
Complesso di Dongiovanni
07/12/2016
Gestire i capricci
09/12/2016I ruoli familiari si sviluppano per dare ai membri una specifica collocazione e una funzione.
Ciascuno nasce con un determinato ruolo per soddisfare implicitamente delle aspettative e sottostare, in modo più o meno consapevole, ad alcune regole, valori e comportamenti, che sono trasmessi attraverso le generazioni.
I copioni familiari
Ogni individuo, pur restando lui stesso l’artefice della propria storia, contribuisce all’elaborazione di un “copione familiare”, la trama in cui ogni attore della famiglia assume un incarico adeguato all’intreccio delle vicende familiari.
I copioni familiari trasmettono diversi tipi di ruoli:
- Ideali, a cui ogni membro aspira o induce gli altri a perseguire: ad esempio forza, autonomia, indipendenza;
- Rifiutati, disapprovati in sé e negli altri come dipendenza, debolezza;
- Concordati, quelli attribuiti ad ognuno: come madre autoritaria, padre accondiscendente, figlio confidente, figlia responsabile.
I ruoli attribuiti inconsapevolmente ai singoli membri sono i mandati familiari: la figlia farà una carriera lavorativa che la madre non è riuscita a fare, il figlio diventerà responsabile come il papà.
Si tratta di imprinting che inconsapevolmente, almeno nella maggior parte dei casi, i genitori trasmettono ai loro figli.
Flessibilità e rigidità dei ruoli
Nei nuclei familiari con un buon funzionamento i ruoli sono adattabili ai bisogni di ognuno, che può scegliere di modificarli senza sentirsi forzato a ricoprire una funzione che non gli appartiene.
Nelle famiglie con un funzionamento disfunzionale e rigido, con genitori tossici o narcisisti, le funzioni sono immodificabili e ripetitive, determinano sofferenza e possono sfociare in difficoltà psicologiche.
In questi casi l’equilibrio familiare è pagato a caro prezzo. Per mantenerlo si sceglie, inconsapevolmente, un capro espiatorio che avrà l’incarico di esprimere con la sua sofferenza i disagi di tutti e di impedire i cambiamenti.
Possibilità di differenziarsi
Ogni sistema familiare si basa su un accordo automatico e inconsapevole, originato dalla lealtà familiare. Ciò rischia di divenire un ostacolo all’autorealizzazione dei componenti, che spesso non si chiedono se i ruoli sono in linea con i propri bisogni e rischiano di estendere alle generazioni successive comportamenti disfunzionali delle precedenti.
“Il modo migliore per spiegare la crescita è quello di ritenerla il raggiungimento di un equilibrio tra appartenenza e differenziazione.
La crescita è un processo continuo nel quale si tende senza sosta a livelli più grandi di appartenenza e al tempo stesso di maggiore differenziazione. Tale oscillazione in avanti e all’indietro crea la flessibilità di espanderle e di svilupparle entrambe.
Quanto più abbiamo il coraggio di appartenere, tanto maggiore sarà la nostra libertà di essere indipendenti.
Più grande è la nostra capacità di differenziarci, più saremo liberi di appartenere.” Carl Whitaker
Cos’è una famiglia
Una famiglia è un sistema organizzato in modo da essere il nucleo alla base della società. Questo significa che si tratta di una collettività governata da norme, valori e orientamenti comportamentali, ma anche da gerarchie e ruoli familiari che danno a ogni suo membro una specifica collocazione. E tutto questo si riflette sulla società.
Il modo in cui i membri della famiglia si relazionano tra di loro definisce il modo in cui essi si relazionano con il resto della società.
Ogni famiglia orienta, insomma, su ciò che è positivo e su ciò che non lo è, ma anche su come ci si aspetta che ogni componente agisca. Questo si deve ai cosiddetti ruoli familiari, cioè il ruolo che ogni membro riveste all’interno di questo nucleo.
La definizione e la posta in gioco dei singoli ruoli familiari è davvero importante, sia per la salute mentale dei componenti della famiglia, che per la definizione di legami limpidi e sani.
Sembra ovvio, ma nel mondo contemporaneo non è sempre così. Il risultato è una società in cui le gerarchie, l’autorità e le frontiere dell’ego non sono ben definite.
Principali ruoli familiari
Alla base della famiglia c’è il ruolo coniugale, che con il tempo diventa più confusionario.
Tale ruolo è rappresentato dalla coppia e coinvolge l’insieme degli spazi di cui i figli non fanno parte, come la sessualità, le decisioni per la famiglia, i momenti di intimità tra i due membri e così via.
A seguire, ci sono il ruolo materno e il ruolo paterno. Entrambi dipendono molto dall’ambiente culturale.
Tuttavia, ci sono alcuni elementi comuni praticamente a tutte le culture:
- Il ruolo materno è principalmente di tipo affettivo e la sua funzione è quella di offrire protezione e supporto ai figli.
- Il ruolo paterno funge da mediazione in questa diade madre-figlio, estendendo i limiti di quest’ultima e delineando i limiti del proibito.
Gli altri due ruoli in famiglia sono il rapporto fraterno e quello di figlio. Il primo è quello che si sviluppa tra i fratelli e che ha il compito di gettare le basi per un rapporto di cooperazione tra pari.
Il secondo corrisponde al legame che i figli stabiliscono con i propri genitori e ha a che fare con il rispetto delle gerarchie e con l’internalizzazione del senso di autorità.
Quello che abbiamo descritto finora è lo schema teorico dei rapporti familiari. Tuttavia, in pratica non sempre questi ruoli vengono assunti e rispettati come ci si aspetterebbe.
Quando la coppia rompe il ruolo coniugale e permette che i figli entrino in questa sfera, le conseguenze possono essere piuttosto serie.
In generale, i bambini che assistono ai conflitti coniugali tra i propri genitori si sentono in colpa o in ansia.
In base all’intensità dei conflitti e all’età dei bambini, le conseguenze possono essere più o meno gravi. Ad ogni modo, uno dei genitori, o entrambi, perderà parte della propria autorità nel corso di questi conflitti.
Ruolo materno e ruolo paterno
I ruoli familiari determinanti sono quelli esercitati dai genitori. Innanzitutto, il ruolo coniugale, poi il ruolo di madre o di padre. Tutti questi ruoli sono relazionati l’un l’altro.
Il ruolo materno ideale è quello della cosiddetta “mamma-chioccia”: quella che offre cure, affetto e carezze fisiche ed emotive ai propri figli.
Tuttavia, alcune donne trasformano i propri figli nell’unico oggetto del loro amore. Disprezzano e sminuiscono il padre e creano legami possessivi e iperprotettivi con la progenie.
Ma ci sono anche le madri assenti, che si rifiutano di rivestire il ruolo di tutrici. In entrambi i casi, l’effetto assomiglia a quello di una “mutilazione emotiva”.
La funzione paterna o il ruolo paterno rappresentano la regola proibitiva. Vale a dire che il padre è quella terza parte che regola la simbiosi madre-figlio. Salva il figlio, per così dire, dal rischio di rimanere confinato al solo universo materno.
Oggigiorno c’è una forte svalutazione della parola e del ruolo paterno. Un padre assente o che esercita a stento il proprio ruolo determina una forte difficoltà per i figli nel saper distinguere tra ciò che è lecito e ciò che non lo è, tra ciò che è permesso e ciò che è proibito.
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2 Comments
buongiorno, concordo con l’articolo, io ho sempre dato poco peso ai capricci di mio figlio, oggi 8 anni, ma in effetti lui non è incline a farne, per quanto riguarda la soddisfazione dei desideri, si accontenta molto. Ma è incline alla disobbedienza e alla prepotenza, quando vuole opporsi a me, lo fa con una tale rabbia e insistenza e costanza che dopo 10 minuti di lotta, e 1/4 d’ora di noncuranza mi vedo costretta al ceffone, ripetuto e bello forte perchè un singolo schiaffetto non soritisce effetto. Si ho provato a parlargli, mi urla contro. Si ho provato a coccolarlo anzichè schiaffeggiarlo, mi respinge. Si ho provato a chiuderlo in bagno, rompe le cose. Si ho provato a minacciarlo di qualche pericolo mi controminaccia. Si ho provato a promettergli un premio se fa il bravo, se ne frega. Ha un atteggiamento punitivo nei miei confronti e non riesco a capire cosa lo ferisce tanto da volermi fare male. E soprattutto mi tratta da pari, non da adulta. Mi chiedo: è giusta la lincenziosità che oggi i bambini si prendono nei confronti dei genitori? E’ giusto che oggi i genitori debbano discutere coi bambini anzichè imporsi? L’obiettivo per me è l’autostima del bambino ma cedere a un capriccio o non cedere comunque consentire di sbollire un comportamento gradasso senza punizione non è un po’ la stessa cosa? Consentire un capriccio da potere al bambino sul genitore, ma non punirlo e non comandarlo rimanda solo il tentativo di presa di potere. – Insomma se si discute col bambino gli si da potere, se non si discute lo si rende succube e umiliato. La morale e come fai fai sbagli.
No Giusi, i figli devono rispettare i genitori e non devono mettersi al loro pari, io non sottovaluterei le sue esplosioni aggressive, probabilmente c’è qualcosa che non va, un disagio, un turbamento che non riesce a superare, non sempre è questione di cattive reazioni, sopratutto ad un’età così giovane.
Credo che sia il caso di ricercarne la causa, se vuoi potresti mandarmi dei suoi disegni da analizzare, o qualcosa che ha scritto, in modo tale da vedere se riesco a capre l’origine della rabbia che ha dentro, in tal caso contattami via mail: info@marilenacremaschini.it.
Privatamente parleremo della questione con tutta la privacy del caso.
Marilena