
La rivalità tra fratelli
23/03/2017
Conflitti tra fratelli adulti
24/03/2017La gelosia tra fratelli è una cosa normale.
Infinite sono le occasioni in cui un bambino sperimenta la gelosia; quella più riconoscibile dai genitori, e forse la più importante, è la nascita di un fratello o di una sorella.
Spesso i genitori sono in difficoltà soprattutto perché si sentono in colpa (sono loro ad aver fabbricato il nuovo nato) e, nella speranza di annullare il senso di colpa, vorrebbero annullare il sentimento di gelosia del bambino, distraendolo e circondandolo di attenzioni.
Ma alle proprie emozioni, al proprio sentire, non si comanda, lo stesso vale anche per i fratelli.
Nessuna colpa
Con la nascita del fratellino o della sorellina tutto è cambiato, sia per i genitori sia per il bambino. Allora non si tratta di fare in modo di non accorgersene, ma di attrezzarsi tutti (genitori e bambini) per affrontare la nuova situazione.
Per prima cosa è necessario che i genitori accettino con sufficiente serenità la responsabilità d’aver fatto un altro figlio, facilitati dal sapere che anche i bambini hanno risorse adeguate per affrontare la nuova situazione.
Devono, cioè, venire a capo del loro senso di colpa. Il tentativo di porsi come supergenitori capaci di raddoppiarsi per mantenere inalterate le cose comporta solo superstress per i genitori e supersensazione di essere imbrogliati per i bambini.
Il bambino sa che chi gli dice che non è cambiato nulla lo sta imbrogliando. Se invece sente confermata la propria percezione che le cose sono cambiate, se può riconoscere la gelosia come sensata e se può viverla ed esprimerla senza che i grandi perdano la testa o lo contestino, è facilitato nel trovare modi adeguati per gestirla.
Se si sente imbrogliato («Tranquillo: non è cambiato niente!») non diverrà capace di riconoscere, vivere e gestire la gelosia in quel momento e, forse, successivamente anche nella vita adulta.
Può capitare che, con l’intenzione di minimizzare, i grandi deridano il bambino geloso. Ma questo aggiunge al dolore della gelosia la disperazione per il senso di inadeguatezza, per l’umiliazione, la vergogna e il non sentirsi compreso.
Viva i cambiamenti
Spesso i genitori stentano a capire che un bambino possa essere geloso e al contempo genuinamente contento di avere il fratellino. Se lo vedono affettuoso e premuroso, pensano erroneamente che non possa essere anche geloso, e si sentono esentati dall’aiutarlo a riconoscere la gelosia e a gestirla. È bello avere un fratello: è quasi come avere un cucciolo. E poi fa sentire più importanti. Però fa anche sentire di essere minacciati.
La gelosia, infatti, è fondamentalmente la paura dei fratelli di perdere la “figura di attaccamento” che sono i genitori e le loro attenzioni oltre che il bene.
Tutte le rassicurazioni dei genitori possono non bastare, vanno inserite nell’intenso lavorio comune per riconoscere come e quanto le cose sono davvero cambiate.
La gelosia è uno dei segnali della percezione di questi cambiamenti. Anche se non si è più nella situazione di prima, anche se si è un po’ addolorati e preoccupati, ci si può voler bene lo stesso. In modo diverso. Ed è questo che i fratelli devono comprendere.
Sentimento della gelosia
La gelosia è un’emozione complessa che, a differenza delle emozioni primarie come rabbia o paura, non viene sperimentata fin dai primi mesi di vita. Essa richiede infatti un certo grado di sviluppo cognitivo, emotivo e sociale, e in particolare di sviluppo del Sé.
Per provare gelosia il bambino deve avere raggiunto un sufficiente grado di consapevolezza di sé, condizione indispensabile per poter temere che un altro fratello possa sottrargli le attenzioni dei genitori, in particolare della madre, e questo comincia ad avvenire intorno ai 18-24 mesi di vita dei fratelli.
La famiglia è il luogo privilegiato per lo sviluppo della gelosia, dal momento che in essa i fratelli si trovano a dividere le stesse figure di attaccamento, vale a dire i genitori, ed in primo luogo la madre.
Sono figure basilari per il loro sviluppo non solo psicologico ma anche fisico, aspetti che sono peraltro strettamente connessi tra loro.
I bambini, per poter crescere, hanno necessità di costruire un legame affettivo con una persona stabile e responsiva: in concreto una persona che si occupi di loro amorevolmente, li accudisca, li soccorra in caso di bisogno, funga da base stabile e certa per l’esplorazione del mondo circostante, fisico e sociale.
L’esperienza psicologica della gelosia rappresenta un segnale di allarme nei confronti del pericolo, non importa se reale o immaginario, di poter perdere tale figura di attaccamento, condizione che mette a rischio la stessa sopravvivenza fisica del bambino.
Gestire la gelosia
Conoscere le dinamiche che si instaurano all’interno della famiglia con la nascita di un secondo o terzo figlio può aiutare ad affrontarle in maniera più consapevole e serena e far sì che l’arrivo di un secondogenito non diventi motivo di preoccupazione.
E’ importante sottolineare che il sentimento della gelosia è un sentimento normale che emerge nel bambino alla nascita di un nuovo fratello o sorella. Così come è normale un po’ di rivalità tra fratelli.
Tra i fratelli solitamente soffrono maggiormente di gelosia i primogeniti in quanto hanno vissuto per un periodo più o meno lungo l’esclusività del rapporto con i genitori. Il secondo o il terzo figlio hanno dovuto sempre dividere l’amore e le attenzioni dei genitori con gli altri fratelli, ma ciò non significa che non possano sperimentare gelosia nei loro confronti.
Quando il bambino soffre di gelosia può manifestare questo sentimento in diversi modi. In parte dipendono dalle sue caratteristiche di personalità, dal temperamento, dall’età, dalle sue competenze.
E’ importante che i genitori colgano questi segnali e li interpretino come espressione del sentire del proprio bambino, senza giudicarlo o punirlo per questo.
Il bambino può manifestare comportamenti regressivi: fare la pipì a letto, sporcarsi, chiedere il ciuccio, parlare con una voce infantile, chiedere maggiori attenzioni ai genitori, lamentarsi spesso, chiedere più coccole.
Può anche manifestare comportamenti aggressivi: fare dispetti, mettere il broncio, stuzzicare sia fisicamente che verbalmente, lanciare o rompere oggetti o giocattoli, picchiare, morsicare, criticare o rimproverare apertamente i genitori.
Che cosa si può fare
Innanzi tutto, è bene ricordare che i genitori giocano un ruolo fondamentale nell’aiutare i bambini, specialmente se molto piccoli, a comprendere le proprie emozioni ed a gestirle nella maniera più adeguata.
Per ottenere questi risultati ed evitare di cadere in alcuni diffusi comportamenti che non fanno altro che peggiorare la capacità del bambino di avere fiducia in sé e di regolare autonomamente la propria emotività.
I genitori possono seguire alcuni suggerimenti e riflettere anche su alcune “pratiche”, culturalmente e socialmente trasmesse, che di fatto non servono assolutamente a placare la gelosia dei fratelli, come per esempio fare dei regali al primogenito quando nasce il secondo figlio, oppure citare frasi tipo: “Guarda, il fratellino è arrivato e ti ha comprato questa bicicletta”.
I bambini sanno che questo non può essere vero, quindi si inganna la loro intelligenza. Oltre a non essere vero è anche un gesto inutile perché il dono più grande che possa ricevere un bambino in queste circostanze è proprio l’arrivo di un fratello.
Associare questo evento ad un regalo materiale non ha nulla di educativo e distoglie l’attenzione del bambino più grande da ciò che è veramente importante.
I timori dei genitori sono spesso causati da strani sensi di colpa per aver scelto di mettere al mondo un altro bambino, come se il farlo privasse gli altri figli dell’amore necessario per crescere e diventare adulti equilibrati e responsabili.
Allo stesso modo non serve chiedere in continuazione: “Sei contento che arriva il fratellino?” perché se in risposta a questa domanda si riceve un NO (che corrisponde alla verità) è chiaro che i genitori rimarrebbero delusi, preoccupati, e il senso di colpa acquisirebbe dimensioni enormi, cosa che non aiuterebbe nessuno dei personaggi coinvolti in questa nuova nascita.
Nei primi tre anni i bambini fanno fatica ad immaginare un fratello che è ancora nascosto nella pancia della mamma, se ne renderanno conto solo quando vedranno un essere simile a loro, più piccolo, che potranno toccare ed annusare.
Proviamo quindi a non porre domande alle quali i bambini rispondono in maniera automatica, sapendo magicamente che cosa volete sentirvi dire, senza una percezione totalmente consapevole di quanto sta per accadere.
Si tratta di domande che servono soltanto agli adulti (genitori, nonni, amici…) per placare le proprie ansie, per avere conferma che questa nascita non sconvolgerà nessuno.
Non sempre arriva
A differenza di quanto siamo spesso portati a credere, la gelosia dei fratelli può anche non sorgere oppure essere lieve o passeggera. La convinzione che essa sia un fenomeno ineluttabile non fa altro che alimentarla, trasformandola in una profezia che si autoavvera.
Si finisce così per cogliere ogni piccolo indizio, con il rischio di interpretazioni distorte, poiché si riconduce tutto il comportamento del figlio alla gelosia per la nascita del fratellino, quando esso può avere origini diverse, per esempio nel contesto del nido o della scuola dell’infanzia.
Allo stesso tempo, però, non si permette al bambino di esprimere il suo disagio e la sua sofferenza, soprattutto a livello verbale, nell’implicita convinzione che tra fratelli debbano esistere solo sentimenti positivi di affetto e la gelosia non sia accettabile.
Agisce in questi casi un atteggiamento frequente nei genitori di oggi, che vorrebbero preservare i bambini dalle emozioni negative, cui non sanno come far fronte quando queste inevitabilmente si presentano.
È l’illusione di poter vivere in una famiglia da favola, immune da tensioni e momenti critici. Si arriva al caso estremo di genitori che rinunciano ad avere un secondo figlio, come sarebbe loro desiderio, per timore delle reazioni di gelosia del primogenito.
Si dimentica che le emozioni negative non solo non possono essere evitate, ma svolgono un ruolo utile nello sviluppo del bambino; questo a condizione che siano adeguate alle capacità di superamento del bambino e siano ben affrontate con l’aiuto dell’adulto.
Non dura per sempre
Un’altra convinzione diffusa è che la gelosia duri per sempre. Se un bambino era geloso del fratello o della sorella nei primi anni di vita, come primogenito o secondogenito, lo sarà per sempre.
Non è così perché in realtà i vissuti infantili possono essere trasformati dallo sviluppo e dalle esperienze seguenti, sia in famiglia che fuori. Può quindi accadere che fratelli gelosi da piccoli trovino nella fanciullezza o in adolescenza modalità di relazione più serene.
Quando un bambino manifesta la sua gelosia occorre quindi cercare di mettersi nei panni del bambino geloso, non mostrandosi sorpresi o impauriti dal suo sentimento. Capire i bisogni del figlio, e dunque anche le sue difficoltà, consente ai genitori di mostrarsi più sereni e disponibili nei suoi confronti, pur rimanendo determinati nel porre dei limiti e nel non assecondare le pretese del figlio.
Accogliere e comprendere non significa infatti darla vinta, ma aiuta al contrario a rendere anche i rimproveri o le regole, con le loro conseguenti frustrazioni, meno dolorose e più comprensibili per il bambino geloso.
La regressione dei fratelli
A volte, specie nei bambini più piccoli, la gelosia può portare a desiderare di avere le stesse caratteristiche del fratellino che ottiene l’affetto materno. Può così accadere che il più grande cerchi di comportarsi da neonato, cioè allo stesso modo di chi ottiene così tante attenzioni.
Le regressioni che spesso accompagnano la nascita di un fratellino, come bagnare il letto o riprendere a usare il ciuccio, non rappresentano soltanto un meccanismo di difesa, attraverso il rifugio in una condizione precedente e confortante perché nota e quindi psicologicamente meno impegnativa.
Esse possono anche rappresentare dei modi per comportarsi come il piccolo “intruso” e tentare di ottenere in questo modo le attenzioni dei genitori, in particolare della madre, così come le ottiene il neonato.
È fondamentale che i genitori prestino attenzione a questi segnali e facciano in modo che il proprio comportamento sia equilibrato nei confronti dei fratelli eliminando, laddove possibile, qualsiasi causa di rivalità.
I vissuti dei figli vanno accolti e non è possibile pretendere che i bambini superino indenni e da soli il sentimento di ostilità che spesso accompagna la gelosia. Non chiediamoci perché un bimbo picchia il fratello.
Proviamo piuttosto ad eliminare i comportamenti adulti che possono aver generato questa gelosia, sicuramente fisiologica, ma spesso alimentata da comportamenti non corretti di chi fa parte della famiglia.
Non si può permettere ad un bambino di picchiare il fratellino appena nato, gli farebbe del male, così come non è necessario metterglielo in braccio per farglielo “accettare”.
Si può invece dedicare al primogenito un quarto d’ora di gioco esclusivo solo col genitore, gli si può manifestare il desiderio di condividere un’attività con lui o di andare a prendere un gelato insieme.
Solo così i bambini capiranno che nessuno ha preso il loro posto e che la loro unicità viene preservata e riconosciuta.
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8 Comments
Mi piacerebbe avere un’opinione sul mio caso: ho un fratello minore (di 21 mesi) che fin da piccolo mi bersagliava di prepotenze e dispetti vari
mi tirava i sassi… se salivo su un albero mi bastonava per farmi cadere … è stato testimone di due episodi in cui sono stata molestata e non solo non ha fatto nulla … ma ha persino raccontato una versione falsa dove ero io colpevole e non la vittima (e ovviamente nostra madre ha creduto a lui) mi rubava e rompeva i giocattoli… … questo da bambini
da adolescente è arrivato persino a manomettere i freni del mio motorino e a togliere la benzina …
da adulto poi mi aggrediva verbalmente con epiteti vari ” fai schifo ” tu non sei una donna” e roba del genere .
Quando mi sono sposata non è piu fatto vivo… non mi ha presentato sua moglie nè i suoi bambini.
si è separato e la sua ex moglie mi ha detto che lui mi dipingeva in maniera terribile … perchè (secondo lui ) io ero invidiosa di lui .
ma i sintomi dell’invidia quali sono?
nostra madre mi diceva di sopportarlo perchè incapace di capire … ed io , anche se soffrivo per quei soprusi non ho mai reagito … cioè … se ero /sono invidiosa di lui… non me ne sono mai accorta… sono molto confusa
Per questioni di privacy a tale mail ho risposto privatamente
Salve, ho una bambina di 4 anni e una neonata di 4 mesi, inizialmente sembrava tutto ok, la sorellina maggiore era affettuosa e lo è tutt’ora, di giorno è tranquilla, fa la brava ma ultimamente arrivata l’ora della nanna proprio appena ci mettiamo per dormire le viene una specie di cistite mi fa alzare dal letto tipo per due ore di seguito ma di continuo tant’è che a volte stiamo in bagno per mezzora di seguito, poi scatti di rabbia pianti ecc tutto fino che finalmente si addormenta e passa tutto… abbiamo fatto esami delle urine e sono ok… questo fattore succede anche quando deve addormentarsi il pomeriggio ma molto meno e devo dire che va a fare pipì più spesso rispetto a prima e a parte che ogni tanto mi dice che ha bruciore non ha altri sintomi…è gelosia? io a volte penso abbia qualcosa ma mi sa che sia dovuto da una gelosia inconscia che si manifesta solo al momento della nanna…cosa ne pensa lei? cosa potrei fare per non farla stare male?
grazie
cordiali saluti
Ha perfettamente ragione, è una gelosia che agisce più nella fase inconscia che quella coscia, infatti si evidenzia quando la bambina sta per addormentarsi e sa che in quelle occasioni non vede nulla, cade nell’oblio del soono ed a paura che al risveglio non rivedrà le cose nello stesso modo in cui le ha lasciata, e quindi non controlla cosa avviene in casa o cosa potrebbe succedere mentre dorme, o se lei sarà abbandonata o messa da parte per la nuova arrivata.
Il momento dell’avvio al sonno rappresenta un momento dell’abbandono delle inibizioni e di tutti i freni che da vegli mettiamo in atto per controllarci, anche se è piccola 4 anni sono sufficiente per mettere in atto tali meccanismi difensivi inconsciamente.
La rassicuri sul fatto che le vuole bene e che non la lascierà mai e non l’amerà mai di meno di sua sorella, ma che ora è troppo piccola per arrangiarsi da sola e ha bisogno di lei continuamente, così come succedeva quando era lei piccola di casa e da buona madre accorreva subito.
Così la fa sentire non solo messa sullo stesso piano di importanza della sorella ma la rassicurerà delle sue paure ed ansie, tanto normali quanto superabili nel breve tempo, abbia solo un po’ di pazienza e vedrà che la gelosia presto svanirà.
Magari lei ed il padre potete concedervi dei momenti, anche pochi minuti al giorno, da dedidcare esclusivamente alla grande, sarà il vostro modo di dimostrarle che non vi siete scordati di lei e che è importante quanto prima dell’arrivo della sorellina, inoltre suggeritele i vantaggi di avere una sorella: cioè un’amica con cui giocare, divertirsi, fare tanto cose insieme, giusto il tempo di farla crescere un po’ di più.
Spero di averla aiutata
Marilena
Salve, sono mamma di 3 bambine di 11 e di 7 anni (gemelline) . Una gemella imita costantemente la sorella maggiore con la quale ha un ottimo rapporto, ma frequentemente si innervosisce facendo il broncio e isolandosi dall’intera famiglia. Riporto qualche esempio 1(le chiedo di darmi la mano x attraversare la strada e lei comincia con il suo comportamento replicando che alla maggiore nn l’ho chiesto), 2 (inizia una lagna se non le prendo per prima qualcosa che mi avevano chiesto tutte) sono talmente tanti i casi praticamente ogni giorno che neanche mi sovvengono. Non le faccio mancare niente, anzi a volte chiedo “in sua presenza” alla più grande di cedere x evitare questioni. Avrei bisogno di un Suo consiglio e nel caso capire se necessita di un aiuto specializzato. Grazie.
Cara Alessia, le gemelle spesso vivono con una simbiosi più o meno accentuata sopratutto da piccole, pertanto l’atteggiamento di gelosia nato da un comportamento geitoriale nei loro confronti diverso, anche nei particolari più inisgnificanti, è più che normale, cerchi di trattarle nello stesso identico modo il più possibile.
Se poi la piccola fa i capricci non li assecondi e non le compri nulla per farla smettere, non deve associare il capriccio alla possibilità di guadagnare qualcosa ma semmai ilcontrario, cioè perdere o patire un qualcosa, come ad esempio imporle di smetterla atrimenti subentra un castigo o una punizione adeguata al comportamento sbagliato.
Vedrà che con l’entrata nella scuola e la conoscenza di altri coetanei tale simbiosi andrà scemando anche se non scomparirà del tutto sino all’età adolescenziale, dove addirittura potrebbero entrare in competizione, ma tutto fa parte del gioco della vita e dell’imparare a relazionarsi con gli altri urché sia sempre fatto in modo rispettoso ed educato, altrimenti le metta in castigo anche se sono ragazzine.
L’educazione ed il rispetto delle regole della famiglia sono la cosa più importante, è così che impareranno a rispettare gli altri e le cose del mondo.
Marilena
Salve,sono la mamma di un bimbo di 5 anni e di una bimba di 9 mesi. Premetto che sono una casalinga,quindi ho sempre dedicato tutto il mio tempo al mio figlio maggiore (chiaramente fino a che non è arrivata la bimba) io e lui abbiamo sempre avuto un ottimo rapporto,lui è sempre stato molto legato a me e io molto protettiva verso lui.
Lui essendo molto dolce ha sempre legato anche con i bimbi più piccoli dando loro attenzione, per questo mi ha sempre chiesto una sorellina ed inizialmente era molto felice, da quando la bimba ha cominciato ad interagire con la famiglia lui ha cominciato ad avere con me, un comportamento di sfida perenne, non mi ascolta, mi risponde,noi abbiamo sempre parlato molto con lui e continuiamo a fare,ma mentre mio marito riesce ad avere il rapporto che ha sempre avuto, con me le cose non sono così.
Inoltre alle voltevedo che è quasi aggressivo con la bimba, esempio: la stringe troppo per abbracciarla, gli leva le manine quando si sorregge a qualcosa per stare in piedi ecc..
Alle volte invece è super protettivo verso di lei, tipo, se siamo in macchina e lei piange è lui che mi dice accosta mamma che la bimba ha sete, oppure è lui che prende l’acqua,o che gli dà da mangiare,o che cerca di farla stare tranquilla e ci riesce sempre perché lei venera suo fratello.
Come mi consiglia di agire?
Grazie
La gelosia nei fratellini è una cosa più che normale, ed è legittimo che un bimbo che è rimasto per anni il solo principino di casa debba ad un certo punto dividere le attenzioni dei suoi genitori con la nuova venuta, ma il tempo e la dedizione speciale al piccolo aiutano molto:
riservategli uno per volta (mentre l’altro è occupato con la piccola) delle attenzioni esclusive e ricordategli spesso che non lo amate di meno ma sempre di più, anzi fatevi, per quanto sarà possibile, aiutare nella gestione della piccola in modo da farlo sentire grande ed utile, questo lo aiuterà a non sentirsi messo da parte ma elemento attivo nel nuovo nucleo familiare.
Marilena