Si parla spesso di questo tipo di fobia, ora cercherò di spiegare di cosa si tratta.
La fobia sociale, detta anche sociofobia o disturbo di ansia sociale, è la paura intensa e pervasiva di trovarsi in una particolare situazione sociale, o di eseguire un tipo di prestazione o azione che temono possa arrecare danno alle persone care.
Si tratta di un particolare stato ansioso nel quale il contatto con gli altri è segnato dalla paura di essere malgiudicati e dalla paura di comportarsi in maniera imbarazzante ed umiliante, le persone affette da questa fobia evitano situazioni spiacevoli, o se sono costrette ad affrontarle sono molto a disagio con loro stesse.
La fobia sociale è pertanto uno stato di disagio sociale, molto più serio ed invalidante della timidezza, con la quale non va assolutamente confuso.
Si tratta di un particolare stato ansioso nel quale il contatto con gli altri è segnato dalla paura di svelare contenuti interni criticabili o malgiudicabili, o di mettere in mostra una personalità globalmente inadeguata.
Chi ne soffre teme che le sue paure, le sue incapacità e difficoltà si possano leggere sul suo volto e capire dal suo comportamento, pertanto teme che gli altri, consapevoli dei suoi limiti, possano prendersi gioco di lui, deriderlo, umiliarlo, criticarlo e lasciarlo in disparte.
Tale disturbo psichico colpisce circa il 3% della popolazione mondiale, si caratterizza per una paura ed un’ansietà segnate e persistenti nell’affrontare la quasi totalità delle situazioni sociali o prestazionali fatte in luogo pubblico o davanti a degli sconosciuti, nell’interazione con gli altri o anche semplicemente nell’essere osservati in qualche situazione, tutto ciò fino al punto da interferire in maniera decisa e rilevante sulla vita giornaliera.
Le persone affette da questa patologia comprendono che le loro paure sono esagerate e al limite irrazionali, ma nonostante ciò non riescono a controllarle né porvi rimedio, sperimentando ogni giorno una enorme apprensione nell’affrontare le situazioni sociali temute, e non di rado fanno di tutto per evitarle.
Tendono così all’isolamento che diventa col tempo totale, ai limiti dell’emarginazione.
I sintomi della fobia sociale, sperimentati dai soggetti nelle varie situazioni sociali, sono per lo più i seguenti:
Molto spesso il paziente tende a sminuire le sue capacità e le su funzioni sino al punto da ritenere ogni sua azione totalmente inutile o persino dannosa, questo atteggiamento può innescare altre condizioni psichiche negative come l’apatia e la depressione.
Le situazioni sociali in cui le persone affette da questa patologia mostrano maggiormente i propri sintomi sono le seguenti, anche se comunque esse possono variare anche notevolmente da soggetto a soggetto:
La fobia sociale può essere definita generalizzata se le paure vengono sperimentate nella quasi totalità delle situazioni sociali, mentre può essere definita specifica se l’ansietà viene sperimentata solo in determinate situazioni sociali, che possono variare da soggetto a soggetto.
In alcune persone la fobia sociale può essere indirizzata solamente nei confronti di persone dello stesso sesso oppure del sesso opposto, dovendo evitare la persona che per loro è portatrice di ansia, preferiscono stare in compagnia di più persone amichevoli o con cui hanno confidenza, come a trincerarsi dietro la loro fisica protezione.
La fobia sociale esordisce principalmente nell’adolescenza e talvolta emerge da una storia infantile di inibizione e di disagio, l’esordio può seguire in modo brusco un’esperienza stressante, traumatica, di abbandono (anche non volontario come un lutto).
Il disturbo può essere insidioso, cioè palesare dei sintomi che passano inosservati per anni e poi esplodere di colpo senza un apparente motivo, come se il disagio trattenuto a lungo esplodesse fuori in un colpo solo.
Inoltre tale disagio ha un decorso continuativo, cioè è ininterrotto, a meno che si intervenga con una terapia efficace e risolutiva, o perlomeno permetta al soggetto di controllare la sua fobia e di gestire i suoi stati ansiogeni.
La caratteristica principale della fobia sociale è data dalla paura di trovarsi in situazioni sociali o di essere osservati mentre si sta facendo qualcosa, come ad esempio parlare in pubblico o, più semplicemente, parlare con una persona, scrivere, mangiare o telefonare.
Nelle situazioni sociali temute, gli individui con ansia sociale sono preoccupati di apparire imbarazzati e, soprattutto, sono timorosi che gli altri li giudichino ansiosi, deboli, “pazzi”, o stupidi.
Sono quindi sintomi della fobia sociale temere di parlare in pubblico per la preoccupazione di dimenticare improvvisamente quello che si deve dire o per la paura che gli altri notino il tremore delle mani o della voce, oppure l’ansia estrema quando si conversa con gli altri per la paura di apparire poco chiari.
I sintomi della fobia sociale possono condurre il soggetto ad evitare di mangiare, bere o scrivere in pubblico, per timore di rimanere imbarazzato dal fatto che gli altri possano vedere le sue mani tremare.
Ovviamente, queste persone cercano in tutti i modi evitare tali situazioni o, se vi sono costrette, sopportano tali situazioni con un carico di disagio molto elevato.
I sintomi legati all’ansia maggiormente percepiti sono: palpitazioni (79%), tremori (75%), sudori (74%), tensione muscolare (64%), nausea (63%), secchezza delle fauci (61%), vampate di calore (57%), arrossamenti (51%), mal di testa (46%).
Un’altra caratteristica tipica di questo disturbo è una marcata ansia sociale che precede le situazioni temute e che prende il nome di ansia anticipatoria.
Così, già prima di affrontare una situazione sociale (per esempio andare ad una festa o andare ad una riunione di lavoro), le persone cominciano a preoccuparsi molto tempo prima per tale evento.
Come per tutti gli altri disturbi d’ansia, la psicoterapia cognitivo comportamentale si è dimostrata generalmente molto efficace nella cura della fobia sociale.
La psicoterapia cognitivo comportamentale è centrata sul “qui ed ora”, sul trattamento diretto del sintomo, della causa scatenante, della paura che essa ricorda, e punta da un lato a modificare i pensieri disfunzionali, dall’altro a offrire alla persona migliori capacità ed abilità nel affrontare le situazioni temute.
Le convinzioni disfunzionali o irrazionali sono pensieri che le persone fanno circa gli eventi, nei quali si trovano coinvolte e che derivano, a loro volta, da schemi cognitivi rigidi e poco adattivi, come ad esempio la convinzione che mostrare ansia sia un segno di debolezza oppure la convinzione di essere sempre attentamente osservati da parte degli altri.
Tali pensieri entrano, per così dire, in funzione solo quando una persona deve affrontare una situazione sociale, cioè deve esporsi ad un possibile giudizio degli altri, facendo così scattare l’ansia e la conseguente sensazione di perdere il controllo.
La cura della fobia sociale da una parte mira a modificare quei procedimenti mentali che scatenano l’ansia, anche di tipo anticipatorio, e dall’altra cerca di insegnare abilità per gestire al meglio la paura degli attacchi d’ansia e le situazioni sociali che spaventano maggiormente.
Se non si tratta di situazioni patologiche estremamente gravi, meglio evitare l’assunzione di farmaci antidepressivi, antipsicotici, benzodiazepine, ecc. perché oltre a creare una gravissima dipendenza che non cura la malattia ma che interviene soltanto sullo stato di agitazione, dando la sensazione di patire meno ansia, di contro però tali farmaci non solo non risolvono il problema emotivo che scatena l’ansia ma rendono il paziente dipendete dai farmaci, col disagio di non poter più vivere senza.
C’è chi addirittura non esce di casa se non portandosi appresso anche più scatole di ogni farmaco da prendere, senza rendersi conto che alla iniziale fobia ne hanno aggiunta un’altra ancora più grave ed invalidante, oltre che estremamente costosa.
Diffidate pertanto da coloro che offrono di curare qualunque disagio, di qualunque gravità o intensità esso si tratti, con delle prescrizioni farmacologiche dannose e letali per il vostro sistema cognitivo ed emotivo, il disagio si affronta e si supera cercando di capire il motivo che lo scatena ed andando alla fonte del disagio, imparando poi il comportamento adeguato a gestirlo sino a trasformarlo in un modesto disturbo che può anche scomparire del tutto.