
La didattica metacognitiva
11/07/2023
La sindrome di Renfield
14/07/2023Richard Trenton Chase era noto come il Vampiro di Sacramento.
È stato un Serial killer, nato a Sacramento il 23 maggio 1950 e morto nel 1980, che soprannominarono con il brutale appellativo di vampiro di Sacramento, poiché assassinò 6 persone, tra il dicembre del 1977 e il gennaio del 1978, adottando metodi che includevano il vampirismo e lo squartamento.
Per via del suo modus operandi da brividi horror, viene identificato come un Serial Killer disorganizzato.
Chi era Richard Chase
I suoi genitori credevano che la disciplina si potesse insegnare esclusivamente con la violenza e quindi la applicavano costantemente sul figlio.
Lui soffriva tantissimo di questa situazione, infatti, iniziò a soffrire di varie psicosi e in lui si manifestarono tutti quanti i sintomi della Triade di MacDonald, che sono: enuresi, piromania e zoosadismo, quest’ultimo sintomo si verificava con la tortura dei gatti.
In età adolescenziale soffrì di una forma di impotenza, abusò di droghe, medicinali e iniziò a manifestare gravi disturbi paranoidi che furono diagnosticati come una forma di schizofrenia.
Durante una crisi, dichiarò ai medici che qualcuno gli aveva rubato l’arteria polmonare, che le sue ossa stavano uscendo dal corpo e che lo stomaco gli si stava sciogliendo.
Ormai sprofondato in uno stato ipocondriaco e convinto di essere stato avvelenato dai genitori, si trasferì in un nuovo appartamento e iniziò a effettuare pratiche di vampirismo sui conigli, squartandoli e bevendone il sangue per salvare il proprio cuore che, secondo lui, si stava rimpicciolendo.
In seguito, dopo un dentro e fuori dagli ospedali psichiatrici, gli diagnosticarono la sindrome di Renfield o vampirismo clinico.
Le condizioni psichiatriche di Richard Trenton Chase peggioravano con il trascorrere del tempo, divenendo sempre più pericoloso.
Quando andò a vivere da solo e i genitori smisero di passargli i medicinali per la sua malattia mentale, ricominciò a torturare gli animali. Trascorrerà poco tempo dal suo primo omicidio.
Il sadismo di Chase
Richard Trenton Chase è un serial killer molto diverso da quelli canonicamente riconosciuti: è disorganizzato e disattento, la scia tracce ed indizi, non si procura alibi.
E’ per così dire istintivo, il Vampiro di Sacramento, ha l’ossessione per il sangue, ma soprattutto è convinto che gli serva per sopravvivere, perché come la tradizione del mito impone: è convinto che se ne priverà per lungo tempo si disintegrerà.
Nella nuova casa, Richard Trenton Chase comincia ad acquistare e a rubare conigli per berne il sangue e mangiare le loro viscere crude.
La follia “coniglicida” culmina allorché Chase decide di iniettarsi nelle vene il sangue di uno dei conigli che ha ucciso. Verrà ricoverato per un grave avvelenamento del sangue.
Trattenuto in ospedale Chase viene sottoposto ad un farmaco anti-psicotico sperimentale, verrà soprannominato Dracula dagli altri degenti perchè spesso viene colto con la bocca sporca di sangue e molti topi ed uccelli vengono trovati morti dissanguati.
Per i medici si tratta della classica “Sindrome di Renfield”.
Dopo pochissimi mesi, Chase viene rilasciato in quanto non è più ritenuto pericoloso per gli altri esseri umani. I genitori lo prendono in affidamento, pagandogli l’affitto dell’appartamento in cui vive e facendogli la spesa, lasciandogli però molta libertà, che Chase utilizza per ricominciare a torturare e uccidere cani, gatti e conigli.
Acquista anche delle pistole e comincia ad esercitarsi. Nonostante sia sotto trattamento psichiatrico nessuno supervisiona Chase.
Nel 1977, sua madre smette di passargli i farmaci, convinta che non gli servano, mentre l’anno dopo i genitori non rinnovano l’affidamento, lasciando Richard Trenton Chase in pace e libero di agire come gli pare.
La madre persiste a ignorare i problemi di suo figlio anche quando lo becca sul fatto, durante una visita, mentre sgozza un gatto.
Il 3 Agosto del 1977, degli agenti di polizia rinvengono il Ford Ranchero di Chase conficcato nella sabbia vicino al Pyramid Lake nel Nevada. Sui sedili sono poggiati due fucili e una pila di vestiti maschili.
L’interno del veicolo è imbrattato di sangue e in un secchio c’è un fegato. Chase, nudo e ricoperto di sangue sta seduto sulla spiaggia, a fissare il lago. Viene fermato per dei controlli. Per difendersi, l’uomo asserisce che il fegato è di una mucca, mentre il sangue è suo: gli è colato fuori dai pori della pelle, all’improvviso, perché è malato, lo hanno avvelenato.
Viene rilasciato dopo un breve periodo di fermo, ma ormai le stranezze e le perversioni del Vampiro di Sacramento stanno per esplodere in follia omicida.
Chase è diventato fan dei serial killer, colleziona libri che trattano l’argomento e ritaglia gli articoli che parlano di omicidi sanguinosi. Il suo preferito è lo Strangolatore di Hillside, che ha agito qualche anno prima da quelle parti.
Chase è armato, ha paura delle altre persone e ha strane fantasie sul sangue. Una combinazione che risulterà ben presto letale per 6 persone di East Sacramento.
Prima vittima
27 Dicembre 1977. Prima vittima. Ambrose Griffin, ingegnere 51enne e padre di due bambini, è appena tornato dal supermercato con la moglie e, insieme, stanno portando in casa le numerose borse di plastica.
La donna volge le spalle al marito che, improvvisamente, cade per terra urlando.
La signora Griffin inizialmente pensa ad un attacco cardiaco poiché, distratta da altri pensieri, non ha sentito i due colpi di arma da fuoco che hanno preceduto le urla del marito.
Verrà fermata una persona armata di fucile, ma innocente (i colpi erano di una calibro .22).
Né i bossoli, rinvenuti da una troupe televisiva il giorno dopo, né la testimonianza di uno dei figli di Griffin, che racconta di aver visto un uomo dai capelli castani che sparava a suo padre da una Pontiac marrone con, 219EEP (targa ottenuta sotto ipnosi), porteranno mai a niente.
Una vicina di casa dei Griffin denuncia che il 27 dicembre qualcuno ha sparato dei colpi di pistola nella sua cucina, e in effetti tra i mobili viene ritrovata della polvere da sparo, ma le indagini si fermano lì, ad un punto morto.
Il 23 Gennaio, al 2909 di Burnece Street, Jeanne Layton nota un giovane dai capelli lunghi che cerca di intrufolarsi in casa sua. Il ragazzo esamina prima la porta poi, trovandola chiusa, passa ad esaminare le finestre, quindi nuovamente la porta d’ingresso.
La donna decide di sfidare l’uomo faccia a faccia e apre la porta.
L’uomo senza denotare nessuna emozione né sorpresa per essere stato colto sul fatto, si volta dando le spalle a Jeanne, si accende una sigaretta e scompare nel buio del cortile posteriore.
Quello stesso giorno, in fondo alla strada, un ragazzo malconcio vandalizza la casa di Robert e Barbara Edwards ed esce dal retro della loro casa allontanandosi come se nulla fosse, passando vicino alla coppia di ritorno a casa.
Robert Edwards prova a fermarlo ma Chase riesce a sfuggirgli.
Seconda vittima
Stesso giorno al 2360 di Tioga Way. Seconda vittima. La porta dei Wellin è aperta, Teresa, 22 anni, incinta di 3 mesi, sta per portare fuori la spazzatura.
Chase deposita una pallottola nella cassetta della posta ed entra in casa. Attraversa un corridoio, si dirige in cucina e qui si trova faccia a faccia con Teresa e le spara tre colpi. Due la feriscono anche gravemente, il terzo alla tempia la uccide.
Chase trascina il corpo in camera da letto dopo essersi armato di un coltello da cucina e aver recuperato un barattolo di yogurt dal sacco dell’immondizia.
Sarà David Wallin, tornato a casa, a trovare la donna morta. Il suo petto è aperto sullo sterno e le sue interiora sono state rimosse. Il Vampiro di Sacramento l’ha pugnalata ripetutamente in un polmone, al fegato e al diaframma, lasciando intatto il seno.
I reni sono stati estratti e in seguito, forse per un ripensamento, sono stati re-inseriti all’interno della donna. La bocca è piena di feci.
Vicino al corpo della donna c’è il barattolo di yogurt, macchiato di sangue, forse usato come il bicchierino da degustazione di un macabro somelier.
Sul pavimento sono impressi degli anelli di sangue, come se un secchio fosse stato posato ripetutamente su di esso.
Due giorni più tardi, due cuccioli del pastore tedesco dei Wallin vengono rinvenuti morti e mutilati vicino alla casa. Li aveva comprati uno strano uomo dai capelli fibrosi, a bordo di una Ford Ranchero.
Quattro vittime
27 Gennaio a un miglio di distanza dalla residenza dei coniugi Wallin. Quattro vittime. Evelyn Miroth, 38 anni, sta facendo da babysitter al suo nipotino di 20 mesi. A farle compagnia c’è Dan Meredith, 51enne, suo vecchio amico di famiglia.
Evelyn ha promesso di mandare suo figlio Jason, di 6 anni, in visita a casa dei Meredith, ma nessuno lo vede arrivare. Preoccupata, la figlia di Dan si presenta alla casa per controllare come mai Jason non sia partito, ma nessuno le apre la porta, mentre da una finestra la ragazza scorge invece una persona aggirarsi per l’appartamento.
Nell’atrio, Dan Meredith giace in un lago di sangue, ucciso da un colpo di pistola alla testa. Anche il bagno è pieno di sangue e nella vasca l’acqua è tutta insanguinata.
Nella camera da letto, sul letto, Evelyn giace nuda a gambe aperte, con la testa spappolata da un proiettile e con l’addome aperto. Gli intestini sono assenti, mentre vicino al corpo sono ben in mostra due coltelli da intaglio, insanguinati.
Anche in questo caso vi sono numerose coltellate disordinate. Sul pavimento, degli anellini insanguinati indicano che ancora una volta è stato usato un secchio, o un contenitore simile, per raccogliere gli organi e il sangue.
Sull’altro lato del letto giace Jason, ucciso con due colpi di pistola in testa, sparati da distanza molto ravvicinata.
Così come sulla scena del delitto Wallin, anche in questo caso l’assassino ha lasciato molte tracce insanguinate di scarpe e diverse impronte.
Una ragazzina di 11 anni descrive sommariamente il giovane uomo che ha visto aggirarsi da quelle parti, all’ora dell’omicidio. La Station Wagon rossa di Dan Meredith è invece sparita. Verrà rinvenuta un paio di giorni dopo, con le chiavi ancora inserite nel quadro, piena di impronte digitali, in un parcheggio, a 90 metri dalla casa di Richard Trenton Chase.
Impossibile ritrovare invece il corpo del figlio di Karen Ferriera, il neonato al quale Evelyn faceva da babysitter.
Le speranze della madre di ritrovare suo figlio ancora in vita verranno ben presto smorzate dalle prime analisi della scientifica. Nella culla c’è infatti un foro di proiettile e il cuscino è abbondantemente insanguinato.
Le indagini
A questo punto entrano in scena i due agenti dell’FBI, Robert Ressler e Russ Vorpagel, due veri e propri esperti nella caccia ai serial killer.
Il totale accertato di vittime del vampiro è sei.
I due agenti stendono velocemente un profilo dell’uomo che stanno cercando. Maschio, bianco, tra i 20 e i 30 anni, magro e denutrito. Disoccupato o incatenato in un lavoro di fatica. Forse mantenuto da un assegno statale per qualche handicap fisico o mentale.
Un tipo solitario con una storia passata di abusi di medicine o di malattie mentali. Sicuramente è uno psicopatico paranoico.
Chiaro esempio di serial killer disorganizzato, niente fa pensare che abbia pianificato i suoi crimini, né ha fatto alcuna fatica per far scomparire gli indizi e le tracce lasciate, come per esempio le impronte digitali.
Non pensa alle conseguenze di ciò che fa e dovrebbe vivere in un appartamento sciatto, ridotto nel disordine più totale, molto simile alle condizioni in cui lascia le case dopo aver compiuto gli omicidi.
Avendo colpito in luoghi molto vicini tra loro, probabilmente non possiede una macchina oppure la usa molto di rado. Sicuramente vive nello stesso quartiere in cui ha colpito. Molto probabilmente non terminerà mai la sua carriera omicida fino al momento dell’arresto.
Una donna, Nancy Holden, ricorda di uno strano incontro avvenuto al supermercato, il giorno dell’omicidio di Teresa Wallin.
Un uomo malconcio, sporco e in evidente stato confusionale l’ha avvicinata e le ha chiesto a bruciapelo: “Eri sulla motocicletta quando Kurt è stato ucciso?” Kurt era il suo ragazzo, ucciso da uno sconosciuto dieci anni prima mentre era a bordo di una motocicletta.
Nancy ha chiesto allo strano individuo chi fosse e questi le ha risposto: “Rick Chase”. I due sono stati compagni di classe al Liceo.
Poiché le descrizioni fornite dai vicini e quella fornita da Nancy coincidono, gli investigatori cominciano a indagare su Rick Chase.
In questo modo vengono a galla la storia del ricovero per malattia mentale e quella dell’arresto in Nevada. Il fatto che Chase abbia registrato nel 1977 una calibro .22 semi-automatica e che il 10 gennaio abbia acquistato delle munizioni è l’ultima prova necessaria per ottenere un mandato.
L’arresto
I Detective si preparano a fare irruzione nell’appartamento di Richard Trenton Chase. Lo trovano a casa e lo prendono attendendo che esca dopo aver bussato e aver fatto finta di andar via. Funziona perfettamente.
Addosso a Chase vengono trovati una pistola calibro .22 insanguinata, un giubbotto insanguinato e il portafoglio di Dan Meredith.
Nella scatola che l’uomo portava sotto il braccio ci sono invece pezzi di carta macchiati di sangue e degli stracci sporchi.
Inizialmente Chase confessa gli omicidi di tutti i cani del vicinato, ma nega di aver mai fatto del male a un essere umano.
Nel suo appartamenti, i detective trovano tutto macchiato di sangue, incluso il cibo e i bicchieri.
Parti di ossa e corpi sono conservati in frigo, il frullatore è ormai viola.
Sulla tavola giacciono le fotografie di organi umani, ritagliate da un libro di scienze e alcuni collari per cani.
Sui giornali ogni annuncio di vendita di cani è cerchiato in rosso mentre sul calendario, sulle date degli omicidi, è stata scritta la parola “Today” (Trad. “Oggi”). La stessa parola è stata scritta su altre 44 date ancora da venire.
In carcere
Chase ottiene un avvocato difensore d’ufficio, Farris Salamy.
In cella, il Vampiro confessa al suo compagno che ha bevuto il sangue delle proprie vittime poiché soffre di un avvelenamento al sangue. Ha bisogno di sangue sempre fresco ed era stufo di dare la caccia agli animali.
Il 24 Marzo, in una scatola, il custode di una chiesa ritrova finalmente i resti del bimbo scomparso.
L’accusa nomina come avvocato Ronald W. Tochterman, un legale noto per la sua severità. Ovviamente la richiesta dell’accusa è la pena di morte.
Per evitare che la difesa riesca ad ottenere l’incapacità di intendere e di volere o l’alienazione mentale, Tochterman approfondirà le sue conoscenze sulle leggende di Dracula e imbastirà in tribunale un lunghissimo discorso sulle credenze e sulla mitologia dei vampiri, parlando a lungo delle popolazioni che nella storia hanno fatto uso di sangue credendo che li rinforzasse.
Mentre gli avvocati procedono nella loro lotta legale, Chase viene analizzato da una dozzina di psichiatri. L’assassino confessa loro di sentirsi malato e che solo il sangue può salvarlo.
Ammette anche di aver provato una brutta sensazione mentre uccideva le proprie vittime e che ha perso per molti giorni il sonno, terrorizzato che tornassero dal Regno dei Morti per tormentarlo.
Confessa anche che il primo omicidio è stato un incidente. Era arrabbiato con sua madre che non voleva fargli una visita di Natale e aveva cominciato a sparare a casaccio, colpendo così Ambrose Griffin.
Alla fine, lo psichiatra al quale spetta la parola finale dichiara che Chase non è schizofrenico bensì è dotato di una personalità antisociale. I suoi processi di pensiero non sarebbero disgregati ed è ben consapevole della differenza tra giusto e sbagliato, conscio che quello che ha fatto appartiene alle cose sbagliate.
Il processo
Il 2 gennaio 1979 si apre ufficialmente il processo. Nonostante Chase, sempre più deperito e malconcio (pesa ormai 48kg), dichiari di non essere stato cosciente durante gli omicidi, nulla può contro il preparatissimo avvocato dell’accusa ed i suoi 100 testimoni.
L’8 Maggio del 1979, dopo cinque ore di deliberazione, la giuria dichiara l’imputato Richard Trenton Chase colpevole di sei omicidi di primo grado e per questo lo condanna alla morte.
Curioso notare che delle 5 ore di deliberazione, solo 1 di esse sia servita alla giuria per decidere della colpevolezza di Chase. Le altre 4 ore di deliberazione sono servite invece per decidere a quale pena di morte sottoporre il killer.
Alla fine, si è deciso per la camera a gas del Penitenziario di San Quintino.
Sino alla morte
Durante la prigionia, come di consueto nei casi più eclatanti, i vari profilers dell’FBI faranno molte visite a Chase, allo scopo di studiare meglio le varie tipologie dei serial killer e per arricchire il loro database di informazioni.
Uno di loro, Robert Ressler, che già aveva steso il profilo di Chase durante le investigazioni, scriverà anche un libro, dal titolo “Whoever Fights Monsters” (tradotto: “Coloro che combattono i mostri).
Dalle interviste che Ressler pone a Chase emerge tutta la follia del Vampiro di Sacramento.
Chase racconta al profiler di aver ucciso per sopravvivere all’avvelenamento da sapone per i piatti di cui è affetto, sapone in grado di polverizzare il suo sangue. Cosa che lo costringeva a procurarsene sempre di nuovo.
Inoltre, parte degli omicidi è da imputare ai Nazisti Alieni. Chase ammette infatti di simpatizzare per gli Ebrei perché ha una Stella di David invisibile incisa sulla propria fronte. Questa stella gli ha però inimicato i Nazisti che, in collaborazione con gli Alieni, hanno cominciato a dargli degli ordini telepaticamente, inducendolo a uccidere degli innocenti.
Al termine delle interviste, Chase dichiara di essere disponibile a segnalare su di un radar la posizione della base degli Alieni e richiede spesso a Ressler di analizzare la sua cena, alla ricerca di veleno.
A causa dell’efferatezza dei suoi crimini, Richard Chase non è ben visto dagli altri carcerati, che spesso lo insultano, lo picchiano e lo invitano a suicidarsi.
Per questo motivo Ressler insisterà a lungo per ottenere un trasferimento di Chase in un ospedale psichiatrico, ma senza successo.
Il 26 dicembre del 1980, il giorno precedente al terzo anniversario del primo omicidio, alle 23.05, la guardia controlla nella cella di Richard Trenton Chase per la consueta ronda notturna e lo trova sdraiato sullo stomaco, con entrambe le gambe fuori dal letto e con i piedi poggiati sul pavimento.
La testa è schiacciata contro il materasso e le braccia sono incrociate sul cuscino. Il Vampiro di Sacramento è morto suicida.
Chase doveva assumere tre pillole al giorno di Sinequan, per combattere la depressione e le allucinazioni. Evidentemente le ha tenute da parte per molto tempo e le ha ingerite tutte insieme, causando così la propria morte.
Nonostante le sue preoccupazioni, durante l’autopsia è risultato essere perfettamente sano.
Nel 1992 è stato girato un film sulla vita di Chase, dal titolo “Unspeakable” (Indicibile).
Ancora oggi, l’FBI utilizza il profilo criminale di Richard Trenton Chase come modello dell’assassino disorganizzato.
“Come selezionavi le tue vittime?” “Percorrevo in lungo e in largo le strade, fermandomi di tanto in tanto ad analizzare le porte. Se la porta era chiusa voleva dire che non ero il benvenuto.” (Tratto dall’interrogatorio dell’agente Ressler a Richard Trenton Chase)
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