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04/10/2016La comunicazione non verbale è il linguaggio del nostro corpo.
La comunicazione non verbale è quella fatta dal nostro corpo, con un linguaggio personale dello stesso, senza l’uso di alcuna parola o indipendentemente da esse.
Essa si esprime attraverso i gesti, i movimenti, le mimiche e le posture, l’uso delle mani e dei movimenti facciali, degli occhi, e comunica in modo altrettanto efficace se non addirittura meglio rispetto al linguaggio parlato.
La comunicazione non verbale è quel tipo di comunicazione che viene fatta tramite segnali non verbali, come sguardi, espressioni del viso e gesti, è quel processo di scambio di informazioni e messaggi che va oltre al linguaggio semantico.
Capiamo bene di cosa si tratta e quali sono i gesti da riconoscere.
Linguaggio non verbale
La comunicazione non verbale ha radici antiche: i primi a coniare il termine furono lo psichiatra Jurgen Ruesch e l’autore del libro sulla comunicazione non verbale Weldon Kees; tuttavia, anche alcuni filosofi del Seicento avevano notato come la postura del corpo potesse mostrare delle intenzioni o delle emozioni dell’individuo.
In molti considerano la comunicazione non verbale come universalmente comprensibile, capace anche di superare ogni barriera linguistica. Questo perché ogni individuo comunica con l’espressione facciale e i movimenti del corpo, per sottolineare i propri concetti.
Nonostante ciò, non è detto che la comunicazione non verbale sia comprensibile in ogni cultura: spesso persone di diverse etnie o culture hanno delle gestualità differenti e un gesto può non avere lo stesso significato o, addirittura, avere un significato opposto.
Nell’ambito delle scienze delle comunicazioni, la comunicazione non verbale viene suddivisa in quattro componenti:
- Sistema paralinguistico: ovvero il sistema vocale non verbale, che comprende il tono, la frequenza, il ritmo della voce, ma anche il silenzio.
- Sistema cinesico: riprende tutti gli atti comunicativi del corpo, come il contatto visivo, la mimica facciale, la gestualità e la postura.
- Prossemica: con la prossemica s’intende tutti i messaggi che il corpo invia con l’occupazione dello spazio, tenendo conto della distanza che il soggetto tiene col suo interlocutore. Lo spazio si suddivide in zona intima, zona personale, zona sociale e zona pubblica.
- Aptica: che riprende tutta quella comunicazione che viene espressa tramite il contatto fisico, come le strette di mano, un saluto, un abbraccio, etc.
Gesti da riconoscere
Quindi, la comunicazione non verbale può regalare delle informazioni aggiuntive alla semplice comunicazione verbale. Può, ad esempio, indicarci lo stato d’animo dell’interlocutore, può enfatizzare le parole dette o, al contrario, può contraddirle.
Ma quali sono i segni più identificativi della comunicazione non verbale da riconoscere? Vediamone alcuni.
Gambe e braccia incrociate
Si tratta di uno dei gesti più identificativi del corpo e anche tra i più diffusi.
Gambe o braccia incrociate trasmettono un segno di chiusura dell’interlocutore, il quale non è aperto ai messaggi e alle parole che gli vengono rivolte.
Sorriso
Un sorriso può avere una miriade di significati e da alcuni dettagli si può comprendere se sia vero o falso.
Basandoci sulla teoria del neurologo francese Duchenne, possiamo affermare che un sorriso vero sia accompagnato da alcuni tratti, come il movimento degli occhi che va a formare delle rughette (le cosiddette “zampe di gallina”) e una posizione più aperta del corpo. Al contrario, se il sorriso non arriva agli occhi e il corpo rimane “chiuso” o rigido, il sorriso può essere considerato come falso.
Contatto visivo
Il contatto visivo può dire molto sulle intenzioni e i sentimenti del nostro interlocutore. Se sfugge al nostro sguardo, potrebbe essere annoiato o potrebbe avere paura, non riuscendo a sostenerlo. Se, al contrario, ci guarda dritto negli occhi, può significare che sia molto interessato a ciò che stiamo dicendo oppure può essere interpretato come un segno di sfida (ciò cambia a seconda del tono della voce e del messaggio che vuole comunicare).
Le posture che parlano
Un altro atteggiamento molto comunicativo sono le posture, esse indicano la disponibilità o meno verso l’altro, la sua accettazione, il suo ascolto, se è positivo oppure no, il disagio personale o la sicurezza, in tal caso si parla appunto di posture chiuse o aperte.
Le posture chiuse
Si chiamano chiuse perché rivelano la necessità di difesa di una persona, di auto-protezione, dell’intento di non essere coinvolti in ciò che sta avvenendo, per rifiuto della circostanza o per la necessità di non mostrarsi intimamente.
In tali casi la persona si protegge con gli arti, le braccia e le gambe, assumendo una posizione raggomitolata, chiusa, che impedisce l’accesso dell’altro.
Le braccia andranno ad abbracciare, circondare il corpo incrociandosi sul davanti, creando un vero e proprio muro protettivo, se le mani vengono nascoste tra il tronco o dietro di esso significa che c’è in atto una ritrosia, una sensazione di timidezza o di vergogna da nascondere.
Se il corpo è eretto, la persona tende ad arretrare in una posizione secondaria, mettendosi di fianco, nel tentativo inconsapevole di nascondersi.
Da seduta le gambe tenderanno ad incrociarsi in modo stretto, portando anche i piedi a nascondersi uno dietro l’altro sotto la sedia.
Quelli sopra indicati sono segnali di timidezza e di estrema riservatezza, del bisogno di scappare e di allontanarsi.
Assume una chiusura corporea è anche chi non è interessato e non vede l’ora di andarsene, quindi non vuole essere coinvolto nella discussione.
Chi è semplicemente disinteressato, però, non incurva le spalle e la schiena, ma mantiene una postura eretta, sicura verso il suo interlocutore, in quanto non patisce alcun disagio ma semplicemente vorrebbe fare altro o essere da un’altra parte.
Inoltre, intreccerà le braccia ma le mani rimarranno in vista, lo sguardo tenderà a divagare sul altre cose nell’ambiente e l’attenzione sarà per pensieri personali anziché per le parole dell’interlocutore.
Le posture aperte
Le posture aperte sono quelle che espongono il torace e l’addome all’interlocutore, le braccia sono utilizzate per gesticolare facendole roteare liberamente nell’aria, o sono appoggiate sul bracciolo della sedie o sulla scrivania, comunque sono lontane dal corpo e messe ben in vista.
Non c’è più la necessità di proteggersi ma anzi il coinvolgimento è pieno ed appagante.
Le gambe, se sono incrociate lo sono per semplice comodità, lo stesso accavallamento esprime sicurezza ed i piedi sono rivolti verso l’oratore in segno di disponibilità assoluta.
La cosa più espressiva del corpo sono gli occhi ed il viso.
Gli occhi interessati ci sorridono, si illuminano, ci seguono attentamente.
Gli occhi del disinteressato, o del timido, tenderanno ad abbassarsi, a spostarsi sugli oggetti presenti nell’ambiente, quelle del seccato addirittura sorvoleranno sui particolari del soffitto e di tutto ciò che si vede al di fuori della finestra.
Il viso accondiscendente che esprime interesse sorride e fa dei cenni di consenso mentre l’interlocutore parla, ed è rivolto diritto all’oratore, spesso verrà guadata la bocca, segno di non voler perdere una parola del discorso.
Diversamente il viso disinteressato apparirà stanco , sbadigli e sbuffi gli faranno da contorno, la testa peserà di lato e le guance si afflosciano, e la bocca comincerà una serie infinita di smorfie.
In tali casi sarebbe meglio evitare di proseguire la comunicazione, in quanto non porta giovamento all’oratore che parla senza essere inteso e considerato, ne tantomeno all’interlocutore che ascolta annoiato.
Facciamo sempre attenzione al movimento ed alla postura del nostro corpo, e a quello di chi ci sta davanti, impareremo a decifrarlo e a comprendere meglio sia il nostro pensiero che il pensiero dell’altro.
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2 Comments
Articolo molto interessante.
Grazie Marco
Saluti