
Il metodo mastery learning
04/04/2017
Leadership e carisma
05/04/2017Nella didattica capovolta l’apprendimento segue un iter diverso dal classico.
In ambito educativo, con classe capovolta o insegnamento capovolto ci si riferisce a un approccio metodologico che ribalta il tradizionale ciclo di apprendimento fatto di lezione frontale, studio individuale a casa e verifiche in classe.
Il termine italiano è la traduzione di ciò che a livello internazionale è conosciuto come Flipped Classroom.
Finalità del metodo
L’insegnamento capovolto è una metodologia didattica che si propone di rendere il tempo-scuola più produttivo e funzionale rispetto alle esigenze della società nell’era dell’informazione.
I fautori di questo metodo ritengono che la rapida mutazione indotta dalla diffusione del web abbia prodotto un distacco sempre più marcato di gran parte del mondo scolastico dalle esigenze della società, dalle richieste del mondo delle imprese e dalle abilità e desideri degli studenti e delle loro famiglie.
Si è osservato anche che gli interessi degli studenti nascono e si sviluppano sempre più all’esterno dalle mura scolastiche e non dentro di esse.
La rivoluzione internet ha permesso la diffusione massiva non solo del sapere scritto ma anche dei contenuti multimediali, rendendo possibile fruire da casa le lezioni e spiegazioni dei docenti.
Dato che il sapere non è confinato tra le mura delle istituzioni scolastiche, i sostenitori di questa metodologia ritengono che sarebbe improduttivo trasmettere a scuola quello che è già disponibile a casa.
Insegnamento capovolto
La didattica capovolta propone quindi l’inversione dei due momenti classici, lezione e studio individuale:
- la lezione viene spostata a casa, sostituita dallo studio individuale;
- lo studio individuale viene spostato a scuola, sostituito dalla lezione in classe dove l’insegnante può esercitare il suo ruolo di tutor al fianco degli studenti.
La didattica capovolta fa leva sul fatto che le competenze cognitive di base dello studente (ascoltare, memorizzare) possono essere attivate prevalentemente a casa, in autonomia, apprendendo attraverso video e podcast, o leggendo i testi proposti dagli insegnanti o condivisi da altri docenti.
In classe, invece, possono essere attivate le competenze cognitive alte (comprendere, applicare, valutare, creare) poiché l’allievo non è solo e, insieme ai compagni e all’insegnante al suo fianco cerca, quindi, di applicare quanto appreso per risolvere problemi pratici proposti dal docente.
Il ruolo dell’insegnante nella didattica capovolta ne risulta trasformato: il suo compito diventa quello di guidare l’allievo nell’elaborazione attiva e nello sviluppo di compiti complessi.
A passo coi tempi
La didattica capovolta supera la “sacra trinità” che tradizionalmente domina la vita della scuola:
- lezione frontale a scuola;
- studio ed esercitazione a casa;
- di nuovo a scuola per la verifica della conoscenze e la valutazione.
Può essere utilizzata con successo nella scuola primaria così come nella scuola secondaria, e si adatta all’insegnamento di tutte le materie.
Con la didattica capovolta cambia il ruolo dell’insegnante, che smette di essere un trasmettitore freddo di sapere nozionistico, per diventare un accompagnatore, un tutor che deve coordinare e guidare un processo di apprendimento attivo in cui al centro c’è lo studente.
Questa nuova forma di insegnare parte da una forte convinzione di base: la rivoluzione digitale ha cambiato profondamente il rapporto tra scuola e società. Nell’era dell’informazione, la scuola deve quindi rispondere a nuove esigenze e per farlo deve prima di tutto adattarsi alle nuove abitudini cognitive dei “nativi digitali”.
Ecco perché c’è bisogno di una Flipped Classroom. La didattica capovolta cerca di sfruttare le potenzialità delle nuove tecnologie digitali per attivare le “competenze cognitive di base” (ascolto e memorizzazione) degli studenti quando sono a casa.
Video, podcast e materiale multimediale in generale, permettono infatti di poter apprendere in maniera semplice ed efficace fuori dalle mura scolastiche. Questo consente inoltre di andare incontro alla diversità nel processo di apprendimento di ciascun alunno, che è più libero di autogestirsi a seconda delle sue esigenze.
In tal senso la didattica rovesciata può essere paragonato al Mastery Learning.
A scuola, invece, si possono attivare quelle che sono definite come “competenze cognitive alte”. Grazie al confronto con gli altri alunni e al sostegno dell’insegnante, infatti, si possono risolvere dubbi, comprendere i passaggi più complessi, applicare la conoscenza mediante esercizi pratici proposti dal docente.
Con la didattica capovolta, cambiando il modo di insegnare e di imparare, cambia anche il momento della valutazione. Spetta sempre all’insegnante formalizzare e verificare quanto appreso dal gruppo classe. Tuttavia, seguendo i principi della Didattica Capovolta, si mette al centro la partecipazione attiva dell’alunno, dando quindi importanza all’auto-valutazione.
Inoltre, non è più solamente il “risultato finale” (il compito o l’interrogazione) ad essere preso in considerazione, ma tutto il processo di apprendimento, con un occhio di riguardo alle capacità cooperative e collaborative dell’alunno.
Le fasi della capovolta
La didattica capovolta si sviluppa attraverso un percorso diviso in fasi: una prima fase espositiva, dove viene posto il quesito o il compito, una seconda fase di predisposizione delle strategie per organizzare una risposta, ed infine una fase di valutazione del lavoro svolto a casa.
Fase espositiva
Il primo passo consiste nel cercare di attivare negli studenti l’interesse, la curiosità, il desiderio di conoscenza di uno specifico argomento. Questo passaggio è fondamentale perché non c’è apprendimento significativo senza coinvolgimento cognitivo ed emotivo degli allievi.
Per l’insegnante si tratta perciò di problematizzare un tema, di trasporre i contenuti disciplinari da una forma espositiva, dimostrativa e risolutiva ad una dubitativa, ipotetica, il più possibile ancorata alla realtà, e lasciare agli studenti il compito di ideare e proporre una soluzione.
Questa fase può svolgersi con modalità diverse e impegnare gli alunni fuori della scuola e prima della lezione, ma è anche possibile svolgerla in classe.
Fase strategica
Si passa quindi alla fase nella quale gli studenti sono chiamati a mettere in atto le strategie cognitive e le procedure di indagine proprie della disciplina oggetto dell’attività di apprendimento.
Si tratta di sollecitare negli studenti quei processi di pensiero che sono alla base della costruzione delle conoscenze, esercitando il loro spirito critico, imparando a fare domande appropriate, a formulare ipotesi attendibili, a escogitare metodi per verificare le loro supposizioni.
Generalmente questa fase prevede la produzione di materiali e documenti da parte degli alunni, individualmente o in gruppo, che saranno poi utili nella terza fase.
In questa fase il docente assume il ruolo del tutor che assiste ogni alunno in base alle sue specifiche esigenze, una competenza importante di ogni buon insegnante che qui diviene centrale.
Questa è la fase più interessante del metodo: un compito autentico (chiamato anche “di realtà”) oppure un compito creativo predisposto dall’insegnante in modo tale da consentire la divisione del lavoro in una logica di squadra.
Fase valutativa
Il ciclo della didattica capovolta si completa con una fase di rielaborazione e valutazione. Si tratta di un processo collettivo di riflessione e confronto su quanto appreso condotto dal docente attraverso il coinvolgimento di tutta la classe.
L’obiettivo è quello di chiarire, rendere espliciti e consolidare gli apprendimenti partendo dall’analisi dei lavori che gli studenti hanno realizzato nella seconda fase.
Qui l’insegnante svolge la funzione di stimolo e di moderatore del confronto, di facilitatore dei processi di astrazione e di formalizzazione di quanto appreso.
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