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12/12/2017La sincronicità si verifica quando degli eventi appaiono collegati.
Il primo a parlare di sincronicità fu Carl Gustav Jung nel 1952, che la definì come una “coincidenza significativa”. Le coincidenze, secondo l’uso più comune del termine, sono eventi straordinari, sequenze insolite di avvenimenti simultanei in qualche misura collegati tra loro.
Jung andò oltre a questa definizione, ritenendo le coincidenze un qualcosa che prima o poi si verifica della vita di ciascuno di noi, ma che non sempre è significativo.
Cos’è la sincronicità
La sincronicità, in psicologia, è un concetto che si riferisce alla coincidenza di eventi che non hanno una relazione causale ovvia, o che addirittura non hanno alcun rapporto di natura causale, eppure si verificano contemporaneamente o in una strettissima successione.
Questi eventi possono essere apparentemente casuali ma sono percepiti come significativi dall’individuo che li vive. La sincronicità può essere vista come una sorta di segnale, quasi una guida che indica la direzione da seguire, o come una conferma dell’andamento della propria vita.
Una persona che sta pensando di cambiare lavoro, ad esempio, potrebbe ricevere una proposta inaspettata, per un colloquio di lavoro, proprio quando sta pensando a questo cambiamento. O potrebbe incontrare una persona che condivide la sua stessa passione e che la incoraggia a perseguire i suoi sogni.
Quando si parla di sincronicità, o di coincidenze significative, dobbiamo tenere a mente che quest’ultima parola ha una connotazione fortemente soggettiva rispetto a chi vive un episodio di sincronicità. Un fatto del tutto casuale può essere significativo e cruciale per l’esistenza di un individuo e del tutto insignificante per una seconda persona.
Avvenimenti vissuti come sincronici possono, in ogni caso, interessare uno qualsiasi degli ambiti del nostro vissuto. Possono essere inerenti l’inizio o la fine di una relazione, possono essere relativi al sogno o a rapporti di amicizia.
La teoria di Jung
Il termine sincronicità è stato introdotto per la prima volta da Carl Gustav Jung nel 1950. Jung ha coniato questo termine per descrivere il fenomeno delle coincidenze significative che si verificano senza una relazione causale evidente tra di esse.
Le parole esatte scelte da Jung per definirla sono: “principio di nessi acausali”.
Secondo Jung, la sincronicità rappresenta un principio di connessione che va oltre il rapporto di causa ed effetto, e che unisce gli eventi in modo significativo. Questo fenomeno è per Jung una manifestazione dell’inconscio collettivo, un livello di coscienza comune a tutti gli esseri umani che si esprime attraverso simboli universali e archetipici.
Jung ha dato estrema importanza alla sincronicità, sostenendo che essa potesse aiutare a comprendere il significato profondo degli eventi della vita e a orientarsi nella propria esistenza.
Un evento sincronistico può racchiudere in sé diversi significati. Come tutti i simboli, anche gli eventi sincronistici hanno la funzione di rendere conscio l’inconscio.
L’originalità del contribuito di Jung consiste nel presupposto che l’inconscio non sia solo un magazzino personale ma un magazzino psichico del genere umano. È quello che Jung definì “inconscio collettivo” ovvero una raccolta di simboli che condividiamo con gli altri esseri umani e dei quali siamo all’oscuro.
Le coincidenze sono il prodotto di questi elementi presenti nell’inconscio collettivo che ci portano a rapportarci e a vivere esperienze con gli altri, ricche di significato.
Nelle relazioni
La sincronicità tra due persone si può verificare quando tra di loro è presente un’armonia di fondo, che nella maggior parte dei casi è diretta conseguenza di una relazione basata su:
- empatia
- fiducia
- comunicazione e ascolto reciproco
- intimità di tipo emotivo e fisico.
Nelle relazioni amorose, la sincronia può essere intesa come capacità della coppia di bilanciare le proprie esigenze individuali con quelle dell’altro, creando un equilibrio che favorisce la crescita e lo sviluppo di entrambi.
I partner in sincronia sono in grado di comprendere ed accogliere le esigenze emotive dell’altro, offrendo sostegno e conforto nei momenti di bisogno. La comunicazione tra innamorati sincronizzati è aperta e onesta, e permette loro di affrontare i conflitti e le sfide in modo costruttivo e collaborativo.
Nell’amicizia, la sincronia si manifesta attraverso la condivisione di interessi, valori e obiettivi comuni. Gli amici in sincronia si sostengono a vicenda, si incoraggiano nel raggiungimento dei loro obiettivi e si comprendono anche nei momenti di difficoltà.
La comunicazione tra amici sincronizzati è spesso fluida e naturale, poiché entrambi si sentono a proprio agio nell’esprimere le proprie emozioni e pensieri senza timore di giudizio.
Questa profonda comprensione reciproca permette agli amici di anticipare le esigenze e i desideri dell’altro, contribuendo a rafforzare il legame.
Nel quotidiano
Anche nel quotidiano avvengono eventi sincronici. Ecco alcuni esempi che ci permettono di comprendere, nella pratica, cosa siano gli eventi sincronici:
- stiamo pensando a qualcuno, un amico ad esempio o un collega, che non vede da tempo. E improvvisamente riceviamo una telefonata o un messaggio proprio da quella persona
- abbiamo un sogno che sembra avere una forte rilevanza per la nostra vita. E poi, durante la giornata successiva, ci imbattiamo in eventi che sembrano confermare il significato del sogno
- stiamo riflettendo a un problema difficile che dobbiamo affrontare, e inaspettatamente troviamo la soluzione adatta a risolverlo
- ci imbattiamo in una serie di circostanze fortunate, come perdere un treno oppure osservare lo stesso libro in una libreria, che sembrano facilitare il nostro cammino verso un obiettivo specifico. Come cambiare lavoro o incontrare un nuovo partner
- ci ritroviamo a vivere diverse esperienze che sembrano essere fortemente simboliche o significative. Come vedere ripetutamente un determinato animale o incontrare persone con lo stesso nome
- stiamo meditando o pregando, per trovare una risposta ad una questione per noi di vitale importanza, e ci ritroviamo senza capire perché di fronte ad un evento, o una persona, che ci aiuta a trovare una soluzione ed a raggiungere la felicità che cercavamo.
Perché accadono
Secondo la psicologia le coincidenze possono essere spiegate da diversi fattori. In primo luogo, l’essere umano tende a notare le coincidenze che si verificano in modo casuale, mentre tende a ignorare le situazioni in cui gli eventi non sono correlati tra di loro.
Questo fenomeno è noto come attenzione selettiva, e può portare a una percezione erronea della realtà.
È come se noi esseri umani fossimo inclini a cercare schemi e significati nei dati che riceviamo dalla realtà esterna. Questa tendenza, nota come riconoscimento di pattern, può portare a credere che le coincidenze siano frutto di una qualche forma di connessione o di causa ed effetto anche quando non esiste una relazione causale riscontrabile.
Possiamo infine spiegare le coincidenze in termini di fattori culturali e sociali. Ad esempio, alcune culture attribuiscono un significato simbolico a certi numeri, animali o oggetti. Quindi possono notare coincidenze che implicano tali simboli come particolarmente significativi.
Possiamo tuttavia ammettere che le coincidenze possano rappresentare un fenomeno reale di sincronicità, fenomeno in cui gli eventi si connettono in modo significativo per noi, e solo per noi.
In questo senso, le coincidenze possono rappresentare una via per comprendere il significato profondo degli eventi della nostra vita.
Il tempo soggettivo
La teoria della sincronicità di Jung si basa su alcuni spunti psicologici molto importanti che eliminano la logica lineare nota come causa-effetto.
1) Il tempo soggettivo: fino al momento in cui Jung iniziò a parlare di sincronicità, si pensava che il tempo potesse essere esperito solo a livello di categorie logico-razionali della coscienza o a livello spazio-temporale attraverso nessi causali.
Con i suoi studi, Jung ipotizza che il tempo si possa vivere anche a livello inconscio, attraverso i sogni o i lapsus: in questi momenti il tempo si annulla e diventa una base fondamentale per spiegare la funzionalità della mente umana. La nostra psiche non è solo un meccanismo razionale, ma si basa anche su modalità simboliche, emotive e non razionali.
2) Gli eventi non sono oggettivi o dati obiettivi ma sono frutto degli occhi con cui guardiamo la realtà.
Abbiamo detto che la realtà non è oggettivamente vissuta, ma la viviamo attraverso filtri soggettivi che ognuno di noi ha.
La sincronicità può essere spiegata meglio in questo contesto. La connessione tra un fatto reale e uno stato interiore dipende sempre dai significati che noi gli attribuiamo a dei forti tratti emotivi e all’esperienza personale.
La mente e il corpo possono essere separati negli esseri umani: il soggetto degli eventi è esso stesso parte del contesto che si sta creando con l’evento, e contribuisce a formarlo attraverso la sua visione e attraverso la sua presenza.
Non si può definire univocamente ed oggettivamente un fatto. Il vissuto non è mai neutro, e sempre sperimentato attraverso una visione soggettiva che risente del nostro insieme di significati, che sono dati dalla nostra esperienza e che sono propri di quello che stiamo vivendo.
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