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01/04/2021Sono tre le fasi della relazione coltivata dal narcisista.
Nella relazione amorosa, se uno dei due componenti ha un disturbo narcisistico di personalità, sono frequenti i conflitti e il malessere, che possono sfociare in un vero e proprio ciclo della violenza psicologica
Il narcisista sceglie “prede” con particolari caratteristiche: si tratta di persone empatiche, sensibili, che hanno una propensione all’autosacrificio, che sono quindi abituate a mettere al centro i bisogni dell’altro, trascurando i propri.
Sono persone che nel momento in cui incontrano il narcisista sono fragili, vulnerabili, hanno un’autostima bassa, per caratteristica personale o a causa di eventi negativi che hanno minato la stabilità emotiva della vittima.
Il narcisista fiuta questa vulnerabilità da lontano, così come la disponibilità, il calore umano, l’empatia, elementi che costituiscono il suo nutrimento emotivo, caratteristiche della preda che alimentano l’ego del narcisista, perché lo fanno sentire importante.
Come vive la relazione
Nella relazione con un narcisista non c’è reciprocità, che è la base delle relazioni sane tra adulti: per i narcisisti le regole sono diverse che per i comuni mortali, si sentono dotati di maggiori diritti, non fanno parte della “plebaglia” per cui sono state fatte le leggi e le convenzioni sociali, sono al di sopra.
Per questo trovano normale per sé stessi disattendere gli accordi, arrivare in ritardo, usare due pesi due misure per ogni questione, adattando il pensiero alla convenienza.
Spesso le “vittime” del narcisista hanno dei talenti, particolari capacità, o bellezza, perché il narcisista deve avere la sensazione di essere legato a persone speciali, di cui potersi vantare e per cui potersi dire: “Sono invidiabile” o “Io ottengo tutto ciò che voglio”.
Il partner per il narcisista non è visto come persona, con bisogni e diritti pari ai suoi, ma è un’estensione di sé, rappresenta lui, gli serve per gratificarsi.
Le qualità e i successi del partner diventano parte della sua persona, rinforzando l’idea o illusione di essere migliore, superiore agli altri.
Ciò che lega a doppio filo la “vittima” al narcisista è il proprio estremo bisogno di guida, supporto, conferme, perché non confida nel suo valore, si sente sempre incompleta, vuota, incapace, se sola.
Da un punto di vista tecnico si può dire che ha tratti dipendenti di personalità, se non un vero e proprio Disturbo Dipendente di Personalità.
Certamente non tutti i “dipendenti” finiscono tra le fauci di un narcisista, ma chi ha tratti dipendenti e nella propria infanzia ha sperimentato maltrattamenti, o abusi fisici o emotivi, o trascuratezza dei propri bisogni psicologici, ovvero era un bambino “non visto”, gli era impedito di esprimere sentimenti e necessità, sarà inconsciamente attratto da relazioni che ripropongono lo stesso schema vissuto nella famiglia di origine.
Questo perché lo svilimento o la negligenza risultano in tali persone come atteggiamenti normali, familiari, qualcosa di noto che inconsciamente ripercorre nella relazione.
Si consideri che chi è narcisista nella maggior parte dei casi non sa di esserlo, non lo riconosce, non lo ammette e molti dei comportamenti li attua in automatico, senza rendersi conto del danno che compie e, in ogni caso, non sentendosi in colpa per questo.
Ecco perché difficilmente è disposto a mettersi in discussione e difficilmente cambierà.
Le fasi della relazione
La relazione di coppia con un narcisista di solito ricalca un cliché che si può riassumere in tre fasi, fasi che inconsapevolmente ripercorre in ogni relazione.
Occorre puntualizzare che nessuna di esse ha una durata precisa, questo dipende dal contesto in cui è vissuta la relazione e dai vissuti delle persone coinvolte, perché chi ha già vissuto un’esperienza con un narcisista non arriva alle tre fasi ma scappa prima.
Tali fasi inoltre possono essere cicliche, ripercorrersi ogni volta che il narcisista ritorna e si riprende la relazione, e possono anche sconfinare una nell’altra qualora determinate condizioni accelerino le diverse modalità comportamentali.
Queste 3 fasi sono: il love bombing, la svalutazione e lo scarto.
Love bombing
La prima fase della relazione è il bombardamento d’amore, detto anche love bombing o periodo d’oro, quello che la vittima non scorderà mai e cercherà in tutti i modi di recuperare con la sofferenza.
È la fase dell’aggancio, dell’innamoramento, delle sensazioni positive. È una fase in cui il narcisista indossa una maschera e si mostra meraviglioso, il partner ideale, tutto ciò che l’altra poteva solo desiderare.
Può comprendere grandiosi atti d’amore, per esempio regali, complimenti, promesse, attenzioni, vacanze, gesti eclatanti.
Una persona sana, che ha un’autostima solida, in questa fase si accorge che c’è qualcosa di non autentico in questi atteggiamenti, il partner sta recitando una parte.
Ma siccome la “vittima” ha un bisogno enorme di riconoscimento, di valore, di attenzione, si lascia facilmente ingannare.
Durante questa fase della relazione il narcisista brucia le tappe, può arrivare a parlare di convivenza, matrimonio, figli, e questo ha un duplice scopo:
- cercare di agganciare la vittima, appagando il suo bisogno di sentirsi di valore, importante, e rassicurandola sulla profondità del legame;
- accorciare la fase di love bombing, che per il narcisista richiede un forte impegno, dispendio di risorse, e così arrivare in minor tempo alla seconda fase.
La durata di questa fase la stabilisce la vittima, con più resiste alle avances e più durerà questa fase del corteggiamento. Solitamente è di breve durata perché il narcisista entra nella vita della vittima come un tornado che non lascia scampo.
La svalutazione
Quando il narcisista ha la prova che la sua vittima è innamorata e che è disposta a tutto pur di stare con lui, la prima fase della relazione non ha più ragione d’essere, si passa quindi alla successiva: la svalutazione.
In questa fase il narcisista si può rilassare, perché sente di aver stabilito un rapporto solido e di avere potere sull’altro, che viene messo in un ruolo secondario, servile.
A questo punto si mostra per quello che è: incoerente, poco disponibile, non empatico, non mantiene le promesse, mente, pretende, può avere comportamenti scorretti.
Il partner si ribella a questo, perché non corrisponde all’immagine idilliaca mostrata nella prima fase di bombardamento d’amore, e manifesta disaccordo, esprime critiche, fa delle richieste.
In una relazione sana il litigio porta a mettersi in discussione e infine ad arrivare ad un punto di incontro, mentre con il narcisista i litigi non portano da nessuna parte, perché la persona narcisista non ammette i suoi errori e non ha interesse a vedere il punto di vista dell’altro, né a soddisfarne i bisogni.
Per ottenere questo può arrivare a distorcere e negare l’evidenza, perché non può permettersi di intaccare la propria immagine perfetta.
La colpa è sempre al di fuori, dell’altro, non c’è assunzione di responsabilità.
Anzi, le critiche vengono vissute con estrema rabbia, al narcisista non passerà per la mente di fare tesoro delle osservazioni che gli vengono mosse, utilizzandole per evolvere, cercherà piuttosto con svalutazioni o manipolazioni di dimostrare quanto è l’altro ad essere sbagliato.
A questo punto una persona con una buona autostima se la darebbe a gambe.
Per una persona dipendente, invece, è troppo difficile chiudere, sembra impossibile fare a meno di lui, soprattutto avendo il ricordo di com’era prima e la speranza di poterlo rivedere quel prima.
La vittima non scappa dalla relazione perché si attacca alla prima immagine, quella vista durante il love bombing, e allora, non potendo rinunciarvi, cade nella trappola della manipolazione: giustifica, perdona, “passa sopra”, si dice che è anche colpa sua, o che è un periodo particolare poi magari le cose cambieranno.
Invece su questo non si può avere speranza: il narcisista non cambia perché l’immagine perfetta di sé che si è creato è vitale, non riesce a sopravvivere allo smascheramento che svela i limiti e i difetti, perché è troppo doloroso.
Se le manipolazioni non funzionano sulla vittima reagirà con aggressività, in certi casi addirittura con violenza, rabbia e furore.
In alternativa o in aggiunta può dipingere sé stesso come vittima, avere esplosioni di depressione, di disperazione che servono a ripristinare l’ordine iniziale, perché una persona empatica, di fronte a tanto dolore esibito cederà facilmente alla tentazione di accorrere, accogliere, accudire.
È questa la fase della relazione in cui il narcisista mette in atto la triangolazione, introducendo nel rapporto altre donne, in maniera più o meno sfacciata.
Se non ottiene quel che vuole oppure se comincia a stancarsi della relazione, il narcisista passa alla fase successiva: lo scarto.
Lo scarto
Lo scarto consiste in una rottura drastica, fatta in modo sprezzante, da un momento all’altro, senza avvisaglie, senza dire nulla. Una vera e propria sparizione.
Annientare la vittima è l’ultima arma a disposizione del narcisista, per cui sceglie con cura la data e il momento, selezionando situazioni in cui il partner è particolarmente fragile (per esempio dopo una malattia, un lutto, la perdita del lavoro), oppure un giorno che dovrebbe essere lieto (ad es. il compleanno), in modo da avere il maggiore impatto possibile, perché l’altro è impreparato, inerme.
L’intento è distruggere in modo crudele quando l’altro ha meno risorse per reagire, perché sotto shock.
Lo scarto spesso è preparato con cura in anticipo, così come da tempo è possibile che il narcisista parli alle spalle del partner con amici e parenti, dipingendola come una persona negativa, instabile, problematica, ecc… e convincendo quindi gli altri che è lui la vittima.
Mentre gli altri (magari anche le future prede) sono intente a consolarlo e a consigliarlo di troncare la relazione, lui prepara l’attacco finale, lo scarto, che ha due scopi:
- Ripristinare l’immagine grandiosa perché l’altro, annientato, disprezzato non è più una minaccia alla propria autostima. La condizione di debolezza della vittima le impedisce di ribellarsi e quindi il narcisista può troncare la relazione senza affrontare la sua responsabilità, le sue colpe e mancanze.
- Indebolire l’altro in modo da tenerlo a disposizione, perché è possibile che in futuro ci sarà un nuovo tentativo di aggancio.
Chi, leggendo, si è sentito descritto nel ruolo di vittima, sappia che lo scarto è la vera chance di liberazione da una relazione tossica con un narcisista, perché può finalmente affrancarsi, staccarsi da tutto ciò che lo rappresenta.
L’uscita definitiva dal legame disperato riesce se si utilizza la tecnica del “No Contact” e se la persona dipendente sfrutta quel momento per rafforzarsi, accrescere la propria sicurezza e autostima, in modo da non cadere più nella stessa trappola.
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2 Comments
Gent.le dott.ssa, mi ritrovo perfettamente nella sua descrizione. All’inizio del nostro rapporto lui era semplicemente meraviglioso, abbiamo trascorso 4 anni di fidanzamento ma a distanza, ed ho sempre pensato che fosse questo il motivo per cui nom avessi compreso prima il suo carattere che si è manifestato subito dopo il matrimonio. Ora sono 16 anni, e c’è voluto tanto tempo per riuscire a comprendere che era lui il problema e nom io. Ora avrei bisogno di un suo consiglio, se possibile. Ho due figlie, la grande di 15 e la piccola di 10, sono combttuta se lasciarlo o no. La figlia grande ha subito sin d piccola il suo carattere autoritario, assolutista, ricattatorio, “o fai quello che ti dico o non ti voglio più vedere”, per cui ora mi chiede sempre di lasciarlo, la piccola ci soffre invece per un possibile distacco. Io non so cosa sia meglio per loro in questo momento, se continuare a subire i suoi momenti altalenanti o separarmi. Per lui non provo più nulla, mi da fastidio proprio la presenza, solo quando lui è fuori città per lavoro per qualche giorno respiriamo e siamo sorridenti, poi torna il silenzio e il terrore di dire la cosa sbagliata. Un altro pensiero mi affligge, non so se far intervenire uno psicologo per mia figlia grande, ho paur che possa perdere la sua empatia e gioia di vivere che aveva da piccola. Grazie per tutto l’aiuto che potrà darmi. Ria
Credo che il suo caso Maria Teresa vada trattato con maggior approfondimento che richiede una privacy particolare
che ne dice di contattarmi via mail per valutare un percorso da fare insieme che sappia gestire sia l’aspetto emotivo che quello legale?
mi scriva a questo indirizzo: info@marilenacremaschini.it
spero di sentirla presto
saluti
Marilena