
Mary Ann Cotton
29/07/2023
Benessere e mindfulness
05/08/2023Il sesto senso esiste, lo dice la scienza.
Vista, tatto, gusto, olfatto e udito ma non solo. Abbiamo un sesto senso che ci fa avere la percezione del nostro corpo: si chiama propriocezione.
Il sesto senso lo abbiamo tutti ma non ha nulla a che fare con il paranormale. Oltre alla vista, al tatto, all’udito, all’olfatto e al gusto, abbiamo un sesto senso che si chiama propriocezione o cinestesia.
Si tratta della capacità di sentire il proprio corpo nello spazio per cui, per esempio, riusciamo a toccarci la punta del naso anche al buio perché sappiamo perfettamente dov’è la nostra mano e dove abbiamo il naso sulla faccia.
Ma non solo: c’è anche il senso dell’enterocezione, il magnetorecettore, e soprattutto l’intuizione, quella che più comunemente viene chiamata sesto senso.
L’intuizione
Nella psicologia di Carl Gustav Jung l’intuizione, quella che tutti chiamiamo solo sesto senso, è una delle quattro funzioni psicologiche che, con pensiero, sensazione e sentimento, definiscono la personalità.
L’intuizione è la capacità di conoscere attraverso l’istinto, l’inconscio, andando al di là dei dati sensoriali concreti e dei ragionamenti logico-razionali.
Si tratta di una facoltà non in contrapposizione con i dati razionali, ma situata su un binario distinto rispetto a quello della logica razionale.
La persona intuitiva, che si lascia guidare dal suo sesto senso, non si sofferma sui dettagli ma coglie il clima generale e nel prendere decisioni o nel trovare soluzioni a un problema si lascia guidare dalle proprie percezioni inconsce e da un’istintualità immediata.
Questa dimensione è simboleggiata dal colore indaco associato al sesto chakra che nella spiritualità orientale è il centro energetico dell’immaginazione creativa, della visione meditativa e appunto del senso.
L’intelligenza intuitiva può rivolgersi sia alle proprie percezioni interne che agli eventi esterni, e può guidare la persona nella comprensione e nella conoscenza, ma anche nella risoluzione creativa dei problemi.
È ormai noto come molte delle più grandi scoperte scientifiche siano iniziate proprio da un’intuizione, magari avuta in sogno sotto forma di immagine piuttosto che da ragionamenti e calcoli razionali.
Per avere buone idee e trovare soluzioni innovative è necessario infatti utilizzare l’emisfero destro del cervello, quello responsabile del pensiero divergente e creativo.
Allenare quest’area della mente può essere moto importante per sviluppare il sesto senso.
Ma ci sono anche altri sensi più fisiologici, vediamoli insieme.
Il sistema propriocettivo
É come un radar, il sistema propriocettivo non ha occhi né orecchie, ma tanti recettori diversi sparsi nel corpo per raccogliere informazioni e farci capire, pure a occhi chiusi, dove siamo e in che posizione ci troviamo.
Ci sono i ricettori, per esempio, forniti dal sistema vestibolare, nell’orecchio interno, che ci fa capire dove siamo nello spazio: attraverso tre canalicoli semicircolari orientati in tre direzioni e gli otoliti, sassolini liberi di muoversi, possiamo accorgerci se stiamo andando in avanti o indietro, verso l’alto o il basso, se stiamo girando su noi stessi o accelerando, mantenendo perciò sempre il controllo del corpo e l’equilibrio.
È silente. Di questo sesto senso però non siamo consapevoli perché il cervello elimina alla coscienza gli stimoli sensoriali continuamente presenti per potersi occupare di altro: se fossimo sempre in allerta nel percepire i vestiti addosso, la pressione del pavimento sotto i piedi o l’angolazione del gomito non potremmo porre l’attenzione su compiti più complicati, come guidare l’auto, scrivere o altro.
La propriocezione tuttavia, come la vista, l’udito e gli altri sensi, può avere qualche difetto e non funzionare al meglio: può succedere temporaneamente in chi è sottoposto a terapie con sostanze citotossiche, come le chemioterapie per i tumori, o in momenti di crescita rapida dell’organismo, per esempio in adolescenza.
Pure un dimagrimento da liposuzione o l’accumulo di muscoli in poco tempo dei body-builders può cambiare la capacità di sentire il corpo, così come un trauma muscolare o ai legamenti.
La propriocezione in questi casi può essere recuperata: la fisioterapia riabilitativa prevede esercizi per la propriocezione, come i cuscinetti oscillanti su cui stare in piedi e trovare la stabilità.
L’enterocezione
I sensi però non finiscono qua, ne esiste uno altrettanto importante e negletto, l’enterocezione: è il senso che ci avverte delle condizioni dell’organismo da dentro e va a braccetto con la propriocezione per farci percepire il corpo nella sua interezza.
Raccoglie dati di ogni genere da organi, circolazione sanguigna e così via dandoci informazioni che possono arrivare alla consapevolezza (come fame, sete, dolore, il bisogno di andare in bagno) o di cui non ci accorgiamo a meno di farci caso, come il ritmo del respiro o del cuore.
Senza i sensi nascosti saremmo più simili a un’ameba che a un essere umano.
Il senso magnetorecettivo
Gli studi scientifici hanno dimostrato che esiste anche un altro sesto senso.
La ricerca della Caltech, Institute of Technology della California sembra abbia dimostrato che siamo in grado di leggere il campo magnetico, come già manifestato in altre specie animali; la ricerca è stata pubblicata sulla rivista Science e viene descritta come la capacità di avvertire il campo magnetico terrestre.
Questo sesto senso è dimostrabile come la percezione che permette agli animali di orientarsi durante le migrazioni e grazie ad essa anche gli esseri umani insieme ad api, tartarughe, pesci, talpe e mammiferi sono in grado di orientarsi.
Una bussola cellulare che ognuno di noi possiede e che ci permette di percepire informazioni, niente di magico, insomma, ma un senso magnetorecettivo molto scientifico.
L’esperimento
Con a capo il geofisico Joe Kirschvink, il team scientifico del California Institute of Technology ha studiato un campione di poco più di 30 persone volontarie.
I risultati emersi hanno dimostrato che possono essere replicabili sulla base dell’intuizione di Kirschvink, che mette in campo Aristotele, e di come i cinque sensi siano stati studiati fin dall’antichità, senza però considerare variabili come gravità ed equilibrio ad esempio, che formano parte del sistema nervoso.
L’esperimento consisteva nel chiudere i volontari nella gabbia di Faraday; in sostanza un contenitore in materiale elettricamente conduttore che isola l’ambiente interno da ogni campo elettrostatico presente all’esterno.
La gabbia prende il nome dello scienziato inglese Michael Faraday che l’ha scoperta per studiare le onde cerebrali attraverso l’elettroencefalogramma.
Lo studio del team con a capo Joe Kirschvink voleva dimostrare che il sesto senso magnetorecettivo esiste, ma che i sensi potrebbero essere addirittura dieci o più se si considerano le variabili che influenzano il sistema nervoso.
Dettagli dell’esperimento
Ricordiamo che l’esperimento si è svolto in California, e una volta inseriti i volontari nella gabbia di Faraday, si è osservato che puntando il campo magnetico verso il cielo il cervello dei volontari non reagiva.
Questo perché il cervello sapeva di essere nell’emisfero settentrionale, pertanto, il campo magnetico puntava verso la terra, il basso.
La gabbia di Faraday è una struttura metallica che scherma qualsiasi cosa si trovi al suo interno dai campi elettromagnetici.
Durante uno dei suoi tanti esperimenti, Faraday notò che la carica elettrica, attirata da un conduttore elettrico, si propaga soltanto sulla sua superficie, mentre ciò che si trova all’interno del conduttore non è affatto interessato dalla scarica.
La nostra auto, ad esempio, è una perfetta gabbia di Faraday e riesce a proteggerci dalla potentissima scarica di un temporale.
Il team dell’esperimento, insieme a Kirschvink, ha rilevato che il cervello è in grado di valutare le informazioni sbagliate e che attraverso un rilevamento sensoriale le ignora favorendo invece quelle informazioni che ritiene più corrette per la situazione che sta vivendo.
La conclusione del gruppo di ricerca, mentre studiava onde alpha e magnetorecezione, è stata che il cervello è in grado di spostare l’attenzione su dati favorevoli mettendo da parte quelli poco attinenti alla situazione immediata, proprio mentre c’è stimolazione magnetica.
Uno studio che ha attirato l’attenzione di altri centri scientifici; come quelli in Nuova Zelanda e Giappone che si sono proposti per una collaborazione e che ha ricevuto centinaia di migliaia di dollari di finanziamento per proseguire della ricerca.
Se vuoi rimanere aggiornato seguimi sulla mia pagina Facebook.