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Il pensiero analogico è l’attuazione di un processo di riconoscimento di somiglianze tra oggetti e relazioni che li collegano collocati in situazioni diverse, spesso riferite a contesti esperienziali anche distanti tra loro.
Nel caso in cui questo processo di riconoscimento avviene si dice che le situazioni sono analoghe.
Quello che emerge come effetto del riconoscimento di un pensiero analogico è l’oggettivazione di una sorta di identità delle relazioni intercorrenti tra gli oggetti nelle due situazioni, con l’azzeramento delle differenze tra i caratteri degli oggetti stessi.
Pensiero illogico
Spesso si tende a contrapporre la logica all’intuizione, il rigore e la sistematicità alle associazioni fantastiche e “irrazionali”: il pensiero di tipo analogico presenta alcune di queste caratteristiche apparentemente “illogiche” e per tale motivo, probabilmente, è stato considerato come una forma di pensiero minore, prossimo alle contraddizioni dell’infanzia.
Eppure, sono proprio i vari aspetti del pensiero analogico a svelare alcune caratteristiche fondamentali della mente umana, a consentirle di compiere dei salti e di avere delle illuminazioni.
La mente umana, come ben sappiamo, è attratta dai problemi, ma ciò non significa che un atteggiamento logico le garantisca comunque il successo, in particolar modo quando si trova ad affrontare quesiti nuovi e complessi e, soprattutto, situazioni insolite che si presentano per la prima volta e in cui le variabili sono numerose e spesso sfuggenti.
È in queste situazioni che le strategie di tipo analogico possono portare a soluzioni innovative, dando modo di visualizzare dei concetti in forma concreta e lasciando intravedere una dimensione diversa.
Per comprendere il significato del pensiero analogico occorre preliminarmente distinguerlo dal pensiero logico e dal pensiero sintetico.
Logico e analogico
Il pensiero logico è deduttivo, se da un’idea come caso generale se ne deduce un caso particolare facendo una semplice deduzione mentale, ad esempio: chi è iscritto all’ACI sa guidare, Arturo è iscritto pertanto ha la patente.
Il pensiero logico è anche induttivo, cioè da un caso particolare si può fare una pensiero generalizzante, per esempio: Franz è norvegese ed è biondo con gli occhi azzurri, si può dire che tutti i norvegesi sono biondi con gli occhi chiari.
Il pensiero logico è molto utile per organizzare, gestire, mettere ordine, sistemare, definire, catalogare, tutte attività che sono utili sia nel privato che nell’ambito lavorativo.
Il pensiero sintetico è in grado di sintetizzare più fattori dando una visione d’insieme generale e distaccata, riuscendo a ricercare le eventuali somiglianze o discordanze negli elementi considerati.
Il pensiero analitico è la capacità di comprendere una situazione, un problema, un evento mediante l’analisi, cioè, scomponendo in parti più piccole il problema, la questione, il fatto, e la capacità di valutare le conseguenze puntuali di specifiche catene causali.
Esso comporta una comprensione degli elementi costitutivi del problema in modo sistematico, la conoscenza successiva dei diversi aspetti, l’individuazione di priorità su basi logico-razionali e infine la definizione chiara delle relazioni di causa-effetto.
Si tratta di avere la capacità di entrare nella complessità del pensiero causale in atto, in altre parole conoscendo le diverse ragioni, conseguenze o passaggi inclusi nell’analisi.
Il pensiero analogico è l’attuazione di un processo di riconoscimento di somiglianze tra oggetti e relazioni che li collegano collocati in situazioni diverse, spesso riferite a contesti esperienziali anche distanti tra loro.
Nel caso in cui questo processo di riconoscimento avviene si dice che le situazioni sono analoghe.
Quello che emerge come effetto del riconoscimento di un’analogia è l’oggettivazione di una sorta di identità delle relazioni intercorrenti tra gli oggetti nelle due situazioni, con l’azzeramento delle differenze tra i caratteri degli oggetti stessi.
Tappe analogiche nell’infanzia
La psicologia dello sviluppo indica che la mente umana, fin dalla prima infanzia, passa naturalmente attraverso successive tappe del pensiero analogico.
Un neonato di 11 mesi si aspetta che due oggetti che si somigliano abbiano le stesse proprietà: ad esempio, dopo aver visto una pallina che suona perché contiene un campanellino, si attende che anche un’altra pallina suoni.
Già a 2 anni un bambino riunisce dei cubi dello stesso colore, isolandoli da cubi di colori diversi sulla base dei loro attributi, cioè di caratteristiche simili.
A 3 anni un bambino dimostra di essere in grado di passare da una “realtà” a un’altra, a partire dalle loro somiglianze: ad esempio, se si nasconde un oggetto nel modellino di un mobile in miniatura che rappresenta quello di una stanza reale, il bambino cercherà l’oggetto nel mobile reale; è quella che si definisce “mappatura di relazione”.
A 4 anni un bambino comprende la differenza fra un intero e una parte di esso: grazie a quella che viene chiamata “mappatura di tipo proporzionale”, il bambino comprende che una fetta di pane sta alla pagnotta intera come una fettina di limone sta all’intero limone.
A quest’età si apprezzano molto forme di humour basate su analogie relazionali: si ride senza fine a battute come «Hai mai visto una pizza farCita? E tu hai mai visto un panino farTarzan?».
A 5 anni un bambino effettua “mappature sistemiche”, e individua relazioni di ordine superiore, basate su cause simili. Ad esempio, capisce il significato metaforico della favola della volpe e dell’uva, cioè il fatto che di fronte a scelte impossibili si finge di non essere più interessati a quella realtà.
A 6 anni, infine, è in grado di risolvere complessi problemi basati su analogie proporzionali e contenuti non familiari, mentre la sua capacità di generalizzare e di individuare attributi simili e relazioni di causa-effetto in situazioni diverse è in continua crescita.
L’immaginazione oltre la realtà
Una delle caratteristiche del pensiero analogico è di dipendere prevalentemente dall’emisfero destro, l’emisfero responsabile di un approccio d’insieme e sede di processi visivi e di attività nervose tipiche degli stati di rilassamento e di sogno a occhi aperti.
Mentre l’emisfero sinistro, sede di buona parte delle attività linguistiche, è coinvolto nei processi logico-deduttivi e utilizza una logica sequenziale, quello destro è il centro del pensiero analogico, dell’immaginazione, ed è coinvolto in diversi aspetti della creatività.
L’immaginazione ci porta a delineare paesaggi o scenari fantastici, che possono discostarsi anche moltissimo dalle regole della realtà in cui viviamo o dalle “leggi” che la caratterizzano, e apparire quindi “strani” o assurdi; eppure, si rivela utile per ipotizzare soluzioni o possibili vie d’uscita di fronte a situazioni nuove o complesse.
Infatti, la capacità del cervello di formare delle immagini mentali, di ricombinarle in una sorta di continuo caleidoscopio in cui avvengono associazioni sia logiche che fantastiche, tipiche del pensiero analogico, è alla base della cosiddetta creatività, una capacità in cui si fondono elementi ludici e processi logici, senza la quale non esisterebbe la possibilità di fornire risposte originali e innovative, di guardare alla realtà usuale con un’ottica insolita, di estrarre da informazioni banali elementi nuovi.
In gran parte, queste attività dipendono dall’emisfero destro, contraddistinto appunto dalle sue capacità di insieme, dalla sua specificità nel trattare informazioni di tipo visivo-spaziale, dal suo coinvolgimento in attività musicali, da un pensiero divergente che è alla base dell’immaginario, da complesse dinamiche emotive.
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