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13/08/2018Il free bleeding è una corrente di pensiero che vuole le donne libere da tutti gli accessori.
Tale visione arriva dagli anni ’70 e, che piaccia o no, è un invito per le donne a non nascondersi durante il ciclo mestruale, addirittura invita ad evitare l’uso di assorbenti durante il ciclo.
Certamente è un fenomeno che fa discutere e divide le opinioni, ma il free bleeding resta comunque, per chi lo pratica, un’espressione di grande emancipazione e libertà femminile contro le imposizioni di tamponi e assorbenti.
Già, perché la pratica altro non è se non vivere il periodo delle mestruazioni senza usare niente di tutto ciò che il mercato ha ideato e proposto al fine di “arginare” la perdita di sangue.
Origini del free bleeding
L’idea del free bleeding non è nuova, le sue radici affondano ai tempi del femminismo di prima generazione, negli anni ’70.
Negli anni ’70 il free bleeding nasce come reazione alla sindrome da shock tossico, causata in alcuni soggetti dall’inserimento degli assorbenti interni; in piena cultura hippie, molte donne preferivano non usare assorbenti in quei giorni.
Certamente fu un primo, grande segnale a indicare un cambiamento di prospettiva verso un argomento considerato tabù, concezione non ancora del tutto passata, se si considerano le superstizioni tutt’oggi legate al ciclo in ogni parte del mondo.
Il free bleeding è poi tornato prepotentemente “di moda” nel 2014, pubblicizzato dal portale 4chan, ed è stato adottato da alcuni movimenti femministi come forma di protesta soprattutto contro la cosiddetta tampon tax, la tassa sugli assorbenti che, come capita anche nel nostro paese, vengono considerati beni di lusso.
Nel free bleeding, come detto, non si utilizzano tamponi, coppette o assorbenti, al massimo degli asciugamano per coprire divani, lenzuola e sedie, o alcune delle mutande ideate appositamente da brand come Thinx, ad esempio.
L’esempio di Kiran Gandhi
Di free bleeding non si è più veramente parlato fino a quando, nel 2015, la batterista (tra gli altri di M.I.A.) e studentessa ad Harvard Kiran Gandhi ha corso la maratona di Londra del 26 aprile, con le mestruazioni e senza alcun assorbente. Sui suoi pantaloncini, al termine della gara, spuntava una macchia rossa che non lasciava dubbi.
Ho corso per le mie sorelle che non hanno accesso a tamponi e per le sorelle che, malgrado crampi e dolori, li nascondono e fanno finta che non esistano. Ho corso per dire che il ciclo esiste e che lo superiamo ogni giorno.
Questa la motivazione di Kiran, fatta pensando a tutte le donne che, nel mondo, sono escluse dalla vita della comunità durante i giorni del ciclo e vivono quel periodo come se fosse una malattia contagiosa.
Secondo la charity britannica WaterAid, 1,25 miliardi donne non hanno accesso all’acqua, o ai prodotti sanitari femminili, cosa che spesso limita notevolmente la vita soprattutto delle giovanissime, costrette a non frequentare la scuola durante i giorni delle mestruazioni; per questo il gesto di Kiran ha assunto un forte significato politico, dando il via alla rivendicazione femminile di vivere liberamente il proprio ciclo mestruale. Anche senza assorbenti.
Steph e lo yoga
Steph Gongora, maestra di yoga del Costa Rica, è solita riprendersi durante le sue lezioni, e pubblicare i video su Instagram; ha fatto molto discutere un suo filmato, in cui si vedeva una macchia di sangue spuntare dai leggings bianchi, ma Steph ha spiegato la scelta, volontaria, di mostrarsi, così come richiede il free bleeding.
“Centinaia di anni di cultura ci hanno fatto sentire in imbarazzo a sanguinare. Ci hanno lasciato una sensazione di sporco e di vergogna.”
Sempre più donne sembrano trarre spunto dall’esempio di Kiran Gandhi o Steph Gongora e aver accettato serenamente di mostrarsi anche durante il periodo del ciclo mestruale.
Gongora non è la sola a portare la propria testimonianza, anche Kiandre Yvaine, che su Instagram si definisce “mentore delle mestruazioni”, ha parlato del free bleeding: “L’occultamento, la vergogna, la chiusura, il contenimento e la paura intorno alle mestruazioni fanno parte di un vecchio paradigma che opprime le persone. Il mio sangue è assolutamente bellissimo.
È l’elisir di lunga vita; letteralmente la sostanza che sostiene la vita nel grembo materno. Svergognarlo in qualsiasi modo significa svergognare la magia che sostiene la vita di coloro che sanguinano.”
Sanguinamento libero
Free bleeding significa letteralmente “sanguinamento libero” e si pratica scegliendo di non utilizzare prodotti igienici, come assorbenti o tamponi, per assorbire le perdite di sangue durante le mestruazioni.
Può sembrare strano inizialmente, ma per alcune persone il free bleeding è un’esperienza incredibilmente liberatoria.
“Alcune persone scelgono di non usare prodotti per assorbire le perdite di sangue come atto di protesta all’interno di un movimento che punta a normalizzare le mestruazioni e a superare lo stigma a esse associato”, spiega la dottoressa Jenna Beckham, specialista in ostetricia e ginecologia.
Con il dilagare della cosiddetta povertà mestruale (dall’inglese “period poverty”) in tutto il mondo, altre persone “praticano il free bleeding non per libera scelta, ma per l’impossibilità di accedere ai prodotti mestruali”, aggiunge.
La povertà mestruale
La povertà mestruale è la condizione di impossibilità economica di acquistare prodotti per l’igiene.
La Banca Mondiale stima che almeno 500 milioni di donne e persone con un ciclo mestruale in tutto il mondo non sempre hanno accesso ai prodotti, al supporto e alle strutture di cui hanno bisogno.
Oltre il 14% delle donne in età universitaria negli Stati Uniti ha sperimentato la povertà mestruale nell’ultimo anno e per il 10% la situazione si ripete ogni mese.
Sorprendentemente, alcune persone hanno utilizzato il free bleeding proprio per portare l’attenzione su queste disuguaglianze.
La dottoressa Beckham sottolinea, inoltre, che pratica il free bleeding “potrebbe farlo per ridurre l’impatto ambientale dei prodotti mestruali usa e getta” o perché ritiene che tamponi o assorbenti siano scomodi.
Il period shaming
Al giorno d’oggi, in tutto il mondo si sta diffondendo una nuova forma di bullismo sulle mestruazioni, il cosiddetto “period shaming”. Uno studio peer-reviewed ha rilevato che nell’estremo ovest del Nepal, donne e ragazze sono obbligate a isolarsi in capanni per il bestiame ed è loro vietato di toccare altre persone o oggetti durante il ciclo mestruale.
In India, le mestruazioni sono spesso considerate un tabù.
E, come se non bastasse, in uno studio condotto su oltre 1000 studenti negli Stati Uniti, il 76% ha affermato che le mestruazioni hanno una connotazione negativa e sono considerate disgustose e antigieniche, mentre il 65% ritiene che la società insegni alle persone a vergognarsi delle mestruazioni.
La dottoressa Beckham è concorde nel dire che la lotta contro lo stigma delle mestruazioni è uno dei fattori associati al free bleeding praticato oggi, oltre all’urgenza di aumentare la consapevolezza relativa ai gruppi marginalizzati, come alcune persone transgender e non binarie, che hanno un ciclo mestruale.
“Più di recente, il movimento è stato associato a motivazioni come la lotta contro lo stigma delle mestruazioni, la protesta contro i costi dei prodotti mestruali e la sensibilizzazione intorno agli uomini transessuali e alle persone non binarie che hanno un ciclo mestruale”, aggiunge la dottoressa Beckham.
Il free bleeding è igienico?
In generale, il free bleeding è considerato sicuro per chi lo fa, ma occorre considerare alcuni aspetti per chi ci sta intorno. Il sangue mestruale può trasportare virus come l’HIV, l’epatite C o l’epatite B, in grado di sopravvivere fuori dal corpo umano per giorni o addirittura settimane.
“Come regola generale non si dovrebbero esporre, volontariamente o involontariamente, altre persone al contatto con fluidi corporei senza il loro consenso, incluso il sangue mestruale”, consiglia la dottoressa Twogood.
L’idea di emancipazione associato al movimento del free bleeding può sembrare attraente, ma nella pratica questa scelta comporta qualche sacrificio, in primis la quantità di indumenti da lavare.
Tuttavia, per chi decide di fare questa scelta, esistono diverse opzioni per facilitare le cose.
Alcune donne o persone con un ciclo mestruale scelgono di lasciare che il sangue fluisca liberamente sui vestiti. C’è che chi indossa la normale biancheria intima e chi decide deliberatamente di indossare indumenti di colori più chiari.
In alternativa si possono indossare gli slip mestruali. Ne esistono di vari modelli, ma tutti si basano sull’idea che le microfibre assorbono il sangue mestruale evitando fuoriuscite e facendoti sentire asciutta.
Come praticarlo
La dottoressa Beckham afferma: “alcune persone scelgono di usare le mutande mestruali che spesso contengono alcuni componenti antimicrobici” che impediscono la proliferazione dei batteri.
Le mutande mestruali non andrebbero indossate per più di 12 ore e possono essere lavati a mano (fino a eliminare completamente il sangue dal tessuto) o in lavatrice in acqua fredda e con un lavaggio delicato.
Per chi sceglie di praticarlo, il free bleeding è uno strumento molto efficace per accendere i riflettori sul period shaming, presente in tutto il mondo ancora oggi, e sulla piaga dell’impossibilità di accedere ai prodotti mestruali per milioni di persone.
“Lo stigma può essere ridotto parlando dell’argomento a voce alta includendo tutti i generi ed evitando parole e frasi umilianti quando si parla di mestruazioni”, conclude la dottoressa Dr. Twogood.
Molte persone usano un calcolatore del ciclo mestruale per monitorare i cambiamenti del corpo nelle diverse fasi del ciclo.
Bisogna imparare ad ascoltare i segnali del corpo, cioè le contrazioni dell’utero che annunciano l’arrivo del sangue mestruale. Allo stesso modo, è necessario sviluppare la capacità di trattenere il flusso fino a quando non è possibile evacuarlo. Tutto questo richiede molta pratica.
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