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02/07/2017
Eclettica lettera “Z”
06/07/2017Il mobbing può avvenire anche all’interno della famiglia, in questo caso si parla di mobbing familiare.
Il mobbing, secondo la definizione che ne hanno dato gli psicologi Leymann e Gustavson, si qualifica come una persistente e continua svalutazione psicologica della vittima designata, mediante la messa in atto di comportamenti prepotenti, coercitivi e vessatori, finalizzati a rendere fragile e manipolabile la sua intera persona.
Anche se tale condotta, definita come mobbing aziendale, sorge inizialmente per qualificare un comportamento ostile e psicologicamente diretto a destabilizzare una persona (che di solito è un sottoposto o un dipendente) nell’ambito del lavoro, il mobbing rappresenta una modalità di azione lesiva nei confronti degli altri che può essere attuata in qualunque ambito, in qualunque gruppo, anche quello familiare.
Tipi di mobbing
Esistono diversi tipi di Mobbing familiare.
Il mobbing coniugale consiste in attacchi e accuse, svolte in modalità sistematiche, nei confronti del proprio partner, coniuge o convivente, cercando di colpirlo nei suoi lati emotivi e psicologici più deboli, o dove è più facilmente aggredibile.
Consiste in tentativi di sminuire il ruolo del partner nell’ambito familiare, con continue provocazioni anche senza motivo, pressioni affinché il coniuge lasci il tetto coniugale o la gestione economica nelle mani del mobber, ma anche imposizioni della propria persona in tutte le sfere della normale vita quotidiana, che si trasforma in una gara perenne non voluta né cercata dall’altro.
Il mobbing familiare invece si attua solitamente dopo un divorzio o un allontanamento del coniuge, e rispetto al primo, si differenzia notevolmente poiché oltre alle prevaricazioni sulla singola persona, vengono coinvolti anche i figli.
Si potranno ritrovare facilmente delle modalità comportamentali quali: prese di posizione per delegittimare il partner con il fine di sminuirlo agli occhi del figlio, veri e propri “sabotaggi” atti ad impedirne la frequentazione, la costruzione di un buon rapporto, il tutto associato a delle minacce.
Lo scopo di queste pratiche è ottenere una sorta di rivendicazione interrompendo in via permanente il legame tra il figlio e la parte vittima, facendolo magari arrivare alla decisione di optare per una separazione consensuale, pur di chiudere una volta per tutte le dinamiche estenuanti e fortemente conflittuali alle quali è esposto continuamente, uscendo di conseguenza da uno stato di tensione e pressione perenne.
Le modalità del MF
Come per gli altri tipi di Mobbing, anche quello familiare, specie se perpetuato per lunghi periodi, può portare a danni nella sfera psicofisica della vittima, che possono sfociare in una seria sindrome ansioso-depressiva o in un disturbo post-traumatico da stress, con i sintomi caratteristici di angoscia, senso di inefficacia, diminuzione dell’autostima, disturbi a livello gastrointestinale, del sonno e sessuali, che non di rado diventano così limitanti da richiedere un intervento farmacologico e psicoterapico specifico.
Questa condizione che si attua soprattutto durante le separazioni coniugali, soprattutto quelle non consensuali e piuttosto problematiche, dove si notano maggiormente episodi riconducibili al mobbing nelle fasi che precedono la separazione dal coniuge o le lotte per l’affidamento della prole.
In molti casi si può anche delineare la fattispecie della Sindrome da Alienazione Genitoriale.
Perché possa configurarsi giuridicamente, si devono verificare costanti tentativi di sminuire il ruolo della vittima nell’ambito familiare, attraverso provocazioni e prevaricazioni, spesso ingiustificate, pressioni volte a convincere il coniuge ad abbandonare il tetto coniugale o a conferire la gestione economica al cosiddetto mobber (il molestatore).
Il disegno del mobber
Il disegno del mobber è solo uno: la distruzione psicologica del partner.
Quello che caratterizza infatti il mobbing familiare o mobbing coniugale é un vero e proprio disegno posto in essere al fine di operare una vera e propria distruzione della personalità del partner che cade in uno stato di depressione indotta dal mobber, incapacità di agire autonomamente ed indipendentemente dal compagno a causa dei suoi ripetuti comportamenti.
Ne consegue che la vittima perde completamente la stima ed il valore di se stessa e si realizza l’annullamento della personalità sotto ogni aspetto quotidiano.
Raramente tali condotte assumono la forma del maltrattamento fisico, in quanto si tratta di violenza puramente emotiva e psicologica, ma che hanno comunque una lesività paragonabile alla violenza fisica, se non di più perchè il danno fisico può passare, mentre quello psicologico richiede anni per poter essere superato.
Col mobbing familiare non si notano segni evidenti sul corpo della persona ma le conseguenza psicologiche e debilitanti costringono la vittima a vivere nel terrore, continuamente condizionata dal volere del suo dominatore aguzzino mobber.
Alcuni atteggiamenti sintomatici tipici delle fasi di separazione giudiziale sono i comportamenti diretti ad imposizioni di posizioni ed idee spesso prive di fondamento o motivazione, nel rifiuto al dialogo e nel disinteresse continuativo nei confronti del partner, in tutte le sfere della vita quotidiana, compresa quella sessuale.
Caratteristiche del MF
Il fenomeno del mobbing familiare, come anche quello nell’ambiente lavorativo, trova il suo fondamento nelle dinamiche relazionali tra le persone. In particolare, parliamo di mobbing familiare laddove il legame matrimoniale appare ormai incrinato in modo irreparabile e compromesso da una persistente conflittualità tra marito e moglie.
Spesso i casi di mobbing familiare emergono durante le fasi critiche di separazione e divorzio, in cui l’autore mette in atto azioni e strategie che causano molestie psico-fisiche, allo scopo di esautorare la vittima, fino ad estrometterla dai delicati processi decisionali relativi alla famiglia e alla prole.
Colui che mette in atto una condotta riconducibile al mobbing familiare, lo fa per escludere il partner da ogni decisione, in vista della probabile rottura definitiva del legame matrimoniale.
La vittima molto spesso sprofonda in uno stato di soggezione rispetto al marito o alla moglie vessatrice, tanto da sviluppare disturbi come: panico, stress, depressione, ansia o tachicardia.
Le caratteristiche essenziali del mobbing familiare che ci permettono di distinguerlo inequivocabilmente sono quattro:
- intento vessatorio e denigratorio nei confronti del marito o della moglie;
- reiterazione nel tempo degli atti e delle strategie che mirano a distruggere psicologicamente la vittima;
- danno psicofisico alla vittima (che va provato), come ad esempio la comparsa della depressione o di disturbi psico-somatici come la tachicardia;
- il rapporto di causa-effetto (anch’esso da dimostrare) tra condotta illecita e danno.
Nella prassi, in base alle due differenti tipologie di mobbing familiare, possiamo avere:
- il mobbing propriamente coniugale: esso si manifesta in una serie di attacchi ininterrotti e intenzionali nei confronti della vittima con lo scopo, ad esempio, di allontanarla dal luogo di residenza della coppia oppure di metterne in discussione il ruolo all’interno della famiglia; tanti sono i casi pratici che danno luogo a questo tipo di mobbing: rifiuto di collaborare nella realizzazione dell’indirizzo familiare concordato; espressioni per forzare l’abbandono del tetto coniugale; atti mirati a sottrarre beni comuni alla coppia; imposizioni della propria volontà sulle scelte comuni della famiglia.
- Il mobbing genitoriale: esso si manifesta generalmente tra coppie separate o divorziate nelle quali l’autore dell’illecito tenta in vario modo di squalificare il coniuge dal ruolo genitoriale, facendolo sentire inadeguato e impedendo di fatto di esercitare la responsabilità genitoriale attraverso sabotaggi delle frequentazioni con la prole, vere e proprie campagne di denigrazione agli occhi dei figli e anche attraverso l’esclusione dai processi decisionali in materia di educazione, cura e crescita della prole. In psicologia questi comportamenti denigratori possono anche sfociare nella cosiddetta “sindrome da alienazione parentale”; essa è una controversa dinamica psicologica disfunzionale che, secondo le teorie del medico statunitense Richard Gardner, si attiverebbe sui figli minori coinvolti in contesti di separazione e divorzio dei genitori, definiti conflittuali o in contesti di presunta violenza intra-domestica.
Come difendersi
Nel caso in cui vi siano gli elementi per ritenere di essere di fronte ad un caso di mobbing familiare, la strada da percorrere è quella riconducibile alla categoria delle violazioni dei doveri matrimoniali.
Chi è vittima di mobbing familiare, o comunque ne ha fondato sospetto, potrà domandare la separazione con addebito, con la conseguenza che verrà giudiziariamente accertato che la rottura del legame sia dipesa dalla colpa del coniuge vessatore.
Dimostrando la sussistenza dei quattro elementi distintivi sopra citati, la vittima potrà riuscire ad ottenere la sentenza di condanna al risarcimento danni alla salute, patiti per colpa del coniuge-mobber.
È importante però, che la condotta vessatoria sia dimostrata con prove certe ed oggettive: non basteranno delle semplici dichiarazioni orali della vittima. È opportuno, dunque, conservare i certificati medici che attestino il disagio psico-fisico patito e ogni altro documento utile e sarebbe auspicabile procurarsi dei testimoni che siano stati presenti durante gli atti o durante le condotte lesive.
In tema di mobbing familiare, è possibile attivarsi non solamente in sede civile, ma anche in sede penale. Ciò può avvenire nel caso in cui gli atti compiuti dal mobber si siano concretizzati attraverso lesioni, maltrattamenti e/o minacce.
Sarà possibile fare denuncia se il reato è procedibile d’ufficio, oppure querela se il reato è procedibile su iniziativa di parte: occorre rivolgersi alle forze dell’ordine oppure alla Procura della Repubblica.
Anche in sede penale, sarà possibile chiedere ed ottenere il risarcimento danni, costituendosi parte civile, insieme alla condanna dell’autore del mobbing familiare.
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6 Comments
Ho letto risultato interessante, quindi se ho capito bene anche se la moglie fosse in colpa per un allontanamento dalla vita coniugale, dove peraltro le condizioni di affettività venivano a mancare per motivi che il marito non approvare amicizie, e decisioni della moglie.
Quindi dal canto suo colpevole di presunto tradimento il marito cessano la moglie avendo da parte sua ragione d’aver scoperto questo presunto tradimento.
Ma comportandosi in maniera vessatorie minacciando cade lui in colpa per mobbing, questo almeno ho capito.. Delucidazioni al riguardo grazie
Buongiorno Silvia,
il mobbing familiare, le violenza psicologiche o fisiche, le ritorsioni, impedire alla moglie di avere una vita indipendente sia nelle desicioni che nelle amicizie (che è sempre o mobbing se limitato ad alcune azioni o vera e propria violenza coniugale di tipo psicologico), GIUSTIFICA l’allontanamento delle moglie da un luogo che per lei è distruttivo per salvare se stessa da ciò che la opprime.
Dal suo breve racconto non si comprende chi è il colpevole di tradimento, che è una cosa diversa dall’essere vittima di violenza, e quale sarebbe il comportamento vessatorio,cioè dovrebbe spiegare in che maniera viene manifestato….
Con tutta probabilità temo stia subendo una separazione complicata e dolorosa, e come spesso accade i coniugi tendono a scaricarsi addosso più colpe possibili per portare il vantaggio dalla propria parte ed addosare la colpa dello scioglimento del matrimonio all’altro coniuge.
Per i chiarimenti delle questioni legali che riguardano la vostra vicenda però dovrebbe parlare col suo avvocato che sicuramente le saprà dare tutti i chiarimenti della vostra reciproca posizione.
Spero di esserle stata utile
Marilena Cremaschini
Buonasera Dottoressa,
mi piacerebbe saperne di più sul mobbing psicologico effettuato dai genitori sui figli.
In particolare, perchè entrambi i genitori mettono sempre lo stesso figlio sul piedistallo mentre schiacciano sempre l’altro sotto i piedi?
Giuridicamente parlando a cosa si può appellare il figlio “zerbino” ?
Ma soprattutto: cosa dovrebbe fare questo ragazzo per la sua sopravvivenza psicologica e fisica?
Grazie di tutto.
Cara Danila,
vista la delicatezza dell’argomento le rispondo privatamente.
Qui al commento posso solo aggiungere che il mobbing familiare è più presente di quello che pensiamo, solo chi vive in quella casa lo può capire, gli altri di solito non notano nulla, ci vorrebbe più empatia ma il nostro è un mondo che va veloce e di fretta e non sempre si ha tempo per gli altri, è un peccato perché spesso qualcuno ha bisogno di una mano, a volte anche solo di una parola o un sorriso.
Per le azioni legali, sia in sede civile che penale, occorre conoscere il caso nei particolari, ma è sicuramente possibile se i danni sono rilevanti e rilevabili documentalmente (con certificazioni mediche).
Per la soppravvivenza a situazioni simili spesso non c’è altro rimedio che andarsene e rifarsi una vita da soli.
a presto
Marilena Cremaschini
Buongiorno!
Voglio spiegare la mia situazione, vivo in appartamento che i miei genitori mi hanno messo a disposizione!
Ho una compagna e una bimba di 3 anni!
La mia compagna e sempre e dico sempre molto aggressiva con me e con mia figlia, mi insulta quotidianamente per ogni cosa e anche se siamo in giro con mia mamma per un gelato o una passeggiata lei trova sempre motivi per creare tensioni !! Offende tutti e non le interessa nemmeno se c’è gente che sente!! Io mantengo sempre la calma perché ho paura che mi porti via mia figlia a vivere da sua mamma e suo fratello che a loro volta prendono farmaci per lo stress..anche prima che viveva con la sua famiglia litigavano sempre in casa ed è finita pure in ospedale per le botte che le dava il fratello! Sono disperato e non so più cosa fare!
Non si può continuare a vivere male solo per il timore che le cose possano peggiorare, sono sempre stata convinta che l’agire porta sempre a delle soluzioni anche se non identiche a quelle sperate ma sicuramente migliori dell’attuale.
Io le consiglio di incominciare ad organizzzarsi per una separazione cercando di dimostrare il più possibile, con testimoni, tenendo il conto dei farmaci e del loro dosaggio, raccogliendo prove, e tutte le altre cose che possano esserle utile per dimosrare che la sua compagna è una persona disturbata, a quel punto dubito che anche in sede a separazione le davranno un affido esclusivo…
Si ricordi che come vittima di maltrattamenti familiari, poco importa se non siete sposati, ha diritto all’assistenza gratuita del legale con spese a carico dello Stato, all’avvocato non deve versare proprio nulla.
Per il resto le auguro un grosso in bocca al lupo ed agisca con razionalità
Marilena