La gentilezza è l’arma dei più forti
(Stephen Littleword)
La gentilezza migliora l’umore, l’empatia, le relazioni umane, e perfino la salute. Se siamo gentili otteniamo di più dagli altri. Quello della gentilezza si può definire un vero e proprio potere.
Essere gentili significa ‘uscire da se stessi’ per aprire la mente al resto del mondo, accogliere gli altri esseri umani, accettare e rispettare i concetti, le idee, i modi di vivere e di essere di tutto quello che è diverso da Noi.
Gentilezza vuol dire tolleranza ed empatia, accettazione della differenza, barriera contro maleducazione e arroganza. E almeno per una di queste ragioni conviene essere gentili perché quando si è gentili, succede di sentirsi col cuore a posto e la fiducia in mano.
E a chi riceve gentilezza, capita di conquistare uno sguardo più sereno.
La gentilezza è un gesto di attenzione verso gli altri che giova alla mente e al corpo.
Attenzione, però, a non confondere la gentilezza con la semplice educazione, il rispetto per gli altri, che ci spinge a salutare, ringraziare, avere delle buone maniere ed essere affabili con le persone che ci circondano.
Essere gentili non significa solo usare le buone maniere e comportarsi seguendo le regole sociali del buon vivere comune.
La gentilezza è qualcosa di più e di diverso.
Non è solo un comportamento affabile, ma è uno stato d’animo, un’attitudine, qualcosa che dovrebbe essere innato in ogni essere umano.
Perché una comunità per crescere ha bisogno di regole condivise, di coesione, ma anche di empatia, di solidarietà, di altruismo. La gentilezza è quel bene comune che si raggiunge insieme agli altri, non quando ognuno segue la propria strada in maniera egoistica.
È la scienza a dirci quanto siano “magici” per la nostra salute e benessere i comportamenti benevoli verso gli altri. Numerose ricerche scientifiche hanno confermato che atti di gentilezza, generosità e altruismo promuovono la produzione di tre sostanze chiave per il nostro benessere:
È stato inoltre osservato che gli atti di gentilezza riducono anche la produzione di ormoni meno “simpatici” come il cortisolo, l’ormone legato alle condizioni di stress psicofisico, aumentando la funzionalità di sistemi chiave del nostro organismo come quello immunitario.
I partecipanti all’esperimento di Zaki e Nook[1] presso la Stanford University sono stati esposti a scene nelle quali potevano osservare atti di generosità o di grettezza compiuti da persone che non conoscevano.
In seguito, è stato loro chiesto di rispondere ad alcune lettere nelle quali una persona raccontava degli alti e bassi della propria vita nell’ultimo mese.
Le persone che avevano assistito a scene di generosità hanno scritto note più amichevoli e più ottimistiche di quelli che avevano visto gli altri comportarsi avidamente.
Questo e altri studi hanno stabilito che la gentilezza evolve man mano che si diffonde, “infettando” le persone a livello inconscio e manifestandosi in comportamenti diversi.
E questo significa che, com’è successo per un test effettuato sui lavoratori della Coca-Cola in uno stabilimento spagnolo, una buona azione in una zona affollata può creare un effetto domino e migliorare la giornata di dozzine di persone!
Il modo più fruttuoso per diffondere la gentilezza in ambiente aziendale è proprio quello di trattarla come se fosse una particella contagiosa. Bisogna creare le condizioni perché si diffonda, così da “infettare” il maggior numero di persone possibile. Lo stesso vale per qualsiasi ambiente affollato come una scuola, un supermercato, un negozio, in famiglia o al ristorante.
La gentilezza si diffonde grazie a processi di apprendimento diretto (ad es. assistere ad un atto) e indiretto (ad es. sapere degli atti di gentilezza di altri). È quindi fondamentale che comportamenti gentili siano adottati innanzitutto dal management aziendale: data la loro visibilità, fungeranno da formidabili “untori”.
Inoltre, bisogna creare spazi e momenti di conoscenza e aggregazione tra i lavoratori o tra gli avventori nei quali sia più facile che questi si comportino in modo libero e sincero.
Uno studio guidato dalla University of Texas at Austin ha fatto una ricerca sulle dinamiche comportamentali instaurate da un comportamento gentile.
Il punto chiave della ricerca è che quando regaliamo qualcosa a sorpresa, o facciamo un favore inaspettato, tendiamo a sottostimare la sensazione di calore umano che provano i destinatari del gesto. Esiste quindi una discrepanza fra le aspettative di chi dà e la reazione di chi riceve, che rischia di limitare la disposizione ai comportamenti altruistici.
I ricercatori sono giunti a tale conclusione grazie a una serie di esperimenti diversi ma accomunati dal medesimo principio di base, che hanno permesso di osservare varie sfumature di questa dinamica.
Ad esempio, in uno di essi hanno portato 84 partecipanti in un parco e hanno dato loro la possibilità di tenere per sé una cioccolata calda, oppure di regalarla a uno sconosciuto. Qualcuno ha optato per la prima opzione, ma la maggior parte ha accettato di donarla.
Quando è stato chiesto loro di valutare quanto pensavano che fosse migliorato l’umore dei destinatari della cioccolata su una scala da 0 a 5, i partecipanti hanno ipotizzato un punteggio medio di 2,7: significativamente meno dei 3,5 punti di apprezzamento realmente espressi dai destinatari.
Dunque, quando siamo gentili inneschiamo una conseguenza positiva ed ottimistica a catena che migliora la giornata di tutti coloro che, direttamente o indirettamente, la ricevono.
Siate gentili e fatelo spesso, ci guadagnerete, sempre.
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