Esiste realmente un test completo in grado di calcolare effettivamente il quoziente intellettivo?
No, ed ora cercherò di piegarvi il perché.
Lasciamo da parte per un attimo quei tanti test sull’intelligenza che trovate nelle varie rivista da salone per parrucchiera, e che hanno come ultimo fine quello di intrattenere le clienti sino al momento della piega, per capire se esiste un test che possa garantire dei risultati attendibili oppure no.
Col il più quotato test Mensa, il più completo, più di una persona geniale, che ha vinto riconoscimenti, premi tra cui pure un Nobel, erano risultati con un’intelligenza nella media se non addirittura scarsi.
Questo dato molto interessante esprime già un giudizio di inadeguatezza di un qualunque test per riassumente la vastità e la complessità di quel fattore che con un termine riduttivo chiamiamo Intelligenza.
Esistono vari tipi di intelligenza, quella cognitiva, matematica, logica, di problem solving, capacità di memorizzazione, di deduzione, di raziocinio e così via, ce ne sono tante quanti sono gli aspetti della vita a cui occorre applicare intelligenza.
Per farvi un esempio banale, per vestirsi al mattino occorre attivare una intelligenza di memoria del procedimento diretto alla vestizione, un procedimento di valutazione se ritenerlo adeguato, ed una intelligenza emotiva che ci fa capire se quello è l’abito giusto per il nostro umore.
Come vedete per un semplice e banale gesto ne sono state indicate tre ma potrebbero essere anche molte di più.
Ogni tipo di intelligenza può essere misurata con un test appositamente studiato per rilevare quella tale specifica capacità, un unico test per tutta l’intelligenza non esiste.
Al massimo, se preciso, può indicare un target di risposta ma quella non è certo la vostra intelligenza.
L’idea di utilizzare un test per stabilire il Q.I. (quoziente intellettivo) nasce all’inizio del 1900 con Alfred Binet, psicologo francese che pubblicò il primo test di intelligenza moderno, la Scala Binet-Simon.
Il suo scopo principale era di identificare gli alunni che avevano bisogno di un particolare aiuto nelle materie scolastiche.
Il test misurava l’età mentale del bambino in modo che un bambino di 7 anni che risolvesse i problemi che in media risolvevano i bambini di 7 anni, avrebbe ottenuto un punteggio di 7.
Nel 1912 lo psicologo tedesco William Louis Stern coniò il termine I.Q. (abbreviazione di “Intelligence Quotient”) e lo definì come la risultante della formula (età mentale/età biologica)*100; in questo modo, due bambini di età diversa che risultassero entrambi con una intelligenza pari alla media, otterrebbero entrambi lo stesso punteggio di 100, un bambino di 10 anni che avesse ottenuto un punteggio normale per uno di 13, ad esempio, avrebbe avuto un QI di 130 (100*13/10).
Poiché i quozienti basati sull’età infantile erano applicabili solo ai bambini, nel 1939 David Wechsler pubblicò il primo test d’intelligenza appositamente realizzato per la popolazione adulta, la Wechsler Adult Intelligence Scale (o WAIS)
La versione moderna del QI è così una trasformazione matematica di un punteggio grezzo basata sulla posizione di questo punteggio in un campione di normalizzazione (quantile, percentile, percentile rank), che è il risultato primario di un test del QI.
È stato fatto uno studio recente dimostrativo dai ricercatori dell’University College di Londra, secondo cui non ha senso sottoporre un adolescente al test del QI perché, a quell’età, ci sono molti alti e bassi emotivi e ormonali, che influiscono sui risultati.
“Abbiamo osservato il QI in adolescenti nelle prove verbali e non verbali ed abbiamo misurato un cambiamento nel corso di un periodo di tre-quattro anni. Possiamo così sostenere che una parte di questo cambiamento deve essere correlato alla capacità, perché corrisponde ai cambiamenti nella struttura del cervello” ha affermato Cathy Price, autrice dello studio.
Nel complesso, il 35% degli studenti ha mostrato un qualche tipo di cambiamento, il che significa che in circa un adolescente su 3 il test del QI non è affidabile.
Un ulteriore studio condotto dalla Western University dell’Ontario (Canada) alla quale hanno partecipato oltre 100 mila persone in tutto il mondo ha dato gli stessi risultati: un unico test può essere fuorviante perché per misurare l’intelligenza delle persone bisogna fare diverse prove e valutare diversi aspetti.
Tutte queste ricerche che hanno confermato l’inattendibilità di un unico test generale per l’intelligenza ma andrebbero fatti diversi test per misurare le varie capacità del soggetto, quindi non è più possibile parlare di un’unica intelligenza ma delle tante capacità, predisposizioni ed attitudini del soggetto.
Altro fattore che è emerso da tali indagini è che, seppur volendo considerare un risultato di QI alto, non necessariamente questo corrisponde ad una persona che ha doti e capacità, infatti un alto quoziente non corrisponde automaticamente al successo personale e professionale.
Allo stesso modo un test con un risultato basso non esclude che possa invece riguardare una persona geniale ed intellettualmente sopra la norma.
Fu così che a decorrere dagli anni ‘70 lo psicologo americano Howard Gardner elaborò la teoria delle intelligenze multiple: l’intelligenza è un insieme di capacità diverse che si esprimono per intensità e qualità anche in maniera diversa da soggetto a soggetto.
Negli anni ’90 prese piede la teoria dell’intelligenza emotiva.
Secondo Daniel Goleman, psicologo cognitivista dell’università di Harvard, “le capacità di gestire e trasmettere le emozioni, di modulare i propri stati d’animo, di motivare se stessi, di controllare i propri impulsi rimandando la gratificazione, di essere empatici (cioè di far risuonare dentro di sé i sentimenti degli altri come fossero propri) sono fondamentali per cavarsela nel mondo, eppure non sono mai state considerate nei classici test di intelligenza.”
La vera intelligenza sarebbe cioè un misto di cognizione ed emozione.
Ma per capire cosa sia l’intelligenza emotiva vi rimando ad un mio altro articolo di cui al link.
10 Comments
Spot on with this write-up, I actually assume this website needs far more consideration. I’ll probably be once more to learn rather more, thanks for that info. http://hellowh983mm.com
Traduzione:
[Apprendo da questo articolo nuove considerazioni che andrebbero sviluppate] Probabilmente sarò ancora una volta a imparare un po ‘di più, grazie per queste informazioni.
Risposta:
Non c’è fine alla conoscenza e sono lieta se vorrà aggiungere altre considerazioni utili non solo al sito ma a tutti i lettori. Grazie a lei.
There is no end to knowledge and I am pleased if you want to add other considerations useful not only to the site but to all readers. Thanks to you.
Molto interessante. Per favore, potrebbe darmi i riferimenti bibliografici dello studio di University College di Londra? Grazie
Grazie Nina per aver ritenuto interessante questo articolo,
per quanto riguarda i riferimenti bibliografici degli studi condotti oltre alle citazioni inserite nell’articolo la ricerca potrebbe essere ampliata inserendo le parole chiave nei motori di ricerca, come Google per esempio.
A presto
Marilena
magnifіcent issues altogether, you simⲣly won a new reader.
What would you sᥙggest in regardѕ to your post that you just made a few days ago?
Any certain?
Traduzione:
Questioni magnifiche del tutto, hai appena vinto un nuovo lettore.
Cosa vorresti per quanto riguarda il tuo post che hai appena fatto pochi giorni fa?
Qualche certezza?
Risposta:
Tutte, e tu?
All, and you?
Marilena
Articolo molto interessante, ascoltanto Jordan Peterson ultimamente ho notato una diversità sostanziale tra ciò che sostiene lui e ciò che ha scritto lei qui. Ovvero che i test QI sono un metodo praticamente infallibile per determinare il successo o meno della gente nella vita, e che questa cerrezza è supportata da risultati empirici. Inoltre, anche rifacendo il test più volte, chi è risultato avere un QI alto risulterà averlo sempre, e viceversa (certo questo non invoglia nessuno a fare un test di intelligenza). Chi ha un QI basso da risultato del test ad esempio non potrà sicuramente lavorare come avvocato ma dovrà accontentarsi di fare lavori manuali ecc… Tutto molto schematizzato e preciso, ma mi è sembrato avere basi solide ed affidabili, purtroppo.
I test sono statici e non tengono conto di tutte quelle variabili ambientali e personali che possono agevolare o compromettere oppure limitare e stimolare tutte le nostre capacità.
Ecco perché non parto mai dal presupposto che un test già calibrato possa riunire tutte quelle variabili personali che avvengono ogni giorno e ci rendono più o meno capaci ad affrontare ogni situazione.
Conosco Giudici, Avvocati e Medici che hanno sicuramente un Q.I. molto basso, valutazione fattibile a vista senza fare alcun test, eppure fanno quel tipo lavoro, magari aiutati dal solito metodo del concorso superato grazie a….
Grazie comunque per il suo contributo
Marilena
Buonasera
i test che normalmente si trovano anche in Internet sono basati sulle Matrici di Raven che cercano di calcolare la sola intelligenza fluida. L’intelligenza fluida è quella che prescinde dalle nozioni. Io ho trovato questo test in rete testqionline.com e vorrei sapere se qualcuno lo conosce. L’ho fatto e mi dice che il mio punteggio è di 122 che non è affatto poco. Secondo voi è affidabile? Dicono che è certificato dal Mensa della Repubblica Ceca. Come faccio a capire se è attendibile?
Per favore se qualcuno sa qualcosa vi chiedo di aiutarmi.
Grazie
Fate attenzione a quello che trovate in rete, non sempre corrisponde a verità ed attendibilità
Marilena