “al posto di”, colui al quale è data la possibilità di amare al posto di un altro, che così ama indirettamente.
Dato il comportamento del Re, la psicologia ritiene che sia lui stesso innamorato di Tristano, ma che non potendolo avere, o non potendo manifestare la sua attrazione, fa sì che sia una persona vicino a lui ad amarlo al posto suo.
Non necessariamente deve esistere un divieto di tipo legale o morale (come ai tempi raccontati della leggenda, ma direi anche moderni), la castrazione del desiderio può essere anche soltanto psichica, autoindotta, quando non vengono seguite le naturali aspirazioni od inclinazioni o ci sono remore ad ascoltare i propri sentimenti e sensazioni.
Attraverso Tristano si ottiene la possibilità di concludere e vedere realizzato ciò che l’etica, la morale o l’educazione ha negato ed impedito.
Al tempo stesso però il re Marco sa di aver violato una norma, scritta o meno ha poca importanza, quindi si autopunisce per aver assecondato un desiderio impuro, illegittimo, sconveniente.
Seguendo questa visione, il complesso di re Marco rappresenta una vera e propria perversione sessuale, nel senso che da seguito ad una smania che non può essere assecondata alla luce del sole, ma viene realizzata per vie traverse e lontano dagli occhi di chi sublima tale volontà irrealizzabile.
Rappresenta anche l’atteggiamento opposto di chi per il timore, eccessivo, ingiustificato, intollerabile di essere tradito, fa si che si realizzino le circostanze del tradimento, di fatto attuandolo, così come lo stesso re invia l’aspirante amante Tristano nelle mani della moglie Isotta.
Questo complesso esprime l’ossessione di un’idea che da semplice timore diventa fissazione, mania, costringendo colui che la sente, in modo invadente e persistente, a dargli voce ed assecondarla per vedere le conseguenze, sentire il sapore del disagio che innesca ed espiarne il senso di colpa ed il tormento.
Tristano ed Isotta non smetteranno mai di essere amanti clandestini, sarà solo il destino e la guerra a ferire mortalmente Tristano e a far morire di crepacuore Isotta. Ma in nessun momento, nonostante le maldicenze, i sussurri e le voci di corte, i consigli della corte a fare giustizia e riparare tale torto, il Re porrà fine a questo idillio, perché in realtà e dall’amore truffaldino e nascosto che il terzo incomodo (il re) seda ed appaga il suo impossibile amore verso Tristano, che ama attraverso la moglie.
La bramosia e l’attrazione del re non potevano rimanere puramente plateali, vengono vissuti per il tramite di un’altra persona che agisce come il re non potrebbe mai.
In tale vicenda il desiderio non viene represso ma soddisfatto, continuamente per tutta la lunga storia degli amanti clandestini, sino a quando saranno gli eventi esterni a porre fine all’esistenza di Tristano ferito in battaglia, e di Isotta che, per il mito, patirà pene d’amore fino alla morte, come prescrivono le favole sui miti.
Lo stesso accade quando nella relazione uno dei due partner è idealmente innamorato di qualcuno che non può raggiungere, ma che di fatto raggiunge mettendogli nelle sua braccia il partner.
Si crea in tal modo una relazione mediata dall’intervento di una terza persona che diventa il tramite concreto attraverso il quale soddisfare un sentimento di attrazione.
Se vuoi rimanere aggiornato seguimi sulla mia pagina Facebook.