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23/02/2017La vicenda Dreyfus è un caso che nessuno dovrebbe scordare.
L’affare Dreyfus è uno dei più clamorosi errori giudiziari della storia, che tenne banco in Francia tra il 1894 e il 1906. Protagonista della vicenda il capitano Alfred Dreyfus, ebreo alsaziano, promettente ufficiale dell’esercito francese.
L’affare Dreyfus fu il primo caso in cui la grafologia giudiziaria entra come prova determinante nei Tribunali, dimostrando l’ingiustizia dell’operato, fu anche il primo caso in cui la battaglia politica, che aveva preso il caso come emblema delle diverse ideologie che si contendevano, venne gestita tramite i mass-media di allora, che era la carta stampata, quotidiani e volantini.
La vicenda Dreyfus
Verso la fine del 1800 la Francia, paese fortemente orgoglioso e patriottico, era reduce dalla clamorosa sconfitta subita nella guerra Franco-Prussiana, i rapporti tra i due paesi erano molto tesi, e l’antisemitismo verso i prussiani era arrivato al razzismo più acuto, inutile dire che si attendeva soltanto una scusa sufficientemente plausibile per poter scatenare una guerra.
Nel 1894 si cercò di creare il motivo tanto ricercato, casualmente nell’ambasciata tedesca di Parigi fu scoperto un biglietto anonimo e non datato, fatto a pezzi e cestinato, in seguito chiamato bordereau, con cui, pareva, un ufficiale di stato maggiore francese avrebbe comunicato a M. von Schwartzkoppen, addetto militare dell’ambasciata tedesca di Parigi, un elenco di documenti da inviare, relativi all’organizzazione militare francese.
Un atto guerrafondaio comunicato direttamente al cuore di Parigi.
Il biglietto era stato trovato dentro il cestino della carta straccia da Marie Bastian, una donna delle pulizie in servizio presso l’ambasciata tedesca, dopo l’orario di lavoro, e troppo attenta ad esaminare i cestini della carta dei vari uffici (in realtà ne controllò soltanto uno!), infatti la Bastian era in realtà un agente del controspionaggio francese incaricata di cercare delle prove da usare contro la Prussia.
Non ci vuole molto a capire che il tutto era stato organizzato affinché un biglietto qualunque fosse usato come strumento per dichiarare l’alto tradimento delle forze prussiane presenti sul suolo francese ed avviare una guerra politica che sarebbe diventata presto guerra a tutti gli effetti.
La donna solerte faccendiera fece pervenire il biglietto al maggiore H.J. Henry ed il 13 ottobre del 1894 fu arrestato il trentacinquenne Alfred Dreyfus ritenuto autore del borderau ed implicato in gravi azioni di spionaggio.
Perché Dreyfus
Il traditore non poteva essere un alto ufficiale dello stato maggiore, comunque sospettato, in quanto apparteneva ad una casta rigidamente selezionata, di origine prevalentemente nobiliare ed assolutamente intoccabile, si pensò quindi che il “colpevole” potesse annidarsi fra i giovani ufficiali che svolgevano il loro tirocinio presso lo stato maggiore e fra questi spiccò subito un nome di una persona che non era né nobile né di prestigiosa famiglia, ma aveva la pecca di essere ebreo, di estrazione borghese e di origine alsaziana.
Il 31 ottobre Dreyfus viene arrestato e gli viene fatto un processo sommario a porte chiuse.
La stampa francese è contro Dreyfus e vuole una condanna esemplare contro il traditore, si diffusero anche le false notizie che l’ufficiale fosse dedito al gioco, che fosse un libertino e che era sommerso dai debiti di gioco.
Contro di lui c’erano soltanto due prove, il famoso borderau (ritenuto di sua scrittura) ed un fascicolo rimasto segreto per anni con solo ipotesi accusatorie campate per aria, abbastanza per creare una finta accusa, Dreyfus fu condannato, degradato e chiuso in carcere per 12 anni.
La cerimonia di degradazione fu particolarmente toccante anche perché avvenne nel cortile della Scuola Militare davanti a tutti i cittadini, a Dreyfus vengono strappati i gradi e spezzata la spada di ordinanza, egli si proclama innocente e patriota, fu condotto nel carcere sull’Isola del Diavolo di fronte alla costa della Caienna e gli fu impedita la comunicazione sia verbale che scritta con chiunque, la sua famiglia (moglie e 2 figli) furono esiliati.
Le prove postume
Nel 1895 il tenente colonnello Georges Picquart scopre che l’ambasciata tedesca era da tempo in contatto col maggiore Ferdinand Walsin Esterhazy, un nobile di origine ungherese, giocatore incallito, pieno di debiti ed invischiato in affari loschi.
Il rapporto di una agente francese a Berlino asseriva che i servizi segreti tedeschi non conoscevano il capitano Dreyfus ma che il loro informatore era, invece, il maggiore dell’esercito Esterhazy, nobile, di famiglia prestigiosa, decorato più per ceto sociale che per eroismo, ma con un vissuto di degrado, di problemi economici, dipendenza dal gioco d’azzardo e libertinaggio.
Nonostante questo stile di vita, il prestigio della famiglia nobiliare gli garantiva un’immunità da ogni nefandezze, ma il tenente colonnello Picquart non era un corrotto e decide di riaprire il caso e di fare nuove indagini, valutando il borderau comprende, senza essere un esperto, che la grafia corrisponde a quella del maggiore Esterhazy e si discosta totalmente da quella di Dreyfus.
Il 10 novembre due giornali conservatori, “Le Matin” e “L’éclair” pubblicano un facsimile del bordereau, nonché alcuni documenti del dossier segreto, appare visibile a chiunque che la grafia del borderau non può essere quella di Dreyfus.
Il caso politico segreto diventa un caso nazionale ed i mass-media rendono pubblica la notizia.
Il “J’accuse”
Alcuni illustri intellettuali e scienziati come il filosofo Lucien Herr, gli storici Albert Mathiez, Paul Mantoux e Leon Blum, i sociologi Lévy-Bruhl e Durkheim, il politologo Sorel, l’economista Simiand, letterati quali Charles Peguy, Marcel Proust, Anatole France, Sarah Bernhardt, A. Gide, pittori come Monet, Pissarro, Toulouse-Lautrec, Signac prendono le difese dell’innocente incarcerato.
Emile Zola pubblica sul quotidiano “Aurore” un articolo intitolato “J’accuse” diventato famosissimo per essere stato il primo atto pubblico, di grande coraggio, di accusa contro il Governo e contro il sistema politico militare corrotto, lo stesso Zola sarà condannato per queste sue idee accusatorie che si dimostreranno assolutamente veritiere.
Nell’aprile del 1898 viene fatta un’interpellanza parlamentare che comporta la lettura ufficiale del borderau e del fascicolo segreto, a tutti appariranno chiari gli intenti meschini del maggiore Esterhazy per dirottare le sue colpe sull’innocente Dreyfus, ma non basta, deve essere riaperto il processo nei suoi confronti.
Il caso politico che divide in due la Francia torna alla ribalta, ma nel 1899 il processo che non può condannare le alte sfere militari e politiche (era coinvolto pure il Kaiser per aver commissionato le operazioni di spionaggio), condanna nuovamente Dreyfus che però nel frattempo è stato almeno rimpatriato.
Nel 1906 la politica francese aveva mutato il suo orientamento, erano state concesse diverse grazie a tutti coloro che ingiustamente condannati erano coinvolti nella vicenda, compreso Zola, e venne riaperto anche il processo contro Dreyfus.
La super-perizia
In sua difesa interviene anche il famoso grafologo francese Crèpieux-Jamin, padre fondatore della scuola grafologica francese che grazie ad una super-perizia dimostrerà che il borderau altro non è che un elenco di forniture senza alcuna rilevanza militare, ma soprattutto che lo scritto appartiene senza ombra di dubbio al maggiore Esterhazy.
È la prima volta che una perizia grafologica entra in un processo come prova determinante per scagionare un innocente.
Dreyfus viene liberato e viene reintegrato nell’esercito con il grado di maggiore, ricevendo anche la Croce di Cavaliere delle Legione d’Onore, come se questo potesse bastare a coprire le tante umiliazioni subite e l’ingiusta detenzione di 12 anni.
Giustizia è fatta? Direi di no.
Molte persone nella storia sono morte o sono state condannate per un abuso di potere, per personaggi corrotti che hanno incolpato un innocente per nascondere i loro infami misfatti, troppe vite sono state coinvolte ingiustamente e questa non può essere considerata giustizia.
Mi piace anche rilevare il fatto che il caso Dreyfus è stata la prima occasione in cui si è verificata una sollevazione popolare e un’azione di lotta collettiva contro l’abuso di potere a favore dei diritti umani.
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