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28/11/2017La Comunicazione Non Violenta è quella che meglio sfrutta l’empatia.
Lo scopo della Comunicazione Non Violenta di Rosenberg è permetterci di esprimere desideri e bisogni attraverso una modalità di comunicazione che evita giudizi e non suscita ostilità, e che quindi ci può facilitare nell’ottenere un riconoscimento dagli altri.
L’autore chiama questo modo di comunicare anche “linguaggio giraffa”, facendo riferimento al fatto che la giraffa è l’animale dal cuore più grande sulla Terra, e perché con il suo lungo collo può vedere al di sopra di tutto.
La formula messa a punto dall’autore prevede di comunicare esprimendo prima di tutto se stessi, le proprie emozioni ed i propri bisogni, evitando il peggior nemico dell’empatia: il giudizio sugli altri.
Comunicazione Non Violenta
“La violenza è l’espressione tragica di bisogni non soddisfatti. È la manifestazione dell’impotenza e/o della disperazione di una persona talmente priva di risorse da pensare che le proprie parole non siano sufficienti a farsi capire. Allora attacca, grida, aggredisce” (M.B.Rosenberg).
Marshall B. Rosenberg è l’ideatore della Comunicazione Non Violenta (o Comunicazione Empatica o linguaggio giraffa). Psicologo statunitense, amico e allievo di Carl Rogers, ha dedicato la sua vita privata e professionale allo studio di nuove forme di comunicazione capaci di dotare delle alternative pacifiche a tutti i tipi di violenza.

Marshall Rosenberg con la Giraffa e lo Sciacallo
Rosenberg ha creduto fermamente nella bontà umana: l’essere umano è naturalmente empatico, prova gioia nel dare e nel ricevere, la violenza è frutto di apprendimenti trasmessi dalla cultura.
Esistono alcune forme di comunicazione e di linguaggio che alienano dallo stato naturale di empatia e che influenzano il nostro dare e ricevere “dal cuore”, alimentando la violenza nei confronti degli altri e di noi stessi.
La Comunicazione Non Violenta si basa su abilità di linguaggio capaci di aprire un canale comunicativo autentico che rinsalda il nostro “essere umano” anche quando la situazione attorno a noi diventa difficile da vivere.
La ricerca di connessione tra gli individui è al centro di questo approccio rivoluzionario: relazioni amorevoli nelle quali i singoli bisogni vengono riconosciuti reciprocamente, salvaguardati e soddisfatti attraverso il dare del cuore, con la consapevolezza di contribuire anche al benessere altrui.
Donare con il cuore offre un beneficio sia a chi compie l’azione donativa, sia a chi la riceve: donare amore dà amore.
Un metodo di comunicazione assertivo che può essere utilizzato in tutti gli ambiti della vita, applicabile nella soluzione di ogni tipo di conflitto ad ogni livello questo si manifesti.
Un approccio rivoluzionario verso una qualità di vita, mediata da una profonda comunicazione con sé e con gli altri; una connessione tra individui che accompagna verso la reciproca soddisfazione.
Il luogo comunicativo
La Comunicazione Non Violenta è “luogo comunicativo” vivificante nel quale è necessario imparare una lingua nuova, dove le parole sgorgano dall’umanità di ogni essere umano, sotto forma di sentimenti e bisogni; uno spazio nel quale è importante capire con il cuore e, attraverso l’ascolto dei propri bisogni e desideri, è possibile procedere verso il rispetto reciproco nelle relazioni.
Solo arrivando al cuore di noi stessi è possibile connettersi con l’altro. Capire ciò che ci succede, provare empatia verso di noi e accogliere i vissuti senza giudizio, ci permette di fare spazio all’altro e ai suoi vissuti.
Da questo contatto con l’energia del cuore scaturisce la gioia di dare e di ricevere arricchendo la propria esistenza e quella di chi incontriamo nel corso della nostra vita.
Un viaggio interessante in una terra sconosciuta nella quale le relazioni sono importanti, dove ci si prende cura della propria benevolenza e di quella altrui.
Percepire l’altro senza alcuna forma di pre-giudizio sperimentando la possibilità di affermare se stessi, senza schiacciare l’altro, senza aggredire. Dove è possibile esprimersi sostituendo “reazioni abituali” a “consapevolezze”, frutto di ciò che si sente e si vuole.
È la strada per sostare nel conflitto, gestirlo e risolverlo, arricchendo la vita di tutti.
Una vera prospettiva ecologica nella quale è possibile utilizzare la propria energia PER l’altro (essere con l’altro) e non CONTRO l’altro.
La possibilità di lasciarsi alle spalle la dinamica io vinco-tu perdi, l’attacco e il contro-attacco per andare verso le nostre emozioni e il soddisfacimento dei nostri bisogni più profondi.
Le 4 componenti della CNV
Per poter esprimere cosa proviamo e ciò di cui necessitiamo per sentirci meglio, Marshall B. Rosenberg ha dato vita ad un processo costituito da quattro fasi attraverso le quali è possibile dare voce a questa nuova modalità comunicativa non violenta: osservazione delle azioni, i sentimenti che si provano in relazione a quanto si osserva, i bisogni che sono alla base dei sentimenti, le richieste che vogliamo formulare in modo efficace in connessione con bisogni e desideri per rendere la vita più ricca.
1 – Osservazione delle azioni
È di fondamentale importanza osservare quanto succede in modo “neutro”, limitandosi a descrivere quanto accade, senza interpretazioni, valutazioni, giudizi, opinioni o altro (“quando io vedo, sento, etc..).
Ad esempio, un conto è dire “sei il solito disordinato”, dove oltre l’affermazione è insito il giudizio, un altro è affermare “sono due settimane che non metti in ordine il garage”, dove ci si riferisce esclusivamente ad un fatto rilevato oggettivamente.
È bene, pertanto, domandarsi ad esempio “che cosa ho visto – ho sentito io?” “che cosa ha visto – sentito l’altro?”.
2 – Espressione dei Sentimenti
Prendere consapevolezza dei sentimenti che si provano durante l’osservazione delle azioni (“mi sento triste, frustrato, felice, confuso”). Una domanda da porsi potrebbe essere “quali sono i sentimenti che provo vedendo… ascoltando…?” “quali sono i sentimenti che prova il mio interlocutore?”.
Nella Comunicazione Non Violenta nel termine “sentimenti” sono compresi le sensazioni fisiche, le emozioni, e i sentimenti. Ogni giorno proviamo una grande varietà di stati d’animo con connotazioni diverse, ed è bene ampliare il proprio vocabolario dei sentimenti con tante tinte in grado di colorare le personali gradazioni emotive della vita.
I sentimenti ci informano sui nostri bisogni inappagati: sono i bisogni che danno vita ai sentimenti. Un sentimento spiacevole è il segnale di un bisogno che non è stato ascoltato e soddisfatto.
Un grave errore è attribuire agli altri la responsabilità dei nostri sentimenti; l’origine del dolore è nel bisogno non soddisfatto e non nelle azioni di altri. Queste possono “favorire” i nostri sentimenti, ma non ne sono la causa. La causa si trova in noi, nei nostri pensieri e nel modo in cui percepiamo certe situazioni.
Nell’esprimere i propri stati d’animo e pensieri, spesso si usano parole che in realtà nascondono giudizi impliciti.
Ad esempio, dire “non mi sento considerato da mia moglie” indica un giudizio verso il comportamento di mia moglie e ciò che dovrebbe fare, aprendo così le porte anche ad un possibile conflitto.
3 – Espressione dei Bisogni
Prendere consapevolezza dei bisogni che si nascondono dietro ai sentimenti è la “punta di diamante” di questa Comunicazione Non Violenta.
I bisogni nella comunicazione non violenta sono al servizio della vita e si collocano su un piano generale, comune a tutti gli essere umani.
Riconoscere i propri bisogni e soddisfarli chiarisce la propria realtà interiore: ciò che provo e ciò di cui ho bisogno. Utilizzare un linguaggio che nega la responsabilità personale ci impedisce di essere responsabili dei nostri pensieri, sentimenti e comportamenti.
Ad esempio: “ho bisogno di tranquillità” e non “ho bisogno che tu stia tranquillo”; “sono arrabbiato perché non percepisco più il senso di vicinanza” e non “sono arrabbiato perché mi hai abbandonato”.
Nel processo empatico è fondamentale ricercare il bisogno che ha dato vita a quel sentimento – “quali sono i bisogni che sottostanno questo sentimento?”.
Ad esempio, di fronte ad una sensazione: “Sono confuso” è necessario chiedersi: “quali bisogni si nascondono dietro alla confusione che provo?” “Quale bisogno insoddisfatto vuole emergere dietro la confusione?”. Può/potrebbe essere il bisogno di comprensione, di chiarezza, di appartenenza, etc.
In questa nuova forma espressiva, i bisogni sono considerati universali e simili: avere gli stessi bisogni altrui facilita la comprensione reciproca.
È importante separare i bisogni dalle strategie.
Mentre i primi si somigliano, le strategie – per appagare i bisogni – sono personali. Se dico “domenica ho bisogno di riposare” indico un bisogno, ma se dico “domenica voglio andare al mare” indico la strategia per soddisfare il mio bisogno di riposo.
4 – Formulazione delle Richieste
E’ importante formulare una richiesta in modo efficace: “vorrei che tu”, attraverso la quale si dichiara in modo concreto ciò che vorremmo domandare agli altri per rendere la nostra vita più ricca (“cosa desidero di preciso per soddisfare questi bisogni? “cosa vorrei che l’altro facesse di concreto per soddisfare i miei bisogni?).
Le richieste devono rispettare sei criteri: devono rivolgersi a una persona specifica; devono riguardare il presente; devono essere concrete; devono essere espresse in forma positiva; devono essere realizzabili; devono lasciare la possibilità di scelta. Es. “per favore, puoi bussare alla mia porta prima di aprire?” e non “vorrei che tu rispettassi di più la mia vita privata”.
Nella richiesta c’è sempre il riconoscimento dei bisogni dell’altro; se è priva dell’espressione dei sentimenti e del bisogno sottostante può arrivare come una pretesa.
Inoltre, c’è una linea di confine che separa ulteriormente la richiesta dalla pretesa: nella richiesta è contemplata la possibilità di chi ascolta di rifiutare quanto gli si chiede, senza paura di sanzioni.
L’assertività e l’empatia
La Comunicazione Non Violenta è caratterizzata, oltre che dalle quattro tappe viste in precedenza, da due parti: l’assertività e l’empatia.
L’assertività è l’espressione sincera di sé. Essere sinceri è la possibilità di poter esprimere i propri sentimenti, senza giudizi.
È di fondamentale importanza imparare ad esprimere e a sostenere il nostro sentire, assumendocene la responsabilità invece di lanciare accuse.
L’empatia o l’ascolto rispettoso per Rosenberg è “la capacità di ascoltare e di accogliere l’altro, i suoi sentimenti e suoi bisogni, senza volerlo condurre da qualche parte e senza ricordo del passato” (Marshall B. Rosenberg). Vedere l’altro come un essere umano con il quale si desidera avere una relazione nutriente.
Quando ci si relaziona con l’altro con empatia e sincerità si è in grado di parlare veramente di sé, si ha la possibilità di dire in modo maturo ciò che si sente in un linguaggio che facilita la comprensione reciproca.
Cercare di comprendere l’altro con la Comunicazione Non Violenta, i suoi sentimenti e i suoi bisogni può smorzare il conflitto; facilita l’abbassamento delle difese e apre nuovamente al dialogo.
La Comunicazione non violenta non è solo un processo innovativo di comunicazione, una tecnica, è qualcosa di più: un modo di stare al mondo, una filosofia di vita, finalizzata a rimanere connessi con se stessi e con gli altri.
La Comunicazione non violenta è la possibilità di dare e ricevere con gioia, ritrovando la nostra naturale empatia.
Osservare quanto accade senza giudicare, riflettere su ciò che sentiamo e su ciò di cui abbiamo bisogno, esprimendo con chiarezza ciò che vogliamo senza pretendere, sono le strade da percorrere per vivere questa nuova disposizione interiore: una danza empatica con comuni intenzioni, che arricchisce e trasforma le nostre vite colorandole di genuinità, rispetto e fiducia.
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10 Comments
grazie, molto utile ed esemplificativo
GRazie a lei Elena,
mi fa sempre molto piacere sapere che gli articoli sono sopratutto utili nel fare informazione.
Marilena
Grazie, molto utile. Lo utilizzerei nelle mie classi, se me lo permetti.
Certamente, e grazie a te di avermi letto e preso in considerazione
buon lavoro
Marilena
Luca mi ha detto che il giallo non mi sta bene.
Non credo che sia un’osservazione,
Un po’ di giudizio secondo me c’è
Grazie
Molto interessante
Può darsi che l’abbia detto perchè la vede meglio e la preferisce con altri colori che la sanno meglio valorizzare.
saluti
Marilena
Grazie infinite!!!
Ho letto il libro di Rosenberg “Le parole sono finestre” e sto leggendo i libretti della collana Esserci. Molto belli. in teoria mi è molto chiaro. In pratica, sono in difficoltà quando arriva il momento di parlare con le persone. Cercavo esempi pratici o esercizi da fare per allenarmi e li ho trovati qui. Le sono molto grata per il materiale e per l’impegno dedicato a scriverlo. Mi sento arricchita . Grazie!!!
L’aiuto volentieri, ma occorre trovare un canale di comunicazione sufficiente
che ne dice di stabilire una o due telefonate tanto per dare una base di inprinting?
mi contatti via mail
buon weekend
Marilena
grazie
grazie a lei caro Massimo