La sindrome di Stoccolma in amore si verifica quando la vittima ed il suo carnefice sono uniti in un rapporto dissolubile, quasi perverso, che sconfina nell’amore ma che amore non è.
Succede a chi ha una dipendenza affettiva e psicologica nei confronti di un partener che approfitta della condizione di sudditanza per imporre il suo controllo e la sua dominazione.
La vittima di tale rapporto morboso di sudditanza sviluppa un sentimento “positivo” nei confronti del dominatore scambiandolo per amore ma che di fatto amore non può essere.
L’amore che sia tale porta sempre dei valori positivi, che fanno crescere la coppia rafforzandola in maniera equilibrata.
Se tale equilibrio non c’è il rapporto crea una relazione disfunzionale che porta una parte a dominare sempre di più sull’altra, in maniera anche compromettente, mentre la vittima diventa sempre più vittima.
Si innesca in questo modo una dinamica relazionale sbagliata in cui il dominatore non smetterà mai di dominare, e la vittima, consapevole di essere tale, non riuscirà mai ad allontanarsi e a chiudere la relazione.
Sempre più spesso sono le donne a patire una tale dinamica disfunzionale, un po’ perché portate per formazione mentale ad accudire una famiglia, ed un po’ anche per il fatto che partono svantaggiate in virtù del loro ruolo spesso ancora inferiore.
Chi domina lo fa in virtù di uno status sociale superiore, di una maggiore disponibilità economica, perché fisicamente più forte o perché caratterialmente è più energico e deciso.
Le vittime in questi casi hanno come la sensazione di essere delle mere merci di scambio perché l’altro possa ottenere quel qualcosa a cui ambisce.
Le mire potrebbero essere quelle di creare una famiglia, di avere un certo riconoscimento sociale, derivante appunto dall’avere una moglie o una famiglia con dei figli.
Le mire possono anche riguardare l’ambito lavorativo, se ad esempio la moglie lavora nella società del marito senza che le venga riconosciuto alcun valore professionale.
Sono molti i casi in cui la moglie ed i figli lavorano all’interno della ditta del padre dominatore senza alcuna forma di gratificazione, spesso anche con stipendi non adeguati al reale lavoro reso.
Le mire possono verificarsi anche nell’ambito delle relazioni amicali, quando un’amica sfrutta l’altra usando l’arma dell’amicizia per ottenere delle soddisfazioni personali.
In tutti questi esempi c’è una parte che si avvantaggia aggravando l’altra.
Il rapporto non è un rapporto alla pari, equilibrato, ma impari dove una parte vince sempre ed ottiene quello che vuole e l’altra no.
La percezione di chi è vittima è quella di essere sempre perdente, sempre a mani vuote se non addirittura disumanizzata in quanto non riconosciuto il suo valore di persona, diventando appunto un mero oggetto nelle mani di un altro.
Inoltre, la vittima sviluppa un sentimento di impotenza, di incapacità di sfuggire, incapacità di invertire i ruoli e di prendere in mano le redini della propria vita.
Col tempo la vittima diventa completamente dipendente e succube del suo partner sino ad annullarsi totalmente in virtù della realizzazione e soddisfazione dell’altro.
Il partner “forte” non obbliga fisicamente la vittima a restare con lui/lei (distinzione di genere doverosa anche se di fatto ne sono vittime in maggior parte le donne), ma, attraverso una più o meno conscia guerra psicologica annichilisce il partner a tal punto da pensare di esistere soltanto in quella e attraverso quella relazione di sudditanza.
Il partner “debole” crede a questa condizione tanto da giustificarlo davanti a coloro che le fanno notare i comportamenti sbagliati ed i soprusi subiti.
La vittima della Sindrome di Stoccolma in amore è pervasa dall’idea che se resiste e continua ad amarlo in modo incondizionato, anche di fronte ad ogni tipo di angheria, alla fine lui cambierà per diventare alla fine quel Principe Azzurro che tanto sogna e desidera.
È proprio quel desiderio di vedere una persona diversa, magari come al tempo del corteggiamento, che impedisce alla vittima di vedere la realtà dei fatti e comprendere che le dinamiche relazionali non solo diventeranno sempre più insopportabili e complicate, ma che nessun rospo si trasformerà mai nell’agognato Principe Azzurro.
Di contro e di fondo c’è anche una sorta di masochismo viscerale e inconsapevole che porta la vittima a godere paradossalmente delle umiliazioni che il rapporto le porta.
È statisticamente provato che la persona sottomessa nella stragrande maggioranza dei casi proviene da famiglie disagiate o disfunzionali, dove il rapporto interno alla famiglia era fortemente compromesso, spesso a vantaggio di un padre padrone o di una madre manipolatrice.
La vittima, che era tale anche nella sua famiglia di origine, inconsapevolmente accetta il ruolo di vittima senza reagire nella maniera adeguata e senza avere il coraggio di uscire da quella situazione dolorosa e pesante.
Si vittime di questa sindrome anche quando si verificano situazioni di maltrattamento domestico.
Non solo gli abusi fisici fanno male, ma sono soprattutto i maltrattamenti psicologici quelli che colpiscono maggiormente, voi perché non facilmente dimostrabili e voi perché spesso è la vittima stessa a non rendersi conto di quanto sia abusata e maltrattata.
Si subisce un abuso anche quando si ricevono degli insulti velati, delle umiliazioni, del continuo discredito.
Le parole, quando sono ripetute e costanti tanto da far parte del quotidiano, logorano più di uno schiaffo.
“So che è difficile da capire, ma nonostante tutto quello che mi ha fatto, lo amo ancora”.
È la frase che le donne vittima della Sindrome di Stoccolma in amore recitano all’infinito come un mantra per giustificare ogni malefatta dei loro partner carnefici.
Per uscire da tale triste condizione occorre innanzitutto prendere consapevolezza del fatto di essere una vittima a causa del comportamento sbagliato di qualcun altro e che c’è sempre un dominatore che si avvantaggia da questa condizione.
Solo prendendo coscienza del fatto che questo non va bene e che non può essere più tollerato si può arrivare a pensare a come capovolgere tale situazione per uscirne nel migliore dei modi.
In un altro mio articolo avevo descritto come cambiare un narcisista, leggetelo, vi tornerà sicuramente utile.
Ogni situazione è una realtà diversa e va affrontata in maniera adeguata adattata al caso.
Quello che potete fare da subito è cominciare a mettere dei paletti, dei limiti a quello che state subendo, dei “No!” decisi ogni volta che vi si chiede di fare qualcosa che non gradite o che non volete fare.
Incominciate ad ascoltare quegli amici o parenti che vi avevano già avvertito che qualcosa non andava e che avreste dovuto lasciare il vostro carnefice.
Riprendetevi le amicizie che nel frattempo avete perso e ricostruite a piccoli passi quella vita che avete soltanto fino ad ora sognato.
Abbiate fiducia in voi stesse ed imparate ad amarvi.
Voi siete importanti. Voi avete valore.
Chi non ve lo riconosce non merita il vostro tempo né le vostre energie, tantomeno il vostro amore.