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Josef Mengele: l’angelo della morte

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Pubblicato da Marilena Cremaschini il 13/02/2023
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Quando si parla di Josef Mengele non si può non pensare alle tante atrocità da lui commesse durante i suoi deliri di onnipotenza nazista, egli fu uno dei più ferventi sostenitori delle teorie razziali del Führer e della sua follia ideologica, teorie che cercò di mettere in pratica non solo nei campi di concentramento ma anche dopo, quando fu in fuga all’estero.

Per la sua crudeltà e per i suoi numerosi crimini fu soprannominato l’angelo della morte o il diavolo in camice bianco.

Qui di seguito la sua storia.[1]

 

I suoi inizi

 

Josef Rudolf Mengele nacque a Günzburg, nella Baviera, il 16 marzo 1911. Figlio di un ricco industriale agricolo, proprietario della Karl Mengele und Sohn, Josef manifestò due interessi sin dalla gioventù: armi e antropologia.

Concluse il percorso di studi nel 1935, con un dottorato sulle distinzioni razziali, approdando successivamente all’Istituto per la biologia ereditaria e l’igiene razziale di Francoforte sul Meno.

Il 1937 fu l’anno della svolta. Il giovane ricercatore diventò l’assistente di uno dei più importanti eugenisti dell’epoca – Otmar Freiherr von Verschuer – venendo stregato tanto dalle sue idee sull’igienismo razziale quanto dalla sua curiosa ossessione per i gemelli. Lo stesso anno, di conseguenza, Mengele si iscrisse ufficialmente al Partito nazionalsocialista dei lavoratori.

Nel 1939, alla vigilia della Seconda guerra mondiale, Mengele vanta una laurea in medicina e l’appartenenza alle SS.

Brillante, entusiasta seguace del nazismo e studente preferito di von Verscheur, Mengele non sarebbe rimasto inosservato a lungo. A breve, infatti, sarebbe stato chiamato al campo di concentramento di Auschwitz.

L’esperienza paramilitare gli sarebbe tornata utile allo scoppio della guerra, quando fu coscritto dalla Wehrmacht e inviato nel fronte orientale, partecipando anche all’operazione Barbarossa.

Tra il 1941 e il 1942, complice il coraggio dimostrato sul campo di battaglia, ricevette due Croci di ferro.

Rimandato a Berlino a causa delle ferite che gli avrebbero impedito la continuazione del servizio in prima linea, qui Mengele avrebbe incontrato nuovamente von Verschuer, trovandolo a capo dell’Istituto per l’antropologia, la genetica umana e l’eugenetica Kaiser Wilhelm, ricordandosi di quella che era stata e restava la sua prima e principale passione: l’igienismo razziale.

L’”igienismo razziale” è una teoria secondo la quale una razza può essere “purificata” solo evitando l’incrocio delle razze, spesso motivata dalla convinzione dell’esistenza di una gerarchia razziale e dal relativo timore che le “razze inferiori” avrebbero “contaminato” quella “superiore”.

Il progetto nazista era di eliminare tutte le interferenze con la razza ariana e tutte le persone disabili, inferme di mente, zingari, ebrei, omosessuali.

Nel 1943, forte di aver ottenuto il titolo di capitano delle SS, Mengele avrebbe capitalizzato le proprie conoscenze per entrare nei laboratori del complesso concentrazionario di Auschwitz, facendo prima tappa a Birkenau.

 

Auschwitz

 

La foto qua sopra ritrae Josef Mengele (al centro) con Rudolf Hoess, comandante del campo (a destra), e Richard Baer, suo successore (a sinistra) ad Auschwitz nel 1944.

Come disse il comandante del campo di Auschwitz, Rudolf Hoess, i suoi obiettivi erano «la reclusione e lo sterminio su scala industriale». In effetti, ad Auschwitz in un solo giorno potevano essere assassinate fino a novemila persone nelle camere a gas.

Fu nel contesto dei lager che Mengele avrebbe ottenuto quell’appellativo indelebile – l’angelo della morte – perché protagonista di esperimenti umani su un vasto numero di detenuti, in primis ebrei, rom, gemelli, disabili, malformati e nani.

Dal proprio mentore, von Verschuer, Mengele aveva ereditato l’ossessione per l’igienismo razziale e i gemelli, in particolare quelli monozigoti (nati da un solo ovulo).

L’angelo della morte era convinto che vi fosse qualcosa di preternaturale nelle coppie di monozigoti, di metafisico e incomprensibile all’Uomo; perciò, avrebbe concentrato la maggior parte delle sue ricerche su di loro, sottoponendoli a studi innocui ma approfonditi – come esami del sangue, intolleranze, allergie, ecc – ma soprattutto costringendoli a torture indicibili e frequentemente letali come le verifiche di sopportazione ad agenti chimici e veleni.

Si stima che torturò e uccise almeno 3 mila persone ad Auschwitz, solo per il gusto di verificare la resistenza dell’uomo alle sue atrocità, comprese moltissime donne gravide e 850 gemelli.

Ossessionato dalla biologia ereditaria e dall’ igiene della razza ariana, condusse esperimenti e torture al solo fine di realizzare la razza perfetta in laboratorio.

Selezionava le cavie facendo loro credere di salvarle dalle camere a gas e le sottoponeva a torture mostruose che conducevano invariabilmente alla morte.

Iniettava, ad esempio, colore negli occhi per vedere se diventavano azzurri, o immergeva le persone nell’acqua a zero gradi per valutare in quanto tempo morivano.

Praticava aborti su donne vive per studiare i feti, faceva trasfusioni incrociate, prelievi di cellule, iniezioni di cloroformio nel cuore o di batteri mortali nelle ovaie, tutto su esseri ancora in vita.

Mengele si occupava personalmente della selezione dei bambini quando arrivavano sui vagoni stracolme ad Auschwitz, sceglieva quelli da mandare in laboratorio e quelli da mandare nelle camere a gas.

Mengele passeggiava di fronte ai detenuti impeccabilmente vestito, brandendo un bastone con il quale indicava chi doveva andare direttamente alle camere a gas e chi aveva la “fortuna” di essere destinato ai lavori forzati.

Tutto ciò con immensa freddezza, fischiettando e guardando intensamente i prigionieri alla ricerca di qualcosa di interessante, come una coppia di gemelli, che allora erano il suo principale ambito di ricerca.

Un esempio della crudeltà sfoggiata da Mengele avvenne durante un’epidemia di tifo che scoppiò nel campo. Lo spietato medico risolse rapidamente la situazione inviando alle camere a gas circa 1600 persone tra uomini, donne e bambini ebrei e rom.

In seguito, le baracche furono disinfettate e occupate da nuovi prigionieri appena arrivati al campo.

Si disse che una volta prese una coppia di gemelli rom e cercò di unirli tra loro, creando una sorta di gemelli siamesi creati in laboratorio. Ovviamente i bambini morirono poco dopo.

Ogni esperimento doveva essere condotto fino alla morte della cavia, se sopravviveva alla fine del ciclo degli esperimenti, ma non era più adoperabile, veniva ucciso personalmente da Mengele o con un colpo di pistola o con una puntura di fenolo, un potente acido derivato dal benzene.

Auschwitz era un campo di concentramento per i lavori forzati, quindi, i bambini troppo piccoli o non idonei ai lavori venivano o assegnati a Mengele o “smaltiti” nelle camere a gas.

Particolare attenzione doveva essere fatta sui gemelli sempre condotti nei suoi laboratori.

Tutti gli esperimenti, camuffati come visita medica, si praticano in vivo, cioè su un organismo vivente.

E dopo la sperimentazione si passava alla fase preferita da Mengele: l’esame in base all’autopsia dei corpi dei gemelli per il confronto degli organi normali, oppure patologicamente sviluppati, ovvero malati.

Ma per fare tali confronti era necessario che vi fosse il cadavere, anzi i due cadaveri.

Così quando un gemello moriva doveva immediatamente essere morto anche l’altro.

E nella baracca sperimentale del kappa-zeta di Auschwitz, campo B IId, la morte simultanea di gemelli avviene regolarmente. Ci pensa il dottor Mengele a privarli della vita.

 

Fine della guerra

 

Alla fine della guerra, benché Mengele fosse stato catturato dall’esercito nordamericano e trasferito in un campo d’internamento, non lo si riuscì a identificare, anche perché non aveva il suo gruppo sanguigno tatuato sul braccio, com’era di prassi tra coloro che entravano nelle SS.

Riuscì a fuggire sotto falso nome ed evitò così di essere giudicato per le sue azioni nel processo di Norimberga (i suoi crimini sarebbero comunque stati giudicati in diversi processi svoltisi successivamente in Germania ovest, come il famoso processo di Auschwitz, tenutosi a Francoforte tra il 1963 e il 1965).

Mengele rimase ricercato a lungo. Sia il governo della Repubblica federale tedesca sia quello d’Israele, il centro Simon Wiesenthal e perfino il giornale The Washington Times offrirono immense somme di denaro a chi fosse riuscito a trovarlo.

Il Mossad, celebre servizio segreto d’Israele, organizzò diverse operazioni per catturarlo, sia in Argentina sia in Brasile, ma senza successo.

Ma perché in Brasile?

Prima della Seconda Guerra mondiale il Brasile aveva stretti contatti con la Germania nazista: erano partner economici e il Paese sudamericano ospitava il più grande partito nazifascista fuori d’Europa.

E così rimase anche dopo la guerra.

Non fu un caso che Joseph Mengele scelse proprio il Brasile dove, a tutt’oggi si trova la maggioranza dei sostenitori del nazismo e dove sono riusciti a scappare e a condurre una vita normale i criminali nazisti.

 

Gli esperimenti dopo la fuga

 

Che cosa accadde a Mengele, e che cosa fece nel corso della sua seconda vita, lo si scoprì soltanto alcuni anni dopo la sua morte, avvenuta il 7 febbraio 1979, a causa di un ictus, mentre nuotava nelle acque di Bertioga, in Brasile.

Ma durante tutta la sua permanenza in Sud America egli continuò a portare avanti i suoi esperimenti, anche se in modo non così crudele come ad Auschwitz.

 

I gemelli di Cândido Godói

 

Di Mengele[2] è noto che abbia condotto attività di ricerca e “cura” anche in Brasile, ma la natura di tali ricerche continua ad essere avvolta dal mistero.

Le indagini sulla popolazione di Cândido Godói sembrano indicare che Mengele possa aver studiato il cosiddetto “effetto del fondatore”, un termine con il quale si fa riferimento ad un processo che comporta l’aumento repentino delle gravidanze gemellari di una particolare razza genealogica.

Lo storico argentino Jorge Camaras, tra i più importanti investigatori del caso Cândido Godói e dell’epopea di Mengele in America Latina, era giunto alla conclusione che l’angelo della morte, con la scusa di curare gli abitanti del borgo, avesse trattato le donne del posto con dei medicinali sperimentali, magari provenienti dai laboratori nazisti, concepiti al duplice scopo di “arianizzare” il patrimonio genetico e di incrementare il tasso di natalità.

Dopo aver lavorato con allevatori argentini per aumentare la fecondità delle mandrie, Mengele, come rivela lo storico nel libro ‘Mengele: l’angelo dalla morte in Sud America’, fuggì dall’Argentina perché nello stesso paese un altro criminale nazista, Adolf Eichmann, era stato catturato dagli agenti israeliani.

Secondo lo storico, Mengele trovò alla fine rifugio in una comunità prevalentemente tedesca, il villaggio di Candido Godoi. Poco dopo il suo arrivo nel paesino cominciò lo strabiliante incremento di nascite di gemelli, non solo: gemelli di razza ariana!

“Penso che Candido Godoi sia stato il laboratorio di Mengele, dove egli finalmente riuscì a realizzare i suoi sogni di creare una razza superiore di ariani con capelli biondi e occhi azzurri”.

“Ci sono testimonianze del fatto che si sia occupato di donne, abbia seguito le loro gravidanze, le abbia curate con nuovi tipi di farmaci e preparazioni (farmacologiche), che abbia ipotizzato inseminazioni artificiali negli esseri umani, e che abbia continuato a lavorare con gli animali, sostenendo di essere capace di far partorire gemelli maschi alle mucche”.

Non solo gemelli, da quegli anni iniziarono a moltiplicarsi le persone che nascevano con la pelle bianca, gli occhi azzurri ed i capelli biondi. La maggior parte dei gemelli nati dopo gli anni ’60 sono proprio biondi con gli occhi azzurri.

Da allora questo paese è soprannominato il “villaggio ariano”.

Anche nel mondo civile Mengele aveva continuato con i suoi esperimenti sui gemelli e sulla genetica, non smettendo mai di comportarsi come uno scienziato pazzo.

Fino alla sua morte non smise mai di considerare gli esseri umani come cavie per portare avanti la sua follia.

È importante ricordare queste atrocità perché non si dimentichino e non si ripetano.


[1] Riferimenti storici tratti dal sito: https://insideover.ilgiornale.it/schede/storia/mengele-l-angelo-della-morte.html

[2] Riferimenti storici tratti dal sito: https://insideover.ilgiornale.it/storia/candido-godoi-la-citta-dei-gemelli-ariani-di-mengele.html

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Marilena Cremaschini

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