
Cosa fa un Counselor
25/08/2016
Cos’è l’empatia
03/10/2016Ascoltare non sempre è sufficiente, per comprendere l’altro l’ascolto deve essere attivo e propositivo.
Per comprendere ed entrare in comunicazione con l’altro occorre fare una comunicazione di tipo empatica, di comprensione e di immedesimazione attiva, sentita, di emozioni condivise.
Sentire passivamente le parole dell’altro interlocutore senza voler comprendere e senza entrare in contatto con le sue emozioni non porta alcun vantaggio alla comunicazione, che rimane unilaterale, improduttiva e sterile.
Finalità dell’ascolto
La comunicazione è lo strumento principale della condivisione e della relazione, sia essa tra partner, familiari, amici o persone che condividono gli stessi spazi per motivi sociali o professionali.
Non ascoltare attivamente penalizza chi parla perché la sua voce non verrà udita, il senso del suo pensiero non verrà compreso ed il suo intento rimarrà vano.
La non comprensione penalizza anche l’interlocutore perché non comprenderà il messaggio a lui rivolto, le ragioni e le motivazioni della richiesta e ciò che è necessario comprendere per potersi relazionare.
Senza ascolto attivo le parole passano da una persona ad un’altra senza produrre emozioni, senza produrre variazioni emotive e psichiche, aridamente senza far germogliare il seme del pensiero e dell’emozione.
E chi aveva bisogno di esprimersi, di condividere rimarrà con un bisogno insoddisfatto.
Difficilmente un argomento inascoltato verrà ripreso in un secondo momento, nel frattempo entrambe le persone hanno perso qualcosa di importante che va al di là del recepire un messaggio.
Un momento si è spezzato, un pensiero non ha oltrepassato la barriera sino a giungere nell’animo dell’altro, una emozione non è stata condivisa.
Non c’è peggior sensazione di chi vuol essere ascoltato e non può comunicare perché ciò gli è impedito. Dall’altra parte il disinteresse porta solo impoverimento dell’altro e della sua capacità di comprensione.
Quando non c’è ascolto
Attenzione però nel non volersi imporre a tutti i costi verso qualcuno che non ci vuol ascoltare, e che per mille ragioni non vuol condividere né sentire ciò che viene trasmesso, non c’è nulla di più improduttivo.
Perché forzare una comunicazione non voluta e non gradita, imposta unilateralmente senza voler comprendere se vi è interesse o meno, è comunque una forma di forzatura sulla volontà e sul desiderio dell’altro di essere lasciato in pace o di scegliere di non partecipare.
Tale atteggiamento deve essere valutato per quello che è, cioè una chiara comunicazione esplicita di non voler sentire, di non voler condividere, di non voler entrare in contatto.
Anche tale presa di posizione deve essere rispettata, perché ogni decisione dell’altro, ci piaccia oppure no, fa parte della doverosa considerazione personale che ognuno merita, interessato o meno che sia, senza pregiudizio, colpevolizzazione, imperio o costrizione.
E’ importante anche considerare il sentimento o il bisogno dell’altro. Comunicare e condividere non può essere un atto di forza e di imposizione.
Se impariamo a limitare la relazione comunicativa solo quando è desiderata da entrambe le parti, impareremo anche a sfruttare al meglio la disponibilità dell’altro perchè presa solo quando c’è effettivamente una compartecipazione voluta e cercata.
L’ascolto passivo e disinteressato, oltre a non produrre una comunicazione efficace, è dannoso per il confronto relazionale, perché è la dimostrazione di un disinteresse verso il bisogno dell’altro.
Anziché ascoltare passivamente, è meglio rimandare ad un secondo momento, in cui si ha più disponibilità di tempo e di attenzione, migliorando così la qualità della comunicazione, che viene così cercata solo nelle occasioni in cui può essere positiva.
In questo modo daremo non solo a noi stessi la giusta considerazione, ma la daremo anche all’altro, che sicuramente apprezzerà il gesto e ci ricambierà più volentieri.
Non c’è bisogno di investire in lunghe ore di ascolto, bastano soltanto pochi minuti, ma che siano veramente produttivi ed efficaci.
E’ in tal modo che si realizza un ascolto positivo, perché arricchisce entrambe le persone (chi parla e chi ascolta) ed attivo perché crea empatia, emozione, sensazione di condivisione.
Se abbiamo interesse nell’altro impariamo ad ascoltarlo e sentirlo.
Sentire positivamente ed attivamente l’altro è crescere e costruire un rapporto che è basato soprattutto sulla condivisione degli intenti, delle opinioni e delle emozioni.
Empatia e accettazione
L’ascolto attivo si basa sull’empatia e sull’accettazione. Esso si fonda sulla creazione di un rapporto positivo, caratterizzato da ’’un clima in cui una persona possa sentirsi empaticamente compresa’’ e, comunque, non giudicata.
Quando si pratica l’ascolto attivo, invece di porsi con atteggiamenti che tradizionalmente vengono considerati da ’’buon osservatore’’, ossia, come persone impassibili e ’’neutrali’’, è più opportuno rendersi disponibili anche a comprendere realmente ciò che l’altro sta dicendo, mettendo anche in luce possibili difficoltà di comprensione.
In questo modo è possibile stabilire rapporti di riconoscimento, rispetto e apprendimento reciproco.
Per diventare ’’attivo’’ l’ascolto deve essere aperto e disponibile non solo verso l’altro e quello che dice, ma anche verso se stessi, per ascoltare le proprie reazioni, per essere consapevoli dei limiti del proprio punto di vista e per accettare il non sapere e la difficoltà di non capire.
Ciò che è importante sottolineare, è che da questa modalità di ascolto è escluso non solo il giudizio, ma anche il consiglio e la tensione del ’’dover darsi da fare’’ per risolvere eventuali problemi espressi dal proprio interlocutore, oltre ad evitare tutte quelle barriere della comunicazione che influiscono negativamente sul rapporto, quali:
- dare ordini
- mettere in guardia
- moralizzare
- persuadere con la logica
- elogiare
- ridicolizzare
- interpretare
- consolare
- cambiare argomento
le quali, in modo più o meno esplicito, costituiscono messaggi di rifiuto.
Se vogliamo essere ascoltati la prima cosa che dobbiamo imparare è saper ascoltare, perchè non possiamo pretendere dagli altri ciò che non siamo disposti a fare noi stessi. Solo dopo aver dato la nostra disponibilità in tal senso possiamo pretenderla dall’altro, in modo da creare una comunicazione attiva e produttiva, che sia in grado di superare barriere e ostacoli che si sono interposti nella relazione.
Questo vale per qualunque tipo di relazione, non solo sentimentale ma anche amicale e professionale.
Pratichiamo un ascolto attivo e positivo, ne aumenterà la nostra autostima perchè percepiremo di aver fatto la cosa giusta, e ne gioverà anche il rapporto con gli altri che riconosceranno la nostra disponibilità.
Quello praticato nel Counseling, ad esempio, è sempre un ascolto attivo e propositivo.
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