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23/06/2017Franca Viola fu la prima donna che rifiutò il matrimonio riparatore.
Franca venne rapita il giorno di Santo Stefano del 1965. Segregata in casa e stuprata per più di una settimana, una volta liberata rifiutò il matrimonio con il suo aguzzino e si batté per l’abrogazione dell’art. 544 del codice penale che concedeva a violentatori e stupratori la possibilità di scampare alla condanna semplicemente promettendo di sposare la vittima del reato.
Il giorno di Santo Stefano riporta alla mente una storia tutta italiana che sconvolse la società del tempo, arrivando a modificare irreparabilmente non solo, in seguito, il codice penale ma anche e soprattutto la mentalità del Belpaese.
La vicenda
Franca è nata in una famiglia di mezzadri, modesta ma con qualche vigna. A 15 anni, con il consenso dei genitori, si era fidanzata con quel Filippo, nipote di un mafioso locale e membro di una famiglia benestante.
Ma, dopo aver saputo di un’accusa di furto e dell’appartenenza ad una banda mafiosa, Bernardo Viola obbliga la figlia a rompere tassativamente il fidanzamento. Il Melodia emigra in Germania. Quando rientra ad Alcamo, però, torna ad insidiare Franca e ad attaccare il padre.
“Leso nell’onore di maschio”, come scriverà poi Montanelli, non si rassegna e inizia tutta una serie di persecuzioni contro Bernardo. Da fuoco alla sua casetta di campagna, demolisce il vigneto, libera un gregge di pecore che distrugge il campo di pomodori.
Bernardo non si lascia intimidire, nemmeno dalla minaccia di una pistola. Franca, ha un altro fidanzato, che preferisce però restare fuori dalla faccenda e non cede nemmeno lei.
Il 26 dicembre 1965 il sociopatico Filippo Melodia fece irruzione nella casa di Franca Viola, e, insieme ad un gruppo di amici, distrussero la casa e rapirono la giovane ragazza. L’allora 17enne Franca Viola, giovane ragazza siciliana di Alcamo, venne rapita insieme al fratellino di 8 anni, segregata in casa e ripetutamente violentata per otto giorni consecutivi.
Il giorno di Capodanno, il padre di Franca Viola fu contattato dai parenti di Melodia sostanzialmente allo scopo di costringere i genitori della ragazza ad accettare le nozze riparatrici tra i due giovani – la cosiddetta “paciata” – all’epoca pratica molto in voga.
I genitori di Franca finsero di accettare ma, in accordo con la polizia, il 2 gennaio 1966 fecero intervenire gli agenti per liberare la ragazza, facendo arrestare Melodia e i suoi complici.
L’orgoglio del padre
Di fronte alla proposta di matrimonio riparatore i genitori di Franca reagiscono in maniera inaspettata a quel tempo, rifiutando la proposta e denunciando lo stupratore. “Mia figlia Franca non sposerà mai l’uomo che l’ha rapita e disonorata”, sarà il commento di papà Bernardo, sempre a fianco della figlia.
“Non fu difficile decidere – racconterà anni dopo Franca – Mio padre Bernardo venne a prendermi con la barba lunga di una settimana: non potevo radermi se non c’eri tu, mi disse. Cosa vuoi fare, Franca. Non voglio sposarlo. Va bene: tu metti una mano io ne metto cento. Questa frase mi disse. Basta che tu sia felice, non mi interessa altro. Mi riportò a casa e la fatica grande l’ha fatta lui, non io. È stato lui a sopportare che nessuno lo salutasse più, che gli amici suoi sparissero. La vergogna, il disonore. Lui a testa alta”.
“Non fu un gesto coraggioso – aggiungeva Franca – Ho fatto solo quello che mi sentivo di fare, come farebbe oggi una qualsiasi ragazza: ho ascoltato il mio cuore, il resto è venuto da sé. Non ho mai avuto paura, non ho mai camminato voltandomi indietro a guardarmi le spalle. Non ho mai avuto paura di nessuno. Non ho paura e non provo risentimento”.
Una legge ingiusta
Per quale motivo la storia di Franca Viola cambiò per sempre l’Italia? Secondo la morale dell’epoca, una ragazza non più vergine a causa di uno stupro avrebbe dovuto necessariamente sposare il suo rapitore per salvare il suo onore e, soprattutto, quello della famiglia.
All’articolo 544 del codice penale, infatti si leggeva: “Per i delitti preveduti dal capo primo e dall’articolo 530, il matrimonio, che l’autore del reato contragga con la persona offesa, estingue il reato, anche riguardo a coloro che sono concorsi nel reato medesimo; e, se vi è stata condanna, ne cessano l’esecuzione e gli effetti penali”.
Traducendo, dunque, all’epoca la legge permetteva di estinguere il reato di sequestro di persona e violenza carnale ai danni di una donna semplicemente accettando di sposarla, da lì l’espressione matrimonio riparatore, riparatore per la fedina penale del reo che in questa maniera riusciva dunque a uscire completamente pulito nonostante avesse commesso un’azione aberrante.
All’epoca, però, lo stupro non era considerato un reato contro la persona come oggi, ma un reato contro la morale pubblica e le pene, quindi, erano di molto inferiori rispetto a quelle odierne.
Il coraggio di Franca
La vicenda di Franca Viola sollevò forti e inaspettate polemiche, che contribuirono a un netto cambio di passo. Melodia fu processato e condannato a 11 anni di carcere, i giudici non credettero alle accuse lanciate dall’uomo per screditare la ragazza sostenendo che lei fosse d’accordo alla “fuitina” per mettere i genitori davanti al fatto compiuto e obbligarli a concedere l’autorizzazione al matrimonio.
Il caso di Franca Viola, quindi, portò a manifestazioni e prese di posizione da parte delle femministe e della società civile, che premettero affinché venisse abrogato l’articolo 544 del codice penale che concedeva questa scappatoia a violentatori e stupratori.
Così, dopo anni di dibattiti, l’articolo venne successivamente abrogato i 5 agosto del 1981, mentre solo nel 1996, lo stupro venne definitivamente riconosciuto in Italia come un reato contro la persona e non più contro la morale pubblica, con conseguente aumento della gravità e delle pene previste.
Grazie alla sua battaglia, la giovane Franca Viola divenne – e tuttora è – simbolo dell’emancipazione femminile in Italia, la donna che è riuscita a cambiare per sempre la mentalità di un Paese.
Il caso mediatico
“Una grande occasione si presenta ai magistrati”, scrive Indro Montanelli sul “Corriere della Sera”, nei giorni del processo. “La posta in gioco è grossa e va al di là del caso e dei protagonisti”. “Franca Viola e suo padre non hanno detto no soltanto a Filippo Melodia”, scrive ancora Montanelli. “Hanno detto no a un sistema di rapporti basato sulla sopraffazione del maschio sulla femmina, hanno detto no a tutti tabù e ai feticci, che fanno da pilastro a queste arcaiche società”.
La storia della ragazza di Alcamo diventa un caso nazionale. Per Filippo Melodia, il Pubblico Ministero chiede ventidue anni di reclusione. Diciassette sono i capi d’imputazione e, tra questi, il ratto a scopo di libidine.
La difesa tenta di screditare la ragazza. Sostiene la consentaneità nella “fuga d’amore” e presenta l’effettivo rapimento compiuto solo ai fini del matrimonio. Su questa distinzione, si poggerà l’intero processo e la sentenza. I magistrati, la stampa e tutti quelli che avevano immediatamente solidarizzato con Franca, si aspettano ampie ripercussioni.
La condanna a Filippo Melodia non fu esemplare, come l’opinione pubblica nazionale si aspettava, però diede il via ad un atteggiamento d’opinione, che portò il legislatore a non considerare più una “soluzione” il matrimonio riparatore.
“Di esemplare resta il comportamento della ragazza, non il verdetto”, commentò sul suo giornale Silvano Villani, “Bisognerà fare ancora affidamento, più su altre fanciulle coraggiose, come Franca Viola, che sulla severità della legge, per sperare che certi comportamenti scompaiano”.
“Io non sono proprietà di nessuno, nessuno può costringermi ad amare una persona che non rispetto, l’onore lo perde chi le fa certe cose, non chi le subisce”. (Franca Viola)
Sull’esempio di Franca da quel giorno molte ragazze rifiutarono le nozze riparatrici.
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4 Comments
Bellissimo contributo.
Grazie
Grazie infinite a te Anacleto.
grazie.. presento Franca Viola in una conferenza alFestival dell’Eredità delle Donne
Se vuole cara Silvia lasciare qui anche altre informazioni su questa interessante conferenza in modo da consentire alle persone interessate di conoscere i dettagli ed organizzarsi.
In bocca al lupo per la sua presentazione.
Marilena