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27/07/2023Il pensiero divergente è alla base del pensiero creativo e non solo.
Si definisce pensiero divergente quel pensiero che permette di creare alternative possibili a una questione, che non preveda una sola soluzione possibile.
Ossia va al di là di quella che è la situazione di partenza: è un pensiero che esplora nuove direzioni e possibilità, portando così alla produzione di nuove idee.
In questo senso il pensiero divergente si avvicina alla creatività, poiché stimola l’ispirazione e la creazione di nuove possibilità.
Diverse forme di pensiero
Esistono diverse forme di ragionamento che ci permettono di arrivare a una soluzione di un quesito o un problema: per esempio c’è il pensiero analogico, cioè la connessione per analogie che cerca di utilizzare elementi appresi nel passato e applicare a una situazione non nota, ma analoga, appunto, nel presente.
Oppure vi è il pensiero induttivo, che cerca di analizzare le esperienze passate per trovare una regola generale che possa valere anche nel momento presente. La strategia opposta invece viene chiamata pensiero deduttivo, dove da una regola generale che fa da riferimento, cerchiamo di estrapolare indicazioni particolari che soddisfino le nostre esigenze nel presente.
A questi tipi di ragionamento si affiancano il pensiero convergente e il pensiero divergente. Mentre il pensiero divergente si caratterizza per apportare una soluzione nuova e creativa a un problema, il pensiero convergente si caratterizza per essere applicato a situazioni che permettono un’unica risposta plausibile e corretta, che rimane dentro i limiti imposti dalla situazione rispettando regole già definite e codificate.
Il pensiero divergente è un pensiero al quale non siamo stati educati, e che in qualche modo va sviluppato e riscoperto, anche se è comunque una forma di ragionamento di cui tutti siamo capaci.
Il metodo educativo utilizzato finora a livello scolastico e di apprendimento si è basato sul pensiero convergente, il che è ottimo, ma il pensiero divergente è un pensiero complementare che va introdotto nell’insegnamento, perché ci permette di creare punti di vista e idee nuove, sviluppando così anche il nostro spirito critico.
Il concetto è uscire dagli schemi del ragionamento logico, che ci dicono per esempio che la penna e il mattone servono solo a determinate funzioni, e andare al di là di queste definizioni, per scoprire nuove potenzialità.
Ci sono persone che riescono a rispondere con un’infinita di possibilità a queste domande, con idee ingegnose e originali, e che dispongono di un alto potenziale di “pensiero laterale”, secondo la definizione che ne dava Edward Bono (ossia la risoluzione di problemi attraverso l’osservazione da diverse angolazioni).
Il pensiero di Guilford
Secondo la definizione del pensiero divergente e convergente, postulata da Joy Paul Guilford, nel 1967, questi tipi di pensiero potrebbero essere collegati all’apprendimento e in particolare il pensiero divergente sarebbe espressione di un pensiero artistico e creativo, mentre il pensiero convergente sarebbe espressione delle materie scientifiche.
Il pensiero divergente elaborato da Guilford è caratterizzato da alcuni elementi, in particolare:
- La fluidità: ossia la quantità di idee prodotte, senza fare riferimento alla loro qualità
- La flessibilità: ossia la capacità di passare senza “perdere il filo” da un’idea all’altra
- L’originalità: ossia la capacità di trovare idee insolite
- L’elaborazione: ossia la capacità di approfondire fino in fondo la propria idea
- La valutazione: ossia la capacità di valutare quale sia l’idea più pertinente allo scopo designato, tra tutte quelle pensate.
Questo tipo di ragionamento sembra derivare da un cambiamento di prospettiva sulla situazione e sulla sua visione complessiva, che dà adito così a nuove possibilità.
Questo pensiero è stato definito “pensiero produttivo” in contrapposizione al “pensiero riproduttivo”, dove il soggetto riproduce meccanicamente situazioni apprese nel passato attraverso forme di ragionamento anch’esse apprese.
Il pensiero produttivo
Il pensiero produttivo si definisce pertanto attraverso un cambiamento del punto di vista della situazione, che genera una sua ristrutturazione e l’affacciarsi di nuove idee alla soluzione del problema.
La componente creativa in questi casi gioca un ruolo fondamentale, perché permette di rompere gli schemi mentali con cui normalmente siamo abituati a elaborare le situazioni, per trovare nuove idee e proposte.
Bisogna sottolineare però che il pensiero divergente non è miglior del pensiero convergente, perché quest’ultimo può aiutarci a risolvere molti problemi in maniera strutturata e specifica, che è allo stesso tempo fondamentale in alcune situazioni.
Il pensiero divergente e convergente sono due modi complementare di risolvere situazioni e problemi, e il soggetto deve essere in grado di attivare o uno o l’altro elemento a seconda della situazione.
Il problema è stato che fino ad adesso, nell’apprendimento e nella scuola, si è dato quasi totalmente spazio al pensiero convergente, senza considerare forme di “apprendimento divergente”, e anzi, in molte caso, non valorizzando i soggetti che sembravano possedere naturalmente un atteggiamento “divergente”.
Creatività e pensiero divergente
La creatività è un modo particolare di pensare che implica originalità, anticonformismo e fluidità.
Essere creativi significa rompere con gli schemi esistenti introducendo qualcosa di innovativo. La creatività si inserisce nel concetto più ampio di pensiero divergente inteso come la capacità di produrre una gamma di possibili soluzioni per un dato problema che non preveda un’unica risposta corretta.
Questa capacità ha sicuramente un ruolo nell’atto creativo che sia anche originale. Più ampia è la gamma di possibilità che siamo in grado di produrre, più alta sarà la probabilità che una di esse dia prova di creatività ed originalità.
Ciò che Guilford ha tentato di dimostrare è che, dando rilievo al pensiero convergente, si tende a trascurare completamente il pensiero divergente e di conseguenza non si fa abbastanza per l’insegnamento e lo sviluppo della creatività nelle scuole.
Incoraggiare il pensiero divergente
Il docente dovrebbe, a prescindere dalla materia che insegna, incoraggiare il pensiero divergente negli studenti. Lo stesso vale per i genitori nell’educazione a casa.
Il cognitivista Jerome Bruner sosteneva che si tende a ricompensare solo le risposte giuste e a penalizzare quelle sbagliate, tale comportamento rappresenta la forma tipica del pensiero convergente che, ancora oggi, purtroppo è quello che prevale a livello educativo.
Questo fa sì che il bambino eviti di cercare soluzioni nuove o originali nella risoluzione di un problema, perché ciò aumenta la possibilità di sbagliare.
Tuttavia, la produzione di una risposta diversa da quella convenzionale anche assumendosi i rischi di errore è insita nello sforzo creativo.
L’insegnante, o il genitore, dovrebbero essere preparati ad agire in un’atmosfera in cui tale sforzo sia incoraggiato e ricompensato piuttosto che in un clima educativo dove vengano approvate soltanto le soluzioni caute e convergenti.
Ciò non toglie che anche l’atto creativo implica la verifica e la valutazione. La soluzione va verificata per vedere se funzionerà nella considerazione che anche il fallimento può aprire le strade a nuove idee che possono essere quelle giuste.
Secondo Bruner il pensiero creativo è olistico perché produce risposte che hanno un’ampiezza superiore alla somma delle loro parti, viceversa il pensiero razionale e convergente è algoritmico in quanto in grado di produrre un’unica risposta.
Entrambi i tipi di pensiero hanno un loro ruolo ma dovrebbero essere utilizzati per completarsi e sostenersi a vicenda senza essere considerati incompatibili.
Le idee divergenti possono essere originali e di valore, ma possono anche essere banali ed inconcludenti.
Lo studio delle risposte dei bambini dovrebbe condurre l’insegnante a riconoscere quando i bambini stanno usando la loro immaginazione o quando stanno semplicemente tentando di sorprenderlo.
Bambini e pensiero laterale
L’incapacità di formulare tale giudizio fa correre il rischio di reprimere anche le idee buone.
I bambini, in genere, sono naturalmente portati a vedere le cose secondo il pensiero divergente o, come dice Edward De Bono, il “pensiero laterale” e quindi a fare più domande e a trovare più soluzioni ai problemi senza paura di sbagliare.
Nel momento in cui sono scolarizzati viene loro insegnato che sbagliare è la cosa più grave che possa accadere. Quindi, la scuola diventa un luogo in cui i bambini, invece di sviluppare e articolare il loro pensiero, lo standardizzano.
In altri termini da piccoli siamo tutti creativi, ma crescendo ci insegnano a non esserlo più. l’adulto con una funzione educativa in un contesto educativo può influenzare le condotte dei bambini con il suo modus operandi.
I bambini con propensione all’utilizzo del pensiero divergente se sostenuti da insegnanti che si affidano a processi mentali tipici del pensiero divergente ottengono ottimi risultati sul piano della creatività e il gioco, in particolar modo quello che si basa sulla narrazione, rappresenta un elemento indispensabile nello sviluppo della creatività del bambino.
Sviluppare la creatività
Alcuni metodi per far lavorare gli scolari in modo creativo sono:
le storie di rumori per cui l’insegnante fa ascoltare la registrazione di rumori insoliti e ne chiede il significato agli scolari;
il perfezionamento di oggetti con cui si invitano gli alunni a rifinire o completare determinati oggetti;
l’immaginare i problemi e le conseguenze che possono sorgere da una determinata situazione o da un oggetto;
lo scrivere racconti con diversi finali, ecc.
Oltre a queste tecniche, ce ne sono altre che facilitano le fasi del processo creativo e sono la “mappa mentale”, il “brainstorming” e “l’approccio combinato”.
L’approccio alla creatività ed al pensiero laterale (che per certi versi è simile a quello divergente così come quello verticale a quello convergente) è interpretato in modo originale dal De Bono, che sostiene che è utile e redditizio aiutare il processo creativo attraverso il ragionamento ed il pensiero.
Egli propone un esercizio per affrontare i problemi da ottiche differenti.
Il metodo dei 6 cappelli
Il metodo dei cappelli serve ad uscire dagli schemi e produrre pensiero divergente e pensiero laterale.
In pratica ogni bambino assume ruoli definiti allo scopo di dichiarare le sue posizioni, uscire dai suoi pregiudizi, considerare punti di vista alternativi; e fa ciò indossando un cappello di un particolare colore.
I sei cappelli per pensare” è una metodologia che aiuta a migliorare la capacità di pensare. Indossare uno dei sei cappelli significa dirigere intenzionalmente l’attenzione e il pensiero su ogni singolo aspetto di un problema.
Il Cappello bianco è neutrale e non esprime alcun giudizio, quello blu è la razionalità che stabilisce le regole del gioco; quello dal colore nero è l’avvocato del diavolo e rileva gli aspetti negativi di ogni cosa; quello dal colore giallo è l’avvocato dell’angelo che rileva gli aspetti positivi; il cappello rosso rappresenta l’emotività, le emozioni ed i sentimenti; il cappello verde, infine, indica sbocchi creativi, nuove idee, analisi e proposte migliorative, visioni insolite.
Per trovare soluzioni davvero innovative, quindi, bisogna uscire dagli schemi prefissati, mettere in dubbio le presunte certezze e affidarsi ad associazioni di idee inedite. Occorre in definitiva, indossare tanti cappelli.
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