
Il pensiero divergente
22/07/2023
Mary Ann Cotton
29/07/2023Il maltrattamento dei minori è spesso la conseguenza di disfunzioni familiari pregresse.
Tra le realtà problematiche della nostra società attuale scopriamo che proprio i minori sono tra le categorie più a rischio, in quanto strutturalmente più deboli e in condizione di crescita e chi è deputato a crescerli, educarli, spesso non sa proteggerli, anzi a volte danneggia in prima persona.
Un bambino che stia male a casa propria e per responsabilità dei suoi genitori o dei parenti più prossimi è un fenomeno che suscita sconcerto. La realtà del maltrattamento, della trascuratezza grave, dell’abuso sessuale intra familiare, dell’abbandono si è rivelata di portata sempre più rilevante.
Famiglie violente
Da sempre si conoscono famiglie violente, dove avvengono anche scontri fisici, non episodici, che producono danni a bambini e ragazzi che crescono in un clima di violenza e di paura continua.
I genitori che arrivano a fare del male ai propri figli anziché proteggerli, per lo più, sono gli stessi che li hanno desiderati e generati.
I genitori violenti, abusanti, o trascuranti nutrono sentimenti contraddittori verso i figli che diventano oggetto a volte di odio, a volte di amore, altre di attenzioni.
Se il bambino attribuisce a sé la causa del conflitto e della violenza di cui è spettatore, le sue reazioni emotive vengono esposte a compromissione, bassa autostima, senso di vergogna, di colpa e di confusione.
Il bambino piccolo, al di sotto dei sette-otto anni, non è in grado di differenziare dentro di sé i significati delle diverse emozioni o di attribuire ciò che prova a qualcosa di cui gli altri sono responsabili.
Il maltrattamento fisico e/o la trascuratezza nei primi anni di vita rappresentano, un fattore che pregiudica significativamente la salute mentale delle piccole vittime.
Genitori maltrattanti
I genitori maltrattanti sono individui spesso sopraffatti da emozioni non controllabili, prigionieri di dinamiche irrisolte con la propria famiglia di origine, dove hanno appreso i modelli che stanno agendo sui propri figli in quanto introiettati e replicati secondo l’ottica trigenerazionale della violenza.
Di seguito le caratteristiche della famiglia violenta:
- La famiglia che danneggia il minore è un nucleo che ha sovvertito l’ordine naturale: da protettrice della prole in carnefice della stessa.
- È una famiglia in crisi, nella quale il maltrattamento è segno di una patologia relazionale, costituita da sofferenza interiore unita a disturbi della personalità.
- Eventi critici familiari: lutti, perdite, fatti dolorosi non elaborati, si intrecciano con un contesto economico-sociale-culturale sfavorevole.
Maltrattamento come arma
Nella famiglia nella quale si svilupperà un maltrattamento sui figli è presente un conflitto coniugale significativo con minacce di separazione e successive riconciliazioni.
In questo clima di precarietà, di incertezza costante, i figli:
- da principio, sono spettatori del conflitto attraverso reazioni di ansia e di allarme;
- successivamente, iniziano a schierarsi dalla parte di uno dei genitori, specie quello ritenuto più debole. Questi, cerca appoggio e consolazione nel minore, diventando depositario delle delusioni, ed insoddisfazioni verso il partner.
- Schieratosi poi con uno dei genitori, il figlio inizia ad agire la propria ostilità verso l’altro. A questo punto, il conflitto di coppia scivola sui problemi educativi dei figli con i genitori che assumono ruoli stereotipati: uno permissivo, l’altro autoritario. L’obbiettivo è dimostrare qual è il genitore migliore, squalificando le modalità educative dell’altro.
In tali casi si assiste alla Sindrome da Alienazione Genitoriale.
Su molti minori, e non solo di nuclei disfunzionali, gravano attese parentali pesanti: aiuto in vecchiaia, realizzazione nella professione e nella vita di ciò a cui il genitore ha dovuto rinunciare.
Spesso si tratta di veri e propri ricatti morali da parte dei genitori.
Questo è il meccanismo della proiezione delle aspettative irrealizzate degli adulti:
- I figli, pur concepiti dai genitori, sono un loro possesso o un loro prolungamento, ignorando le personali inclinazioni.
- I diritti del minore, individuo e figlio, comporta per la famiglia l’accettazione della sua differenza, quale peculiarità che lo rende unico ed irripetibile.
L’origine del maltrattamento
Per lo più questi adulti, sono essi stessi stati figli maltrattati, trattenuti nelle maglie di una disfunzionalità non sempre evidente, ma di certo presente e pesante da gestire.
Se un bambino ha vissuto a lungo una situazione di maltrattamento o di abuso, in adolescenza può sentire esplodere dentro di sé sofferenza , rabbia, ma non è in grado di rintracciare le connessioni con le pregresse esperienze infantili, negative.
Su questo terreno, forte nella sua fragilità, possono manifestarsi anche quadri psicopatologici importanti:
- Comportamenti antisociali
- disturbi dell’alimentazione, tentativi di suicidio, sintomi depressivi gravi
- disturbi della personalità
- sindromi dissociative
- uso di droghe e alcool
le punizioni corporali
Sebbene per fortuna ne esistano sempre meno, ci sono ancora genitori che infliggono punizioni fisiche ai figli affinché obbediscano. Questo ha portato alla morte di bambini per mano dei genitori che presi dalla rabbia scaricano la loro forza fisica sulla persona che avrebbero la responsabilità di proteggere: il figlio.
E non mi riferisco al caso di una bella sculacciata che educa e che fa crescere. Parlo di violenza vera e propria, non sempre solo fisica.
In diversi paesi sono state create legislazioni per proteggere bambini e adolescenti. Malgrado la protezione in questo ambito, il maltrattamento infantile è difficile da sradicare.
Il silenzio agisce da complice poiché in molti luoghi si pensa che il metodo per educare i figli spetti solo ai genitori stessi, qualunque sia questo metodo.
Da un lato, alcune persone credono erroneamente che il maltrattamento consista esclusivamente nella punizione fisica, invece si parla di maltrattamento quando sussiste una negligenza al momento di soddisfare le necessità dei figli: alimentazione, risposo, svago, affetto, sicurezza, sostegno psicologico o attenzioni nei periodi di malattia.
Si parla di maltrattamento anche quando c’è un rifiuto affettivo espresso attraverso grida, insulti, minacce e umiliazioni. Non permettere l’avvicinamento o i rapporti di amicizia con altri bambini significa isolarli a livello sociale. Ciò impedisce il libero sviluppo delle loro abilità sociali.
Alcuni genitori sono infastiditi dall’idea di dover preparare i pasti, lavare i vestiti e pulire la casa per i propri figli. In questi casi è tipico imbattersi in genitori alcolizzati o tossicodipendenti.
Maltrattamento non evidente
Come detto in precedenza, spesso il maltrattamento non è evidente. Molte volte è così sottile che ad esempio si può manifestare nei paragoni tra fratelli o con altri bambini.
Spesso questi paragoni impediscono lo svilupparsi del senso di appartenenza al nucleo familiare, diminuisce la sicurezza in se stessi e porta a una chiusura in se stessi, oppure aumenta la voglia di evadere dalla realtà.
Gli insegnanti possono rivestire un ruolo importante nell’osservare e identificare i cambiamenti nella condotta degli alunni.
Questo è dovuto al fatto che in molte occasioni un comportamento violento o aggressivo nei bambini è il prodotto del maltrattamento che subiscono da parte di un adulto.
Tra i comportamenti che permettono di identificare un possibile maltrattamento infantile troviamo:
- stizza espressa attraverso danni agli oggetti e atteggiamento aggressivo verso i compagni;
- paura di uno dei due genitori;
- paura dell’acqua e di uscire in cortile. Qualsiasi comportamento anormale che persista nel tempo è motivo di allarme;
- insonnia, comparsa di atteggiamenti infantili ormai superati come fare la pipì a letto, incubi, perdita dell’appetito, isolamento, giocare da solo o in modo aggressivo;
- sul corpo compaiono segni o lividi per cause “sconosciute”. Cicatrici sui lobi delle orecchie.
È molto difficile nascondere il maltrattamento infantile perché di solito i bambini sono dei libri aperti. È probabile che, sebbene non rimangano segni sul corpo dei bambini, rimangano delle tracce psicologiche del maltrattamento subito.
Un bambino che cresce in una condizione di maltrattamento probabilmente svilupperà una bassa autostima, vivrà nel timore, avrà una percezione del mondo come di un luogo ostile, gli sarà più difficile fidarsi delle persone e non è raro che ripeta il maltrattamento sui propri figli.
Genitori che maltrattano
Molti dei bambini maltrattati ieri sono i maltrattatori di oggi. Tuttavia, altri sono riusciti a superare il loro traumatico dolore e a canalizzare l’energia per proteggere i bambini maltrattati.
Bisogna considerare che la maggior parte dei genitori che maltratta o picchia i figli non vuole farlo, spesso sono quelli che descrivono il dolore che provano dopo averlo fatto. Molte volte i genitori, quando aggrediscono, stanno aggredendo anche loro stessi e se lo fanno è perché non conoscono un altro modo per farlo né credono esista.
Di solito chi maltratta usa la violenza per imporre rispetto data la sua scarsa capacità di stabilire dei limiti ai comportamenti dei bambini.
Questi adulti dimenticano che si stanno relazionando con dei bambini. Si aspettano che questi pensino e agiscano come adulti di 20 o 30 anni.
Una esigenza eccessiva fa sì che spesso i bambini non riescano a soddisfare le aspettative dei genitori, aspettative che sfociano in delusione e frustrazione che viene canalizzata in maniera errata attraverso il maltrattamento dei bambini.
Dall’altro lato alcuni genitori alcolizzati, tossicodipendenti o ludopatici vedono i propri figli come un peso e un ostacolo per la loro dipendenza.
In questi casi il maltrattamento solitamente avviene come forma di distrazione dalle necessità, dato che i genitori investono nelle proprie dipendenze le risorse che dovrebbero essere indirizzate ai bisogni dei bambini.
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