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12/11/2023Westley Dodd fu un molestatore ed assassino di bambini.
È stato definito il peggior serial killer della storia americana per le sue morbose manie ossessive nelle molestie e per la brutalità con cui uccideva le sue piccole vittime. Venne per questo soprannominato: “Vancouver Child Killer”.
“Dovete impiccarmi o ucciderò ancora”.
Chi era Westley Dodd
Westley Allan Dodd nasce il 3 luglio 1961, è il primogenito di tre figli ed è sempre stato un bambino tranquillo, beneducato e, da ragazzo, non ha mai fatto uso di droghe, alcol o fumo.
In famiglia non era presente quella violenza fisica tipica di molti futuri serial killer, fatta eccezione per qualche sporadico litigio, ma Westley si sentiva comunque trascurato e abbandonato, specialmente dopo la nascita delle due sorelle.
Descrive la sua famiglia come «fredda e priva di affettività»: la madre si lascia andare a qualche sberla di troppo, mentre il padre è distante e per niente affettuoso. All’età di 9 anni, vede i cugini che comparano i loro genitali e chiede anche lui di partecipare alla “gara”.
Racconterà in carcere di quella volta che la madre e la zia lo costrinsero a togliersi i vestiti di scuola e a restare nudo davanti a loro facendolo sentire enormemente umiliato.
A 11 anni scopre i film dedicati allo sterminio degli ebrei nei campi di concentramento nazisti e ne rimane morbosamente affascinato. Inizia a mostrare turbe nella sfera sessuale già all’età di 13 anni, anche se non sembra sia mai stato abusato sessualmente.
Si metteva completamente nudo davanti alla finestra della sua camera da letto per farsi vedere dai bambini che transitavano per strada e, nonostante le segnalazioni fatte alla polizia dai vicini, si mise a girare in bicicletta per il quartiere cercando bambini di dieci anni o più piccoli; quando ne incontrava uno, gli gridava per attirare la sua attenzione e si mostrava nudo.
Dodd preferiva i maschietti, perché riteneva che ci fosse meno rischio che lo denunciassero. A 14 anni, s’infilava degli spilli dentro il pene e si faceva sanguinare l’ano infilandosi a fondo un bastoncino. Quando i suoi genitori divorziarono, dall’esibizionismo passò alla molestia vera e propria di altri bambini.
Le molestie
Con la madre si spostava spesso da una casa a un’altra, senza integrarsi in nessuna comunità. Le prime vittime delle sue molestie furono i suoi stessi cugini. A 14 anni, molestò la cugina di otto anni in un bagno, qualche ora dopo fu il turno del fratellino di lei, sei anni di età, e, dopo qualche settimana, un altro cugino maschio.
In seguito, Dodd molestò i figli di una donna frequentata dal padre. Quando non ha a disposizione i cugini, cerca di creare delle situazioni in cui possa stare a contatto con dei bambini: stringe amicizia con i ragazzi del quartiere e si propone come baby-sitter.
A 16 anni, diventa baby-sitter fisso per una famiglia e prende l’abitudine di molestare i bambini mentre dormono. Non aveva bisogno di usare la forza con le sue vittime, perché riusciva ad essere seduttivo, approfittando della normale curiosità dei bambini, e organizzava tutta una serie di giochi che richiedevano contatto fisico.
Ai bambini più turbati, diceva che avrebbe insegnato loro qualcosa di divertente che facevano gli adulti e che era perfettamente normale.
Gli arresti non lo fanno recedere da questo comportamento. A 15 anni, aveva subito il primo arresto per condotta indecente, ma, invece di essere perseguito legalmente, gli viene consigliata una consulenza.
Questo percorso si ripeterà negli anni, nei quali Westley frequenterà sporadicamente diverse sedute di terapie e consulenza, senza alcun risultato apprezzabile. Quando i bambini che molesta abitualmente si trasferiscono in un altro luogo, Dodd, che nel frattempo ha compiuto 18 anni, sente un disperato bisogno di procurarsi nuove vittime, comincia così ad adescare bambini estranei, realizzando che con questo tipo di vittime deve fare ricorso alla forza.
Dodd ha trascorso tutta l’adolescenza in maniera estremamente solitaria, con pochissimi contatti sociali, ed è spaventato dalla vicinanza delle ragazze. Quando gli altri ragazzi della sua età iniziano ad andare ai balli liceali con le prime fidanzate, lui se ne resta chiuso in casa, rinchiuso nella sua stanza a pensare a come adescare dei bambini.
Nel settembre 1981, si arruola in Marina e, qualche settimana prima dell’arruolamento, tenta di rapire una coppia di bambine, che scappano e lo denunciano, ma la polizia non lo arresta. Dodd viene stanziato in una base di sommergibili nello Stato di Washington e inizia a molestare i bambini che si trovano alla base, facendo anche delle spedizioni a Seattle dove avvicina i bambini nei bagni dei cinematografi.
Comincia a offrire del denaro ai piccoli per pagare le loro prestazioni sessuali, li porta in zone boschive isolate e ordina loro di togliersi i pantaloni. È arrestato subito dopo aver adescato un ragazzo e, trascorsi diciannove giorni in carcere, deve subire il congedo con disonore e gli viene prescritta una terapia.
Nessun tipo di trattamento, però, riesce a tenerlo lontano dai bambini e, nel maggio 1984, viene arrestato per aver molestato un bambino di dieci anni.
Il modus operandi era semplice: Dodd trovava lavoro in luoghi ad alta frequentazione di bambini (ristoranti, cinema ecc), prendeva di mira il bambino che lo eccitava di più, seguiva la famiglia fino a casa e, infine, alla prima occasione lo molestava.
Nel 1987 però, nella testa di Dodd inizia a nascere il desiderio di uccidere un bambino. Dodd sceglie il primo bambino da uccidere, uno di otto anni che ha conosciuto mentre lavora come guardia in un cantiere edile.
Progetta di portare il bambino in una zona boschiva isolata dove ucciderlo, ma la “vittima predestinata” riesce ad allontanarsi e la madre del bambino si rivolge alla polizia. Anche in questo caso, Dodd se la cava con 118 giorni di prigione, nonostante gli psicologi lo descrivano come «un soggetto estremamente pericoloso».
Gli omicidi
Dall’autunno del 1989 si trasferisce a Vancouver, qui, dopo aver esaminato la zona ritenne che il David Douglas Park, un parco boscoso con numerosi sentieri appartati, sarebbe stato un buon posto per trovare potenziali vittime. Arriverà a molestare circa 50 vittime, quasi tutti maschi dai 2 ai 12 anni.
Tuttavia, con il tempo, l’uomo non si sentì più appagato del tutto con le molestie sessuali e iniziò a coltivare il desiderio di uccidere. Dopo il suo arresto affermerà: “Più ci pensavo, più suonava l’idea dell’omicidio. Ho pianificato molti modi per uccidere un ragazzo”.
Il 4 settembre 1989, Dodd andò al David Douglas Park con un coltello da filetto di pesce e dei lacci delle scarpe per cercare giovani ragazzi da uccidere. Attirò 2 fratelli, Cole e William Neer (11 e 10 anni) in una zona isolata, dove li costrinse a spogliarsi, li legò a un albero, ne abusò sessualmente e poi li pugnalò ripetutamente con un coltello.
Il 29 ottobre di quello stesso anno si avvicinò a Lee Iseli (4 anni) e con un inganno lo condusse fino alla sua casa, dove lo obbligò a spogliarsi. Subito dopo lo legò al letto e lo molestò, fotografando l’abuso. Il serial killer continuò a molestarlo per tutta la notte, mentre appuntava su un diario ogni dettaglio. La mattina dopo, strangolò a morte il bambino con una corda e appese il suo corpo nell’armadio, fotografandolo come un macabro “trofeo”.
L’assassino da brividi horror mise il corpo nudo del bambino in un sacco della spazzatura e lo gettò in alcuni cespugli vicino al lago Vancouver. Quando scoprirono il cadavere, si scatenò una vera e propria caccia all’uomo, temendo di essere scoperto, per un po’ di tempo Dodd mantenne un basso profilo e rimase nel suo appartamento, scrivendo piani futuri per il rapimento di bambini e costruendo anche un marchingegno di tortura per la prossima vittima.
L’arresto
Il 13 novembre del 1989 il serial killer cercò di rapire James Kirk II (6 anni) dal bagno del cinema New Liberty Theatre di Camas, Washington, ma il bambino iniziò a combattere e piangere mentre lui stava lasciando il teatro attraverso l’atrio, portando il ragazzino tra le braccia.
Una volta fuori, Dodd fu costretto a lasciare il ragazzino e a fuggire in macchina. Almeno ci provò, poiché la macchina ebbe un guasto e si fermò poco più di cento metri dopo.
Il padre del ragazzino, avendo saputo subito del tentato rapimento, uscì fuori e vide la macchina in panne, così si avvicinò e per non sollevare alcun sospetto, si offrì di aiutarlo. Nel frattempo, i dipendenti del teatro chiamarono la polizia.
Dodd, ignaro di tutto, viene colpito alla testa e sviene. Quando si risveglia, si troverà nelle mani della polizia e, inspiegabilmente, confessa tutto, anche i 3 omicidi.
“Mi sono divertito a violentare, torturare e uccidere quei bambini. Mi ha dato una forte emozione sessuale, ma sono una persona pericolosa e dovete impiccarmi o ucciderò ancora”.
Venne condannato a morte e lui rifiutò di appellarsi. Ha insistito sul fatto che era incontrollabile e che avrebbe ucciso di nuovo, dichiarando: “Devo essere giustiziato prima di avere l’opportunità di fuggire o uccidere qualcun altro. Se scappo, ti prometto che ucciderò e violenterò di nuovo, e mi godrò ogni minuto”.
La legge dello stato di Washington ha dato a Westley Allan Dodd la possibilità di scegliere tra iniezione letale o impiccagione per la sua esecuzione. Scelse l’impiccagione. Ordinò salmone alla griglia e patate fritte per il suo ultimo pasto.
Le sue ultime parole, pronunciate dal secondo piano della forca interna, furono: “Una volta mi è stato chiesto da qualcuno, non ricordo chi, se ci fosse modo di fermare gli autori di reati sessuali. Ho detto no.’ Mi sbagliavo. Ho sbagliato quando ho detto che non c’era speranza, né pace. C’è speranza. C’è pace. Ho trovato entrambi nel Signore, Gesù Cristo. Guarda il Signore e troverai la pace”.
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