
Il disegno della figura umana
19/07/2017
Il colore nero
22/07/2017Rosemary è stata la sorella “scomoda” dell’ex Presidente JF Kennedy.
La sorella dell’ex Presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy fu sottoposta a lobotomia all’età di 23 anni, costretta al trattamento dal padre perché voleva cercare di «risolvere» il suo problema di salute mentale
La dinastia dei Kennedy è costellata di uomini di spicco: politici, avvocati e personaggi di successo, la cui influenza sull’America del dopoguerra è valsa loro uno status quasi regale.
Fin dall’inizio, i suoi genitori Patrick “Joe” e Rose Elizabeth, che discendevano da politici di grande potere, avevano sogni chiari per loro nove figli – Joseph Jr. John, Rosemary, Kathleen, Eunice, Patricia, Robert, Jean ed Edward – ed erano determinati a proseguire la grandezza della famiglia. A qualunque costo.
Ed una figlia con un lieve ritardo mentale era sicuramente un ostacolo per le ambizioni dei Kennedy, era una vergogna che andava sistemata prima che potesse oscurare la brillante stella emergente del futuro presidente John F Kennedy.
Chi era Rosemary
Rosemary Kennedy nacque nel settembre 1918, meno di un anno dopo di John Fitzgerald Kennedy, il 35esimo presidente degli Stati Uniti, assassinato il 22 novembre 1963 a Dallas.
Rosemary fu la terzogenita della famiglia Kennedy e la prima femmina tra i nove figli avuti dal politico e diplomatico statunitense Joseph Patrick “Joe” Kennedy, Sr. e da sua moglie Rose Elizabeth Fitzgerald.
I primi due figli dei Kennedy erano nati in casa e i coniugi Kennedy decisero di far nascere in casa anche Rosemary.
Non si riuscì però a trovare un medico, e l’infermiera che si occupava della madre di Rosemary decise di “bloccare” il parto per circa due ore, durante le quali la testa di Rosemary restò nel canale uterino. Fu la carenza di ossigeno, dovuta all’errata decisione dell’infermiera, a causare la disabilità mentale di Rosemary.
Nei suoi primi anni di vita Rosemary fu aiutata da alcuni insegnanti e da assistenti privati e, seppur in ritardo rispetto ad altri suoi coetanei, imparò a leggere e scrivere.
Da quando aveva 11 anni Rosemary fu mandata dai genitori in diverse scuole per ragazzi con disabilità mentale: la giornalista Meryl Gordon spiega che Rosemary cambiò molte scuole perché i suoi improvvisi sbalzi d’umore rendevano problematica la sua istruzione e perché i suoi genitori pensavano che un “cambio di contesto” avrebbe potuto portarle dei benefici.
Scomoda per i Kennedy
La Gordon scrive che a 15 anni Rosemary aveva le capacità di scrittura di solito associate a una ragazza di 10 anni, ma che i diari da lei tenuti, in seguito ritrovati, hanno mostrato che Rosemary manifestava gioia e sembrava essere “composta e socievole”, oltre che affezionata ai suoi genitori: scrisse per esempio al padre che avrebbe fatto qualsiasi cosa per farlo felice.
I suoi genitori continuarono però a farla sottoporre a costanti “iniezioni sperimentali” che avevano lo scopo di risolvere i suoi “squilibri ormonali”.
Gordon scrive: «Suo padre la descriveva come sofferente e “ritardata”. I suoi fratelli, a cui spesso era dato l’incarico di prendersi cura di lei, erano di supporto, ma talvolta insofferenti».
Nel 1938, quando Rosemary aveva vent’anni, suo padre fu nominato ambasciatore degli Stati Uniti in Gran Bretagna e la famiglia Kennedy si trasferì oltreoceano.
Dopo l’arrivo in Gran Bretagna Rosemary “sbocciò” e Gordon scrive che sviluppò “una provocante bellezza”, apprezzata da molti uomini.
Nell’autunno del 1939 con l’inizio della Seconda guerra mondiale e a seguito di divergenze tra il padre di Rosemary e il presidente Roosevelt la famiglia Kennedy tornò negli Stati Uniti.
Rosemary soffrì molto per il ritorno negli Stati Uniti e la sua condizione peggiorò: fu di nuovo mandata in diverse scuole, in cui non restò mai per più di alcune settimane.
Gordon scrive che Rosemary iniziò a “vagare tutte le notti” e che temendo che “gli uomini potessero approfittarsi sessualmente di lei”, rovinando così il buon nome della famiglia, i suoi genitori decisero di farla sottoporre alla lobotomia, i cui rischi al tempo erano già noti (ne aveva per esempio parlato la American Medical Association).
E Joseph Kennedy Sr. era “persuaso che una lobotomia avrebbe aiutato a calmare sua figlia e prevenire i suoi sbalzi d’umore a volte violenti”.
La lobotomia
Nel novembre 1941, accompagnata dal padre, Rosemary andò all’ospedale della George Washington University e, senza anestesia, si sottopose alla procedura medica.
Seguì le istruzioni dei medici che le dicevano di canticchiare canzoni e raccontare storie mentre le venivano fatti due buchi in testa e le venivano tagliate le terminazioni nervose del cervello finché lei non divenne incoerente e poi silente.
Meryl Gordon ha scritto sul New York Times: “Nel novembre 1941 una pienamente sveglia Rosemary andò all’ospedale della George Washington University e seguì le istruzioni dei medici che le dicevano di canticchiare canzoni e raccontare storie mentre le venivano fatti due buchi in testa e le venivano tagliate le terminazioni nervose, finché lei non divenne incoerente e poi silente.”
Qui un’immagine che descrive l’inserimento del martelletto che procura la lobotomia.
La giovane ebbe una regressione infantile e divenne incontinente. Trascorreva le ore a fissare le pareti, le sue abilità verbali si ridussero a parole senza senso, perse l’uso di un braccio, da quel momento camminò a fatica e fu confinata sulla sedia a rotelle.
Fu mandata in un istituto psichiatrico privato a New York e poi in una struttura simile gestita dalla Chiesa, in Wisconsin.
Non ci sono prove del fatto che dal 1948 in poi il padre di Rosemary le fece visita. Sembra che anche la madre, che incolpò il marito per la lobotomia, non visitò sua figlia per 20 anni.
A prendersi cura di Rosemary fu soprattutto sua sorella Eunice Kennedy Shriver, la quinta dei nove figli Kennedy.
Eunice riuscì anche a convincere suo fratello John Fitzgerald Kennedy, che nel frattempo era diventato presidente, a promuovere la nascita di associazioni che si occupassero di bambini con problemi simili a quelli di Rosemary.
Nel 1974 anche la madre di Rosemary si riavvicinò a sua figlia e in alcune occasioni portò Rosemary, che restò sempre nell’istituto in Wisconsin, a delle “riunioni di famiglia”.
Rosemary morì nel 2005, all’età di 85 anni.
Eunice Kennedy Shriver morì nel 2009 ed è ricordata per aver fondato nel 1968 le Special Olympics, una competizione dedicata agli atleti con disabilità intellettive e cognitive.
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7 Comments
Alcuni farmaci come gli stabilizzatori dell’umore se non vengono accuratamente accertati i parametri della loro efficacia inducono il paziente ad una inibizione sensoriale dove viene annullata la libido e le emozioni, e riducono la persona ad agire per forza di inerzia nell’espletamento delle mansioni quotidiane. Anche se ci si sforza di ridere o piangere non si riesce a farlo. Questo vale anche per sfera sessuale dove non si prova alcuna sensazione neanche mediante stimolazione si riesce a sentire niente.
Inoltre procurano movimento da fermo degli arti inferiori ad intermittenza e non si riesce a stare fermi.
Rallentano la persona che si sente uno zombie. Solo la forza di volontà mantiene reattiva la voglia di uscire da questo ipotetico stato vegetativo senza procurare depressione.
Verissimo Cara Maria Lucia,
per questo sono dell’idea che andrebbero usati raramente e solo nei casi strettamente necessari, invece gli “stabilizzatori dell’umore” vengono consigliati dai medici e venduti meglio dell’aspirina e per qualunque sbalzo umorale dovuto anche ad un problema transitorio e risolvibile da solo, con l’effetto di creare una dipendenza mentale del farmaco che non cessa ma ne peggiore gli effetti ccol passare del tempo e dell’aumento del dosaggio, e sospenderli da effetti ancora peggiori.
Evitateli se potete e se avete un medico che ve li prescrive con troppa facilità, senza aver perso del tempo per capire realmente il vostro problema, cambiate dottore! al più presto!!
Marilena
Eccome, i farmaci possono procurare danni profondi e duraturi, come risolvere temporaneamente inferni personali. Fortuna esiste una semi-etica che ti sostiene ai giorni nostri. Ma se non sei abbastanza forte, abbastanza intuitivo, abbastanza scettico (perché le promesse degli psichiatri sono le ultime a cui dover credere) finisci in un vortice di devastazione da cui è estremamente difficile e pericoloso uscire. Pericoloso perché la tua mente e le tue opinioni, le tue sensazioni e la tua coscienza d’uomo vengono annullati. Cioè non verrai mai creduto! Dal timore del dolore che possa tornare, della solitudine e dal fatto che loro sono quelli che sanno quello di cui hai bisogno. E tu, per paura del dolore, e per paura di guardarti allo specchio e scoprire che hai un’identitá anche se ti viene negata, accetti. O potrei dire subisci.
Pure io, nel mio calvario farmacologico, sono stata trattata con gli stabilizzatori: la ragione di tutto questo era che siccome mio padre era gravemente bipolare avrei dovuto per forza di cose esserlo anch’io. Sei mesi da incubo, i primi tre avevo agitazioni da convulsiome, non riuscivo più a far niente, ho perso amici, lavoro…la notte dovevo cambiarmi il pigiama perché era inzuppato di sudore, e per calmarmi un po’ mi davano gli psicolettici. Gli ultimi tre stavo entrando in una depressione profonda… Quando ho capito la gravità della situazione ho chiesto aiuto ad altri medici, e nessuno ha voluto anche solo alzare un dito. Alla fine, disperata ho chiamato il pronto soccorso… E vabé, diciamo che sono cocciuta, e questo mi ha salvata molte volte. I farmaci di oggi non sono nulla in confronto a quelli smessi negli anni 60. Se pensiamo che con una boccetta di barbiturici ti potevi suicidare… Pure i reparti di degenza sono addirittura più accoglienti degli ospedali. La manipolazione chirurgica e chimica della diversità sta terminando nella società occidentale: cosa escogiteranno adesso?
L’unica arma che abbiamo cara Helga è l’informazione e la sua diffusione: parlarne, parlarne sempre, soprattutto dei danni che fanno i farmaci che con tanta leggerezza certi medici prescrivono.
E poi speriamo che la gente abbia voglia di riflettere, e che le lobby farmaceutiche, medici, addirittura università coi loro professori, che non hanno a cuore la nostra salute ma i loro lauti guadagni ogni volta che favoriscono il consumo di qualsiasi farmaco, siano sempre meno.
Viviano in un’era in cui il vil denaro ha ancora troppa importanza ed i valori sono sempre quelli calpestati, però possiamo distinguerci e piano piano saremo sempre di più.
Forse il futuro grazie a quei piccoli passi che facciamo noi diffondendo la verità sarà migliore.
Io ci spero
Marilena
I vostri sono casi estremi, non si può generalizzare oggi le cose non sono come 50 anni fa.
Infatti l’articolo è un resoconto del passato
Marilena
Grazie della citazione
saluti
Marilena Cremaschini