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Affrontare un lutto coi bambini
11/04/2018Albert Fish fu uno dei più spaventosi e crudeli serial killer.
Descritto come “l’uomo grigio”, il sadico e perverso, Albert confessò di aver molestato, ucciso e mangiato un numero di bambini che oscilla fra i 100 e i 400, perlopiù afroamericani.
Nonostante la confessione, i delitti accertati di Fish non superano le 5 vittime. Fish divenne famoso per la brutalità del suo “modus operandi” come serial killer e, inoltre, per i suoi innumerevoli disturbi sessuali.
Chi era Albert Fish
Albert Fish nasce come Hamilton Howard Fish il 19 maggio 1870 a Washington D.C in una famiglia fortemente disagiata.
Della sua famiglia, uno zio paterno soffriva di una psicosi religiosa e morì in ospedale, un fratello fece la stessa fine, il fratello più giovane soffriva di idrocefalea e morì in poco tempo, un altro fratello era affetto da alcolismo cronico, una sorella aveva una sorta di malattia mentale. La madre soffriva di allucinazioni, mentre una zia paterna era completamente pazza.
Albert, com’era chiamato in casa, cresce quindi in un ambiente decisamente poco sano, e da qui hanno inizio le sue ossessioni per il peccato e per l’espiazione mediante il dolore.
La sua è un’infanzia che definire “travagliata” è quindi poco serena, e dopo la morte del padre finisce in orfanotrofio, dove resterà per anni nell’attesa (vana) che qualcuno lo adotti.
All’età di 12 anni incontrò un ragazzo, il quale lo introdusse alla urofilia e alla coprofagia. Ne divenne talmente affascinato da passare ore e ore nei bagni pubblici per guardare uomini svestiti nel momento delle loro espletazioni corporee.
Una volta uscito dall’orfanotrofio, riesce a mantenersi con lavoretti saltuari.
Le sue ossessioni
Nel 1890 arrivò a New York diventando un gigolò e cominciando a violentare giovani ragazzi. Solo 8 anni più tardi, Ellen, la madre combinò il matrimonio con Anne Mary Hoffman, con la quale ebbe sei bambini: Albert, Anna, Gertrude, Eugene, John e Henry.
Mentre continua a molestare bambini sotto l’età di sei anni, nello stesso anno lavora come imbianchino e conosce un ragazzo che lo porta al musei delle cere.
Qui Albert Fish rimase affascinato dalla bisezione di un pene e divenne ossessionato dalla mutilazione sessuale. Fortunatamente, nel 1903 lo arrestarono e lo rinchiusero a Sing Sing fino al 1910.
Trasferitosi nel Delaware incontrò lo sfortunato Thomas Kedden, con cui iniziò una relazione sadomasochista. Sebbene non ci siano prove certe, nelle sue dichiarazioni l’uomo affermò che il compagno fosse mentalmente disabile.
A un certo punto Fish decise di portarlo in una fattoria abbandonata per torturarlo nel corso di due settimane. Con l’intenzione di ucciderlo, inizialmente, lo legò e gli tagliò l’organo sessuale a metà.
Avendo paura di attirare troppe attenzioni, però, decide di non fare a pezzi il corpo per portarlo a casa, ma versò del perossido di idrogeno sulla ferita, lo avvolse in un fazzoletto coperto di vasellina e diede il bacio di addio alla vittima, lasciandolo lì in fin di vita.
Nel 1917 la moglie lo lascia per un altro uomo, lasciandolo a crescere i figli da solo. Intorno a questo periodo cominciò ad avere delle allucinazioni uditive. Per esempio, una volta si avvolse in un tappeto dicendo di averlo fatto su richiesta dell’apostolo Giovanni.
L’ossessione per il cannibalismo si sviluppò in seguito, quando cominciò a cucinarsi piatti composti da carne totalmente cruda, offrendola anche ai suoi figli, mentre cercava di instradarli all’arte dell’autolesionismo.
Nel 1919 pugnalò un ragazzino con problemi mentali. Infatti, il killer era solito scegliere bambini con difficoltà o afroamericani, in quanto sosteneva che nessuno ne avrebbe sentito la mancanza.
Fish torturava le sue vittime innocenti con una mannaia, un coltello da macellaio e una piccola sega.
Nel 1924, la piccola Beatrice Kiel (8 anni) stava giocando da sola nella fattoria dei genitori. Qui incontrò l’uomo che le offrì del denaro per aiutarlo a raccogliere del rabarbaro. Per fortuna la madre se ne accorse e cacciò via lo psicopatico prima che potesse far del male alla figlia.
Nel 1927, Billy Gaffney stava giocando con un amico sulla veranda dell’appartamento della sua famiglia. Quando Billy sparì, l’amico disse che lo aveva preso l’Uomo Nero.
L’autista di un tram disse di aver visto un signore anziano, che corrispondeva alle foto di Fish, insieme a un bambino piangente. Purtroppo, il killer buttò parti del corpo in una fossa comune e la polizia non li ritrovò mai.
La madre andò dall’assassino del figlio, una volta in prigione, per avere più dettagli. Ecco alcune sue dichiarazioni:
Creai un gatto a nove code con la mia cintura e lo frustai. Gli tagliai il naso, gli tagliai la bocca da orecchio a orecchio. Gli strappai gli occhi. a questo punto era già morto. Incisi a metà la pancia e ne ho bevuto il sangue.
Tagliai testa, braccia, gambe e piedi, le misi in un sacco e gettai tutto in dell’acqua salmastra. Affondarono subito. Avevo davanti a me la parte che preferivo, un bel sedere da arrostire in forno e mangiare. Con i pezzi della faccia feci un bello stufato. Aggiunsi cipolle, carote, rape, sedano, sale e pepe. Buono.
Nella restante parte del discorso racconta di come ha preparato, cucinato e assaporato le altre parti del povero Billy. Concluse dicendo che per finirlo tutto impiegò quattro giorni.
Grace Budd
Il 25 maggio del 1928, un giovane diciottenne, Edward Budd, decise di inserire un’inserzione sul New York World, per cercare un’occupazione così da sopperire alla condizione di povertà in cui si trovava la sua famiglia.
Il lunedì successivo all’inserzione domenicale, al cospetto della signora Delia Budd, apparve un uomo anziano, con i capelli grigi e dei lunghi baffi, che si presentò come Frank Howard. Sabato 2 giugno si prospettava una stupenda giornata per il giovane Edward, ma l’uomo non si fece vedere. Mandò una lettera scritta a mano con la quale spiegava che aveva avuto degli impegni improvvisi.
Il giorno dopo, verso le undici di mattina, Frank Howard giunse a casa di Edward portando in dono un cesto di fragole e del formaggio. Delia Budd lo convinse a rimanere per pranzo, così suo marito, Albert Budd, avrebbe avuto l’opportunità di conoscerlo. Frank accettò l’invito e rimase a mangiare.
L’anziano signore fece un’ottima impressione all’intera famiglia, per i suoi modi gentili, per il suo linguaggio e il suo portamento. A un certo punto, entrò nella sala da pranzo la figlia della signora Budd, Grace, di 10 anni.
Frank Howard si lasciò sfuggire qualche complimento, e le donò 50 centesimi per comprare le caramelle.
La invitò poi ad andare con lui alla festa di compleanno del figlio di sua sorella, promettendo ai genitori che l’avrebbe riportata a casa alle nove di sera e che si sarebbe preso cura di lei. I Budd s’informarono sul luogo in cui la figlia sarebbe dovuta andare e si convinsero a lasciarla in custodia a Howard.
Non ebbero più notizie di Grace. Frank Howard, in realtà, era Albert Fish.
Questo è forse l’episodio più famoso della sua carriera deviante, soprattutto per la lettera che successivamente egli mandò alla povera signora Budd.
La lettera
Eccone un piccolo stralcio della lettera inviata alla signora Budd:
“Mia cara signora Budd,
Nel 1894 io e un mio amico decidemmo di andare in Cina e salpammo da San Francisco diretti a Hong Kong.
A quel tempo esisteva molta carestia in Cina, c’era la fame e la povertà dilagava. Per mangiare qualsiasi cosa il prezzo variava da 1 a 3$. La gente soleva vendere i propri bambini sotto i 12 anni per comprarsi un po’ di cibo. Un ragazzo o una ragazza sotto i 14 anni non erano sicuri in strada.
Tu potevi andare in un negozio a chiedere della carne, e specificatamente ti tagliavano la parte di un corpo di un bambino o una bambina che desideravi. Le parti del corpo più gustose erano persino maggiorate di prezzo.
Il mio amico John stette così a lungo che ci prese gusto nel mangiare carne umana. Quando tornò a New York rapì due ragazzi, uno di 7 e l’altro di 11 anni. Li portò nella sua abitazione, spogliò i loro corpi e li rinchiuse in un ripostiglio. In seguito, bruciò tutto. Spesso li torturava giorno e notte, così che la loro carne diventasse buona e tenera.
Dapprima uccise il bambino di 11 anni, perchè aveva il sedere più grasso e sicuramente c’era molto da mangiare. Ogni parte del suo corpo fu cucinata e mangiata eccetto la testa, le ossa e gli intestini. Fu arrostito, bollito, cotto alla griglia, fritto e cotto a stufato. Il più piccolo fece la stessa fine.
A quel tempo ero il suo vicino di casa, mi aveva parlato del gusto di questa carne, ed ero tentato di provarla.
Quella domenica del 3 giugno 1928, vi chiamai e vi portai dei doni. Mangiammo il pranzo e Grace mi baciò.
Fu in quel momento che mi venne voglia di mangiarla.
Col pretesto di portarla a una festa di compleanno, dopo aver chiesto il tuo permesso, la portai in un’abitazione vuota a WestChester che avevo già acquistato. Quando arrivammo, la bambina rimase fuori a raccogliere dei fiori, mentre io andai al piano di sopra per togliermi i vestiti. Non volevo sporcarmeli di sangue.
Quando fu tutto pronto, andai alla finestra e la chiamai. Mi nascosi nel ripostiglio mentre lei era in camera, uscii fuori e quando lei mi vide nudo cominciò a gridare e cercare di scappare. Io la presi e lei disse che avrebbe detto tutto a sua madre.
Prima la spogliai con difficoltà, continuava a tirarmi calci, mordere e sputare. Ho dovuto soffocarla per ucciderla, poi la tagliai in piccoli pezzi così da poter portare il cibo nelle mie stanze, cucinare e mangiare.
Che dolce che era il suo tenero sedere arrostito. Mi ci sono voluti 9 giorni per mangiare interamente il suo corpo. Non l’ho violentata, volevo che morisse vergine.”
Fu proprio grazie a quella lettera che Albert Fish venne catturato.
La cattura
Sulla lettera c’era un emblema particolare, piccolo ed esagonale con scritto N.Y.P.C.B.A. (New York Private Chaffeur’s Benevolent Association); con la collaborazione del presidente dell’associazione venne fatta una perizia grafologica su tutti i membri.
Il giovane custode dell’edificio ammise di aver preso un paio di fogli di carta da lettera e delle buste. Aveva lasciato la cancelleria nella locanda in cui abitava al numero 200 East della 52esima strada.
La locandiera fu scioccata quando le fu data la descrizione di Frank Howard, e affermò che l’uomo aveva vissuto lì per ben due mesi e che passava ancora regolarmente dalla locanda a ritirare le lettere che un suo figlio gli recapitava a quell’indirizzo.
Fu semplice in seguito rimanere in attesa che arrivasse una lettera, e attendere che Fish andasse a richiederla. King, il capo investigatore, aspettò fuori dalla stanza fino a che Fish ritornò. Era il tredici dicembre del 1934.
Fish accettò di andare alla Polizia per esservi interrogato, ma sul portone tentò di aggredire King con un paio di rasoi. King lo disarmò e lo portò al quartier generale, dove Fish non fece nessun tentativo di negare l’assassinio di Grace Budd, spiegando anzi che aveva l’intenzione di andare in quella casa per uccidere Edward Budd, il fratello di Grace.
Prigionia e Sentenza
In carcere, Fish amava scrivere lettere e disegnare. Qui alcuni dei suoi macabri disegni.
Sempre in carcere Fish ebbe modo di descrivere con dovizia di particolari molti degli omicidi da lui perpetrati, come quello di Francis MacDonnell, rapito nel giugno del 1924 mentre giocava nel giardino di casa.
Il suo corpo fu trovato in un bosco: era stato picchiato violentemente e strangolato con le sue stesse bretelle, dopo essere stato denudato. Non provando alcun rimorso, Fish descrisse come avesse prelevato dal suo corpo le orecchie e il naso, per mangiarle, e di come le avesse gustate una volta arrivato a casa, cocendole in pentola con carote, cipolle, sale e pepe, e arricchendo il tutto con un po’ di bacon.
Fish soffriva anche di una grave forma di masochismo. Raccontò che gli piaceva farsi picchiare, a volte dai suoi stessi figli. Era solito conficcarsi aghi nello scroto e nella zona circostante l’ano, che a volte non riusciva più a tirar via. Nel suo corpo furono trovati ben ventinove aghi di varia lunghezza.
Diversi psichiatri affermarono il feticismo sessuale di Fish, includendo coprofilia, urofilia, pedofilia, e masochismo, ma ci furono disaccordi sul fatto che quelle attività significassero oppure no che l’uomo era infermo di mente.
Il capo testimone della difesa fu Fredric Wertham, uno psichiatra specializzato nello sviluppo dei bambini che condusse esami psichiatrici per le corti criminali di New York; Fish gli raccontò con freddezza tutti i suoi crimini e le sue perversioni sessuali; in seguito Wertham dichiarò che Fish era insano di mente.
Un altro testimone della difesa era Mary Nicholas, la figliastra diciassettenne di Fish. La ragazza descrisse come Fish insegnò a lei e ai suoi fratelli e sorelle un “gioco” implicando masochismo e molestie a minori.
“Lui andò nella sua camera e aveva un piccolo paio di calzoncini, calzoncini marroni, che indossò. Indossò quei cosi e venne fuori davanti alla stanza, e si mise sulle ginocchia e sulle mani, e aveva un pennello con il quale mescolava la pittura. …
Lui voleva dare il bastoncino ad ognuno di noi, e poi lui andava sulle sue mani e sulle sue ginocchia e noi dovevamo sederci sulla sua schiena, uno alla volta, con la nostra schiena rivolta verso di lui, e poi dovevamo alzare su molte dita, e lui doveva dire quante dita avevamo alzato, e se lui indovinava, cosa che non ha mai fatto, noi non dovevamo colpirlo.”
La giuria lo giudicò sano di mente e colpevole ed il giudice espresse la sentenza di morte con scossa elettrica.
Albert Fish aiutò i suoi carcerieri a stringere le fibbie della sedia, ed esclamò che la scossa suprema era l’unica cosa che non avesse ancora provato.
Ci vollero due scosse per ucciderlo: difatti durante la prima gli aghi conficcati nell’inguine mandarono in tilt la sedia elettrica.
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