
La paura di amare
13/08/2018
La paura delle donne
19/08/2018Le Serial Killer Groupies sono le donne che amano i serial killers.
Col termine Serial Killer Groupies, o SKG, si intendono quelle donne che si innamorano, che amano e sposano gli assassini, gli internati, i condannati all’ergastolo, i serial killer, nonostante quello che hanno commesso e nonostante il fatto che non usciranno mai dal carcere.
Tutte le Groupies rispecchiano determinate condizioni: sono donne che amano uomini che sono degli assassini con alle spalle delle lunghe condanne in carcere, nonostante questo sono disposte non solo a fare le fidanziate, con tutte le complicazioni del caso, ma spesso convolano anche a nozze diventando esse stesse famose quanto il criminale che sposano.
Ma non si tratta di una pura ricerca della notorietà, perché queste donne amano veramente i loro uomini detenuti e sono disposte, oltre ai sacrifici di una vissuta tra le sbarre, anche a subire la pubblica gogna che segue il loro amante e quindi a vivere il disprezzo e la disapprovazione della società per quello che i loro uomini hanno commesso.
Chi sono le Groupies
Col termine Groupies si intende quelle ragazze che diventano fans accanite di un personaggio famoso, solitamente del mondo della musica, e che scelgono di diventare delle loro seguaci, non solo comprando dischi o andando ai concerti, ma dedicando la vita a seguire i loro idoli in tutti gli spostamenti e il girovagare tra un concerto e l’altro, diventando compagne di viaggio, amiche, amanti e spesso anche le mogli dei musicisti.
Il rock raggiunge alte vette di popolarità negli anni ’60 e ’70, come un mondo musicale nuovo, rivoluzionario, ribelle, sia socialmente che politicamente, rispetto alle norme culturali dominanti.
Ma l’euforia di questa inedita “evasione psichica globale”, come l’hanno chiamata alcuni, non prevede donne nel ruolo di protagoniste.
Le musiciste che riescono a farsi strada e a imporsi come icone sono molto poche, e per farlo devono lottare con le unghie e con i denti (tra tutte, Janis Joplin).
Queste donne non possono accettare di non partecipare a un movimento che sta stravolgendo, grazie alla musica, così tanti paradigmi dell’epoca e scelgono di entrare in quel mondo, apparentemente a loro precluso, nell’unico modo che sembra possibile: con il sesso.
Ragazze giovani e giovanissime si guadagnano il titolo di groupies seguendo le band nei loro tour e andando a letto con pochi o molti, così facendo diventano protagoniste della rivoluzione sessuale e culturale di quegli anni nel modo più esplicito possibile: portando un nuovo modo di vedere il sesso usato per apparire sulle copertine e diventare famose quanto i loro idoli.
Nel nostro caso le Groupie non seguono i musicisti nel loro peregrinare del successo, ma si innamorano di uomini criminali che hanno commesso violenza inaudite, e che vivono reclusi in carcere probabilmente per il resto della loro vita stiamo quindi parlando di assassini, pluriomicidi, serial killers di cui queste donne si innamorano sino al punto di sposarli.
Le amanti dei condannati
Secondo uno studio britannico sono più di 100 le donne inglesi coinvolte sentimentalmente con prigionieri che stanno scontando condanne per omicidio e molte di queste relazioni sono nate dopo la sentenza, ovvero dopo che l’uomo è diventato un carcerato riconosciuto come assassino.
Per lo psicologo Park Dietz le Serial Killers Groupies sono donne spinte ad amare un violento perché è come se si nutrissero della parte cattiva del criminale, per essere a loro volta forti e invincibili quanto lui.
Non dimentichiamo che nella maggior parte dei casi i serial killer sono stati presi dopo anni che coltivavano i loro macabri riti, e spesso per pura casualità, hanno sfidato, e molte volte vinto, le autorità che si dannavano a rintracciarli o anche solo identificarli, quindi agli occhi di queste donne, che hanno una visione distorta della realtà, sono uomini forti, vincenti, superiori a tutti persino all’autorità che poi li ha rinchiusi.
Dato che le storie delle Groupies sono nate dopo la sentenza, spesso erano presenti al processo, ed è in quella occasione che sviluppano un’affezione per la vita del criminale che è ben diversa dalla loro: è una vita fatta di violenza, sangue, avventura.
Molte si innamorano già seguendo il caso del serial killer, quindi le loro prodezze diventano storie avventurose come quelle fiabesche dei prodi cavalieri, dimenticando che i killer uccidono e torturano veramente delle persone indifese.
Oltre a questo, dopo la sentenza le Groupies che amano i serial killer hanno la certezza di dove sia il loro “compagno”; sanno, infatti, che è in carcere e che ci resterà da 25 anni all’ergastolo se non per tutta la vita.
Non si devono preoccupare dei movimenti del loro uomo, di cosa fanno quando non ci sono e non possono sorvegliarli, altri lo fanno per loro, quindi sono assolutamente certe del fatto di possederli e di averli in esclusiva, tale bisogno nasce verosimilmente da una scarsa stima di se stesse, se non addirittura nulla, e con personalità affettiva-dipendente, pertanto il totale controllo sull’amato è una garanzia di durata della loro relazione.
Si viene così a creare una “sindrome della donna del boss”, una psicosi del rapporto con un uomo famoso, forte e potente, fatto di un amore esclusivo e totalmente sotto il loro controllo.
Inoltre, queste donne hanno anche il potere di gestire il rapporto, sono libere di far visita o meno al carcerato e non viceversa, hanno il totale controllo anche del numero delle visite, delle astinenze nel caso di ripicche, della possibilità di fornire o meno il detenuto di tutto ciò che questi desideri perché sono loro a procurarglielo, come e quando vogliono, e questa è la migliore arma di ricatto verso un uomo privato da ogni libertà.
Sindrome della crocerossina
Alcune di queste donne hanno anche la “sindrome della crocerossina” ovvero di chi vuole, a tutti i costi, prendersi cura di qualcuno (si dice anche “sindrome della bambinaia” per l’accudimento).
Le Groupies vedono il serial killer come un uomo che soffre, che è stato condannato ingiustamente, che ha bisogno del loro aiuto, è come se vedessero la vittima o il bambino che è in lui, e non il criminale che ha inflitto dolore ad altri o gli omicidi che ha commesso, tutto questo viene magicamente escluso dal loro menage quotidiano.
In alcuni casi in loro si innesca il meccanismo del “io ti salverò”, da che cosa forse non lo sanno nemmeno loro, visto che non possono certo cancellare ciò che i killers hanno commesso, però possono diventare il lasciapassare per un ipotetico posto in paradiso.
Così le Groupies offrono la loro vita al detenuto, è come se li liberassero dai loro peccati e dalle loro colpe almeno spiritualmente.
Le Groupies hanno, in qualche caso, l’ardire, per non dire arroganza, di voler redimere chi ha fatto del male anche nei confronti del resto del mondo, come se volessero dimostrare al prossimo che anche loro sanno amare, che seppur hanno sbagliato possono essere perdonati e possono cambiare diventando degli uomini normali.
In realtà, da criminologa, vi posso assicurare che chi ha ucciso per il piacere di uccidere non guarirà mai, se fosse messo nella stessa condizione di poter reiterare le uccisioni o le torture lo rifarebbero con immenso piacere.
Sono come animali che hanno assaporato il sapore del sangue ed il piacere della crudeltà, né hanno il ricordo dell’ebbrezza che a loro dava il piacere del provocare lentamente la morte delle loro vittime e quindi, come qualunque altra forma di dipendenza, sono soltanto in uno stato di perenne astinenza che desidera essere soddisfatta.
La ibristofilia
John Money, psicosessuologo, ha coniato un termine per la parafilia di queste Groupies, secondo lui soffrono di ibristofilia, ovvero provano un’attrazione morbosa per chi ha inflitto violenza e dolore.
Tale patologia, l’ibristofilia detta anche Sindrome di Bonnie e Clyde, è un disturbo che rientra nelle parafilie, cioè un disturbo della sessualità, chi ne soffre sarebbe indotto ad eccitarsi sapendo che il proprio compagno ha commesso degli atti violenti ed efferati.
L’ibristofilia non spiegherebbe solo la passione di alcune Groupies per i galeotti, ma anche la cosiddetta sindrome di Bonnie e Clyde: due soggetti psicotici si incontrano e danno il via ad una relazione malsana in cui il soggetto dominante induce il più remissivo a compiere insieme atrocità a danni di altri individui.
Senza andare così lontano come fanno le Groupies, è possibile essere testimoni di manifestazioni meno evidenti di questa dipendenza; per esempio, le persone che provano attrazione romantica o sessuale per coloro che mentono, picchiano, tradiscono o sono infedeli. In breve, verso chi si è dimostrato potenzialmente pericoloso.
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3 Comments
[…] https://www.marilenacremaschini.it/le…serial-killer/ non sono invenzioni e non ho messo il link per provocare, ma leggendo e riflettendo, ci sono probabilmente dei meccanismi psicologici che portano a desiderare ed adulare una certa categoria di persone (adsbygoogle = window.adsbygoogle || []).push({}); […]
Salve, mi chiedo se esistano casi ‘inversi ossia di donne condannate che diventano oggetto di amore/pulsioni da parte di uomini o anche se ci sono casi di uomini omosessuali che diventano groupoie di serial killer maschi…
Certamente, ma in numero meno rilevante.
GRazie per l’intelligente osservazione
Marilena