Di seguito una breve sintesi di come viene realizzata la violenza psicologica dell’uomo che abusa della propria compagna ed è violento, ma prima degli atti fisici, la violenza nei suoi confronti è soltanto di tipo psicologico, è subdola, e piano piano le prende tutta la vita e il suo modo di esistere.
Marie-France Hirigoyen, psichiatra ed esperta in vittimologia, ne suo libro “Sottomesse. La violenza sulle donne nella coppia” (2005) suddivide in tappe il percorso della violenza psicologica a danno delle donne.
Il controllo
Questa prima fase rientra nel comprensorio della possessività, e consiste nel sorvegliare in modo malevolo l’altro con l’idea di dominarlo e comandarlo.
Può trattarsi del controllo delle ore di sonno, dell’orario dei pasti, delle spese, del denaro per la gestione famigliare o delle spese dei figli, delle relazioni sociali, sia con le amiche che coi parenti, anche quelli più stretti come i genitori e i famigliari.
Addirittura si può arrivare al controllo dei pensieri chiedendo continuamente a cosa la donna stia pensando alludendo invece che stia tramando chissà quale azione nefasta.
Può essere anche il controllo sulla vita professionale della donna, quando le viene impedito di studiare o di lavorare, con la scusa delle cure dei figli o quelle che lui stesso richiede egoisticamente e monopolizzando l’intera vita della compagna.
In tutti tali casi la finalità è quella di ridurre la donna ad un automa e di controllare ogni suo aspetto e circostanza della sua vita affinché non né abbia alcuna.
L’isolamento
L’uomo dopo aver organizzato la via relazionale o coniugale in modo da avere il pieno controllo della compagna passa alla fase successiva di totale e completo isolamento della stessa da tutto coloro che appartenevano alla sua famiglia, i suoi parenti, gli amici o amiche di frequentazioni, dai ex colleghi, dalla possibilità di avere un futuro lavoro o di pensare di poter fare un lavoro al di fuori della casa, ma in taluni casi anche in casa perché un’attività lavorativa garantirebbe alla donna un guadagno economico che se accumulato potrebbe essere un giorno la risorsa opportuna per darsi alla fuga, ciò che il despota intende evitare accuratamente.
Alla donne impedito non solo il contatto con le persone care del passato ma anche alle nuove conoscenze, che possano condizionarla o farle aprire gli occhi sulla sua reale condizione di vita.
L’isolamento per permettere il controllo totale deve essere attuato a 360° in modo tale che nessuno possa influenzare la donna, condizionare le sue scelte e farle capire quanto sia sbagliato quello che sta vivendo.
L’isolamento può consistere nel privarla completamente del rapporto coi famigliari, amici, colleghi di lavoro, parenti, compresi i genitori ed i fratelli, quando questo non sia possibile senza ingenerare dubbi o rischiare una denuncia alla Polizia egli diviene l’unico mediatore con l’esterno, facendosi carico di riferire agli atri quelli che dovrebbero essere i messaggi della donna, che in realtà sono soltanto i suoi messaggi, conditi da tante scuse e bugie per la mancata presenza personale della compagna.
Spesso le persone che appartengono al passato della donna e che non notano la violenza credono a questa farsa e pensano che sia veramente la donna a voler chiudere i rapporti, quando in realtà ella è desiderosa più di ogni altra cosa di poter parlare con qualcuno che non sia il suo carceriere.
Per questo motivo se avete il sospetto che all’interno di una famiglia o di una coppia si stia realizzando una violenza ai danni della donna anche solo di tipo psicologico, armatevi di coraggio ed avvertite i famigliari o gli amici affinché possano intervenire in suo aiuto anche grazie alle Forze dell’Ordine.
Con questa modalità di violenza mentale la donna non è più in grado di avere alcun rapporto con l’esterno, con le persone a lei care o con le amicizie a cui teneva particolarmente.
L’isolamento attuato dall’uomo despota può anche consistere nel togliere alla donna tutti i mezzi di sostentamento, per non potersi permettere nemmeno l’acquisto di cibo o di abiti se non dipendendo interamente dall’uomo attraverso delle suppliche, perché le semplici richieste in questa fase non bastano più.
L’isolamento può avvenire anche attraverso i mezzi di comunicazione, necessari per interagire col mondo esterno, così alla compagnia sarà impedito l’uso di un telefono, di un cellulare, di un computer, ma anche di vedere la televisione, se non per i programmi che piacciono all’uomo opportunamente selezionati che non si riferiscano a commenti o trasmissioni a favore della donna.
Oppure potrebbe usare determinate trasmissioni per insultare le donne che appaiono in tv, dando loro delle puttane, delle sgualdrine, delle indecenti, delle indegne di vivere, l’insulto anche se direttamente rivolto al personaggio televisivo viene fatto in modo che la minaccia e l’offesa siano rivolte alla compagna, così disprezzandola, umiliandola ed offendendola anche se non ha mai fatto nulla di male.
In tale caso si dice che l’offesa viene fatta in via preventiva nel caso la donna abbia l’intenzione di voler azzardare un abbigliamento simile a quello visto in tivù, un aggetto notato nella pubblicità o semplicemente per troncare ogni desiderio femminile o di pura necessità della donna.
In pratica con questo tipo di atteggiamento viene fatta la guerra alle intensioni che nemmeno si sono ancora manifestate, ma nel caso non devono manifestarsi se non vogliono scatenare la stessa reazione che l’uomo violento rappresenta alla donna come una vera e propria intimazione.
Questo isolamento progressivo sfocia nel controllo totale della persona della donna.
L’obiettivo è indurre il senso di privazione, il che significa negare alla compagna tutte le risorse necessarie per la sua vita, inducendo in lei un senso di ansia e di paura rispetto al suo futuro o quello che potrebbe capitarle nel caso di mancato rispetto delle regole imposte dall’aguzzino.
La gelosia patologica
Questo controllo ed isolamento della donna può nascondere una insicurezza dell’uomo ed una profonda gelosia verso la compagnia, che lo porta ad essere geloso di cose innocue e sospettoso di situazioni inesistenti.
In tali casi l’uomo arriva a non sopportare l’alterità della moglie, della sua persona, del fatto che è pur sempre qualcuna altra diversa da lui, un essere separato da sé e che pur dominandola completamente comprende di non poter avere il pieno controllo dei suoi pensieri e di ciò che fa quando lui non può essere presente.
Questa gelosia patologica non si fonda su alcun elemento reale, ma proviene da una tensione interna che il marito tenta così di placare: si tratta di un’infondata attribuzione di intenzioni.
Lo scadimento della gelosia in patologia si verifica a partire da un senso di perdita di valore: l’uomo piuttosto che rimettersi in discussione spiega la propria frustrazione con l’infedeltà, inesistente, della consorte.
La molestia assillante
Ripetendo alla donna lo stesso messaggio assillante di disprezzo e svalutazione arriva a ledere le capacità critiche della stessa e la sua possibilità di ragionare che forse in realtà non è lei l’essere sbagliato ma è l’uomo che le sta accanto e che le fa ogni giorno un lavaggio del cervello su come deve essere o non essere, fino a quando la donna non è più in grado di comprendere la differenza o di capire quali sono effettivamente i suoi sentimenti ed i suoi pensieri.
In tal modo la manipolazione mentale, costante e ripetitiva, continua non solo quotidianamente ma anche nel lungo tempo, porta la donna a non essere in grado di avere un giudizio suo ma fa proprio quello dell’uomo con cui vive tale situazione.
Nel caso delle scenate di gelosia per esempio, può il suo interrogare ed accusare essere talmente assillante ed asfissiante, un vero tormento, che la donna alla fine confessa il tradimento, o l’intenzione di esso, pur di non sentirsi tormentata dalle accuse, pur sapendo che non è vero.
10 Comments
E perché viene fatto tutto questo male ho un marito che me lo fa e incomincio ad aver paurs
No perda tempo cara Patrizia e non permetta più a suo marito di usarle violenza.
Mi contatti privatamente se vuole il mio aiuto, così potremo parlare liberamente rispettando la sua privacy.
Marilena
Ho scritto.um libro che racconta tutte queste realtà. Infinite vessazioni che porteranno finalmente alla ribellione. È una specie di riscatto delle donne e mi piacerebbe che qualcuno lo leggesse ma se non sei qualcuno non ti legge nessuno.
Ha già publicato il suo libro Cristina? altrimenti potrebbe farlo coi tanti siti che le danno la possibilità di fare l’auto-pubblicazione e di venderlo su tutti gli store del mondo, non solo italiani, in rete ce ne sono parecchi stranieri ed italiani, a lei la scelta.
Certo il lavoro di farne buona pubblicità e creare marketing per venderlo è un lavoro tutto sulle sue spalle ma si può fare, se vuole la posso aiutare in questi primi passi in modo da diventre una perdetta editrice e venditrice del suo libro, e vedrà che i risultati arriveranno.
Marilena
Pure io vivo un storie simile , ma cosa poso fare orimai o un figlio si 4 mesi e non mi permeto fare nientw
Si può sempre fare qualcosa, si deve reagire, la cosa sbagliata è non far nulla.
Se vuole parlarmene in privato via mail posso offrirle il mio aiuto.
mi contatti all’indirizzo info@marilenacremaschini.it così potrò comprendre meglio la sua situazione.
Marilena
La mia storia é ben diversa, lo sposato sperando che cambiasse invece no! Di più di ventitreanni vivo una storia assurda … ci sposiamo é inizia il mio incubo di alti e bassi… prima usa le mani poi violenza vera é propria psicologica … aspetto mia figlia nel 2014 tra lo stress lavorativo e quello suo di violenze sempre psicologiche …. continuiamo nasce mia figlia, lui si calma…. mia figlia si sveglia la notte, lui viene disturbato e la inizia a strattonare come fa tutt’ora che ha quasi quattro anni …. fino a poco fa mi ha fatto una scena che eravamo fuori a passeggio con la bimba, la bimba correva e l’abbiamo rimproverata lui é stato molto brutale urlando davanti a nn só quante persone c’erano e bestemmiava a più nn posso… io lo richiamato dicendogli che stava sbagliando e mi ha detto stai zitta che c’è ne anche per te!!! Nn so cosa fare? Sono da un anno disoccupata e nn onostante cerco lavoro per mantenere mia figlia é mandare a fanculo lui direttamente….ma al momento nn ho trovato nulla!!! Continua sempre ha dirmi che la colpa é mia anche per quanto riguarda la gestione famigliare dei soldi… comunque da oggi in poi nn uscirò più con lui e nn voglio avere più a che fare! Vi prego di aiutarmi
Mi dispiace Stefania per la tua situazione, l’unico consiglio che ti posso dare è quello di fare un percorso con me, per avere tutti i consigli utili per uscire da questa situazione e per riprenderti la tua vita, contattami via mail e ti fornirò tutti i dettagli con diverse possibilità di preventivo, in modo tale da venirti incontro il più possibile.
Aspetto una tua mail
Marilena
Queste donne vanno aiutate gratuitamente. In più ha spigato di non avere un lavoro
Se pensa che la violenza sia tipica ed esclusiva delle famiglie povere si sbaglia di grosso, vuol dire che non conosce il problema e manco ci è mai andato vicino (e sono pure convinta che se anche è venuto a conoscenza di qualche episodio non ha mai fatto nulla per salvare qualcuno, tipico delle persone come lei che accusano, giudicano e non fanno nulla se non puntare il dito verso gi altri) anzi è più facile trovarla nelle famiglie facoltose a cui non manca assolutamente nulla, e non credo che lei sia sia la persona adatta per giudicare l’obbligatorietà del lavoro gratuito degli altri: lei forse lavora gratuitamente? e che lavoro fa? quando tempo dedica alla settimana ad aiutare agli altri? chiunque essi siano?
Scommetto che già solo per non rispondere questo “opinionista dell’ultima ora” non si farà più risentire…
Peccato che ci siano sempre troppe persone disposte a parlare a sproposito e poche a darsi da fare realmente con delle azioni ed opere concrete per aiutare chi ha veramente bisogno.
Abbiate pazienza…
Marilena