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17/02/2017Nella sindrome della crocerossina la persona vive per prendersi cura dell’altro.
Chi ne soffre prova una profonda gratificazione a sacrificarsi per il partner, trovando piacere nel rimuovere o abnegarsi per dare più spazio al compagno di vita. La crocerossina si ritiene indispensabile e soprattutto sente di avere una missione: salvare chi ha accanto.
Ma non è che così, in realtà sta solo cercando di salvare se stessa da ciò che teme di più: l’abbandono.
Cos’è la sindrome
La sindrome della crocerossina, anche chiamata sindrome di Wendy, si può inquadrare come un tipo di perfezionismo altruista che può portare ad un logorio interno e trasformarsi facilmente in un boomerang per la salute psico-fisica.
Questa sindrome è una dinamica psicologica che affligge soprattutto la donna che, seguendo lo spirito della crocerossina, si sente gratificata a vedere l’altro (generalmente il suo partner) “salvo” per merito dei propri sacrifici e del proprio aiuto.
In questo modo, la crocerossina si percepisce come indispensabile per l’altra persona e per la relazione con il proprio compagno.
Esattamente come per la dinamica del salvatore, la crocerossina può esistere solamente nel momento in cui vi è qualcuno da salvare o curare. In questo modo sceglie (letteralmente, attrae) partner particolarmente esigenti in termini di bisogno di attenzione o di supporto.
Le cause psicologiche
La sindrome della crocerossina è una condizione psicologica caratterizzata dall’impulso di aiutare gli altri fino ad un livello che può andare a discapito delle proprie esigenze e bisogni.
Questa sindrome è generalmente più frequente tra le donne, probabilmente per via di specifici valori culturali. Le donne, infatti, hanno una maggiore predisposizione all’ascolto, alla cura, all’empatia, all’aiuto, al sostegno, fino ad arrivare ad un vero e proprio sacrificio di sé.
Questo comportamento può essere il risultato di un ventaglio di fattori e cause, tra cui l’educazione ricevuta, l’ambiente sociale e lo stile di vita.
Più in dettaglio, nell’ambito dell’educazione ricevuta in famiglia il ruolo del caregiver (letteralmente, la persona che fornisce le cure) può essere stato oggetto di enfatizzazione e di valorizzazione superiore rispetto a tutti gli altri ruoli.
In questo caso, la persona che soffre della sindrome da crocerossina potrebbe aver subito una sorta di condizionamento o di impulso a diventare il pilastro della famiglia o della relazione.
Adultizzazione precoce
Altre cause possono essere legate a traumi infantili, in cui il bambino ha dovuto prendersi cura di sé stesso e degli altri in maniera prematura (adultizzazione precoce), creando una sorta di bisogno di gratificazione interna attraverso l’aiuto rivolto verso gli altri.
Questo può avvenire a causa di diverse circostanze, come la separazione o il divorzio dei genitori, la presenza di un genitore assente o disfunzionale, il carico di responsabilità familiari o eventi traumatici.
Nella vita adulta poi queste persone ripropongono, pur senza rendersene conto, lo stesso atteggiamento relazionale che ha caratterizzato la loro infanzia, continuando a mettere da parte loro stesse per dedicarsi completamente all’altro.
Questa sindrome può, inoltre, trovare una risonanza e amplificazione in una bassa autostima e nella paura di non essere accettati o amati, spingendo la persona a cercare compulsivamente l’approvazione degli altri attraverso la prestazione di cura e attenzione.
Una bassa autostima rende in genere la persona più vulnerabile rispetto all’ambiente che la circonda, creando un vortice di bisogni insoddisfatti, di impulsi non riconosciuti e di confini personali più labili e sfumati.
La sindrome di Wendy
La sindrome di Wendy nasce dalla favola di Peter Pan (che dà il nome anche ad un altro disturbo: la sindrome di Peter Pan), opera di J.M. Barrie, che rappresenta un interessante punto di partenza per comprendere questa dinamica.
Nel racconto, Wendy Darling è una bambina di 10 anni che vive a Londra con i suoi fratelli e i suoi genitori. Un giorno Peter Pan, un ragazzo che vive nell’isola che non c’è, entra nella loro stanza volando dalla finestra.
Peter è in cerca di una mamma per i suoi bimbi sperduti e Wendy subito si offre come volontaria. Da quel momento, Wendy segue Peter sull’isola che non c’è e diventa la mamma dei bimbi sperduti, accudendoli, proteggendoli e soddisfacendo con amorevolezza ogni loro bisogno.
In questo modo, la figura di Wendy rappresenta l’immagine dell’adulto idealizzato nella mente dei bambini, cioè colui che protegge, accudisce e soddisfa ogni loro bisogno, senza chiedere nulla in cambio.
Wendy si offre spontaneamente come adulto di riferimento per i bimbi sperduti, esattamente come coloro che soffrono della sindrome della crocerossina si offrono come persone protettive e premurose nei confronti degli altri.
Vediamo, comunque, che Wendy non si lamenta mai del suo ruolo da adulta ma, anzi, lo accetta con piacere e felicità, senza che la sua vita ne sia compromessa.
Al contrario, chi soffre della sindrome di Wendy tende a mettere da parte i propri bisogni e desideri per soddisfare quelli degli altri, spesso a discapito della propria felicità e del proprio benessere.
La sindrome di Wendy rappresenta, quindi, un modo di gestire i rapporti interpersonali che, se non controllato, può portare ad un forte senso di frustrazione e insoddisfazione personale.
I sintomi della crocerossina
Questa sindrome della crocerossina deriva, come già visto, da un forte bisogno di approvazione: chi ne soffre costruirà relazioni di coppia in cui la sua personalità tenderà a passare sempre più sullo sfondo per permettere a quella dell’altro di emergere e di tenere le redini del rapporto.
All’interno di questa dinamica il valore personale sarà sempre più difficile da riconoscere.
Fare la crocerossina rappresenta, a tutti gli effetti, una forma indiretta di dipendenza, ragione per cui non è attualmente inclusa nel Manuale DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders).
La crocerossina può infatti facilmente avere una personalità dipendente, caratterizzata da una dipendenza affettiva, una profonda insicurezza e da un’autostima che trova i propri fondamenti e puntelli all’esterno.
La conferma di sé viene trovata proprio nell’essere utile per l’altro. Aiutare il prossimo, in genere il partner, gratifica il soccorritore.
La sindrome della crocerossina porta spesso alla scelta di partner bisognosi di aiuto, in genere uomini che soffrono di malattie, depressione, dipendenza da alcol o droghe, o che mostrano immaturità (il classico “eterno Peter Pan“) e incertezza nella loro vita.
In alcuni casi, comunque, è possibile la scelta di un uomo meno problematico, che però potrebbe poi sentirsi soffocato dalla relazione e allontanarsi, causando il crollo dell’autostima della persona affetta dalla sindrome.
La fine della relazione reitera quindi il circolo vizioso della crocerossina, riattivando la sua necessità di trovare un nuovo partner bisognoso per sentirsi di nuovo utile.
Caratteristiche della crocerossina
La sindrome della crocerossina è caratterizzata da numerosi sintomi e caratteristiche, di cui le più rilevanti sono:
- paura dell’abbandono e del rifiuto;
- paura di restare sola: in questo vi sono molti sintomi in comune col disturbo dipendente di personalità;
- necessità di sacrificarsi per amore;
- bassa autostima: la donna grazie alle dinamiche di aiuto riesce a convincersi della propria importanza per contrastare la sua bassa considerazione di sé, trovando appagamento nell’idea di essere necessaria per qualcuno;
- tendenza ad ignorare o perfino dimenticarsi i propri bisogni e desideri, concentrando tutte le proprie energie sul sostegno agli altri, arrivando a sacrificare la propria vita e i propri spazi vitali;
- non aspettarsi nulla in cambio, ma trovare gratificazione semplicemente nell’essere utile e necessaria per qualcuno;
- manifestare una grande generosità;
- facilità di cadere preda delle persone manipolatrici;
- sentirsi spesso inutile o poco valida se non ha un bisogno altrui da soddisfare;
- incapacità di entrare in ascolto profondo di sé stessa.
Dietro questa tendenza a cercare persone che necessitano di aiuto si celano in realtà grandi insicurezze e un bisogno inconfessato di essere curata.
La persona affetta dallo spirito da crocerossina tende a identificarsi con il partner che soffre, nutrendo una sorta di dipendenza emotiva che può portare a comportamenti poco salutari nell’ambito della relazione.
Sindrome rancorosa del beneficato
La sindrome della crocerossina e la sindrome rancorosa del beneficato descrivono due comportamenti distinti ma, allo stesso tempo, strettamente correlati nel contesto dell’aiuto e dell’assistenza agli altri.
Entrambe le sindromi si verificano quando una persona si trova in una posizione di potere o vantaggio rispetto ad un’altra, portando a relazioni disfunzionali e squilibri di potere nella relazione.
Se, da un lato, la sindrome della crocerossina si riferisce a un comportamento altruista eccessivo e compulsivo, la sindrome rancorosa del beneficato riguarda invece la sensazione di frustrazione e rabbia che si prova quando gli sforzi profusi per aiutare gli altri non vengono riconosciuti o apprezzati.
In altre parole, la sindrome rancorosa del beneficato si concentra sui sentimenti negativi che legittimamente affiorano quando l’altruismo non viene ricambiato, mentre la sindrome della crocerossina riguarda l’ossessiva necessità di essere utili e di adoperarsi per il prossimo, spesso a discapito del proprio stesso benessere.
In entrambi i casi, tuttavia, è necessario lavorare sulla consapevolezza delle proprie emozioni e dei propri bisogni con lo scopo di trovare un equilibrio e di stabilire dei sani confini tra sé e gli altri.
La sindrome in psicologia
Chi soffre di questa sindrome si vede e identifica come una figura di sostegno per gli altri, che fornisce supporto emotivo e pratico in modo prolungato, al punto da arrivare a trascurare i propri bisogni.
La sindrome della crocerossina è spesso associata a una modalità di relazione con l’altro che si basa sull’idea di essere “la persona che risolve i problemi“, una sorta di supereroe che può appianare ogni difficoltà del prossimo.
Questa modalità comportamentale è spesso il risultato di fattori psicologici e sociali complessi, tra cui la mancanza di fiducia in sé stessi, la paura dell’abbandono, la necessità di approvazione e di sentirsi utili.
Il lato oscuro della crocerossina
Anche se il comportamento tipico di questa condizione può sembrare decisamente nobile e altruista, la sindrome della crocerossina nasconde un lato oscuro che può causare stress, ansia e addirittura dipendenza emotiva.
La crocerossina cela, infatti, una personalità dipendente e una conseguente paura di ritrovarsi sola, di essere abbandonata o rifiutata. L’idea che non ci sia nessuno disponibile da aiutare la spaventa oltremodo.
La sindrome della crocerossina copre un meccanismo psicologico complesso, in cui l’aiuto offerto all’altro diventa una sorta di “droga” che lenisce l’insicurezza e il vuoto interiore. Le crocerossine non cercano mai la gratificazione diretta, ma quella riflessa di cui, a tutti gli effetti, vivono: sono felici semplicemente nel vedere l’altro beneficiare del loro aiuto.
Questo meccanismo può portare a relazioni disfunzionali, in cui la persona affetta dalla sindrome non aiuta realmente l’altro, ma lo usa solo come mezzo per colmare le proprie lacune. In questo modo, la sindrome da crocerossina può diventare un circolo vizioso che porta ad un’insoddisfazione cronica e ad una dipendenza emotiva dall’altro.
La crocerossina in realtà spesso non aiuta realmente l’altro, dal momento che la sua guarigione la farebbe tornare a sentirsi inutile. Il tutto avviene ovviamente al di sotto della superficie della consapevolezza.
Un altro aspetto meno noto è che le crocerossine pensano che l’amore non sia qualcosa di gratuito, ma da doversi meritare in continuazione tramite azioni specifiche e ripetitive.
Queste persone, di conseguenza, tendono ad accudire, proteggere, soddisfare e gratificare l’altro, anche se ciò implica l’annullamento delle proprie necessità e desideri. Ciò porta facilmente a un senso di frustrazione, tristezza e rancore, proprio per il fatto che la persona non si sente riconosciuta e valorizzata come individuo a sé stante.
La crocerossina al maschile
La sindrome della crocerossina non riguarda esclusivamente le donne, ma può colpire anche gli uomini, seppur in misura più marginale.
In ogni caso, i maschi che manifestano questa sindrome spesso lo fanno con modalità diverse rispetto alle donne. Ad esempio, l’uomo crocerossino può sentirsi gratificato nel proteggere o aiutare una donna in difficoltà o nel fornire assistenza e cura ad un familiare anziano o malato.
In alcuni casi, gli uomini con questa sindrome possono sviluppare una dipendenza emotiva da donne che si sentono bisognose di protezione o di assistenza, oppure possono cercare di salvare le donne da situazioni difficili per sentirsi valorizzati e importanti.
Come per la sua versione femminile, la sindrome della crocerossina al maschile (detta anche sindrome del crocerossino) è quasi sempre caratterizzata da una bassa autostima e da una forte necessità di sentirsi necessari e utili agli altri.
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